Sfera di Kmuth
"Themis (8) percosse Veddharta
e Carestia la infilzò con la sua spada, Veddharta
cadde sulle ginocchia e (9) Morte le fece bere il suo
sangue, ma (10) lei non morì poiché era
figlia di Themis e venne scacciata sulla terra; aveva
assaggiato la Morte ma (11) era sopravvissuta; la Dea
la punì maledicendola (12) con l`eterna sete
e l`eterno pellegrinare."
[La Genesi di Lot, capitolo IX]
Sin dall’alba
dei tempi, la stirpe dei Vampiri non poté nascondersi
dalla maledizione che ne segnò l’origine,
una razza destinata ad esistere senza che la vita, o
la morte, dimorasse in lei, in eterna fuga dalla luce
e dal fuoco sì che solamente l’ombra le
avrebbe accarezzato le carni.
Il Fato non fu clemente con i reietti di Themis, con
i figli d’un peccato imperdonabile e della ribellione
d’una figlia contro sua madre, e seppur la loro
esistenza fosse legata solamente al sangue, in grado
di preservarne il corpo, la loro mente non seppe distogliersi
da una parvenza d’umanità che ancora albergava
nei meandri della loro anima. I pensieri ed i sentimenti
dell’umana stirpe lasciarono spesso la loro impronta
sulla via che alcuni Vampiri avrebbero calcato, nel
bene come nel male, sino al giorno in cui l’invisibili
mani della cupidigia ne obnubilarono la ragione, spingendoli
oltre la soglia d’un flagello che fu prossimo
a determinare la fine di questa razza.
Molte albe si sarebbero levate sinché Telthartown
dalle Dodici Torri fosse edificata, e già una
Città, di nome Kmuth, dimora d’Umani, sorgeva
a vessillo della razza imperante sulle Terre dell’Ovest,
sorretta dalla corona di Re Walker. Il principio della
fine giunse per mano d’una donna, splendida e
d’umil origine, di cui il Sovrano s’invaghì,
senza saper che un giorno il tradimento si sarebbe insinuato
fra loro, incidendo il suo cuore d’una rabbia
infinita, spingendolo a cercare nella vendetta il solo
ristoro al dolore che l’opprimeva. Morte fu sentenziata
per lei, l’artefice dell’affronto, una fine
segnata da una lenta e terribile tortura, il morso d’un
Vampiro che le tolse la vita senza tuttavia soffocare
la fiamma che avvampava nell’animo di Re Walker.
Come ultimo, oscuro monito a quanti la via avessero
incrociato con tali vicende, una maledizione fu scagliata
sulla tomba della defunta sposa del Sovrano, un anatema,
frutto semplice e tremendo dell’infedeltà
della fanciulla, che avrebbe mutato in Verme la natura
di quanti avessero osato accostarsi al suo ultimo giaciglio.
Le ultime, tristi vicissitudini di Kmuth e del suo Re
andarono dimenticate con i tempi che seguirono, perdute
fra le polveri della Città che scomparve senza
alcuna apparente traccia, ascose sino al giorno infausto
in cui un Vampiro rinvenne una pergamena in cui v’era
il cenno ad un mirabile tesoro conservato in seno alle
ceneri di Kmuth. Il miraggio d’una enorme e sconosciuta
ricchezza lo spinse con un manipolo di Vampiri suoi
compagni per il periglioso cammino che portava al punto
in cui era celato il regale sepolcro della Regina Kylen.
Le menti offuscate dalla brama di quanto ivi era conservato
non si curarono delle tragiche incisioni sulle porte
della tomba, e la mano degli sventurati profanò
quanto il passato nascondeva, risvegliando dal sonno
la terrificante maledizione. La figura, pallida e priva
d’ogni parvenza d’umanità, di colei
che osò inveire contro Themis sua madre apparve
per un istante ai Vampiri, che udirono antiche parole
gravide di morte, prima che la paura li spingesse a
fuggire per far ritorno a Lot, recando con sé
l’ombra del Flagello di Kmuth.
Il sole non tramontò più di poche volte
prima che gli artigli invisibili del Morbo di Kmuth
cominciarono ad insinuarsi fra gli inermi Vampiri del
Granducato, sotto le sembianze d’un temibile verme,
immune da ogni cura conosciuta e letale allorché
s’originava fra le carni degli infetti, martoriandole
con indicibili sofferenze sino a mutarle nella natura
d’un Umano, preludio d’una morte certa.
