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LA STORIA DI LOT |
Le gesta di Lot: Di una infausta consegna.
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Le Gilde di
Lot: Concilio delle Razze.
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Miti e
Leggende: La leggenda dell'arrivo della Cavalleria
Errante.
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Le gesta
di Lot:Di una infausta consegna.
Parte
I
Correva l’anno nono dalla fondazione del Granducato e il
giorno quindicesimo del decimo mese, come ogni giorno mi
recavo alla pubblica teca per apprendere degli ultimi
avvenimenti degni di nota ivi presenti.
Il mio occhio scorreva rapido leggendo le varie pergamene, e
si fermò in particolare su una che attirò la mia curiosità.
Ricordo ancora con estrema precisione i particolari di
quella pergamena che così iniziava:
Scrivo queste parole dettatemi in parte da Ella stessa. La
Nostra Dea mi è apparsa, quest`oggi, invitandomi a chiedervi
nuovamente, alleati, un gesto di unione e di fratellanza per
non lasciar che la nera alleanza vaghi indisturbata e si
approfitti della nostra debolezza.
Mi colpì a tal punto quello che lessi che immediatamente
udii la voce di Historia che mi chiamava in quella
direzione. Il Cavaliere Araldo della Signora di Lot, Fantorn
che si appellava ai valori di unione e fratellanza da sempre
vigenti nell’alleanza bianca per poter risultare forti.
Cosa poteva essere successo?
La pergamena in questione spiegava un po’ superficialmente
la vicenda e soprattutto si soffermava su accuse e sentenze
a danno di una Inquisitrice dei Cavalieri di Themis, mossa
da alleati d’alto lignaggio, quali il Sommo Chierico
Puckpuff e il Gran Maestro dei Leoni Pan.
Senza pensarci ulteriormente mi appuntai su un’altra
pergamena le linee salienti della vicenda e mi diressi
nuovamente verso la Fabbrica della Storia.
Nella solitudine del mio studio decisi che dovevo vederci
chiaro: una spaccatura all’interno della bianca alleanza non
era cosa da poco e se così davvero fosse stato, dopo la
dichiarazione di guerra santa dei fedeli di Simeht si
rischiava davvero che il tutto si trasformasse in una guerra
civile senza precedenti.
Così scrissi al Cavaliere Araldo Fantorn chiedendogli un
incontro, al quale fosse presente anche l’Inquisitrice in
questione. Ricordo con piacere la solerzia con la quale mi
fu risposto e fui ricevuta nella navata. Lì almeno la prima
parte della storia cominciò ad assumere senso compiuto
attraverso i particolari che entrambi mi narrarono.
Il tutto cominciò da una consegna: i Leoni avevano catturato
il dominatore dell’Ordine dei Cavalieri Consacrati a Simeht
Elielan e nel dodicesimo giorno del decimo mese di questo
stesso anno ella sarebbe stata consegnata al tribunale
divino con l’accusa di eresia.
L’Inquisitore divino Francisca avrebbe dovuto ricevere la
prigioniera dalle mani del Priore Regulus Boldar ma ciò non
accadde.
Non fu l’Inquisitore a presentarsi all’appuntamento ma una
folta schiera di membri appartenenti alla nera alleanza
quali necromanti, Cavalieri Consacrati a Simeht, Cavalieri
neri.
Fu una battaglia rovinosa per la bianca alleanza che perse
il prigioniero, tratto in salvo dai neri alleati.
[Dai resoconti della nera alleanza]
Ci volle parecchio tempo per permettere a tutti gli Alleati
di radunarsi, e di preparare una calorosa accoglienza per i
nemici. Secondo una strategia parecchio efficace, strategia,
attenzione, poiché le imboscate son questo, e non
manifestazione di viltà come dicono alcuni, animati anche da
quest’invidia, le truppe si disposero ai lati del sentiero,
col favore della vegetazione, per poter calare come falchi
sulle vittime ignare del proprio destino.
Quando il carro fu più vicino venne dato l’ordine, ed il
Nero Stormo si abbattè sugli sprovveduti. Si videro
Cavalieri Neri e Consacrati contro imitazioni mal riuscite
di scudieri, e possenti manifestazioni del potere di Morte,
attraverso la Prima Necromante Kirara, la Necromante Ritus
Auxili Iphigenie, e la Necromante di Carne Tristitia, nonché
il Ministro StrangeDay, che con grande maestria scagliarono
i loro incanti e malefici contro le prede inermi, che,
atterrite, cercarono la ritirata tra le mura del lazzaretto,
ottima mossa, se non fosse che quelle mura son colme di
feriti, fedeli anch’essi di qualcosa che evidentemente, quel
giorno, non era con loro.
