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In data: Anno domini XXI, nel Mese 12°, e nel Giorno 26° si è compiuto l’ennesimo passo in avanti in nome della “Scientia”, questa affascinante e muliebre essenza che è profondamente animata dal meraviglioso connubio tra l’esperienza e la conoscenza che ad essa consegue e con la ricerca e la curiosità che ci spingono ad uno sguardo oltre l’ignoto, oltre lo scibile.
Noi figli dell’ignoranza, ma avidi di sapere. Nella data suddetta nasce l’Ingranditore a lenti multiple.
Esempio raro e perfetto di quella che possiamo definire “intuizione” casuale.
Durante un viaggio in nave, diretti alla misteriosa e lontanissima Isola di Dorada, trovandomi sul ponte di prua a discettare amabilmente con il Capitano del Vascello Jasmeen, Milord Einaar, lo vidi a più riprese utilizzare il suo cannocchiale a scomparsa.
Uno strumento d’uso assai comune in marina, assolutamente imprescindibile al pari d’una bussola e d’un sestante. Nessuna possibilità di navigazione senza la preziosa compagnia di questi tre oggetti, non v’è dubbio alcuno.
Da mesi ormai, nell’intimità del Laboratorio Erboristico, io e le mie assistenti cercavamo di venire a capo di problematiche date dall’invisibilità di ciò che cercavamo; e sì che il mondo è composto da immensità appena rilevabili, data la loro grandezza, come le montagne e le vastità dei mari e la loro profondità, solo per citare elementari esempi, ma di contro, ci propone l’inifinitesimalità di un granello di sabbia, o di una particella di polvere.
Ma pensavamo davvero che si fermasse qui la “maraviglia” del creato? Siamo come sempre arroganti e presuntuosi. Il creato ci propone costantemente nuovi orizzonti e traguardi, ci svela misteri impossibili solo da cogitare.
E così fu come il lampo che spezza l’oscurità di una notte. Se tale oggetto, da cotanta distanza, e con l’ausilio di sole tre lenti sovrapposte riproponeva una realtà aumentata di dieci, cinquanta, cento volte… allora perché non applicare il suo ausilio alla nostra scienza?
Smontai due cannocchiali, perché due ne avevo, un bilente da passeggio e un cannocchiale appunto, da marina. Ottenni così ben cinque lenti.
Feci fare da un fabbro un tubo in ottone cilindrico e lo ricoprii di tessuto nero, per evitare luminescenze e riflessi metallici.
Con certosina pazienza fissai le lenti all’interno, ma l’esperimento fallì miseramente, ad ognuno il suo mestiere e la sua arte.
Lo ingegno mio non mi ha mai permesso di cimentarmi nella costruzione di strumenti, bensì nel pensarli e disegnarli, e così feci.
L’idea era chiara in mente e così fu trasposta su pergamena con un fidato carboncino appuntito. Portai il progetto a Mastro Janseen, fidato esecutore, e spiegai come realizzare il prezioso oggetto.
Dopo pochi giorni lo strumento era pronto. Le sapienti mani del Mastro avevano prodotto con l’ausilio del mio progetto, un autentico miracolo.
Un tubo d’ottone sospeso e fissato con due viti modulabili ad altrettanti supporti che lo rendevano basculabile dalla posizione originale. Quattro lenti sovrapposte, di cui due interne, una apicale ed una al termine del cilindro metallico.
Sarebbe bastato poggiare l’occhio sulla lente per poter osservare all’interno dello strumento un nuovo mondo. Così come il cannocchiale marino, girando in senso mancino o destrorso il tubo, la visuale era regolabile, in quanto così agendo, le lenti interne si avvicinavano o allontanavano alla bisogna cambiando la focalità.
Osservammo per prima cosa una semplice goccia d’acqua, scoprendo in essa la vita. Infinitesimali particelle si muovevano rapide e senza un apparente mèta.
Passammo ad una goccia di sangue umano e poi ad una foglia, e senza mai fermarci trascorremmo una notte intera a cibarci di quelle straordinarie immagini di cui il nostro occhio misero non avrebbero mai potuto usufruire.
L’Ingranditore è divenuto da subito, un oggetto fondamentale per la ricerca empirica.
Da esso è scaturita immediata, un’invenzione rivoluzionaria: La Cilina, una sostanza in grado di arrestare e guarire moli tipi di infezione.
Ma di questo parleremo in un prossimo articolo.