LE GESTA DI LOT
La Lezione - L'Epilogo

Giorno XVII- Mese VIII- Anno VI - primo giorno

La compagnia si riunì per la partenza presso la Rocca dei Venti oramai a tarda sera.
Erano presenti il vecchio Karman, i Druidi Accoliti Pulsatilla, Lotiel, Emaleth, il Mago Bianco Bakarat (nonché Principe del clan Sidhe), la Detentrice Precettrice dell’Infante Sixie, il Difensore dell’Arcana Saggezza Krovax, il Cartografo e Detentore dell’Arcana Saggezza jigoro, il Discepolo Rosso degli Scorpioni Alexus, il Console blackice, il Capitano dell’Armata Ducale Riveda, il Chierico della Sacra Luce Maif, il Mastro Carpentiere della Masseria Lady Auriendel ed altri componenti del Clan elfico dei Sidhe.
L’Arcimango Bianco everett, con un incantesimo aprì al cospetto della compagnia, un magico portale per giungere più velocemente alla lingua di terra che collegava il continente occidentale con la Terra delle Razze ad Oriente.


Il portale

La compagnia si ritrovò così, esterrefatta ma tutta intera, agli estremi limiti della lingua di terra.
Subito il Console impartì disposizioni per il viaggio, coloro che avevano armi da tiro si disposero ai lati ed avanti al gruppo, marciando in groppa ai rispettivi cavalli, coloro che erano sprovvisti di cavalcatura al centro insieme al vecchio Karman, che prese a camminare di buona lena, nonostante l’età e gli acciacchi.
L’alba si palesò agli occhi dei viaggiatori poiché si erano spinti verso est.
Il cammino proseguì senza grandi difficoltà e dopo qualche miglio apparve, come per incanto verso sud-est tra le foschie marine, l’isola di Cuivenien riconosciuta grazie all’ausilio della mappa redatta dal cartografo jigoro; dopo alcune centinaia di Braccia lottiane, una fitta foresta sbarrava il passo.
La druida Pulsatilla, dopo aver trovato la concentrazione necessaria, invocò l’aiuto di Madre Natura per far piegare i rami e gli alberi agevolando cosi il passaggio attraverso la fitta foresta.
Dalla preziosa mappa si capì che erano giunti nella Valle delle Due Correnti, decisero così di proseguire fino ad un corso d’acqua e si accamparono per la notte sulla sponda ovest.
Questo fiume fu nomato in seguito “Fiume di Karman” in onore del vecchio.

Giorno XVIII Mese VIII Anno VI-secondo giorno


Il luogo di pernottamento

La compagnia si destò di buon ora.
Il torrente scorreva impetuoso ed il cielo si mostrava nuvoloso minacciando pioggia.
Il cartografo jigoro si diresse con la sua cavalla Epona a nord, per esplorazioni, ripromettendosi di raggiungere i compagni di viaggio più ad est nella tarda serata.
Con la stessa formazione strategica del giorno precedente, i viaggiatori, seguendo le indicazioni della mappa, attraversarono un sentiero all’interno del boschetto verso la sorgente del torrentizio fiume e arrivarono così in prossimità della sorgente dove il fiume offriva un guado naturale seppur impervio.
Il Console, dopo qualche momento di riflessione, attraversò per primo le acque in sella al suo destriero, portando con se una corda, tenuta per l’altra estremità dal Capitano Riveda, la fisso sull’altra sponda affinché, ben tesa, fungesse da corrimano durante il guado.
Guadato il fiume s’incamminarono, con il sole ormai allo zenit, ancora per qualche miglio giungendo in prossimità di una piccola casa apparentemente disabitata. Ma come richiamata dal vociare del gruppo una figura femminile si affacciò alle finestre dell’abitazione.
La Druida Pulsatilla e la Detentrice Sixie si presentarono alla donna, all’apparenza una mezzelfa, spiegandole le pacifiche intenzioni. La donna rimase però interdetta e alcune lacrime le solcarono il viso avendo riconosciuto in Pulsatilla e Sixie due Fate.
Con grande interesse la compagnia ascoltò dalla bocca della donna la storia di suo figlio che, a causa di un incantamento, aveva perso la felicità.
Toccati nel cuore decisero di aiutare la donna e la Detentrice Sixie, dopo aver assunto le sembianze umane, prese in mano un pesante libro che portava seco, per raccontare una favola al bambino, ritenendo che quello fosse l’unico modo per rompere il sortilegio.