Ma i nostri nemici non erano i feriti, che, quel giorno,
furono risparmiati. I nostri nemici erano le bianche
schiere, che, tradite da coloro con i quali avevano stretto
un’alleanza, da coloro con i quali si riuniscono per
cerimonie che sono loro stesse un insulto alla verità, nel
tentativo di mostrare una fede che sta crollando come un
castello di carte. Ed i nostri nemici furono sbaragliati,
infatti ne riuscimmo a vedere soltanto le spalle, mentre
fuggivano. E fuggire è l’unica cosa che fecero quel giorno,
poiché una volta che si furono ritirati all’interno delle
deboli mura del lazzaretto, subito penetrate dalle forze a
noi alleate, i “Signori della Guerra” della bianca alleanza,
non fecero altro che fuggire nuovamente a cavallo d’un
fascio di luce.
Il racconto del Cavaliere Araldo mise in luce alcuni
particolari che qui non sono presenti e che un po’ mi
chiarirono la situazione.
Perché l’inquisitore non si presentò?
la risposta del Cavaliere fu decisa e vidi sincerità in
quello sguardo: ella non arrivò mai al luogo dell’incontro
poiché fu malmenata e ferita all’uscita della navata.
Come sapevano il luogo e l’ora esatta dello scambio?
Le mie domande fioccavano una dopo l’altra e le risposte
giungevano chiare e mi facevano aggiungere tasselli in più
alla vicenda.
I Cavalieri affermano che ella fu derubata della pergamena
che conteneva i particolari dell’accordo e una delle
soluzioni possibili si affacciava dunque alla mia mente.
Andai via dalla navata dei Cavalieri, con qualche
particolare in più sulla storia e con degli altri nomi che
come i tasselli di un mosaico andavano ad incastrarsi fra
loro nell’intreccio degli avvenimenti.
Non restava che parlare con coloro che avevano formulato le
accuse a carico dell’Inquisitore con particolare attenzione
alle motivazioni.
Ma era il periodo delle celebrazioni del Sol Nascente nel
deserto e sia i Leoni che i Chierici erano ivi stanziati.
Passò qualche giorno, ma poi riuscii a ottenere un incontro
nel mio studio col Gran Maestro dei Leoni Pan, che si
dimostrò anche egli disponibile al dialogo.
A lui le stesse domande che rivolsi ai cavalieri qualche
tempo prima e le sue risposte furono per me una sorpresa.
Mi disse che era sul punto di credere al Cavaliere Araldo
quando nel mezzo di una delle celebrazioni una visione del
Sommo Chierico dava una interpretazione totalmente diversa
dalle precedenti. Egli con dovizia di particolari mi
descrisse cosa il Sommo vide e riferì e allo stesso modo in
questa sede verranno riportate le esatte parole:
La notte prima dell`attacco al Lazzaretto, quella luce si
era tinta d`un rosso sangue. Non è la prima volta che accade
di veder quel colore, spaventa, ma è parte della vita. Nel
rossore cercavo di comprender gli eventi ma vedevo solamente
cavalli imbizzarriti che correvano in mille direzioni
diverse, scappando da non so cosa. Poi d`un tratto
l`inquisitrice, possente, decisa. Ella teneva nella mano una
pergamena ed un pugnale. fugace allungava questi oggetti e
si levava la cotta. Solo Lei ho visto, solo quegli occhi
decisi come qualcuno che giudica e sentenzia allo stesso
tempo. Nessuna parola, nessuna esitazione. L`abbandonar la
cotta dietro ad un cespuglio, saprei anche descriverlo quel
cespuglio...accanto un grande albero, secco, ormai arido
eppur attorno v`era ancor della vegetazione quindi non sono
le terre oscure....
Rimasi stupita da quella rivelazione e incredula ma a quest’oggi
non sono ancor riuscita a parlare col Sommo Chierico di
quanto.
Come tutti, anche io attendo l’evolversi della vicenda.
Sianna del Lago
Sommo Detentore dell’Arcana Saggezza
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Le Gilde di Lot: Concilio delle Razze
Il Giorno 1 Mese 7 Anno VIII
(23 Marzo 2006) il Concilio delle Razze apre ufficialmente
coordinato il titolo di Osservatore del Concilio da Messer
Stark.
Dopo un breve periodo il Giorno 5 Mese 7 Anno VIII (27 Marzo
2006) ) si danno inizio ai lavori che proseguiranno e
finiranno il Giorno 10 Mese 9 Anno VIII (18 del mese di
Maggio 2006), con una proroga di più di trenta giorni sui
tempi previsti. Figura di spicco all’interno dell’Ordine è
stata quella dell’archivista del Concilio Signora Lussuria,
la cui capacità organizzativa ha contribuito alla crescita
del Concilio permettendo il raggiungimento di concreti
risultati.
