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[Circolo della Poesia e dello Spettacolo] Un canto a due.
Poietchè - un saluto che non possiamo barattare.
Giurai d`aver intravisto in me un residuo di caparbietà infantile.
Mi sentii una mendicante, quella sera, un pelo accecata dal bisogno, un attimo nuda.
Persi l`umanità quando cercai di riprendermi qualcosa che fu, era e sarà mia: la bardica.
La cercai, tuttavia, nel contrasto altisonante di una bastarda che, quando ancora
sapevo di latte, m`insegnò a muovere i primi passi nella metrica, tra iati, parole tronche
ed endecasillabi, le prime croci, i primissimi traguardi... Quando ancora brillava chi ci è madre
- Nemesiana - e padre, nel mio caso - Merfin -.
Sbagliai.
"Se non ti senti più sogno e incanto, se per te Poesia è sofferenza, forse Melpòmene è venuta a reclamare il suo tributo.
La mia non è sfida. È invito.
Quando sarai pronta, io sarò al tuo fianco.
Ti offro canto a due.
Fu in quel preciso momento che tornai a comprendere la forza ossessiva e possessiva della poesia. Nulla era mai cambiato ed io ero sempre rimasta lì, costantemente in bilico.
Giurai d`aver intravisto in me un residuo di caparbietà infantile.
Val tanto una Bardica da far danno
a crear vuoti, falle, smottamenti
a cercar tra i cavi pieghe e ferite.
Val tanto l`ossessione dell`inganno
d`un volto occultato a` suoi elementi
eppur appoggio, simulacro mite...
Ed è con la gola arsa dal bisogno
che, io, qui (di)vagando, l`invoco.
invoco un eterno, fatal riposo
nello spoglio di quello che fu sogno
or che tutto tace, persino `l foco
tra le fila del mio (in)canto eroso.
Eppur divampa, eppur si fa strada
oltre i vicoli insonni delle vene
eppur infiamma e non mi dà più pace:
s`infila tra la carne come spada
e ne cerco i bordi, mie catene
mio libero balsamo di brace.
Al di là di queste mie stagioni
nell`eco piovosa dei miei affanni
l`incanto è un paese fantasma
un giardino di sorrisi e visioni
un ricordo (dis)abitato da anni
ma che smuove tutto, finanche il plasma.
Può esser, sogno, dio mendace?
Incanto ad allargar gli occhi chiusi
a farsi luna e a far di me lupo.
Mi struggo nell`ululato incapace
a far dei miei sensi liquami fusi
che mi rivestono di manto cupo.
{ Non è sazio, quel nido, del digiuno? }
Sentivi battere, le imposte in testa.
{ Dispera; dimmi: quanto palpitasti? }
Sentivi urlare, il vento e... qualcuno.
{ Cessa `sta sommossa, può esser festa. }
L`urlo ed il ritorno agli antichi fasti.
E nella conquista d`una certezza
crollan le mani a cercar sicurtà
non fosse castigo per l`alma in pena
a piene dita farebbe carezza
e scudo a chi ha nome verità
che forse sol nel sogno non si frena.
Non era curvo; niente piombo. Oro.
Pesta di continuo, imperituro gelo
dura scorza, è tremulo tramonto.
Gretto Morfeo, (in)degno tesoro
impelagatosi tra terra e cielo
ha la voce accorata, sempre pronto.
Sogno è inganno o pura onestà?
Strepita assai; non t`abbandona, mai.
Menrve Redintegranda
Satiro de` Poeti Δ Bastardo dei Bardi
Mentore del Circolo della Poesia e dello Spettacolo
Cristallo √aŋ Bach
Quercia di BB, fu Sogno dei Bardi
Sposa di Eaco