EDITORIALE
Il fragore e il fruscio

C’è un gorgo ininterrotto il cui fragore nascosto non è avvertito dai molti. E’ lo scendere incessante d’ogni granello nella strozzatura trasparente della Clessidra. Se il suo correre senza pace fosse accompagnato dal rombo del tuono, forse ci appresteremmo a compiere quello che non è compiuto, a dare quello che non abbiamo dato, a cercare quello che abbiamo dimenticato.

Invece ignoriamo il suo fruscio lieve, la carezza leggera che ci disegna segni sul volto, assopisce i sensi e le membra, trasforma le speranze in ricordi.
Solo ieri il Settimo Anno sorgeva col delicato candore di una giovane alba, ora si avvia al suo declino con il passo stanco del viandante carico delle spoglie pesanti dei sogni.

Chi per virtù d’incanto si trovasse a scostare un lembo della consunta bisaccia, colma la troverebbe d’ogni sorta di oggetti. Armi spuntate, fusi consumati, zappe e vanghe spezzate. Ma anche fiori sbocciati per la prima volta, vesti nuove, lame appena forgiate. Quella borsa sono i nostri archivi, e quegli oggetti le nostre parole di Saggi.

Parole ordinate, incasellate, che resteranno a futura memoria di un Anno ormai trascorso. Parole raccolte a fatica sui campi da battaglia, sui Monti avvolti da perenni Nebbie, in accampamenti dimenticati dal sole, in Taverne oscurate dal fumo grasso e greve dei camini. Parole che ora Vi offriamo, o lettori, affinché il corrosivo veleno dell’oblio non sgretoli il solido edificio della conoscenza.

Nel fardello di questo Settimo Anno, non c‘è evento che abbia prodotto più sangue, lacrime e scontri fratricidi del duello che vide rialzarsi un corpo privo della sua anima.
Quello che fu, e quello che è, il Conte Thorm sono le due facce di un’unica medaglia, che oscilla vibrando fino a confondere la visione.

Solo quando si abbatterà rumorosamente sul piano ruvido della Storia, sapremo interpretarne il disegno. Nel frattempo leggiamo con attenzione le cronache, vergate con instancabile zelo dai nostri Confratelli. Tra le loro righe sapremo forse scorgere l’insegnamento che ci permetterà di riempire con un carico lieto la borsa che il Nuovo Anno ora ci tende, vuota.
E sapremo ascoltare il lontano ruggire della sabbia contro le scoscese pareti di cristallo.

DONEZ - Detentore Precettore dell'Infante