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{ La Quinta Lacrima - Un viaggio nella Vecchia Lot }
Tutto ebbe inizio quando il proselito dei Druidi Durmendin inviň una missiva dagli oscuri contorni al supremo Algor...
"Quitais
In un tempo lontano, un tempo che forse alcuno in questo Granducato puň ricordare,
nelle nostre Terre vi erano dei Monaci il cui principale compito era quello di portare
il Divino Verbo di Themis tra ogni popolo, anche lě dove il culto della Dea veniva ignorato.
Questi Monaci, col passare del tempo, in nome della Divina Giustizia, diventarono dei
veri e propri Inquisitori portando sangue e morte in tutto il Granducato.
Dopo numerosi spargimenti di sangue vennero finalmente fatti prigionieri, deportati in
luoghi lontani, considerati degli Empi. Ma le loro speranze furono riposte nella Quinta Lacrima,
l`unica che li avrebbe liberati. Ora essi sono Spettri che Errano alla ricerca della Quinta
Lacrima per tornare in Vita e spargere la Morte nelle nostre terre.
Aulerimal
Mastro Durmedin
Proselito dei Druidi"
Gli eventi non tardarono a compiersi e la Figlia di Tenebra, l`insaniae Ferens Edzevhal proferě una profezia... Difficile fu capire per conto di Chi o di Che Cosa...
Il Cavaliere Nero Bluette fu insignita del ruolo di Messaggera da una suadente ma imperiosa voce femminile che ripeteva nella sua mente solo poche parole "Ho scelto".
La consapevolezza del suo compito divenne presto vivida e forte. Presto la Voce parlň a tutti i presenti per bocca dell`insanie Ferens:
"Che ella sia mia voce mia voce presso di voi,mia guida presso coloro che sempre hanno difeso
questo luogo. Che sia dunque il giorno di oggi”
Era Tenebra.Un attimo d`attesa annunciava infine ciň che sarebbe scaturito dalle labbra della vampira, con altra voce ed altro timbro: "Che io abbia nuova Voce,in Bluette figlia delle Tenebre,che ha saputo riscattare il suo passato per servirmi”
Poche parole ma che non lasciarono piů dubbio alcuno su chi le avesse proferite. L`insaniae allora portň la punta del suo kryss al suolo e tracciň una mezza luna, dal suo viso sgorgarono delle lacrime che cadendo a terra si riversarono formando grumi neri che si assemblarono all`interno dell`incisione colorandola cosě di nero. Fu proferita la profezia:
“ I Quattro Cavalieri apocalittici,Guerra,Pestilenza,Carestia e Morte,da quel giorno mai piů hanno
lasciato il suolo del Creato,pronti ad abbattersi in ogni luogo in ogni momento. A nessuno č dato
conoscere i sentieri su cui si muovono i quattro cavalieri,araldi dell’Ira Madre.”
Un`eco lontana, talmente flebile che a volte faticava ad essere percepita, si ripetevanelle volte irregolari delle Caverne, piů voci ripetevano la stessa cosa,come se stessero recitando qualcosa di profondamente creduto con timbro diverso ma ritmo uguale e cadenzato.
L`Apocalisse di Morte, Angarad, descrisse l`evento con le seguenti parole:
"Tenebre
Stasera ben dopo il tramonto , l`insaniae Edzevhal pare abbia avuto una qualche visione alle caverne.
Prese a parlare di "quattro lacrime " e di una quinta che "avrebbe portato gloria alle altre quattro".
Mentre parlava di queste lacrime , si sfilo` un pugnale dalla cintola e incise una mezza Luna nel terreno , gli occhi che lacrimavano lacrime Nere.
Come se avessero vita propria le lacrime andarono a colmare la Mezza Luna incisa , si rinsaldarono e parvero dare all`incisione un rilievo e un colore. Nero.
Una Voce si propago` nell`Antro , un eco tra le rocce che divenne quasi un canto a piu` voci che
ripetevano una frase precisa : "I quattro cavalieri apocalittici, Guerra, Pestilenza, Carestia e Morte, da quel giorno mai piů hanno lasciato il suolo del Creato, pronti ad abbattersi in ogni luogo, in ogni momento. A nessuno č dato conoscere i sentieri su cui si muovono i quattro cavalieri,
araldi dell’Ira della Madre."
Un enigma. O forse qualcosa di piu` semplice ancora.
I quattro cavalieri hanno la loro dimora al Maniero dei Neri , generali di Tenebra .
Morte , Guerra, Carestia e Pestilenza. Chiunque sa chi siamo.
