MANNARI
Le origini della razza dei
Mannari si perdono nei ricordi degli Umani.
Le testimonianze da loro
riportate risalgono a qualche millennio fa, ma la cultura
Mannara esiste e viene tramandata sotto varie forme da molto
più tempo.
La prima comunità di cui si
hanno tracce è la
VERTONSS, che prende il nome dal saggio capo che
la guidò per lungo tempo, Son Verton.
Costui fu il più grande,
longevo e carismatico Mannaro mai esistito; prima di lui il
nulla.
Egli portò coscienza alla
nostra razza, unità, consapevolezza, e insegnò il rispetto
per gli Umani, da cui sicuramente almeno in parte
discendiamo.
Son Verton visse e ci insegnò
per 25 generazioni.
Morì in forma animale, da
lupo, quale si sentiva. La sua gente conservò la sua zanna,
che fu tramandata nei tempi, e che è giunta fino a noi ...
Unico reperto a testimonianza del nostro passato lontano.
Infatti a parte le memorie orali che narravano la nostra
storia, raccontataci dai nostri avi, non possediamo scritti
antecedenti alla Notte
del Grande Fuoco.
Sono poche le cose che
conosciamo di quest’avvenimento; non sappiamo da cosa sia
scaturito, né perché segnò così tanto i nostri avi, ma ne
conosciamo le conseguenze ... tutti gli scritti, tutti i
libri esistiti fino ad allora furono bruciati ... quasi a
voler cancellare con essi il nostro stesso passato.
Ciò che ci rimane è il "TORLON",
la zanna di Son Verton, considerata una reliquia sacra da
tutti i Mannari.
(sir Bieco)
FOLLETTI
I Folletti più anziani
raccontano che un giorno iniziarono ad arrivare nella Valle
delle Lucciole tartarughe da molto lontano e che, non appena
raggiungevano l'albero cavo al centro della valle, le loro
corazze si coloravano di storie fantastiche di terre
lontane.
Narravano del mare in tempesta
e delle città di pescatori, narravano delle foreste
intricate piene d'animali strani e creature mai conosciute
dai folletti, narravano delle cime innevate di montagne
invalicabili abitate da esseri coperti di pelli d'animali,
narravano ... narravano ... narravano ... e i Folletti
rimanevano affascinati da tante novità.
In particolare un gruppo di Folletti, circa 10 o 15, erano
sempre a leggere e rileggere i gusci delle nuove tartarughe
e passavano la giornata sognando di camminare per quelle
terre oppure fantasticavano d’avventure impensabili in terre
straniere.
Così il re e la regina riunirono il Consiglio degli Anziani
e decisero di nominare quei Folletti
Namek,
gli appartenenti alla Compagnia dell'Avventura. Essi erano
incaricati di partire alla scoperta delle terre straniere.
Come simbolo d’appartenenza a questo gruppo indossavano un
medaglione di legno di magnolia che portava al centro il
disegno della Valle delle Lucciole.
La partenza era stata decisa per la fine dell'estate, quando
gli aironi neri attraversavano la valle, diretti verso il
sud.
Così arrivò quel giorno e, come ogni anno, gli aironi
arrivarono e si andarono a posare sulle rive del Fiume delle
Tartarughe. La Compagnia dell'Avventura chiese agli amici
aironi se potevano portarli in volo con loro, e i maestosi
uccelli accettarono.
Partirono in un giorno di sole, tutti sorridenti accavallati
tra le ali degli aironi. C'era tutto il popolo follettesco a
salutarli alla loro partenza.
Sorvolarono le Montagne
Azzurre e il Vulcano del Sale ... sorvolarono terre mai
viste, gialle come i limoni maturi, rossi come le fragoline
di bosco, rocciose e prive di vegetazione ... e infine
videro una gran distesa d'acqua che si perdeva
all'orizzonte.
