LE GESTA DI LOT

Spada Benedetta - Il Drago e il Miele

Dormirono tutto il giorno e si svegliarono che era già notte. Si ricordarono di essere nel castello del Re, che si trovava lungo il Sentiero della Forza; il cielo era sereno anche se non vi era la luna ad illuminarlo, ma presto il sole sarebbe nuovamente sorto.

Il Re venne loro incontro per salutarli: li aspettava una grande impresa. Li accompagnò fino all'uscita del castello e poi indicò loro la strada. Mostrò loro una collina non molto distante e disse che lì era pieno di miele, ma che a loro non era concesso prenderlo. Augurò loro buona fortuna e li guardò allontanarsi, sperando di vederli tornare presto indietro vincenti.

Il gruppo si avviò non molto sereno, a dire il vero; soprattutto l'Hobbit era alquanto preoccupato.

L'Arcangelo Halley dette disposizioni ai propri Angeli su come disporsi e su come attaccare il Drago una volta trovato.

Si raccomandò di mettersi tutti contro-sole una volta colpito, per evitare che il drago potesse soffiare loro le sue fiamme.

Andavano tutti di pari passo guardandosi intorno, le colline erano molto belle; mentre stava per albeggiare, il cielo si tingeva di vari colori e l'aria era ricca del profumo di fiori e di propoli.

Arrivati davanti alla collina non notarono nulla di strano, se non un incessante ronzio, quello delle api; ascoltando con maggior attenzione, però, sentirono anche un respiro regolare ma affannoso.

Ogni tanto anche qualche sbuffo si faceva sentire ... capirono che oltre alle api avevano trovato anche il Drago che faceva loro buona guardia.

Infatti avanzando ancora trovarono un drago addormentato, circondato da alberi carichi d’alveari, con una moltitudine d’api laboriose intorno a lui.

Improvvisamente l'Arcangelo Halley pronunciò queste parole:

«HSEPFIH IH QUVIPVIH ENODUH QISNIVVODOH FOH QUSVESIH EH VISNOPIH MEH PUTVSEH NOTTOUPIH PUOH DKIH FOH ESTHEMVH IFH EQUQKOTH TOENUH GSEVIMMOH VOH UPUSISINUH TIH DOH EOAVISEOH».

Che, tradotte dall'antico Leggendrico, suonavano così: «Grande e potente amico, permettici di portare a termine la nostra missione. Noi che di Arsgalt ed Apophis siamo fratelli, ti onoreremo se ci aiuterai».

Ma il Drago spostò appena la coda, continuando a sonnecchiare. Si svegliò poco dopo, infastidito dalla luce del sole che sorgeva, ed alzò la testa verso i presenti.

L'Arcangelo pronunciò ancora queste parole: «TWIHMOEH UKH QUVIPVIH TOHPUSIH IH METDOEH DKIH RAITVOH ANOMOH ITTISOH DUNQOEPUH DUMH VAUH QISNITTUH MEH MUSUH UQISEH».

Che tradotte volevano dire: «Sveglia, o potente Signore, e lascia che questi umili esseri compiano col tuo permesso la loro opera».

Ma il Drago cominciò a guardare i presenti in modo truce e sbuffando, quando, improvvisamente, come attirato da qualcosa, il suo sguardo si posò sulla Fata … la fissava senza sbuffare.

La Fata si fece coraggio e si avvicinò a lui, vibrando le ali rosse e piegando la testa di lato, sorridendogli. Il Drago cominciò ad avanzare verso di lei, facendo rimbombare tutto ad ogni passo.

Si chinò di fronte a lei, guardando la luce che emanava, incuriosito.

Mentre il Drago era distratto dalla Fata, Paimon si avvicinò ad uno degli alveari per prendere il miele.

Sixie continuava a volare verso il Drago, facendo brillare la sua aura rossa, intensa e calda, mentre questi pareva avere occhi solo per lei, non guardando più gli altri presenti.

La Fata si alzò in volo ... danzando e muovendosi nell'aria vibrava le ali ... attirando dietro di sé il Drago, che la seguì, completamente rapito dalla sua bellezza e leggiadria.

Intanto Paimon, si era chinato su un alveare e stava soffiando con la cannula della pipa del fumo dentro per fare andare via le api, che si diressero veloci verso Sixie ed il Drago, questi, credendo che la Fata fosse una cucciola di Drago, allungò una zampa per ghermirla.

Venne però attirato dal fumo e dalle api, si voltò verso Paimon, ma la Fata cercò nuovamente di attirare la sua attenzione, volando più veloce, aumentando la luminosità della sua aura, e facendo brillare tante scintille rosse intorno a lui.

Il Drago, infatti, guardava Paimon, ma attirato ancora dalla Fata, si volse verso di lei e, allungando la lingua, cercò di acchiapparla ... l'Hobbit riuscì a prendersi un alveare.

La Fata cominciava a preoccuparsi ed a temere per la sua vita, ma il Drago la guardava bonariamente e con occhi innamorati.

