LE GESTA DI LOT

Il Tomo della Discordia - La Freccia del Sud

Organizzammo dunque per qualche giorno dopo la spedizione diretta a Sud per il recupero della relativa freccia. Ero preoccupata perché il vento del Sud era governato da Alathariel e mi aspettavo da lei ogni sorta d’impedimento sul nostro cammino.

Infatti ella, appena partiti, creò una fitta coltre di nebbia che ci impediva di vedere qualsiasi cosa e ci costrinse a fermarci e ad accamparci alla prima radura che si prestava adatta al pernottamento.

Restammo lì fermi, incapaci di qualsiasi decisione o movimento per due giorni interi.

Stavo male, mi addormentai in un sonno profondo ed incredibilmente irreale.

Mi svegliai nel tardo pomeriggio cercando i miei compagni di viaggio tra la fitta nebbia che da due giorni ci ricopriva come un manto freddo, ostile e foriero di sventura e malvagità; ero in preda ad un visibile stato d’angoscia ed ormai rifugiarmi nei miei scritti non serviva più.

Inutile cercare di muoversi, vani i tentativi di allontanarsi dall’accampamento di fortuna, impossibile vedere ad un passo di distanza.

Le membra cominciavano a dolermi per la prolungata postura assunta e per lo stato catatonico in cui ormai da qualche ora mi trovavo. Pur cercando disperatamente di aggrapparmi ai pensieri che più mi facevano sentire vicina alla realtà della mia vita, in modo da effettuare una sorta di catarsi, l’angoscia perdurava ed a nulla servirono le frasi rassicuranti di mio fratello Xerider e del Paladino Petronius ... caddi in uno stato di semi inconscienza.

Mi destai non so dopo quanto tempo in sella al cavallo di Petronius, legata a lui.

Mi guardai intorno, la nebbia era sparita e sentivo il vociferare dei componenti della spedizione ... mi resi conto che eravamo già in viaggio da oltre mezzo giro di clessidra.

Sul nostro cammino incontrammo dapprima una civetta e poi sentimmo l’ululato di un lupo ... entrambi segnali non proprio propizi, come gli Oscuri Stregoni si preoccuparono di sottolineare.

Notai che i Cavalieri Neri indigo ed Hairis erano assenti, così come il Paladino kernott.

Proseguimmo il cammino lasciandoci il Fiume Azzurro alle spalle ed addentrandoci nella fitta vegetazione.

Un vento gelido soffiava da Sud penetrando tra le pieghe dei nostri mantelli, d’un tratto il silenzio più angosciante. Improvvisamente davanti a noi inattesi e silenziosi strascichi guizzanti di buio si dipartirono dalla vegetazione nell’istante in cui questa, tutt’attorno al gruppo, venne magicamente illuminata. Creature simili a Spettri s’avvinghiarono all’oscurità sul sentiero, puntando su diversi componenti del gruppo.

Appena di seguito dal folto della vegetazione a pochi passi da noi si aprì un altro varco, come piegato dalla volontà delle creature che si palesarono, oscure ed inquietanti nei loro mantelli logori. Le loro forme umanoidi rivelarono iridi rossastre e minacciose, mentre continuavano ad avanzare verso di noi.

Uno degli Spettri con affilati artigli, s’avventò urlando la sua rabbia sul Primo Cavaliere Haggar, mentre gli altri sembrarono ancora esitare nella decisione del bersaglio.

Un’altra delle orride creature si avventò sul Paladino Petronius, mentre una seconda si diresse veloce verso lo Stregone Nachzehrer.

Altre due si avvicinarono correndo al Leone Nerzull, altri ancora ai Leoni Xerider, Insey, Wargarw e al mio Confratello Donez. Tutti prima o poi vennero attaccati dagli esseri ed iniziò una battaglia che sembrava senza speranza, visto che molti dei nostri colpi andavano a vuoto perché i corpi delle creature sembravano inconsistenti.

La non consistenza del loro corpo fu palese quando il Paladino Darigaaz83 scoccò con il suo arco una freccia che attraversò il corpo fatto d’aria di un essere e andò a colpire la spalla della Neofita Lothien che svenne. Anche le invocazioni del Chierico Trauma e l’incanto dell’Iniziato Green non ebbero esito alcuno sulle creature, che continuarono imperterrite a scagliarsi contro di noi con gli artigli protesi. Io, protetta dal corpo del Paladino Petronius ed ancora sconvolta per ciò che stava accadendo intorno a me, sembravo essere l’unica risparmiata dall’offensiva delle ombre.

