In questo numero:

Editoriale

01. Racconto del Mese

02. Gesta di Lot

03. Nuovi Racconti

04. Gilde e Mestieri

05. Clan del Mese

06. La vita di ...

07. De Mundi

08. Il Grande blu

09. Delle Arti

10. Calendario di Lot

11. Miti e Leggende

12. Colori e Sapori

13. Armaguardia

14. Sussurri Mistici

15. La Clessidra Magica

16. Storie dell'Altro Mondo

17. Libera la mente

18. Vox Populi

19. Luoghi di Lot

20. Il Ducato visto dagli abitanti

21. Scorcio su..

22. Uno sguardo sul passato

23. Racconti da Mot e dintorni

 

 

 

 
Anno XX - Mese 4° - Giorno 4°
 

 

La vita di AstridPurple Matriarca degli Antichi Mezzelfi nominata dal Consiglio stesso Anno XIX - Mese 4° - Giorno 3°



Un racconto

“Era estate, e le stelle risplendevano sulle acque dell`oceano.
Come di consueto, i pescatori gettavano le reti, nella speranza di vederle riempirsi di gustosi pesciolini.
Sulla piu malandata delle barche, il Vecchio Pescatore rimaneva in attesa, improvvisamente notò con grande meraviglia un piccolo cesto galleggiare poco distante dalla barca.
Piano, il vecchio lo tirò a se, con un lungo bastone, curioso, e al suo interno, coperta da un grande mantello viola c´era una piccola bimba di forse 6 mesi che placidamente sorrideva. Il vecchio, stupito, ne studiò le fattezze.
La bimba aveva orecchie leggermente a punta come gli elfi, occhi a mandorla e un carattere molto docile, aveva anche tratti umani e per questo si capì che doveva essere una Mezzelfa.
Il vecchio, la prese in braccio per la prima volta, e allora vide, nella cesta, un grosso e pesante medaglione. Uno strano simbolo, una specie di stella, e sul retro una sigla: A. & S. Selerith. Forse era il suo nome.
Le fu dato nome AstridPurple, in onore alla stella sotto la quale fu trovata, e al mantello che l´aveva protetta e che da sempre porta con sè, unica eredità della sua vera famiglia insieme al medaglione.