Gli aironi si posarono sulla riva di quella strana acqua, e
riposarono lì qualche giorno. I Folletti, curiosissimi
d’ogni novità, correvano da ogni parte, pieni di meraviglia,
e la sera rimasero incantati a contemplare la luna piena
riflessa sull'enorme distesa d'acqua.
Fu in quel momento che sbucò dall'acqua un pesce le cui
squame brillavano alla luce lunare. Egli parlò loro degli
abissi di Miar, la grande distesa d'acqua, e del Popolo di
Miarmuk. Pian piano a fianco di Zulì, il pesce argentato,
affiorarono dei pesci strani, rotondi come una palla.
Zulì spiegò loro che essi
erano i mezzi di trasporto del mare, bastava lasciarsi
inghiottire da quegli strani pesci pieni d'aria per
raggiungere anche le più buie zone di Miar.
Tra il gruppo s'infiammò la
curiosità per questa nuova avventura che li attendeva ...
così salutarono gli aironi neri, regalando loro un piccolo
frutto succoso dal nome ciok, un dolce prelibato per gli
uccelli, ringraziandoli così per il passaggio.
Poi tornarono alle rive di Miar e chiamarono Zulì.
Il pesce argenteo arrivò in
compagnia degli strani pesci tondi e i Folletti entrarono
nelle loro bocche fino a trovarsi nella bolla d'aria
interna. Vennero portati fino alla città dei Miarmuk e
fecero la loro conoscenza.
Furono giorni felici in cui,
tra scherzi, e risate, si scambiarono culture, storie,
leggende, idee ...fu una bella esperienza. Ormai erano
passati quattro Fili d'Erba (che corrispondono circa ad un
mese umano) e i Folletti decisero di rimettersi in viaggio.
Così i Miarmuk parlarono loro di una città lontana, di cui
non ricordavano il nome, ma che si diceva fosse molto bella
e vivace.
La particolarità era che
questa città ospitava creature appartenenti alle più diverse
razze in un clima d’armonia e pace.
I Folletti furono molto
interessati a queste parole e si fecero spiegare il modo per
raggiungere quella città.
Ma, purtroppo, neanche il
popolo dell'acqua sapeva di preciso dove fosse edificata ...
dissero solo che cresceva dopo le rive del Corallo Rosso, al
di là di una terra sconosciuta.
I Folletti ringraziarono i
Miarmuk dell'ospitalità regalando loro un ciottolo rotondo
proveniente dal Fiume delle Tartarughe come simbolo
d'amicizia. Salutarono il popolo dell'acqua, promettendo un
giorno di tornare, e risalirono in superficie grazie ai
pesci palla.
Quegli strani pesci li lasciarono sulle rive del Corallo
Rosso, come avevano detto i Miarmuk e i Folletti iniziarono
il loro viaggio a piedi.
Attraversarono una zona
sabbiosa, poi un verde prato, poi attraversarono un bosco
... e camminarono così per parecchi giorni ... seguendo il
tramontare del sole ... fino a quando un giorno incontrarono
una colonia di conigli neri come la pece.
Si fermarono qualche giorno con loro tra racconti, balli e
immancabili scherzi d’ogni tipo.
Il gruppo di Folletti si
trovava bene in compagnia degli amici conigli e così, quando
questi gli proposero di fermarsi qualche altro giorno fino
alla festa del Solstizio d'Estate non ci fu esitazione nel
rispondere sì!
Di lì a pochi giorni iniziarono ad arrivare alla colonia
conigli provenienti da tantissime terre vicine e lontane.
I Folletti, ghiotti di storie
e di scherzi, di musica e di risate, si divertirono
moltissimo e il tempo trascorse veloce fino al giorno della
festa. Il momento più divertente fu la sera, quando i
conigli delle varie terre fecero una gara di racconti.
Se ne sentirono di veramente
belli ... ma il più intrigante fu quello dei conigli bianchi
come la neve.
