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Isola di Cuivienen
Note Geografiche
Caratteristiche principali: 1,2 S° - 1,2 E°
L`Isola
di Cuivienen è posta a circa venticinque miglia lottiane a Sud-Est
rispetto al Porto del Sole, ha una forma tondeggiante e misura circa
cinque miglia lottiane per lato. L`unico Approdo [1] dell`isola si trova
nella zona Ovest, dove un nuovissimo molo completamente in pietra,
realizzato dalle Genti di Kemenaurë, permette alle navi di attraccare
senza l`ausilio delle scialuppe. Una volta sbarcati alcuni edifici
recentemente risistemati compongono un antico Villaggio [2], unica zona
abitata sull`isola.
Ritenuto uno dei porti più belli, Cuivienen
invero viene chiamata la Bella. L`isola dà il benvenuto ai visitatori o
graditi ospiti con le sue splendide spiagge bianche, circondata da
magnifiche Falesie [7] che troneggiano imponenti a Nord e Sud
dell`Appodo [1] proteggendolo dalla furia del mare. La bellezza del
porto e del molo non si limita solo a questo, infatti i coloni hanno
costruito un Faro su di una pedana in pietra, protetto da due Trabucchi,
piazzati accanto al faro con raffinata strategia bellica per garantire
ai Coloni sicurezza da eventuali attacchi. Maestoso edificio di giorno
funge da vedetta, di notte si trasforma in uno spicchio di cielo
stellato che grazie alla sua luce guida nelle notti buie e tempestose i
marinai che si trovano a solcare le acque intorno all`isola. A circa
venti braccia dal molo due balliste difendono le navi approdate
sull`isola dagli attacchi.
Dal villaggio, è possibile arrivare
nella zona del Lago Emeth, attraverso un guado in un punto del Fiume Lòa
[9] in cui l`acqua è più bassa, oltre il quale un Sentiero [3] in una
fenditura fra i monti, permette un agevole collegamento fra la zona
Ovest e la zona Est dell`Isola. Nella zona Sud-Est di Cuivienen, una
Spiaggia Ghiaiosa [5] è l`unica variante di una costa altrimenti molto
uniforme, in cui numerose Falesie [7].
Alberi ad alto fusto,
abituati a vivere nel clima secco dell`isola, compongono la vegetazione
di Cuivienen, mentre per quel che riguarda la fauna, le specie animali
presenti sono di piccola taglia e ben rari sono i carnivori, data la
dimensione dell`isola, assai contenuta. Il clima dell`isola è appunto
secco, con inverni freddi ma non eccessivamente piovosi ed estate
fresche e ventilate. Al centro dell`isola alcune Montagne [6], di
altezza non superiore alle seicento braccia, sono circondate da una
fitta Boscaglia [8] che ogni tanto si apre lasciando spazio a delle
Radure [4], come succede nella zona centrale dell`Isola, in cui un ampia
Radura [4] si trova ad est del Lago Emeth [10], le cui acque provengono
dal Fiume Lòa [9] che sgorga sulle alture Nord, prima di gettarsi nelle
acque a Sud dell`Isola.
Risorse naturali: Pesce, pietre preziose, conigli.
Capocolono: Signor Acquarius.
La Storia dell`Isola
http://hicetnunc77.altervista.org/Hicetnunc/Certificati/Cuivienen/Tomo2.htm
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Il pianto del Mare.
Anno xviii – Mese xii – Giorno x
Quasi tutti i bambini che ho conosciuto amano le storie di mare e paiono riconoscerne i codici con trasparente lucidità, quasi fossero degli archetipi consolidati che non hanno nemmeno bisogno di spiegazioni.
Se si pensa al mare come luogo ancestrale, idea stessa della mutevolezza e della possibilità di viaggio e fuga, potrebbe darsi che gli immaginari ad esso legati siano sedimentati in profondità dentro ognuno di noi.
Ma il ricordo del mare si perde nel mito.
Nelle storie di pirati e marinai, vigono tra gli uomini crude regole autoritarie e punitive, tanto odiose ai fanciulli nella vita, quanto affascinanti da destare nella fantasia, dove capitani enigmatici ed imperiosi e, marinai semplici castigati per un niente, si ergono ad iperbole.
Ma questo antefatto così curioso, che si sposa alla languida tristezza dell’oggi, sull’onda, quale allegoria cela e quale malsana metafora vi è sedimentata ?
E’ stucchevole per un figlio del mare, qual sono, sorseggiare del buon vino, osservando la manchevolezza farsi strada sul languore eterno che il mare offre, denudato dei suoi mezzi.
Dove albergano questi sedicenti Pirati che, più che Pirati, sembrano siano stati sputati dalle latrine di una nave pungolata da muschi e ruggine, negli abissi ?
Dove sono le gloriose flotte che un tempo si ergevano – con una magnifica egemonia marittima – sui tratti conquistati dopo bieche turbolenze fomentate da flotte vichinghe, desiderose di rosicchiare ciò che non gli appartiene ?
Io non sono e sarò mai un pirata, ne consegnerò la mia anima al soldo di chi non ha compreso quanto pesi elargire al mare ciò il mare chiede, conoscendo ogni segreto che solo lui stesso decide di diffondere a chi è davvero degno di affrontare il suo spirito, mutevole e ribelle, a volte placido e candido.
E’ giunto il tempo di rinvigorire i vecchi fasti che hanno reso queste lande le più temibili ed operose, sotto l’ordalìa marittima, lasciando all’oblio chi si è macchiato indegnamente di ignominia e vergogna.
E’ giunto il tempo, infine, di sfregare e lustrare le chiglie per confezionarle su quel tappeto liquido che si crogiola infinitamente in un pianto, laddove si ormeggia lo spirito di tutti noi, per dare nuova linfa ai territori conquistati un tempo, con encomiabile dedizione e spirito di abnegazione.
Ma, la vera essenza del mare, il suo spirito indocile, solo una manciata di uomini sarà in grado di comprenderlo.
- Oceano;
di lui, figlio.