Il Concilio, formato dai rappresentanti delle razze dei Clan
e delle Gilde di Lot aveva i seguenti obiettivi:
- Rivisitazione e miglioramento dell’anatomia di razza
interna ed esterna, con una stesura più ampia e completa
rispetto a quella attuale;
- Skill di Razza, proponendo un confronto ed una miglior
proposta per le skill in base alle reali esigenze razziali,
ovviando ai problemi riscontrati con le prime proposte;
- Organizzazione Clan, una discussione di merito sul come
organizzare e rapportare i clan alla vita del Granducato ed
ai rapporti con le altre Gilde;
- Discussione eventuali futuri inserimenti di nuove razze o
sottorazze.
In un secondo momento sono state aggiunte le discussioni
sulle norme riguardanti la presentazione dei progetti
relativi al funzionamento dell’Accademia delle Razze, i cui
punti salienti riguardano la presentazione di un Clan, i
dati necessari per aderire allo stesso, la descrizione
dettagliata degli Statuti e degli scopi del Clan presentato,
i tempi di realizzazione fissando un limite massimo di tempo
ed un limite riguardante il numero degli aderenti,
l’elezione dei saggi delle razze e dei membri esterni che si
occuperanno dei gioco della razza e la proposta per il nome
del candidato come nuovo Rettore dell’Accademia delle Razze.
Non è possibile descrivere la struttura ufficiale dei
documenti presentati ai nobili, all’Accademia delle Razze ed
alla Compagnia dell’Anello del Fato, ma il lavoro svolto in
merito è stato notevole e non privo di dibattiti e
contestazioni che hanno creato talvolta disappunti e
malumori.
Nonostante le controversie i lavori sono stati conclusi e
consegnanti, con la soddisfazione dei membri del Concilio e
con il nome del nuovo Magnifico Rettore dell’Accademia delle
Razze rappresentato dalla persona di Vilidia DeVres.
Attualmente non tutte le stesure sono pubbliche e solo una
buona parte del lavoro svolto è efficiente, per tanto non mi
e’ possibile in questa sede dettagliare di più a riguardo.
Nell’insieme il lavoro e’ risultato essere un’esperienza
importante, sicuramente impegnativa e complessa, ma che ha
arricchito notevolmente quanti hanno partecipato e che
contribuirà ad una più chiara e precisa informazione sulle
razze del GranDucato.
I lavori si sono conclusi con una festa pubblica al vecchio
Castello, luogo in cui si sono svolte le discussioni del
Concilio, con la partecipazioni dei Nobili, del Governo e di
tutte le figure di spicco della cittadina.
Zefirya
Depositario dei Segreti della Storia
Statuto Concilio delle Razze
[Statuto Ufficiale approvato in data: 16/3/2006 ]
ARTICOLO 1 - Definizione -
Il Concilio delle Razze riunisce delegati inviati da tutte
le terre note di Lot, saggi, dotti ed esperti di razze allo
scopo di disquisire di questa materia.
ARTICOLO 2 - Scopo generale -
Il Concilio delle Razze nasce con lo scopo di analizzare e
studiare a fondo le anatomie e le caratteristiche di ogni
razza, per produrre quindi un manoscritto che contenga il
resoconto degli studi eseguiti e delle conclusioni a cui
giungerà il Concilio.
Questo Concilio una volta terminato lo scopo per il quale
nasce verrà chiuso.
ARTICOLO 3 - Cariche e responsabilità -
Osservatore del Concilio: Osserva i lavori del Concilio e
riferisce ai Nobili l`andamento degli stessi. Può tentare la
mediazione nel caso nascano delle dispute.
L`Osservatore al contrario dei delegati non è un esperto di
razze, ma viene scelto dai Nobili proprio in virtù della sua
neutralità sulle questioni trattate.
Non dispone di poteri decisionali e si limita a riferire i
le linee guida fornite dai Nobili per il buon esito dei
lavori. Si occupa di far rispettare i regolamenti del
Concilio.
Archivista del Concilio: Disbriga tutte le incombenze
documentali. Tiene traccia dei delegati, ne segna i nomi e
le provenienze, raccoglie e segnala all`Osservatore
eventuali segnalazioni organizzative che giungano dai
delegati su qualunque argomento.
Delegato del Concilio: E’ colui partecipa al Concilio in
veste di esperto. Può provenire da un Clan, da una gilda,
essere un dotto o un esperto comunemente riconosciuto come
tale.
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La leggenda dell'arrivo della
Cavalleria Errante
Fuori dalle mura di Lot,
verso Ovest, la via si inoltra per il Bosco Oscuro, così
chiamato per la fitta ombra che le querce secolari fanno.
Dalla notte dei tempi il Bosco Oscuro fu sempre popolato da
esseri pericolosi, seguaci ed alleati delle forze del male.
Tutto questo rendeva periglioso l`utilizzare quella via e
chi vi si avventurava lo faceva a rischio della propria vita
stessa.