Il piccolo

Non appena la fata si sedette di fronte al piccolo, una sfera trasparente li avvolse entrambi isolandoli dal resto dei presenti e con loro grande stupore.
Il cielo mutò improvvisamente scurendosi ed un grosso animale usci dalla foresta puntando dritto con le sue enormi zanne verso il Console blackice e disarcionandolo dalla sua cavalcatura. Un albero intanto, animandosi, afferrava improvvisamente con le sue fronde i Druidi presenti immobilizzandoli e, nel cielo tetro, un grande uccello nero, che puntava diritto sull’Angelo e la Chierica Maif fece la sua comparsa.


La bestia

Il mago Bakarat, ripresosi dalla sorpresa castò un incantesimo materializzando una ragnatela allo scopo di avvolgere e bloccare il grande animale che era riuscito a ferire ad un fianco il Console. Intanto la Detentrice Sixie continuava a raccontare la sua storia, ignara ed estranea di ciò che la circondava, fino a giungere a pronunciare una parola letta sul tomo: Avalon.
Tutti i presenti udirono un grido straziante e, come per incanto, tutto ritornò alla normalità. L’incantesimo sul bimbo aveva di colpo perso la sua efficacia e questi concesse un sorriso a tutti con gran gioia della madre che, per sdebitarsi, acconsentì che il figlio accompagnasse tutta la compagnia al cospetto della Dama del lago, strano personaggio che viveva presso un lago a poche miglia dall’abitazione della mezzelfa.
Al Lago, la Dama comparve davanti agli occhi di tutti, in tutta la sua eleganza e bellezza; li scrutò a fondo e, dopo aver ascoltato il motivo del viaggio, offrì loro il proprio aiuto. Donò infatti a Bakarat un’ampolla da utilizzare solo in caso di pericolo e concesse al gruppo di far riposare le membra stanche nei pressi dello strano specchio d’acqua sotto la sua protezione.


