RACCONTO DEL MESE
Il Rapimento del Cartografo Jigoro

Lot, giorno 6° - mese 4° - anno VII

Ventidue lunghi giorni incatenato mani e piedi in una piccola cella umida, rischiarata solamente da due piccole candele a parete.

Sono qui nel mio studiolo di Curatore della Storia, nella nostra accogliente Biblioteca, sparse disordinatamente sopra allo scrittoio carte, mappe, calcoli, tomi; fuori una fitta pioggia estiva, che, ticchettando incessantemente, s’infrange sui vetri serigrafati della finestra.

Ricordi da imprimere con l’inchiostro.

Una breve premessa è d’uopo, per meglio comprendere i fatti.

Il nostro amato Conte Thorm, faro guida della nostra Cittadella è morto, in un folle duello con il Cupo Re cratere.

E’ risorto, ma la sua anima ha abbracciato le forze del Male legate al dio Simeht.

In questo contesto politico-religioso, Lot ha subito sconvolgimenti nella vita di tutti i giorni, e dove priva regnava un precario equilibrio tra il Bene ed il Male, ora regnava il Caos.

In questo clima è maturato il mio rapimento.

A ripensarci, il mio palese schieramento con le forze del Bene e la mia lingua a volte velenosa hanno di certo incrementato i fattori estrinseci.

Una risposta sulla nomina a nuovo Governatore del Primo Figlio di Morte Marduk ha scatenato l’indignazione e l’ira dei Necromanti, anche se, in tutta sincerità, la mia diatriba era rivolta prettamente al Governatore e non alla Gilda che egli rappresentava.

Ed eccomi circuito da un messaggio ove mi si chiedeva un sopralluogo per espletare il mio lavoro di Cartografo: rilevamenti presso la magione di Milady Sereneide, Necromante dello Spirito, splendida Elfa, ammaliante, ma con l’animo di un Demone.

Recatomi pertanto presso la sua magione, con l’aiuto di un servo muto, una magia messa in atto dalla suddetta Milady m’immobilizzò, tramite una luce oscura e tetra che fuoriuscì dalla sua staffa necromantica, bloccando ogni mio movimento ed il fedele servo muto compì il resto, colpendomi sul capo.

Al risveglio eccomi legato con solide catene alla parete di una piccola cella, un vecchio saio di juta indosso, un forte dolore al capo, aria stantia nelle nari.

Quella cella, compagna per molti giorni in cui ho vissuto in un torpore rotto solamente dalle visite del servo muto per prelevarmi, o per fornirmi del poco e misero cibo insieme a dell’acqua; tanti scalini da salire e scendere, sempre bendato ed incatenato.

In verità ero in piacevole compagnia di un bel ratto che faceva capolino giornalmente da un piccolo foro posto tra parete e pavimento, unico riferimento con la realtà, cibandosi delle briciole dei miei miseri pasti.

Ebbi anche la visita di un Ministro di Simeht, Mysticus, ma nello stato di spossatezza mentale in cui ero, non ho potuto apprezzarne le disquisizioni teologiche, ed egli ebbe da me soltanto fredde risposte.

Mi ricordo alcuni spezzoni di dialogo:

«Suvvia Necromante. E’ uno studioso dall’intelletto pregevole ... c’è chi pensa che le scelte di un essere dipendano unicamente da sé stesso Detentore ... Ma, a volte, sono portato a creder il contrario».

«Le mie scelte dipendono solo da me Ministro, nello scindere ciò che e’ Bene e ciò che è Male … Il vostro studio ha preso una strada contorta Ministro, voi sapete che la Storia non e’ modificabile a piacimento»

E così via, in un botta e risposta, inconcludente.

Richiamo alla mente anche la visita dell’Evoker Nero Derrewynn, a cui erano presenti altri Necromanti, ma è come se mancassero delle ore nella mia mente, poiché non riesco a ricordare assolutamente il motivo della sua visita.

Ho un vuoto mentale di qualche ora, e rammento solamente di essermi risvegliato nella cella con il solito dolore alla testa.

E poi l’epilogo: il risveglio in un’altra cella, la visita di un Necromante, che solo in seguito seppi esser il Necromante Consigliere Reptile, una botta in testa ed il risveglio in una radura a me sconosciuta, con la dolce visione dello sguardo di mia figlia adottiva Valuccia e del Difensore dell’Arcana Saggezza Gaalad.

La mente confusa, le membra rattrappite per la forzata immobilità, il ritorno presso la mia piccola baita di montagna ad Ovest di Lot, dove ad attendermi c’era la mia fedele dama tuttofare Carlotta de Paolieris.

Alla luce di ciò che mi è accaduto, mi ritengo fortunato di poter raccontare ai posteri questa storia che ha sconvolto la mia abbastanza tranquilla vita di studioso.

Sicuramente non era quello il momento della mia dipartita verso il Regno di Ade, giacché la data della mia morte è scritta nel libro del Destino ed, in ogni caso, ho dato una mano per facilitargli il compito, con la mia ingenuità.

Una sottile paura mi ha accompagnato in questi lunghi giorni di prigionia, una paura dettata dall’impotenza e da chi usa le arti magiche con scopi non prettamente benefici.

Ho ripreso ora le mie solite mansioni, la mia solita vita, anche se la politica del Granducato non è cambiata molto nel frattempo, riabbracciando i miei confratelli, che tanto si sono prodigati per liberarmi.

Una piccola esperienza che ha aggiunto una piccola perla di saggezza nel mio animo, permettendomi di ritrovare quell’amore per la vita e la natura, per le cose belle e pure, per la libertà, che erano troppo sopite in me, freneticamente a rincorrere le mie mappe ed i miei tomi e le incombenze giornaliere senza fermarmi un momento, per consentire alla mia mente di riflettere in cerca della Verità e della Sapienza.

Continua a piovere sui tetti della Cittadella, che si erge nel suo splendore dietro i vetri della finestra del mio studiolo.

Continua a piovere, ma il pensiero mi distoglie da questo foglio e vaga nei ricordi dei vecchi tomi, dove quattro Cavalieri, forti della loro amicizia e del loro amore per tutto ciò che incarnava il Bene, trovarono queste terre montane e fondarono una piccola Cittadella di frontiera, come ultimo baluardo. La chiamarono Lot.

Jigoro - Consigliere dell'Arcana Saggezza