Improvvisamente l'Arcangelo spiccò il volo, portando via la Fata dalle fauci del Drago … anche se innamorato, erano pur sempre fauci, quindi meglio non rischiare visto che la missione era stata portata a termine. Ma il Drago, vedendo allontanarsi la Fata, si arrabbiò moltissimo e cominciò a sbuffare, emettendo lingue di fuoco dalle sue nari … gli alberi ardevano intorno a lui mentre il soffio della creatura brillava alto nel cielo.

Gli Angeli si posero alla carica brandendo le spade verso il Drago, egli li inseguiva, volando sempre più in alto, verso il sole, seguito a sua volta dall'Arcangelo. Tutti fuggivano veloci verso il tempio, a parte Paimon, che si stava ingozzando di miele e venne prontamente redarguito.

Il Drago stanco e sconsolato, vedendo l'Arcangelo e la sua spada, si ritirò ...

Il gruppo fece ritorno al castello, dove li attendeva il Re, che fu molto contento di vedere che erano riusciti nella loro opera.

«Consegnatemi ciò che vi ho chiesto, piccolo uomo, e non giacete sugli allori. Il vostro cammino non è finito ... State attraversando le Sephirot ed avete ancora dei sentieri prima di giungere alla fine. Il prossimo Sentiero è quello del Mare ed ora datemi l'oro».

Avuto ciò che voleva, disse che li avrebbe condotti al Sentiero del Mare; una leggera nebbiolina li avvolse, udivano confuse le parole del re che augurava loro buona fortuna e, quando questa scomparve, davanti a loro apparve un nuovo sentiero.

Alla fine di questo la Shekhinà apparve loro, radiosa nella sua bellezza.

«Benvenuti avventurieri, siete giunti al Sentiero dell'Imperatore. Il vostro viaggio è quasi al termine ... ma non concluso ... davanti a voi adesso c'è il Cancello dell'Abbondanza» disse indicando un cancello alle sue spalle «E per attraversarlo dovrete possedere la bellezza, ma non quella del corpo … quella la possono avere in molti … quella del corpo si sa, prima o poi svanisce; resta invece sempre la bellezza dell'intelligenza. Per poter proseguire dovrete bagnarvi in due fontane, quella della Bellezza e quella dell'Intelligenza, ma non è così facile immergersi in esse, ambedue sono protette. Tutti questi sentieri avrebbero dovuto farvi riflettere e capire che per ogni cosa c'è sempre una spiegazione a tempo debito. La Fontana della Bellezza è protetta da ciò che di meno bello la natura ha creato, ragni orribili alla vista, ma molto intelligenti; mentre la Fontana dell'Intelligenza è protetta da serpenti. Per proseguire il vostro cammino dovrete bagnarvi in entrambe le fontane … io vi aspetterò più avanti, ho fiducia in voi, coraggiosi avventurieri».

La compagnia si fece coraggio e continuò il suo cammino alla ricerca delle due fontane, mentre avanzava, le nuvole coprirono il sole, ormai la giornata volgeva al termine.

Poco più avanti scorsero una sagoma ... pareva esser quella di una fontana e tutto intorno ad essa un frenetico movimento di grossi corpi; si avvicinarono di più e capirono che erano i ragni di cui aveva parlato la Shekhinà. Erano ragni giganti, avevano lunghe zampe e si muovevano freneticamente, mentre sembrava stessero costruendo una ragnatela.

Li guardavano attenti e anche un poco disgustati, parevano poco infastiditi dalla scarsa luce, anzi più era buio e meglio lavoravano.

Pensarono allora di provare ad illuminarsi per vedere se la luce da loro prodotta potesse in qualche modo allontanarli. Infatti la forte luce emanata dagli Angeli e dalla Fata riuscì a farli allontanare, così ne approfittarono per bagnarsi a turno nella fontana.

Quando tutti si furono bagnati la fontana ed i ragni scomparvero all'istante, ora dovevano trovare l'altra.

Infatti poco dopo scorsero la seconda fontana ... anche questa circondata da un movimento frenetico ... questa volta doveva trattarsi dei serpenti.

Erano molto dubbiosi sul da farsi, non sapevano come liberarsi di quelle infide creature.

L'Angelo Adya provò ad attaccare un serpente che purtroppo la morse ed anche altri serpenti disturbati cominciarono a dirigersi verso i presenti. L'angelo Novecento suggerì di fare tanto, tantissimo rumore, per spaventarli e farli fuggire.

Il rumore li allontanò appena e subito ne approfittarono per bagnarsi dentro la fontana.

La fontana anche stavolta scomparve appena tutti si furono bagnati ed, al suo posto, apparve la Shekhinà.

«Bene avete superato anche questa prova, anche se è stata più questione di fortuna che d’intelligenza. Ora riposatevi, siete arrivati nel Giardino dell'Abbondanza, qui nessuno vi disturberà ed io veglierò su di voi, affinché facciate sogni tranquilli. Quando domani vi sveglierete sarete pronti per l'ultima parte del vostro cammino».

Detto questo si addormentarono tutti esausti, il mattino sarebbe arrivato presto e con quello la fine della loro avventura.

Sixie - Detentore dell'Antiche Tradizioni