Giorno XIX ° Mese VIII ° Anno VI- terzo giorno

La notte trascorse in tranquillità nei pressi del lago ed alle prime luci dell’alba ripartirono giungendo finalmente, dopo alcune ore di cammino, nella terra degli Elfi.
Nel frattempo, jigoro era tornato ad unirsi a loro dopo una giornata ed una nottata di esplorazioni .
Attraversata l’ennesima foresta,ricca di vegetazione e di maestosi alberi, giunsero nei pressi di un ponticello sconnesso e pericolante al di sotto del quale scorreva impetuoso un torrente.
Durante il suo attraversamento la compagnia incontrò i primi seri problemi.
Decisero di lasciare i cavalli accanto alla riva e proseguire quindi tutti a piedi, Pulsatilla volando portò il capo di una corda di canapa sull’altra sponda, giacché il ponte era pericolante, l’assicurò al tronco di un albero sulla riva opposta.
L’altra estremità fu tenuta dal Console ed il primo a passare fu il Difensore Krovax.
Poi fu la volta del vecchio Karman e del Mago Bakarat, ma a volte il destino è avverso e le tavole di legno marcite cedettero sotto il peso del vecchio Karman e del suo bastone nodoso, che davanti agli occhi impotenti di tutti cadde nel torrente in piena.
Coraggiosamente jigoro rischiò la propria vita per salvare il vecchio, gettandosi nel torrente.
Allo stesso modo la fata Pulsatilla mise in pericolo la sua.
Tutti alla fine furono tratti in salvo, tranne il vecchio Karman che scomparve tra i flutti agitati del torrente.
La perdita del vecchio, intristì la compagnia, che decise però di proseguire ugualmente verso l’agognata meta alla ricerca della pianta della vita.
Ultimo loco del loro peregrinare fu una fitta foresta, tanto fitta e buia che, osservandola meglio, sembrava un’umida caverna.
I Druidi, accendendo delle torce, furono i primi ad esplorare lo strano loco che alla fine del percorso tortuoso ed umido mostrò loro e a tutti i membri tre statue che si ergevano maestose. Dietro una delle statue una strana pianta rampicante e florida era alimentata dall’acqua che filtrava nel luogo.
Pulsatilla e Lotiel si resero conto che la pianta ivi trovata corrispondeva a quella descritta nella pergamena di Karman erano infine giunti alla meta.
Molte discussioni nacquero sul da farsi mentre l’atmosfera intorno si faceva immobile e rarefatta.
Le Druide erano restie a recidere con il falcetto la pianta, molti dubbi infatti si andavano insinuando nel loro animo riguardo l’elisir di lunga vita. Secondo quanto loro stesse avevano studiato la Natura concede un tempo ben definito per vivere la vita e allungarlo artificialmente avrebbe significato alterare un “Equilibrio Perfetto ed Eterno”.
Alla fine però si giunse ad un compromesso. Decisero di recidere una sola foglia dopo aver percepito la volontà della pianta e stabilirono di consegnare il campione alla Grande Sacerdotessa.
Maif, sfiorò con delicatezza le foglie e le Druide si riunirono cerchio per innalzare una preghiera alla Natura. Ma prima che il rito fosse compiuto il Chierico tagliò inavvertitamente con il falcetto una foglia ed all’improvviso dalle tre statue fuoriuscirono tre figure diaboliche che, senza attendere e con velocità impressionante, uccisero barbaramente uno dopo l’altro tutti i membri della spedizione.


Uno degli esseri infernali

Vani furono i tentativi di difesa, le invocazioni, gli incantesimi, le preghiere e i colpi degli abili cavalieri della compagnia e il lancio dell’ampolla, offerta dalla Dama del Lago da parte di Bakarat verso una parete della caverna, dove tutti erano intrappolati.
Esanimi i corpi dei membri della spedizione caddero al suolo, uno dopo l’altro, sotto i feroci colpi degli esseri infernali.
Solo Lotiel rimase in vita ricorrendo allo stratagemma della morte apparente.
I tre demoni compiuta la carneficina si dissolsero e la fitta nebbia, che fino a quel momento aveva avvolto il luogo, si diradò grazie alla reazione del contenuto dell’ampolla.

Ma era stato un tremendo incubo, solo un tremendo incubo e piano piano tutti si alzarono terrorizzati, storditi e meravigliati in un parossismo di emozioni.

La pianta seccata si polverizzo e sulla statua più grande comparve una scritta che rimarrà nella mente di tutti per sempre:
«sia stata quest’erba d’insegnamento a voi, perché la troppa e tanta curiosità può accorciare la vita anche di cento anni».

Pochi istanti e tutto scomparve, lasciando il posto al boschetto poco dopo l’ultimo ponticello.

Ancora sbigottiti dall’avventura s’incamminarono, senza proferir parola alcuna verso la riva opposta del torrente dove, ad attenderli vicino ai cavalli c’era un elfo di quelle terre, che li osservava sornione

Mago Kalef disse di chiamarsi e dopo brevi saluti di convenienza, conoscendo l’ubicazione della cittadella, decise di aiutare gli sconvolti membri della compagnia a tornare nel GranDucato grazie ad un portale da lui evocato.

L’avventura era conclusa ed un insegnamento indelebile fu riportato a Lot.

Jigoro - Curatore della Storia