Ma chi o cosa e` la Quinta Lacrima che dovrebbe donarci nuova forza?
La Mezza Luna Nera e` protetta ora da una roccia con un foro in mezzo , affinche` possa essere studiata.
Tenebra Cali
Angarad
Apocalisse di Morte"
Presto la Nera Armata organizzò un incontro con tutti gli ordini interessati alla faccenda. Il luogo dell`incontro fu la Torre dei Maghi Neri.
Era il XX giorno del IVmese dell’anno VIII.
Solo il lieve rumore prodotto dai passi di chi si avvicinava e lo scalpiccio dei cavalli, turbavanoil silenzio in cui era immerso il luogo di ritrovo.
L’aria calda della sera primaverile veniva mitigata da un venticello fresco,che soffiava con flebili spire su chi era presente, rendendo piů sopportabile la calura. La torre si stagliava come sagoma nera nel totale buio che l`avvolgeva. I rumori del sottobosco erano innaturalmente inesistenti, come se qualsiasi cosa avesse albergato in quel loco fino a un attimo prima,avesse cessato persino di respirare.
Il parlottio dei presenti aumentava con l`aumentar dei partecipanti all`inconto e riempiva l’aria. Il cupo cielo senza luna rendeva le sagome indefinite e difficili da distinguere per chi non aveva acuta vista. Una siepe si mostrava agli occhi di coloro i quali avessero finito la salita. Benché elemento naturale essa appariva scura come tutto il resto delle cose e alta piů di un uomo a cavallo. Stranamente quella siepe incuteva timore in chi l`osservava...
Il gruppo seduto nel giardino cercň di capire il nesso che avrebbe collegato la Quinta lacrima ai monaci. L`arcimaga Nera Iryen prese la parola per prima e cercň di riunire il sapere di tutti in merito all`argomento. La messaggera Bluette narrň della manifestazione di Tenebra alle caverne e dello strano fare dell`insaniae.Prese anche a ricordare ai presenti che quella volta udirono anche un`eco lontana che proferě delle chiare parole e fu allora che si mise a proferire la profezia innanzi a tutti e disse di come il gruppo aveva protetto il simbolo...Aggiungense infine qualche cenno sul suo suo prendere a studiare testi antichi con l`Apocalisse di Morte.
Mentre discorrevano,la Strale d`Amaranto degli Empi Sigilli, Derrewynn, ebbe la sensazione d`udir delle voci. Intanto, tra le siepi del giardino, dei globi di luce guizzavano come giocando fra le scure foglie, si trattava di fuochi fatui. Tutti sentirono le voci, ma ognuno nella sua mente, ed ognuno interpretando il loro dire in base al proprio credo.
Il Precettore dei Chierici Maif parlň della rivelazione della Dea in merito ai Monaci... Essi erano dediti ad Ella ed il loro compito era di portar Giustizia, ma poi persero la sanitŕ, furono accecati dallo zelo e definiti eretici furono infine giustiziati. Il Druido Durmendin specificň che le Voci udite erano quelle dei Monaci dell`Ira, gli Inquisitori. Kelsen prese la parola a sua volta e specificň che le Voci dissero di pregar per Lei, ma non capě a chi si riferissero, dato che sarebbe cosa assurda il pregare Themis per Themis.
Fu in quel frangente che il Cavaliere della Dea spiegň anche il significato della preghiera, ossia il mettere in comunione immortali con le Divinitŕ, il sentire i propri sensi al fine di sfiorare con l`anima l`inestricabile essenza divina..."Un mezzo per cercare chiarezza" aggiunse in fine.
Ma chi era questa Lei?
Kelsen disse che a parer suo trattavasi di Lot e che ciň che stava per avvenire era un ritorno all`eresia, una Fede imposta con la forza. Il chierico Daag sottolineň l`importanza d`esser tutti disposti ad andar a capo alla questione, dato che erano comunque tutti legati fra loro. Il Druido Madet si chiese se il volere dei monaci fosse legato al voler riscattarsi dall`eresia. La Maga Rossa Euridice disse che una misteriosa figura parlň di un Flagello e riportň le sue parole:
"Egli si č introdotto sotto false spoglie. L`avete portato qui come un alleato, come un
aiuto per la Vostra cittadina! Ma Egli portava con sč una maledizione!
Siete stati stolti... Fiducia mal riposta... Dovreste arrenderVi..."
