In questo numero:

Editoriale

01. Racconto del Mese

02. Gesta di Lot

03. Nuovi Racconti

04. Gilde e Mestieri

05. Clan del Mese

06. La vita di ...

07. De Mundi

08. Il Grande blu

09. Delle Arti

10. Calendario di Lot

11. Miti e Leggende

12. Colori e Sapori

13. Armaguardia

14. Sussurri Mistici

15. La Clessidra Magica

16. Storie dell'Altro Mondo

17. Libera la mente

18. Vox Populi

19. Luoghi di Lot

20. Il Ducato visto dagli abitanti

21. Scorcio su..

22. Uno sguardo sul passato

23. Racconti da Mot e dintorni

 

 

 

 
Anno XIX - Mese 2° - Giorno 6°
 

 

[Circolo della Poesia e dello Spettacolo] Un canto a due.


Poietchè - un saluto che non possiamo barattare.

Giurai d`aver intravisto in me un residuo di caparbietà infantile.

Mi sentii una mendicante, quella sera, un pelo accecata dal bisogno, un attimo nuda.
Persi l`umanità quando cercai di riprendermi qualcosa che fu, era e sarà mia: la bardica.
La cercai, tuttavia, nel contrasto altisonante di una bastarda che, quando ancora
sapevo di latte, m`insegnò a muovere i primi passi nella metrica, tra iati, parole tronche
ed endecasillabi, le prime croci, i primissimi traguardi... Quando ancora brillava chi ci è madre
- Nemesiana - e padre, nel mio caso - Merfin -.
Sbagliai.

"Se non ti senti più sogno e incanto, se per te Poesia è sofferenza, forse Melpòmene è venuta a reclamare il suo tributo.
La mia non è sfida. È invito.
Quando sarai pronta, io sarò al tuo fianco.
Ti offro canto a due.

Fu in quel preciso momento che tornai a comprendere la forza ossessiva e possessiva della poesia. Nulla era mai cambiato ed io ero sempre rimasta lì, costantemente in bilico.

Giurai d`aver intravisto in me un residuo di caparbietà infantile.




Val tanto una Bardica da far danno
a crear vuoti, falle, smottamenti
a cercar tra i cavi pieghe e ferite.
Val tanto l`ossessione dell`inganno
d`un volto occultato a` suoi elementi
eppur appoggio, simulacro mite...

Ed è con la gola arsa dal bisogno
che, io, qui (di)vagando, l`invoco.
invoco un eterno, fatal riposo
nello spoglio di quello che fu sogno
or che tutto tace, persino `l foco
tra le fila del mio (in)canto eroso.

Eppur divampa, eppur si fa strada
oltre i vicoli insonni delle vene
eppur infiamma e non mi dà più pace:
s`infila tra la carne come spada
e ne cerco i bordi, mie catene
mio libero balsamo di brace.

Al di là di queste mie stagioni
nell`eco piovosa dei miei affanni
l`incanto è un paese fantasma
un giardino di sorrisi e visioni
un ricordo (dis)abitato da anni
ma che smuove tutto, finanche il plasma.

Può esser, sogno, dio mendace?
Incanto ad allargar gli occhi chiusi
a farsi luna e a far di me lupo.
Mi struggo nell`ululato incapace
a far dei miei sensi liquami fusi
che mi rivestono di manto cupo.

{ Non è sazio, quel nido, del digiuno? }
Sentivi battere, le imposte in testa.
{ Dispera; dimmi: quanto palpitasti? }
Sentivi urlare, il vento e... qualcuno.
{ Cessa `sta sommossa, può esser festa. }
L`urlo ed il ritorno agli antichi fasti.

E nella conquista d`una certezza
crollan le mani a cercar sicurtà
non fosse castigo per l`alma in pena
a piene dita farebbe carezza
e scudo a chi ha nome verità
che forse sol nel sogno non si frena.

Non era curvo; niente piombo. Oro.
Pesta di continuo, imperituro gelo
dura scorza, è tremulo tramonto.
Gretto Morfeo, (in)degno tesoro
impelagatosi tra terra e cielo
ha la voce accorata, sempre pronto.

Sogno è inganno o pura onestà?
Strepita assai; non t`abbandona, mai.



Menrve Redintegranda
Satiro de` Poeti Δ Bastardo dei Bardi
Mentore del Circolo della Poesia e dello Spettacolo

Cristallo √aŋ Bach
Quercia di BB, fu Sogno dei Bardi
Sposa di Eaco