Un’ardua e necessaria decisione si andava annunciando
fra le vie come negl’alti palazzi della Corte,
sì che un rimedio si potesse trovare alla piaga
cui niuno pareva scorgere un limitare.
Una missione, coraggiosa e disperata come nessun’altra,
diretta là ove il male ebbe la sua genesi, fu
approntata e sapientemente coordinata dal Vampiro Cratere,
possessore d’uno scettro dono del Conte Thorm,
e dall’Elfa Biba, i quali, alla testa di pochissimi,
fidati compagni di viaggio, partirono per le rovine
della Città di Kmuth. Lo spettro di Veddharta
apparve presto lungo il cammino del gruppo di audaci,
tentando in ogni modo di ostacolarne il percorso, ma
alfine la tomba della Regina Kylen apparve di fronte
alla compagnia, decimata e stremata dall’innumerevoli
fatiche. Il gaudio e la speranza che parvero generarsi
nuovamente nei loro animi presto si raffreddarono, quando
null’altro apparve ai loro occhi se non una gran
quantità di sabbia e degli strani cristalli,
lisci e con delle piccole macchie vermiglie all’interno.
Il ritorno a Lot fu tristemente salutato dai Vampiri,
che non videro l’oramai insperato rimedio al verme,
che era prossimo a vincere la strenua resistenza di
quanti restavano ancora in vita. Vani furono i numerosi
e disperati tentativi di debellare il male che covava
nelle viscere di coloro che, giorno dopo giorno, contraevano
la piaga di Kmuth, finché un nuovo barlume di
speranza andò a riaccendersi negli animi affranti
dei Vampiri, quando giunse la notizia, per voce di Lady
Morgan, Priore Sacri Codicis del Sacro Ordine del Leone,
d’un tomo che racchiudeva in sé l’essenza
d’un estremo rimedio alla maledizione del Verme.
Una nuova missione fu rapidamente approntata, visto
l’inesorabile avvicinarsi della fine per la razza
dei Vampiri, che riuscì a riportare a Lot l’antico
scritto, fra le cui pagine, ingiallite dal tempo, si
leggeva d’un arcano rituale che aveva in sé
il potere di sconfiggere e sottomettere la Rossa Signora.
Notti insonni trascorsero alla ricerca di tracce per
decifrare il mistero celato in quel Tomo,ultimo depositario
dell’antidoto agognato, finché le Gilde
riuscirono nell’intento di sceverare fra le nebbie
che avvolgevano le antiche rune il significato recondito
della formula e consegnarono le loro conclusioni agli
Alchimisti, che sino ad allora s’erano prodigati
per offrire il loro aiuto.
Finalmente, dopo giorni di fervente attesa, il composto
generato dai cristalli rinvenuti nella tomba della Regina
Kylen fu portato a compimento dall’opera degli
Alchimisti, che tentarono l’ultima prova su due
Vampiri colpiti dal Verme. Nella notte che seguì
il plenilunio, sotto la protezione delle Gilde Combattenti
e lo sguardo trepidante d’attesa di tutti i Vampiri
del Granducato, le due fanciulle bevvero la pozione
e, nel volgere d’un battito d’ali di rondine,
il male abbandonò i due corpi, restituendo loro
la salvezza che sembrava perduta.
Le cosiddette Sfere di Kmuth ebbero la forza di cancellare
per sempre l’ombra dell’antica maledizione
che aveva colpito i Vampiri di Lot, e tuttora alcune
di esse sopravvivono, in qualche anfratto della borsa
di chi volle conservare una testimonianza di quei giorni
oscuri. Il Granducato non avrebbe facilmente dimenticato
il dolore di quanti avevano perso i loro cari e di tutti
coloro che avevano visto con i loro occhi un flagello
terribile come pochi altri, ma il desiderio di vincere
una calamità di tal genere riuscì a prevalere
sui rancori e sulle divisioni che dimoravano fra i Cittadini
di Lot, ed infine la vita prevalse, recando con sé
un nuovo alito di speranza per i tempi a venire.
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Zephyr
~ Adepto dell'Arcana Saggezza |
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