Il Tomo della Discordia
- La Bambina e la sua Chiave
Un pomeriggio, mentre passavo
qualche minuto di svago alle Fogne intrattenendo una piacevole
ed interessante conversazione con Lord Jariel, che avevo
scoperto essere un attento conoscitore della Storia di Lot
e con gli Iniziati delle Vesti Nere Durbatuluk ed Anemon,
un fetore pungente - ancor più di quello già
di per sé presente in tale ameno luogo - si fece
strada insieme al palesarsi di una Folletta, che appresi
dopo chiamarsi MailaSey, e di una bambina, che disse di
chiamarsi Helyanwe.
La bambina attirò
l’attenzione di tutti i presenti, comparendo così
quasi come portata dal vento e quando mi si avvicinò,
osservandomi attentamente in volto, anche la mia.
La osservai anche io intensamente,
più che altro domandandomi cosa facesse una bambina,
che stimai avere un’età all’incirca di
sette od otto anni, alle Fogne nel bel mezzo del pomeriggio.
Lei allungò un braccio
verso di me ma io mi ritrassi, notando subito la sua espressione
sconfortata. Le spiegai che non amavo essere toccata dagli
sconosciuti e che non doveva considerare il mio gesto come
una dimostrazione d’astio nei suoi confronti.
Il suo comportamento si dimostrò
però esattamente quello di chi viene rifiutato e
si mise a giocare con indifferenza insieme alla Folletta.
Maledii il mio gesto così
stupido all’apparenza e mi avvicinai al Difensore
AlmostAnAngel, giunto nel frattempo insieme al Confratello
Picado ed ai Difensori Barsine e Dun, e dietro suo suggerimento
mi misi al suo fianco sinistro, in modo che lui potesse
essere il più vicino alla bambina.
Helyanwe continuò
a giocare con la Folletta MailaSey e disse di cercare qualcosa
che le apparteneva e che aveva smarrito, qualcosa ritrovata
dai Paladini e che ora essi conservavano.
Fece il nome del Paladino
Nymous, nello specifico.
Pensai al Tomo della Discordia
ma la piccola non si riferiva a quello, le chiesi dunque
di descrivere l’oggetto smarrito e lei lo descrisse
come una chiave della lunghezza di un suo dito, molto vecchia,
con un anello ad una delle estremità e delle losanghe.
Tale chiave, disse, avrebbe dovuto aprire il cofanetto delle
sue gioie, la cui serratura era anche blindata da una magia.
Con insistenza chiedeva aiuto alla Folletta per riavere
la chiave ed io mi offrii di parlare con i Paladini e le
dissi che se lo desiderava mi sarei fatta accompagnare dalla
sua amica MailaSey.
Così ci dirigemmo
al Belvedere e a noi si unì l’Iniziato delle
Vesti Nere Durbatuluk, che per tutta la durata della nostra
conversazione aveva dato segni di grande interesse per l’oggetto
di proprietà della bimba.
Helyanwe acconsentì
sembrando un poco più rasserenata, ma disse che non
si sarebbe palesata al Belvedere e, sinceramente, questa
frase mi fece pensare a lungo.
Giunti al Belvedere in cerca
del Paladino nominato dalla bambina, io l’Iniziato
e la Folletta MailaSey non trovammo risposte esaurienti.
Il Paladino in questione
si trovava al momento fuori le mura e non vi erano altri
a conoscenza del luogo ove potesse trovarsi la chiave.
Mentre cercavo una soluzione
giunse l’allora Sommo Detentore Althair a cui brevemente
spiegai gli accadimenti del pomeriggio ed, in seguito al
suo arrivo, anche numerosi altri miei Confratelli e Consorelle
e fu così che il Belvedere si animò.
Nonostante la gran confusione
cercai di non perdere di vista la Folletta che vidi svolazzare
via attirata da qualcosa; ma tra un folto numero di persone,
una Folletta alta come un soldo di cacio era davvero impossibile
da seguire con lo sguardo.
Tornò dopo qualche
minuto e quando le chiesi cosa avesse visto per volare via
in quel modo, mi rispose inventando quella che capii subito
essere una scusa.
Mentre tentavo di farmi dire
da MailaSey cosa avesse visto, comparve Helyanwe.
Ella mi venne incontro puntandomi
il dito addosso e dicendo che non avevo fatto nulla per
recuperare la chiave.
Cercai di spiegarle che non
era così, che stava sbagliando e che volevo aiutarla,
ma lei si mise a piangere dicendo che noi grandi siamo solo
capaci di parlare senza però concretizzare le parole
in fatti.
Prese a battere i piedi per
terra lasciandomi a dir poco perplessa e, mentre tentavo
di trovare la via migliore per calmarla, il Sommo Althair
mi si affiancò. Egli, rapidamente, si avvicinò,
prese la bambina e la mise nelle braccia del Cavaliere Babbucchi,
dicendogli di portarla alla Biblioteca.
Dopo qualche passaggio di
braccia in braccia la ritrovai tra le mie.
La presi con cura cercando
di calmarla e la portai in Biblioteca. Helyanwe rimase sotto
la mia custodia … il Fato volle così ... e
così fu.
Il giorno dopo, intorno alla
terza ora del pomeriggio, il Primo Cavaliere della Dea Themis
Haggar, il Maximum Primum Agmen dei Paladini dell’Antico
Codice MorganLeah ed io, intrattenemmo un colloquio con
la piccola Helyanwe. Volevamo comprendere se ella fosse
in grado di svelarci qualche novità a proposito del
Tomo della Discordia dal momento che ella stessa pareva
conoscere la vicenda.