Un giorno un gruppo di cavalieri dalla nobile stirpe,
erranti per volontà o per ingiustizia si trovò a passare per
il Bosco Oscuro per ottemperare ad una loro cerca. Si
trovarono di fronte gli esseri maledetti e decisero di
affrontarli e tentar così di rendere sicura la via.
La battaglia fu durissima e per giorni si sentì il clangore
delle armi e i lamenti dei feriti ...
Nessun cavaliere arretrò di un solo passo, a volte pagando
anche con la vita.
Gli esseri infernali combattevano con ogni mezzo e con una
ferocia inaudita, la loro crudeltà era pari solo alla loro
sete di sangue e violenza. Molti furono gli atti di eroismo
dei cavalieri, anche se loro non amano parlarne serbando nel
cuore il ricordo dei compagni caduti nell`impresa.
Alla fine la battaglia fu vinta e il Bosco Oscuro fu reso
per sempre sicuro ... l`ombra delle sue quercie ora ripara
il viandante dal sole estivo e le fronde alleviano il
fastidio della pioggia e della neve invernale.
I cavalieri vittoriosi decisero quindi di fermarsi nel
ridente ed accogliente Ducato di Lot e qui far rivivere i
valori della Cavalleria Errante, valori tramandati di
generazione in generazione e di cerca in cerca fin dai
remoti tempi di Artù. La speranza dei cavalieri rimasti era
quella di trovare a Lot altri che si uniscano e continuino
nell`impresa.
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Al di là del Bosco Oscuro, rispetto a Lot, essi costruirono
un castello che fosse sicura dimora e rifugio. Il castello
fu costruito pensando di potervi raccogliere il loro sapere
e i risultati delle loro cerche.
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Il luogo fu scelto perché posto sopra una grande caverna.
Questa caverna, essi pensarono, poteva essere adatta ad
essere rifugio e dimora del Drago.
Il Drago solitamente vive nelle caverne più profonde, dove
il respiro della terra è caldo e potente ed era e sempre
sarà il protettore dei cavalieri.
Il Drago fu evocato e gli fu offerta la nuova dimora che
egli apprezzò.
Ora la caverna è abitata ed in essa aleggia sempre il suo
alito che è il messaggero del suo spirito e attraverso la
terra può giungere in ogni dove.
Nella caverna i cavalieri custodiscono le formule degli
incantesimi che si sono salvate dall`oblio e che l`evocare
l`alito del Drago consente.
Alcuni hanno fatto voto di ricercare la sapienza antica e di
tramandarla per i secoli e i cavalieri futuri.
I cavalieri chiesero al Drago che desse loro un nome e il
Drago li accontentò dicendo loro che il nome sarebbe stato
da solo motivo di onore e ricordo.
Così da quel giorno i cavalieri si chiamarono Cavalieri
Erranti.
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Il Castello dei Cavalieri Erranti fu costruito per
troneggiare sopra al Bosco Oscuro in modo da essere punto di
riferimento per i viandanti.
Esso domina dal lato opposto una ridente campagna coltivata
dai contadini liberati dagli esseri infernali e resi sicuri.
Le sue mura sono possenti e l`aspetto austero, ma in esso
l`ospitalità è sacra e fra le sue stanze regnano la pace e
l`armonia.
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COMMENTO
Questa è la storia dell`arrivo a lot.
I cavalieri periti nella battaglia del bosco oscuro sono
entrati nella leggenda.
I cavalieri sopravvissuti sono coloro che portarono per
primi le insegne a lot.
Loro non sono mai stati scudieri, ma partirono dal livell
odi Cavalieri e Dame.
ITemplari è uno di questi.
I veri cavalieri sono le oltre 330 persone che aderirono al
progetto errante nei 9 mesi prima dell`approvazione da parte
dell`unicorno. I Cavalieri sopravvissuti sono solo coloro
che vennero gildati la prima volta, gli altri si intendono
periti nella grande battaglia del bosco oscuro e non se ne
fa menzione.
Da qui il motto: "trecento cuori, trecento spade".
Che fa il paio con "erranti una volta, erranti per sempre".
La battaglia della sconfitta del male fu l`inizio della
cavalleria.
Fu durissima... a simboleggiare quello che sarà la vita del
cavaliere
Nessuno arretrò, a simboleggiare che mai ci si arrende di
fronte alle avversità, a costo della morte.
Gli avversari combattevano con ogni mezzo a simboleggiare
che il male si trasforma e non è solo un’arma materiale.
Molti gli eroismi, ma nella natura del cavaliere non se ne
vanta, non ne parla perché guarda sempre avanti.
Si chiamano Erranti per simboleggiare che andranno ovunque
per rendere sicura e pacifica ogni terra oppressa dal male.
ITemplari
Pendrawen della Cavalleria Errante
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