Il Cavaliere del Giudizio dell`Assoluzione Yukio dichiarň d`esser stato il primo ad aver la visione della V Lacrima, spiegň che in quella visione vide simboli spezzati sia dell`Unico che della Dea e cadaveri impalati d`entrambe le fedi e d`ogni etŕ, poi estrasse la spada come per volersi proteggere da qualcosa d`indefinito, prima di concluder dicendo che le voci da lui sentite erano le stesse che sentiva in quel momento nel giardino della Torre.
Le parole del Cavaliere spezzarono il rumore di ogni altra parola ponendo l`accento sulla possibilitŕ che qualcuno fosse lě in quel momento, forse nell`ombra, forse piů vicino ancora a coloro ch`erano seduti tranquillamente ad assaporare la dole brezza serale.
La Strega Indovina AlexielSan chiese ad Eldorian se avesse giŕ conrtollato le rune e l`Ambasciatrice delle Streghe rispose di non averlo ancora fatto ma erano sempre in tempo per farlo.
Il Druido Durmendin ricordň a tutti che lo Spettro che era a capo era una figura dai lineamenti d`uomo avanti con gli anni e con un lieve accenno di barba sul viso. Il chierico Maif suppose che la V lacrima potesse essere la disperazione, la disunione e propose di cercare il punto comune fra tutti i coinvolti nella faccenda.
Il dubbio che pian piano s`insinuava nelle menti dei presenti fu alimentato dal frusciare del fogliame sotto le spire del vento.
Molti dei presenti cominciarono a confessare d`aver sentito le Voci ed il Leone nighteagle mormorň che a suo parere le Voci facevano leva sulle paure piů recondite di ognuno di loro. Tornň il silenzio, ma era talmente spesso ed impenetrabile da divenire palpabile. Pian piano l`ipotesi prese corpo... Kelsen e Rafael ricordarono che la Dea disse che non era ancora il tempo ma Derrewinn esclamň che giŕ si stavano rafforzando, l`Anello parlň per lei. Tutti si chiesero dove poter star al sicuro e non essere uditi, ma era difficile immaginare un posto con mura impenetrabili da Spettri.
Bluette perň sembrň tranquilla e disse che a suo parere mai le voci furono minacciose. Daag propose di cercar l`elemento comune a tutti, magari proprio il fulcro che spinse le Voci verso loro tutti.
La notte si colorava di astri notturni che punteggiavano radiosi la volta celeste,mentre la Luna si nascondeva,mostrando solo una piccola parte di se stessa. Spirava una brezza particolarmente calda,anche se ormai l’autunno era giŕ giunto nel Granducato. Folate di vento si rincorrevano tra le macerie della Vecchia Lot,giocando irriverenti con le vesti e le chiome dei presenti. Una brezza lieve accompagnava i movimenti della compagnia che si muoveva per la Vecchia Lot. Le luci delle torce danzavano flebili mentre loro avanzavano fra le rovine. Pochi rumori adaccompagnarli nella sera;le fronde di qualche albero che si agitavano e qualche piccolo sassolino smosso dai piedi del gruppo. In lontananza il richiamo di un gufo e il cicalare dei grilli. Qualche animale curioso pareva spiare da dietro le rocce la strana compagnia. Un fruscio sembrň provenire da alcuni resti di pietra. Un corvo solitario spiegava le ali,mostrandole quasi con fierezza ed orgoglio.
E restava appollaiatosu alcune macerie di un vecchio edificio in rovina,osservando con immota noncuranza coloro i quali passavano dinanzi. Le piume erano completamente lucide,quasi insolito per la Vecchia Lot,luogo polveroso ed antico. Il richiamo del gufo,cosě come la comparsa del corvo,sembrava alimentare lo spirito di sopravvivenza degli animali presenti nel luogo, tant’č che davanti al gruppo sbucň un topo in fuga,a tagliar la loro strada. Il corvo non sembrň curarsene minimamente,impegnato com’era ad osservare gli strani ospiti dall’altro lato della sua postazione. Alcune foglie,di radi alberi secolari,si staccavano dai loro rami per lasciarsi cullare fino al suolo,accompagnate dalla brezza calda e leggera della sera. La pallida Luna illuminavapacatamente la carovana e il suo percorso,insieme agli astri notturni che tappezzavano il cielo.
Il vicolo che il gruppo stava per imboccare era relativamente largo,sulla destra un grosso edificio diroccato con delle grandi arcate che parevano reggersi ancora per iracolo. Alla sinistra solo un muricciolo che non superava l’altezza di un Kendot,rampicanti e sterpaglie decoravano le rovine.Al passaggio di Ceryl,l’arcata traballante di un vecchio palazzo andato in rovina cadde a terra,producendo molto rumore,ed alzando una nuvola di polvere fastidiosa per gli occhi dei presenti,insinuandosi nei capelli e nelle vesti,velandole appena di grigio.
