LE GESTA DI LOT

Il Tomo della Discordia - La Freccia dell’Ovest

Appena recuperata la Freccia dell’Est, che restò in possesso dei Maghi, subito organizzammo la spedizione diretta ad Ovest.

Partimmo a metà serata dalla Rocca dei Venti, quando un vento fortissimo si scatenò dandoci l’impressione che tutti gli elementi della natura si fossero scatenati contro di noi per impedirci di proseguire il nostro cammino verso Ovest, verso i monti di cui all’orizzonte vedevamo solo il profilo illuminato dalla luce dei lampi.

Ci trovavamo in una fitta boscaglia raggiunta appena dopo la partenza, sotto una pioggia incessante ed il vento che soffiava violento sferzando i nostri corpi, i fulmini, i tuoni ed il fuoco era davanti a noi a spaventarci con le sue fiamme pulsanti di vita.

Giunti ai piedi dei monti iniziammo a proseguire in fila indiana lungo uno stretto sentiero, le rocce che cadevano su di noi insieme alla pioggia e gli occhi sempre presenti delle ombre che ci osservavano.

La giovane Elfa Genny fu colpita alla tempia da una pietra e salvata dal Paladino Vect appena prima di raggiungere la caverna. Durante il cammino, l’Incubo indigo e l’Ombra Hairis continuavano a fare insinuazioni ed a tenere i loro occhi puntati su di me, vigili e pronti ad agire.

Un gruppo tanto disomogeneo quanto pronto a trovare un accordo comune nel momento cruciale. Ho visto Paladini e Cavalieri Neri marciare fianco a fianco sui loro cavalli, Stregoni e Chierici scambiarsi opinioni, il Primo Cavaliere della Dea filosofeggiare, i miei confratelli attenti ad osservare gli eventi.

Strano osservare il senso d’appartenenza che accomuna persone così diverse a volte.

Osservavo tutto ciò tra me e me quando, raggiunta una confortevole caverna, la spedizione si fermò. Buio, freddo, isolamento erano quanto mi era concesso di vedere.

Dormivano tutti salvo chi era di guardia e me. Aveva smesso di piovere ed io mi ero seduta appena fuori l’ingresso della caverna, con la schiena appoggiata all’umida e viscida parete.

Non riuscivo a prendere sonno, i pensieri si affollavano nella mia mente togliendomi la serenità. L’umidità era ormai penetrata nelle mie ossa e brividi di freddo scuotevano le mie membra. Chiudevo gli occhi e m’immaginavo appoggiata ai merli del Belvedere accarezzata dai raggi tiepidi del sole mattutino, quando il cielo è terso e di quel bel colore dell’indaco. Poi li riaprivo e vedevo solo le gocce di pioggia scivolare lungo le rocce. Ripercorsi con il pensiero le tappe fondamentali di quella vicenda, fino ad arrivare a quella sera.

Avevo sonno, volevo dormire, sentire le membra che si lasciavano andare all’oblio dell’incoscienza. Avrei voluto svegliarmi finalmente con qualcosa di nuovo da dire, ma fino a quel momento contava solo che nessuno degli Spiriti dei Venti si era palesato.

La mattina dopo ci svegliammo molto presto e con stupore realizzammo quanto accaduto.

Eravamo un numero rilevante alla partenza, quando ci rimettemmo in marcia, solo pochi.

Petronius e Vect per i Paladini, io e Sixie tra i Detentori, l’Ombra Hairis, il Discepolo dei Chierici Scratch, Rendel e Alaric per i Custos, Minerva per i Cavalieri della Dea … e gli altri?

Una voce dapprima inconfondibile, poi più chiara, disse: «Vuoto il giaciglio dei compagni fidati, grande l’orgoglio di chi li ha trovati».

Rispose alle nostre domande, ponendoci poi nuovi interrogativi: «Una sola notte e poi sarà la fine, una sola notte per trovare il confine. Il tempo è breve e scorre costante, muoversi in fretta quest’oggi è importante».

Spinti da quelle parole, ancora sgomenti per gli amici scomparsi senza spiegazione, ma decisi sul da farsi, veloci preparammo le cavalcature mentre la voce di bambina accompagnata dalle note di un flauto ci ammoniva: «Guardiani di pietra, calmo cristallo, tappeti di seta, crespo corallo. Luce fedele, d’ombra la pista, minuta stele, che giace non vista».

Camminavamo da pochi minuti quando un colpo di vento fece scomparire il Precettore Minerva che di sicuro aveva raggiunto gli altri, e nell’aria risuonava una voce maligna, quella di Alathariel.

Proseguimmo chiedendoci cosa potesse significare quella filastrocca, ripetendola mentalmente ed a voce alta, cercando ovunque sulla nostra via la soluzione a quell’enigma.

I cavalli, veloci galoppavano nel terreno ora solo umido, il vento impietoso sferzava i nostri corpi, ma i nostri animi saldi e decisi ci aiutarono a procedere verso Ovest. Lo strano gruppo, ormai messe da parte le rivalità e le battute della sera prima, era finalmente unito nel comune intento.

Stavamo quasi per perdere la speranza quando, apparve una macchia davanti a noi, due sagome, due statue di roccia, i guardiani di pietra, la filastrocca. Da lì un ponte e poi due strade che seguivano un fiume, calmo cristallo in direzione opposta. Il Paladino Vect andò in avanscoperta attraversando il ponte e, dopo essere stato colpito da una luce emessa dalle due statue, sparì.

Un altro duro colpo al nostro morale.

Nel frattempo la strada ci apparve sulla mappa incantata, la indicavo ai miei compagni di viaggio: Nord, in senso opposto allo scorrere del fiume. E così facemmo fino a raggiungere un’altra biforcazione, da un lato un fitto manto di muschio, il tappeto di seta.

La meta era vicina, lo sentivo, questa volta ero decisa a non farmi sfuggire la freccia, come la volta precedente, quando dovemmo consegnarla ai Maghi.

Troppo importante era quell’oggetto per il bene di Lot.

Petronius scese da cavallo lasciandomi le redini in mano, si accostò ad alcune rocce che avevano colorazione vermiglia, il crespo corallo.

Poi la luna ci mostrò una roccia particolare, la filastrocca chiaramente diceva “luce fedele, d’ombra la pista, minuta stele, che giace non vista”. Ripetevo a Petronius queste parole a voce alta come ad incitarlo e lui subito si diresse lì, cercando affannosamente senza risultato.

Dietro a lui, la Drow Hairis, pareva aver colto un segno: i suoi occhi abituati alle tenebre avevano visto prima di Petronius l’oggetto tanto cercato. Ancora una volta la freccia mi era scivolata dalle mani … doveva essere mia, ma qualcosa non ha voluto.

Forse il Fato aveva deciso che le risorse fossero equamente distribuite.

Verde - Consigliere dell'Arcana Saggezza