CANTO DEI BARDI
La Gensi in Rima ~ Primo Capitolo - Extremelot

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Dal caos tutto ebbe suo inizio,
Themis declamò suo giudizio:
Extremelot era luogo adatto
Et di nascita inizio l’atto.

Dagli occhi suoi venne luce,
il tocco in mare si traduce.
Sdraiandovisi creò i monti
Et le vallate agli orizzonti.

Quando l’Io con la terra giocò,
i gemelli Soli generò
et anche le gemelle Lune,
che risplendono in notti brune.

Simeht, geloso, provò a sedurla,
ma l’Io Themis di lui si burla.
Col canto furon terremoti
E anche grandiosi maremoti.

Coprendo gli occhi il buio s’ebbe
L’indiferrenza in ella s’accrebbe
Sui Soli e le Lune La rincorse,
ma a nulla tutto questo occorse.

Ecco allora alate figure,
dalle smisurate stature,
di magica materia fatte
che presto furono disfatte.

Nacque da magici detriti
Essere in cui gli occhi addolciti
Videro propria emanazione,
Dea ebbe dolce sensazione.

Ma il dubbio s’insinuò in essa,
et dura decision fu emessa:
Simeht in esilio fu mandato
Sulla terra egli fu cacciato.

Lui la desiderò ancor di più,
perché mortal divenne laggiù
Una notte le urla di dolor
Destaron la Dea dal tepor.

Simeht sui rovi si cagliava
Il suo corpo sanguinava.
La Dea si pose nel mezzo
Et dei graffi furono il prezzo.

Sogno unico invase le menti
Dei sanguinanti dormienti.
Da esso nacque la Rilucente:
equilibrio di forza e mente.

Dal primo respiro al risveglio
Ebbe vita lo splendor meglio.
Sangue generò creatura,
la qual divenne poi sciagura.

Allo Splendor e alla Rilucente
Mise divieto furbamente:
Extremelot mai toccarono
Molte lacrime asciugarono.

Da esse vider luce Angeli
Et rimasero a Lei fedeli.
L’Io Simeht finì sprofondato
E pel eternità imprigionato.

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Nisida - Bardo Precettore