In questo numero:

Editoriale

01. Racconto del Mese

02. Gesta di Lot

03. Nuovi Racconti

04. Gilde e Mestieri

05. Clan del Mese

06. La vita di ...

07. De Mundi

08. Il Grande blu

09. Delle Arti

10. Calendario di Lot

11. Miti e Leggende

12. Colori e Sapori

13. Armaguardia

14. Sussurri Mistici

15. La Clessidra Magica

16. Storie dell'Altro Mondo

17. Libera la mente

18. Vox Populi

19. Luoghi di Lot

20. Il Ducato visto dagli abitanti

21. Scorcio su..

22. Uno sguardo sul passato

23. Racconti da Mot e dintorni

 

 

 

 
Anno XIX - Mese 2° - Giorno 6°
 

 

Isola di Cuivienen






Note Geografiche

Caratteristiche principali: 1,2 S° - 1,2 E°

L`Isola di Cuivienen è posta a circa venticinque miglia lottiane a Sud-Est rispetto al Porto del Sole, ha una forma tondeggiante e misura circa cinque miglia lottiane per lato. L`unico Approdo [1] dell`isola si trova nella zona Ovest, dove un nuovissimo molo completamente in pietra, realizzato dalle Genti di Kemenaurë, permette alle navi di attraccare senza l`ausilio delle scialuppe. Una volta sbarcati alcuni edifici recentemente risistemati compongono un antico Villaggio [2], unica zona abitata sull`isola.

Ritenuto uno dei porti più belli, Cuivienen invero viene chiamata la Bella. L`isola dà il benvenuto ai visitatori o graditi ospiti con le sue splendide spiagge bianche, circondata da magnifiche Falesie [7] che troneggiano imponenti a Nord e Sud dell`Appodo [1] proteggendolo dalla furia del mare. La bellezza del porto e del molo non si limita solo a questo, infatti i coloni hanno costruito un Faro su di una pedana in pietra, protetto da due Trabucchi, piazzati accanto al faro con raffinata strategia bellica per garantire ai Coloni sicurezza da eventuali attacchi. Maestoso edificio di giorno funge da vedetta, di notte si trasforma in uno spicchio di cielo stellato che grazie alla sua luce guida nelle notti buie e tempestose i marinai che si trovano a solcare le acque intorno all`isola. A circa venti braccia dal molo due balliste difendono le navi approdate sull`isola dagli attacchi.

Dal villaggio, è possibile arrivare nella zona del Lago Emeth, attraverso un guado in un punto del Fiume Lòa [9] in cui l`acqua è più bassa, oltre il quale un Sentiero [3] in una fenditura fra i monti, permette un agevole collegamento fra la zona Ovest e la zona Est dell`Isola. Nella zona Sud-Est di Cuivienen, una Spiaggia Ghiaiosa [5] è l`unica variante di una costa altrimenti molto uniforme, in cui numerose Falesie [7].

Alberi ad alto fusto, abituati a vivere nel clima secco dell`isola, compongono la vegetazione di Cuivienen, mentre per quel che riguarda la fauna, le specie animali presenti sono di piccola taglia e ben rari sono i carnivori, data la dimensione dell`isola, assai contenuta. Il clima dell`isola è appunto secco, con inverni freddi ma non eccessivamente piovosi ed estate fresche e ventilate. Al centro dell`isola alcune Montagne [6], di altezza non superiore alle seicento braccia, sono circondate da una fitta Boscaglia [8] che ogni tanto si apre lasciando spazio a delle Radure [4], come succede nella zona centrale dell`Isola, in cui un ampia Radura [4] si trova ad est del Lago Emeth [10], le cui acque provengono dal Fiume Lòa [9] che sgorga sulle alture Nord, prima di gettarsi nelle acque a Sud dell`Isola.

Risorse naturali: Pesce, pietre preziose, conigli.

Capocolono: Signor Acquarius.


La Storia dell`Isola

http://hicetnunc77.altervista.org/Hicetnunc/Certificati/Cuivienen/Tomo2.htm



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Il pianto del Mare.


Anno xviii – Mese xii – Giorno x


Quasi tutti i bambini che ho conosciuto amano le storie di mare e paiono riconoscerne i codici con trasparente lucidità, quasi fossero degli archetipi consolidati che non hanno nemmeno bisogno di spiegazioni.

Se si pensa al mare come luogo ancestrale, idea stessa della mutevolezza e della possibilità di viaggio e fuga, potrebbe darsi che gli immaginari ad esso legati siano sedimentati in profondità dentro ognuno di noi.

Ma il ricordo del mare si perde nel mito.

Nelle storie di pirati e marinai, vigono tra gli uomini crude regole autoritarie e punitive, tanto odiose ai fanciulli nella vita, quanto affascinanti da destare nella fantasia, dove capitani enigmatici ed imperiosi e, marinai semplici castigati per un niente, si ergono ad iperbole.

Ma questo antefatto così curioso, che si sposa alla languida tristezza dell’oggi, sull’onda, quale allegoria cela e quale malsana metafora vi è sedimentata ?

E’ stucchevole per un figlio del mare, qual sono, sorseggiare del buon vino, osservando la manchevolezza farsi strada sul languore eterno che il mare offre, denudato dei suoi mezzi.

Dove albergano questi sedicenti Pirati che, più che Pirati, sembrano siano stati sputati dalle latrine di una nave pungolata da muschi e ruggine, negli abissi ?
Dove sono le gloriose flotte che un tempo si ergevano – con una magnifica egemonia marittima – sui tratti conquistati dopo bieche turbolenze fomentate da flotte vichinghe, desiderose di rosicchiare ciò che non gli appartiene ?

Io non sono e sarò mai un pirata, ne consegnerò la mia anima al soldo di chi non ha compreso quanto pesi elargire al mare ciò il mare chiede, conoscendo ogni segreto che solo lui stesso decide di diffondere a chi è davvero degno di affrontare il suo spirito, mutevole e ribelle, a volte placido e candido.

E’ giunto il tempo di rinvigorire i vecchi fasti che hanno reso queste lande le più temibili ed operose, sotto l’ordalìa marittima, lasciando all’oblio chi si è macchiato indegnamente di ignominia e vergogna.
E’ giunto il tempo, infine, di sfregare e lustrare le chiglie per confezionarle su quel tappeto liquido che si crogiola infinitamente in un pianto, laddove si ormeggia lo spirito di tutti noi, per dare nuova linfa ai territori conquistati un tempo, con encomiabile dedizione e spirito di abnegazione.

Ma, la vera essenza del mare, il suo spirito indocile, solo una manciata di uomini sarà in grado di comprenderlo.



- Oceano;
di lui, figlio.