Essi parlarono di una
cittadina piena di creature d’ogni genere che vivevano in
armonia.
Fu in quest’occasione che i
Folletti risentirono e riconobbero la storia del città
raccontata dai Miarmuk, e scoprirono che il suo nome era LOT.
Così chiesero ai conigli bianchi come la neve di
accompagnarli a quella città. Il mattino dopo la festa,
fatti i saluti e gli ultimi scherzi, i Folletti partirono in
groppa ai conigli alla volta di Lot.
Il viaggio fu divertente e ricco di risate ... e infine la
Compagnia dell'Avventura giunse alle porte del Granducato di
Lot ...
(lady Yanan)
MEZZELFI
La storia dell'arrivo dei
Mezzelfi a Lot ha origini relativamente remote, infatti, a
Lot il tempo sembra fluire in maniera differente dal normale
modo di percepirlo.
I primi Mezzelfi arrivarono
poco tempo dopo la fondazione del Granducato ... ma
cominciamo dall'inizio.
La più numerosa ed importante
comunità di Mezzelfi viveva nei pressi di GranBurrone sotto
la saggia guida di Elrond. Già allora esistevano 3
differenti stirpi mescolate da anni di pacifica convivenza.
Una notte molti Mezzelfi ebbero una sorta di sogno profetico
... una nuova città veniva fondata in quei giorni ... una
città multirazziale dove le Razze avrebbero vissuto nel
reciproco rispetto le une verso le altre.
La decisione cui i Mezzelfi
erano stati posti dinnanzi era complicata: da un lato la
relativa sicurezza di GranBurrone, ma anche la noia della
stessa monotona esistenza chissà per quanto tempo ancora;
dall'altro la ricerca di questo luogo, senza la certezza di
arrivarvi e di esservi accettati.
La comunità, come era
prevedibile, si divise. Lo stesso Elrond decise di rimanere
nella sua GranBurrone.
Una volta preparata la
partenza ne fu messo a capo Eclipse, amico fidato di Elrond
e suo più valido consigliere di quegli anni, e dopo gli
ultimi tristi saluti il lungo viaggio ebbe inizio.
La spedizione durò a lungo, e
purtroppo non senza perdite tra il popolo mezzelfico, ma la
fiducia non venne mai meno; questo grazie anche alle
continue informazioni che il gruppo continuava a raccogliere
lungo la strada, la loro meta era stata oramai identificata
con il Granducato di Lot.
Il viaggio si concluse alcuni
anni dopo quando i nostri Mezzelfi giunsero alle pendici dei
Monti delle Nebbie. L'attraversamento della catena montuosa
fu parecchio faticoso, ma un gruppo così numeroso non poté
fare a meno di essere avvistato dagli abitanti di Lot.
Lo stesso Granduca venne
informato dell'arrivo di un numeroso gruppo di viaggiatori
ed un'Ambasciata venne mandata loro incontro.
Fu lo stesso Eclipse, ancora a
capo del gruppo, a fare da portavoce; chiarì agli
Ambasciatori le loro intenzioni e la loro lontana
provenienza e chiese formalmente ospitalità per tutta la sua
Razza in quel "paradiso razziale" che Lot prometteva di
diventare.
Tutti i Mezzelfi vennero, ovviamente, accolti e il Granduca
fu informato dal rapporto dell'Ambasciata.
Venne riunito il Consiglio del
Granducato, con il Gran Ciambellano, i Conti ed i
Governatori, ed Eclipse fu invitato a partecipare come
portavoce dei Mezzelfi.
Alcuni, inizialmente, ammisero di ignorare addirittura
l'esistenza di una vera e propria Razza di Mezzelfi, ma ben
presto fu chiaro a tutti che l'inserimento a Lot di una
Razza così simile ad Elfi ed Umani non sarebbe stato certo
un problema.
I primi tempi passarono veloci e sereni e i Mezzelfi si
amalgamavano fra loro e con le altre Razze.