La vecchia cittadella, che si palesava agli occhi dei presenti,era particolarmente diroccata e le macerie si accumulavano sempre piů velocemente. Il tempio che si ergeva dinanzi alla carovana era quasi completamente distrutto, con anziane statue che pendevano dalle pareti ed enormi e massicce colonne scricchiolanti, ma ancora salde al suolo. Un vecchio rampicante rinsecchito intralciava quello che sembrava essere l’ingresso principale. Le statue proiettavano ombre sinistre sul terreno che parevano vibrare nella calura della notte. Il tempio,seppur in rovina comunicava ancora imponenza e maestositŕ a coloro i quali si soffermavano a scrutarlo.
Improvvisamente il riconoscibile sibilo di tre frecce scoccate in rapida successione fesero l’aria, provenendo da alcuni cumuli di macerie ad Ovest rispetto al gruppo di viaggiatori. I tre dardi andarono inesorabilmente a vuoto benché uno di essi si conficcň a pochi palmi da FaerLess.
Concitati gridolini accompagnavano l’attacco azzardato, segno che qualche creatura era in agguato nelle vicinanze.
Era tornato silenzio,stavolta quasi innaturale,a riempire la notte, al di lŕ dei sussurri delle varie persone. La stazza del Tempio si stagliava davanti a loro,in parte in rovina,in parte coperta da dei rami rampicanti che sembravano in piedi ciň che restava. Oltre l’ingresso si poteva intravedere una fitta oscuritŕ. Alcuni profondi gorgoglii si confondevano tra il vociare dei presenti che faceva da costante sottofondo. Degli occhietti attenti e rossastri si muovevano tra le ombre delle macerie,seguendo ogni minimo spostamento dei viaggiatori, pronti forse ad un altro attacco,anche se,per il momento,non accadeva nulla,di nuova era calato il silenzio oltre le case e le mura diroccate della cittadella.
Tre Goblin era nascosti tra le macerie ad Ovest rispetto al gruppo,presumibilmente piů vicini all’avanguardia. I mostriciattoli stavano riparati dietro a grossi massi crollati,incoccando nuovamente gli archi corti. A sud est rispetto alla compagnia da un muretto diroccato provenivano dei gruniti. Da una grossa fenditura nel muro apparse nella penombra un brilluccichio, seguito dall’immediato rumore di un arco che scocca. Un freccia sibilň dritta verso il petto di Rastlin.Due frecce ch’erano state appena scoccate dai Goblin,si diressero veloci,fendendo l’aria verso Jigoro,ch’era impegnato a caricare l’arco e quindi distratto da ciň che accadeva attorno.Venne preso in pieno,al tronco,precisamente all’altezza del cuore e a quella del fegato. La terza freccia invece si disperse nell’aria: il vento ne aveva deviato la traiettoria principale.
Un filo di vento fresco ora agitava l’aria,mentre i raggi della poca luna in cielo caddero a bagnare il terreno della loro morbida luce.Qualche uccello nascosto fra le rovine s’alzň in volo allo scoccare delle frecce,disturbato nel suo sonno. Piccole sagome scure si scontravano con la luminositŕ delle stelle,in rapido allontanamento da quel luogo di prima quiete.La comunione della Parola,invocata da Serioman,andň a buon fine.Ed il profeta e coloro i quali gli erano nelle strette vicinanze,vennero protetti per un raggio di trenta metri. Improvvisamente da dietro un muretto,comparě un gruppo di Goblin ,per l’esattezza due Goblin,a sud-Est.Uno dei due Goblin stava prendendo la mira puntando verso Serhin, mentre l’altro cercava maldestramente di recuperare una freccia dalla faretra. Dopo qualche manovra e grunito riuscě a caricare il proprio arco,fiutando l’aria e cercando un bersaglio. I tre Goblin ad Ovest tesero le corde deipropri archi corti,spuntando con le teste dalle macerie per cercare i proprio bersagli. Senza troppo aspettare due di essi scoccarono andando a colpire le mura del Tempio. Il terzo,meno frettoloso,invece riuscě ad indirizzare la freccia verso il gruppo,raggiungendo Louzer, di striscio,sullo spallaccio destro dell’Armatura.