Mentre guardavo allo stremo dei nervi gli attacchi degli esseri, una voce crudele di ragazza s’insinuò nella mia mente dicendo: «Perché volete ciò che siete venuti a cercare? Pensate basterà per poterci relegare?».

Era chiaramente la voce di Alathariel e io le risposi a voce alta se voleva continuare a vagare in forma di Spirito in queste lande per sempre e di darmi ciò che volevo.

Una risata risuonò cristallina nell’aere circostante.

La voce era simile a quella che ci aveva accompagnato nella nebbia, ma sembrava più adulta.

«Motivate la vostra richiesta Detentore, forse sarete accontentata» mi disse Alatariel ed io le risposi che saremmo state alla pari con la quarta freccia nelle mie mani.

Nel mentre la battaglia con gli Spettri iniziò a scemare, le creature a dissolversi lentamente e fu così che compresi che erano illusioni, Alathariel aveva usato le nostre paure più recondite per crearle.

I Leoni cominciarono a salmodiare dicendo: «Ci hanno spinti con forza per farci cadere, ma Themis è stata nostro aiuto».

Fu emozionante.

I Chierici pregavano, il Primo Cavaliere Haggar portò le braccia alzate verso il cielo, quasi stesse cercando un congiungimento con la Dea.

Dissolvendosi le creature, sentimmo un rumore metallico, come di qualcosa che cadde a terra.

Mi catapultai giù dal cavallo in direzione del rumore cercando nella terra ma non riuscivo a scorgere nulla.

Poi il Primo Cavaliere Haggar vide un luccichio e trovò la freccia che ora conservava.

Grazie alla magia dell’Arcimago Rosso Asphynx tornammo a Lot attraverso un portale.

Tutte le punte di frecce erano state recuperate, purtroppo però, questa vicenda non era ancora giunta alla sua conclusione.

Dopo oltre cinque mesi dal suo inizio, cioè da quando Noah, il ragazzo che aveva liberato gli Spiriti dei Venti ci aveva consegnato il Tomo, ancora non si era giunti ad una conclusione.

Egli nel frattempo era morto ed il suo spirito vagava nell’Ade senza possibilità alcuna di recupero.

Decisi insieme ai Sommi Detentori Myriam e Shanty che il mio soggiorno al Palatium poteva terminare, il pericolo maggiore era cessato ed i miei Confratelli Difensori avrebbero vegliato su di me. Scrissi così nella Bacheca Pubblica i miei ringraziamenti ai Paladini per ciò che avevano fatto per me e loro risposero, con mio stupore, ringraziandomi invece della mia presenza.

Ero scettica quando fu deciso che, causa le tangibili minacce alla mia persona emerse nel corso della vicenda del Tomo della Discordia, il posto migliore per garantire la mia incolumità e la tranquillità dei miei studi fosse il Palatium. Il Palatium, la fortezza inespugnabile, le alte mura che spesso osservavo sostando al Belvedere per una boccata d’aria ed una passeggiata, ponendomi quesiti su come si svolgesse la vita al suo interno.

Quando il Sommo Althair mi comunicò la decisione pensai ai giorni a seguire, chiusa tra quelle mura e sentii un senso di soffocamento. Ora ripensandoci sorridevo: mai sensazione fu più errata.

Il tempo di ambientarmi ed i Paladini, della cui Gilda conoscevo molto poco, ma della quale con il trascorrere dei giorni imparai ad apprezzarne le peculiarità, mi trattarono come una consorella, proteggendomi a costo della loro vita, ma lasciandomi lo spazio e il tempo adeguati ai miei studi. Mai invadenti, sempre disponibili, attenti e tesi a comprendere i miei stati d’animo a volte anche non proprio facili da gestire e ad assecondarli.

Ho un ricordo molto caro di quei giorni, un ricordo indelebile, ma finalmente ero libera di muovermi come meglio desideravo per le strade del Granducato e di assistere ancora alle apparizioni di Alathariel che ormai avvenivano nei luoghi più disparati.

Verde - Consigliere dell'Arcana Saggezza