Lentamente a Lot le
distinzioni tra una Razza e l'altra si fecero sempre più
lievi, e, progressivamente, ogni Razza perse la propria
identità, tutte a parte gli Elfi guidati da Eventine, loro
Re.
Nel frattempo i lottiani
dovettero affrontare i pericoli e le minacce portate da
Honorius. Fu proprio l'unione contro Honorius a cancellare
totalmente l'identità razziale dei singoli lottiani.
Dopo la distruzione della
Vecchia Lot e la rinascita del nuovo Granducato, fu deciso
di cercare di recuperare le antiche tradizioni di tutte le
12 Razze che convivevano a Lot.
La prima iniziativa presa da
Eclipse fu quella di "attirare" verso Lot i molti Mezzelfi
che ancora si aggiravano per il mondo senza appartenere ad
alcuna comunità.
Insieme ai Maghi del
Crepuscolo d'Argento e con il consenso del Granduca fece
preparare il rito per un potentissimo incantesimo di
"richiamo" che avrebbe spinto moltissimi Mezzelfi alla
ricerca del rifondato Granducato di Lot; dopo una lunga
attesa, l'incantesimo diede gli effetti desiderati e
cominciarono a giungere in città molti Mezzelfi provenienti
da tutto il globo.
Purtroppo Eclipse fu sempre più occupato da altri progetti
riguardanti Lot e finì col diventare Presidente del
Consiglio dei Decani, tralasciando così la guida della
propria Razza.
La sua "eredità" fu raccolta
da Gitza il quale, collaborando con Squirrel, Regina degli
Elfi di Lot, al progetto del Consiglio delle Razze, cominciò
a tentare di riunire i Mezzelfi di Lot e a risvegliare il
loro "orgoglio razziale".
Nonostante l'aiuto di Darmodong, Mezzelfo dello storico
viaggio di GranBurrone, il progetto stentò a decollare e si
arenò.
Qualche tempo più tardi, dopo
essere salito a capo del Consiglio delle Razze, Gitza fece
un secondo tentativo, sperando di risvegliare gli animi
sopiti dei suoi fratelli Mezzelfi.
Questa volta la fortuna girò dalla sua parte e con l'aiuto
di Schicchi, un Mezzelfo richiamato dall'arcano incantesimo
voluto da Eclipse, vennero rintracciati e coinvolti numerosi
Mezzelfi.
E siamo giunti ai giorni nostri: i Mezzelfi hanno riscoperto
le loro origini e molti di loro occupano, oramai, posizioni
di assoluto rilievo nel Granducato di Lot ... il progetto
originario che mirava a ridare ai Mezzelfi la loro perduta
identità razziale può dirsi concluso con successo.
(sir Gitza)
FATE
Le Fate di Lot da tempo si
sono integrate con gli Umani e le altre Razze presenti,
tanto che, se non sfoggiano le loro variopinte ali e non
usano i loro poteri magici (che alcune Fate hanno
addirittura perso a causa dell'inutilizzo) vengono spesso
scambiate per Umane vere e proprie.
Alcune di esse (le Fate di
Arcadia), grazie a lady Saturna, hanno ripreso il loro ruolo
e i loro poteri e li hanno messi al servizio della
cittadinanza: sovente è possibile incontrarle ai Giardini
delle Delizie o alla Taverna del Viandante mentre conversano
allegramente o portano il loro aiuto a qualche sperduto
straniero.
Altre Fate, invece, hanno
deciso di rinunciare parzialmente ai propri poteri,
integrandosi maggiormente con gli Umani: si dedicano,
infatti, ad alcuni lavori tipici di quegli esseri, quali ad
esempio lavorare il legno o i metalli, fare dolci o curare
gli animali; ognuna, però, mette un pizzico della Magia che
le è rimasta in quello che fa, e spesso gli oggetti creati
diventano magici.