Quella bambina, ovviamente, ero io!
Di me si racconta che da piccola ero solita passare le sere a guardare il mare e il cielo stellato, portando con me piccole pergamene su cui scrivevo versi o racconti. Di giorno solitamente disegnavo con carboncini i paesaggi che immaginavo.
Il Pescatore elfo Liam Faelivrin e sua moglie Áine che mi tennero con loro, dopo qualche anno adottarono anche una piccola fatina, Abloom, mia sorella, scatenata, dispettosa, combina guai, ma dalla dolcezza infinita, fu lei a regalarmi Bucky, mio fedele e inseparabile micio amico. I due elfi ci accudirono con amore, ma per poco tempo, purtroppo durante una romantica gita in barca per il loro anniversario, furono sorpresi da una tempesta e non fecero più ritorno a casa, o forse chissà, decidero che era il momento di intraprendere il viaggio verso un nuovo modo, così come dicevano sempre, un giorno avrebbero fatto.
Io, ormai abbastanza grande, mi presi cura di Abloom e insieme decidemmo di partire, avevamo bisogno di viaggiare e conoscere nuovi posti. In particolare io sentivo il bisogno di conoscere, di capire le mie origini, perchè fui abbandonata? Chi sono i miei veri genitori? Queste le domande che mi assillavano ormai da tempo, e cosi partii.
Dopo aver vagabondato a lungo in varie cittadine del creato, venni a conoscenza di un lontano cugino, Artesh, Antico Mezzelfo della Stirpe Amarth, così decisi di raggiungerlo, ad Adurant. Gli Antichi Mezzelfi, mi chiamavano sorella,
lo stesso sangue ci scorreva nelle vene. Ero a casa. Cosi un giorno feci la conoscenza d`un tale Sekna Selerith, anche lui Antico.Vicinanza istintiva, mi faceva trascorrere molto tempo con lui. Una sera, egli prese a raccontare di avere una sorella minore di 6 anni sparita durante una guerra in cui i nostri genitori persero la vita. E per caso l`occhio gli cadde sul mio medaglione.
"Allora i miei sospetti erano fondati" balbettò, semisconvolto. "Già quel mantello mi ricordava mia madre. E voi avete il...medaglione..." E l`indicò.
Avevo trovato il mio sangue piu stretto.
Pioveva forte nella lunga valle, così forte che il mio cavallo "Íon", questo il suo nome, ormai stanco di cavalcare, si addentrò nel fitto bosco, dove almeno la pioggia sarebbe stata filtrata dai fitti rami. Su di esso sedevo, ma più che altro riposavo abbracciata al collo dell´animale e abbandonata in totale fiducia.
Íon cambiò ancora il suo percorso ed uscì dal bosco attirato dai raggi di un sole insperato. Quando fu fuori dalla fitta vegetazione mi svegliai e vidi splendere una città oltre le grosse e spesse mura illuminate dal sole.
Da tanta luce fui abbagliata.
Mi stropicciai un po´ gli occhi dando anche una carezza a chi fin lì m´aveva accompagnata. Íon si fece coccolare alzando un po´ la testa. Una folata di vento e il cappuccio viola del mantello si abbassò mostrando il mio viso e i miei lunghi e morbidi capelli rossi. Anche mia sorella si risvegliò e uscendo dalla tasca del mantello svolazzò posandosi sulla mia spalla a mirar il paesaggio. I miei occhi verdi, stanchi per il lungo viaggio, guardarono attentamente le mura della città. Presi una mappa e finalmente eravamo giunti a Lot, io, il mio cavallo, Abloom e il mio micetto nella tasca del
mantello, una piccola carovana!!!
Mi misi subito alla ricerca di mio cugino Artesh, ma non fu affatto difficile, essendo lui a quei tempi una guida, lo incontrai quasi subito e mi aiutò ad ambientarmi e fare nuove amicizie nella cittadina.
Conobbi subito molte persone, soprattutto artisti, teatranti, ma anche druidi, chierici.. tutti mi aiutarono a integrarmi il più possibile nel Granducato e soprattutto a capire quale fosse il mio cammino.
Nei mesi di permanenza a Lot mi sono cimentata nella carriera giornalistica, scrivendo articoli per l´almanacco di Lot: Il Bardo e pubblicando poesie al Palazzo delle Arti grazie all´approvazione dei Mecenati poi il Giorno 26° Mese 3° Anno VII sono entrata a far parte di tale ordine ed era la cosa a cui più tenevo allora.
Poco prima sono entrata a far parte della grande famiglia del Clan degli Antichi Mezzelfi, i miei occhi a mandorla sono tipici della stirpe Amarth, i miei reali genitori provenivano da tale stirpe e ora con mio fratello finalmente ricongiunti. Cercavo una casa, l`avevo trovata, e mi pareva mai mi fossi allontanata, a dire il vero. Adurant! La familiarità dei boschi, del fiume Maghloth, le grida ridanciane degli Antichi al mercato.. mai potrei abbandonarmi da tutto questo, mai potrei ormai lasciare i miei fratelli. Ad Adurant ho scoperto cose che nemmeno sospettavo..ad esempio, a me che con poco riesco ad alterarmi, basta un bicchiere di vino elfico, di idromele,per ubriacarmi, Ma la Bumba Bumba, il Nettare degli Eroi...la reggo benissimo. Sarà che ce l`ho nel sangue.”



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Il Primo Cavaliere della Dea Themis, Nixi


Quando mi sono avvicinato al Primo Cavaliere che sostava,da solo,sul sagrato del Tempio di Themis, ne ammiravo la fermezza, l`unicità di quell`essere su cui, come altri, grava il peso della responsabilità di altre creature che gli offrono piena fedeltà e abnegazione.
Quando mi sono avvicinato, credevo che stavo per parlare ad un uomo come me: è così solo in parte.
In verità il Primo Cavaliere, è un uomo nel senso stretto del termine solo da pochi mesi, in passato ha trascorso intere ere come Angelo, come un frammento della divinità che ha continuato a servire in seno ai Cavalieri di Themis.
"Non ho famiglia, né ho mai avuto un’infanzia. Non ho mai fatto conoscenza del Culto di Themis poiché sono esistito nel Culto della Dea." Citando le sue parole, nel suo passato vi è la piena presenza della sua divina madre, mentre oggi si trova orfano di quella che è una famiglia di sangue, quello che più forma un uomo comune.
Egli si trova ora spoglio dei doni della Luce e del Tempo, ma con qualcos`altro tra le mani, la possibilità di scegliere, il Libero Arbitrio.
Egli considera che questo avvenimento sia frutto del volere della Dea,che nei suoi misteriosi disegni,lo avrebbe reso uomo per fargli meglio guidare i suoi cavalieri.
Come Angelo antico,partecipò alla chiamata dei Primi Sette Cavalieri della Dea, e a sua detta fu l`allora
Cavaliere Precettore dell’Infante Heverion a "fare breccia nel suo Spirito Celestiale", questi era un`altra Lacrima di cui ora si sono perse le tracce, o ascesa ai reami divini o caduta nella gravità di una vita terrena.
Questa è una storia che sembra appena cominciata, una storia a cui tutti possiamo assistere, il cui retaggio è nobile, ma le cui pagine sono ancora bianche come la neve.La copertina, sono due cicatrici, dove le ali di angelo una volta sbattevano.



Rebis
Adepto Detentore