Le stelle brillavano nel cielo,ammiccanti e vivide,il vento aveva spazzato ogni nuvola che lo avrebbe potuto occultare. Il lento e lugubre canto dei rapaci in volo si spandeva nell’aria, quasi a voler lanciare un triste monito a chi s’impegnava a combattere nei pressi del Tempio.Il rumore delle frecce dominava ogni altro suono,improvviso e letale.Una delle frecce scoccate andň in direzione del chierico Daag, ma la protezione dello scudo di Nomac risultň efficace, in quanto s’infranse contro di esso,con un fragore di legno spezzato. L’incanto ch’era stato preparato da Daag andň cosě a buon fine ed una luminosa folgore squarciň il cielo,colpendo in pieno i tre Goblin,che,senza dire una parola,crollarono a terra totalmente ricoperti di ustioni.
Un’energia bluastra si levň dalla figura di Len, a protezione sua e di coloro i quali erano accanto a lei.Anche l’incanto di Madet andň a buon fine,ed una sfera di fuoco di quaranta centimetri comparě sulla mano del Druido,bruciando i due Goblin nascosti dietro il muro a Sud Est. Finalmente terminň il rantolare dei Goblin,ora solo il silenzio e l’odore acre di carne bruciata regnavano nello spiazzo antestante al Tempio.Qualche corvo curioso osservava il tutto appollaiato sopra alle rovine. Uno di questi prese immediatamente il volo e compiendo ampi cerchi si posň vicino ad uno dei cadaveri. L’ingresso del Tempio,anch’esso in rovina,si apriva ora davanti al gruppo. Dalla porta,di tanto in tanto,cadevano con ritmici ticchettii dei sassolini,a dar idea dell’instabilitŕ dell’ingresso,mentre lievi folate di vento freddo arrivavano dall’interno rinfrescando il viso di coloro i quali si avvicinavano. Neanche il minimo rumore proveniva dall’interno,solo un silenzio assoluto. Il Salone principale del Tempio iniziň a gremirsi di persone,mentre le loro parole rimbombavano profonde contro i muri,sparendo pian piano con graduati echi quasi opprimenti e fastidiosi.Molte ragnatele pendevano dall’enorme soffitto gelido,ormai non piů adornato da splendidi affreschi di un tempo,ormai sgretolati e scoloriti e solo l’Altare sembrava in ottimo stato,lindo e pulito come se fosse stato utilizzato da poco.
All’interno del tempio una strana sensazione sembrava avvolgere gli animi sensibili.Nessun suono di vita,nessunrumore naturale.Anche il suono dei passi e delle armaturesembrava essere ovattato. Qualche resto di statua ingombrava il pavimento ed in alcuni tratti il soffitto era caduto lasciando filtrare la luce della luna. Nel silenzio dei resti del Tempio sacro della Dea Themis un brusio progressivo si iniziň a sollevare,come se provenisse da tutte le parti,o da nessuna,indistinguibile.Molto voci in preghiera s’iniziarono a fondere fra loro,in crescendo,sembravano circondare coloro i quali erano all’interno. Dal fondo del Salone,si palesň una figura vestita con un lungo saio scuro.Le sue mani,spettrali erano congiunte all’altezza del viso,oscurato dal buio.Solo sulla fronte era possibile notare una mezzaluna, al cui interno sembrava esserci qualcosa. Con passi umili si avvicinava ai lottiani,senza armi in mano. L’altare appariva completamente sgombro.Solo una fredda lastra di marmo che appariva chiara grazie ai pochi raggi di luna che provenivano dai buchi del soffitto in rovina.La ricerca si rivelava cosě infruttuosa, e solo la sensazione della pietra fredda era provata tanto dai presenti.Crescevano gradualmente quelle che parevano delle preghiere, incomprensibili al momento,che facevano da sottofondo costante al vociare dei presenti.
Lo spettro che fluttuava amezz’aria e avanzava verso l’altare non portava armi ed aveva un’espressione particolarmente pacata in volto e disse tali parole: "Non abbiate paura di me. Vengo in pace ma sono qui per farvi capire che la Madre Themis non sempre e’ Benevola." Filtrava dalle numerose crepe del soffitto,la luce lunare. L’opalescente luminescenza sfiorava la figura spettrale abbigliata di nero,rivelandone il volto scarno e pallido.Una mezzaluna spiccava sulla sua fronte,con una lacrima nera a decorarla. Strisciava sinistro l’aspide,ormai giunto nei pressi di Serioman,nascondendosi fra le macerie e le panche di legno ancora parzialmente intatte.Squame di materiale corneo,disposte in file regolari,sembravano comporre un mosaico dalle gemelle tonalitŕ. Aprě le piccole fauci e la lingua estroflessa s’allungň, finchč il rettile colpě fulmineo l’umano, mordendolo alla caviglia con i propri denti affilati.
Krys