In questo numero:

Editoriale

01. Racconto del Mese

02. Gesta di Lot

03. Nuovi Racconti

04. Gilde e Mestieri

05. Clan del Mese

06. La vita di ...

07. De Mundi

08. Sussurri di Gaia

09. Natura Amica

10. Calendario di Lot

11. Miti e Leggende

12. A teatro

13. Concorso del Mese

15. Sapori e Colori

16. Armaguardia

18. La Clessidra Magica

19. Storie dell'Altro Mondo

20. Delle Razze e dei Clan

21. Vox Populi

22. Luoghi di Lot

Articoli Premiati per la Pergamena del Popolo

 

 

 

 
Anno XVIII Mese 11° Giorno 7°
 

 

Vi sono storie che non sempre vengono narrate, e che restano celate fino a quando non è il momento giusto per raccontarle. Queste storie, relative ai Titani dell`Ade, sono state trovate nei sotterranei e conservate dai vecchi Traghettatori, affinché venissero preservate fino alla loro scoperta da questa Ecclesia guidata dall`Arconte Nemesys. Ed è qui che vergherò un racconto, basato su quanto letto nel modo delle Vite dei Titani, mentre la storia completa - così come è stata scritta - resterà ancora celata e custodita nel nostro Pantheon.

Il prologo dei racconti reca una breve descrizione di un Suo Traghettatore.
"Sia gloria eterna al Signore Ade! Scrivo queste storie, affinché un giorno, i Suoi fedeli possano rinnovare la loro dedizione, apprendendone i segreti, così come furono raccontati a me, dai miei maestri e ancora prima di loro, dai primi che ebbero il dono d`oltrepassare il Confine. La memoria mai si spenga, così come la fede. Tullich Weistin"

Il racconto della Storia del Titano Signore degli Elisi Radamanthys
Ultimo di tre figli, Radamanthys - conosciuto ora come Radamante degli Elisi - crebbe su un`isola lontana del sud-est, abitata in prevalenza da contadini e pescatori. Figlio di Diomede l`uomo d`arme, e Clizia sua moglie, donna saggia e arguta, trascorse la sua vita amato dai genitori e nella pace, assieme ad un fratello maggiore e una sorella - Eradys - dai capelli color del grano. In giovinezza si dedicò all`uso delle armi, mettendo in risalto sin da subito il su carattere impavido e coraggioso. Molto legato al fratello maggiore, passavano le giornate a confrontarsi tra duelli e giochi che intrattenevano quotidianamente le loro vite.
Tuttavia la pace non durò a lungo e l`isola venne bersagliata dalle mire espansionistiche di un esercito invasore. Diomede, come tutti gli uomini dell`isola, abbandonò le sue attività e rispolverò la propria armatura ed arma, preparandosi al combattimento dopo un amaro saluto alla sua famiglia. Radamanthys e suo fratello maggiore vennero duramente trattenuti da Clizia, che piangente accettò l`allontanarsi del consorte verso la battaglia. Le speranze di successo erano nulle, per un`isola di soli contadini e pescatori, e l`alba si levò sui cadaveri degli isolani. Non tutti erano morti, ma un destino peggiore della morte li attese: schiavitù e prigionia.
Radamanthys venne separato dalla sua famiglia e venne chiamato a servire un nuovo padrone su una nave mercantile, Faustolo, che finì per affezionarsi al ragazzo e designarlo erede delle sue fortune. Da schiavo divenne libero, e da libero divenne mercante. Tuttavia ben presto, alla morte di Faustolo, vendette le sue fortune poiché non era animato dalla passione per l`oro e le gemme preziose. Preferì piuttosto ritornare alla sua isola natia, dove ormai i nemici di un tempo erano divenuti i nuovi padroni, e avevano stabilito un nuovo stendardo sul palazzo del podestà.
Radamanthys non ebbe notizie di sua madre e sua sorella, la prima probabilmente morta poco dopo la conquista dell`isola, la seconda venduta come concubina di un potente signore. Suo fratello invece, era stato portato via in catene dall`esercito nemico e mai più visto da altri. Ormai quarantenne, Radamanthys tornò a fronteggiare la guerra, nel pieno delle sue forze fisiche, abile guerriero, si schierò in prima linea. La guerra fu impietosa e sanguinosa, perirono diversi uomini d`onore, e tra tanti eroi della fazione opposta, qualcuno attirò l`attenzione di Radamanthys: era un guerriero dall`elmo nero come la pece e brandiva una mazza ferrata. Gli occhi di entrambi si incrociarono, e in entrambi ardeva il fuoco della battaglia. Iniziarono a colpirsi a vicenda, mentre attorno a loro il mondo si dilaniava e finiva in frantumi attraverso la furia impietosa della guerra. Dopo numerosi attimi, Radamanthys riuscì a colpire l`avversario che cadde a terra. L`uomo si scagliò sul nemico dall`elmo nero, con l`intento di liberarlo e decapitarlo, ma quando l`elmo fu tolto, l`uomo a terra esclamò: "Radamanthys?" e l`altro, ferito, "Fratello! Fratello mio, perché?".
Lacrime e sangue furono collante del loro abbraccio, e l`inizio di una nuova era insieme, poiché la pietà aveva purificato le loro anime lavando via l`ardore della battaglia. Tornarono quindi a svettare sul palazzo del podestà due stendardi, come i due fratelli riuniti nella casa dei loro avi. In quel giardino, dove da piccoli erano cresciuti, Radamanthys contribuì a far rifiorire una nuova vita. In vecchiaia venne eletto capo della sua comunità, e governò in maniera equa e giusta fino alla sua morte, quando Ade lo accolse nel suo regno dell`Oltretomba e lo giudicò degno di governare i suoi Giardini, dimora degli Eroi, dei Giusti e dei Pii. E da allora venne ricordato come Radamante degli Elisi.


RADAMANTE
Eforo dei Campi Elisi
Yana Van Gard, l`Eletta