Dal canto mio avevo iniziato
a tradurre il Tomo, quindi iniziavo a comprendere che esso
custodiva qualcosa di molto pericoloso ed allo stesso tempo
affascinante. Per questo cercai di provocare nella bambina
delle reazioni. Avevo il dubbio che ella fosse Alathariel,
lo Spirito del Vento del Sud, malvagio e capriccioso e che
Helyanwe fosse solo il suo secondo nome.
Prima che arrivassero il
Primo Cavaliere ed il Maximum Primum Agmen, disegnai su
pergamena e ritagliai quattro figure dalle sembianza umane
e le misi ognuna in un punto cardinale chiedendo a Helyanwe
di posizionarsi al centro.
Appena arrivarono i due ospiti
in Biblioteca, Helyanwe si mise a giocare con le figure
senza troppa attenzione, spostandole da un punto all’altro
ed affermando che il gioco era noioso.
Le dissi che probabilmente
lo era perché mancava qualcosa e lei rispose che
più che mancare c’era qualcosa di troppo: prese
la figura posta a Nord, la fece a brandelli sottilissimi
e la ripose nello stesso posto soffiandoci sopra e disperdendo
i pezzetti nei pressi.
Le chiesi come mai tale figura
la infastidiva così tanto e di darle un nome e lei
mi rispose che avrebbe infastidito chiunque e che si chiamava
Alcarin. Le feci un’altra domanda ma sì stizzì
e, notando che guardava insistentemente il Primo Cavaliere
Haggar, cedetti a lui la parola.
Il Primo Cavaliere chiese
a Helyanwe cosa ne avrebbe fatto del Tomo della Discordia
se fosse stata al suo posto e lei rispose, come già
nel corso di passate apparizioni aveva asserito: «Io
lo distruggerei, ne farei sparire ogni traccia».
Il Primo Cavaliere Haggar
le chiese di spiegargli perché, invece, Alcarin aveva
detto il contrario e se la conosceva e Helyanwe disse: «Io
ed Alcarin non ci incontriamo spesso. Sembra che io non
le sia simpatica. Lei ha sempre tanta fiducia nella bontà
e nella stupidità degli altri. Io non credo voi siate
stupidi, per questo vi consiglio la cosa giusta da fare».
Guardammo la bambina esterrefatti
dalla sua freddezza ed il Primo Cavaliere le disse ancora
che Alcarin sosteneva che lei, Helyanwe, voleva la distruzione
del Tomo, ma che Lot non si sarebbe salvata comunque e la
bimba rispose: «Feawen» così chiamò
Alcarin «Non ha mai compreso nulla. Non c’è
nulla da salvare. Non c’è alcun pericolo ...
se escludiamo il Tomo stesso. Il Tomo è l’unica
cosa pericolosa. Però il mio è solo un consiglio.
Del Tomo potete fare quello che volete, quello che voi adulti
ritenete sia la cosa più giusta. A me basta che mi
venga ridata la chiave del mio cofanetto».
Accompagnò la frase
indicando con il dito il Maximum Primum Agmen MorganLeah
e dicendo che i Paladini avevano la sua chiave magica e
che dovevano restituirgliela.
Cercammo allora di farle
dire cosa contenesse il cofanetto di così importante
per avere tutta quest’attenzione e si sa, i bambini
sono molto legati ai loro giocattoli, ma la cosa che ci
parve strana ancora una volta era che un semplice cofanetto
contenente, a dire della piccola i suoi tesori - piccoli
sassi colorati, conchiglie, un anello ed altre cose - fosse
chiuso da una chiave magica.
L’unica cosa che la
bimba disse era che il cofanetto conteneva piccoli oggetti
donati a lei da suo padre Jakob di ritorno dai suoi viaggi.
Nemmeno il Maximum Primum
Agmen riuscì con il suo temperamento autoritario
a farsi dire dalla bambina cosa celava il cofanetto e, nonostante
le insistenze della bambina e la sua proposta di aprire
noi il suo cofanetto, tutto rimase immoto.
Si era fatto tardi, il Primo
Cavaliere Haggar richiamato da altri impegni andò
via e mentre anche il Maximum Primum Agmen MorganLeah stava
per andarsene, la nostra attenzione fu attirata ancora dal
gioco delle figure: Helyanwe spostò i brandelli della
figura definitivamente ed al suo posto mise parallele, ma
sullo stesso asse, le due figure prima ad Est e ad Ovest,
formando così quasi un triangolo. Alla mia richiesta
di spiegazioni rispose: «Significa soltanto che ...
quando qualcuno non c’è più ... qualcun
altro deve prendere il suo posto».
Esterrefatti la guardammo.
Tutto ci risultava ancora oscuro, nonostante nella mia mente
si stava facendo strada la teoria che quella bambina, all’apparenza
tanto dolce e delicata, fosse lo Spirito malvagio che portava
scompiglio e distruzione.
Il Maximum MorganLeah andò
quindi via e rimanemmo sole io e la bambina.
Ella mi guardò, mi
fece una riverenza e mi disse: «Ora ci sono persone
che attendono che io mantenga la mia parola. La prima pioggia
è arrivata ... ed io sono già in ritardo».
Le chiesi chi fossero le
persone che l’aspettavano e lei, con un sorriso divertito,
mi rispose: «Ne sentirete parlare».
Detto ciò, in un istante
il suo corpo si dissolse, scomparendo come tante altre volte
aveva fatto, lasciandomi attonita ed impotente. Guardai
fuori dalla finestra ... pioveva.
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Verde - Consigliere
dell'Arcana Saggezza |