cap.5
Anno V / Mese 3° / Giorno 13
Mentre posavo la pagnotta sul tavolo, mi guardavo intorno, pensando a cosa dovevo fare quel giorno. C'era una cosa urgente … ma al momento non mi veniva in mente, così rimandai a quando un lampo di luce mi avrebbe fatto vedere quel piccolo angolo dimenticato della memoria. Tornai allo scrittoio ...
Dunque...dove eravamo rimasti miei fedeli lettori? Ah, sì! Devo narrarvi il ritorno del Principe delle Tenebre a Lot, ma prima, mentre aspettiamo che l'ora del pranzo mi raggiunga fra pochi minuti per interrompere nuovamente il mio posare su carta, vi voglio dire un po’ di cose che accaddero a Lot nel contempo.
Dopo i tentativi che vi ho descritto, prima della partenza della spedizione, ve ne furono altri allo scopo di eliminare il verme dal corpo dei Vampiri. Uno, forse il più emblematico e pieno di disperazione, fu effettuato dal Primo Necromante Senara. Ella nelle Caverne di Lot, dopo essersi resa conto delle condizioni disperate della sua fedele consorella Bluwtigh, decise un rimedio estremo.
Castò un incanto d’evanescenza su sé stessa, penetrando poi all'interno del corpo del Primo Necromante.
Raggiunse lo stomaco e fu tanto il fetore che invase le sue narici: il verme si era insidiato e stava facendo marcire tutto ciò che strusciava con quella sua peluria maledetta.
Aveva attaccato le pareti gastriche della Necromante. Senara esercitò sul verme un incantesimo di marcescenza, attendendo che le prime piaghe di vaiolo comparissero sul dorso della bestia.
La cosa ebbe luogo ed il primo Necromante uscì dal corpo di Bluwtigh. Nel momento in cui ricomparve agli occhi dei presenti l’Elfa puzzava come una fogna, tanto che tutti inorridirono e si allontanarono da lei.
Comandò che il Bluwtigh fosse portata presso l’Oscuro e fatta riposare in attesa della reazione all'incantesimo.
Fu fatta verifica della mistica operazione, ma il risultato fu deludente.
Senara tentò nuovamente un attacco al verme penetrando ancora dentro il corpo del Primo Necromante, raggiungendo l’ormai marcio stomaco, casa dell’odiata bestia.
Essendo ora in luogo, Senara, si accorse che il tentativo precedente aveva sortito qualche effetto, pur misero esso fosse stato.
Ella provò a staccare il verme, ora ricoperto di numerose piaghe, ma una forte luce costrinse il Necromante ad uscire dal corpo immediatamente.
Nel rapporto scrisse che secondo lei il verme, per quanto colpito dalle innumerevoli piaghe, era guidato o animato da una Forza Superiore ed anche se forse provato dall’incantesimo di marcescenza, il verme continuava, indisturbato, il suo cammino letale.
Ecco quindi che in poche parole ho cercato di farvi comprendere lo stato d’irrequietezza in cui vivevamo a Lot mentre il principe Cratere tornava dalla città di Kmuth.
La compagnia era stremata da ciò che aveva passato; Biba portò sulle spalle il corpo senza vita di Fistandantilus e, giunti all’entrata delle caverne dei Nani, l’Elfa richiamò a se un’aquila sulla quale caricò il corpo del Mago e la indirizzò verso Lot.
Entrarono dentro le caverne e Biba volle guidare il gruppo, che però le mostrò diffidenza.
Mentre s’infilarono nei cunicoli s’imbatterono in una decina di roditori di grandi dimensioni.
L’Elfa ne bloccò due, facendoseli amici, mentre Cratere ne uccise altri due con la sua ascia bipenne. Vampirius attuò la forza del fuoco e ne abbrustolì cinque, mentre i restanti furono uccisi dai dardi di IsheenII.
Ripresero il cammino e tutto parve ormai tranquillo fino a quando, invece, udirono dei rumori sinistri. Si voltarono e si avvidero che un numero esorbitante di ratti stava dietro di loro. La compagnia s’impaurì, ma i topi, quando Cratere e gli altri cambiarono cunicolo, proseguirono per la loro strada senza considerare minimamente il gruppo.
Al termine del cunicolo il Rettore avvertì subito la sensazione dell’aria fresca e comprese che l’uscita era ormai prossima.
Dovettero salire un cunicolo.
Il Principe si tolse l’armatura e con una corda sulle spalle si arrampicò lungo le pareti; giunto in vetta, calò la fune agli altri.
Ripresero il cammino: i tre Vampiri avanti, seguiti, a distanza, dal Rettore e dall’Eversor.
Quando giunsero nelle vicinanze di Lot le luci furono per loro un segnale di vittoria, ma badate bene non una vittoria sulla malattia, che purtroppo continuava a dilagare, una vittoria con sé stessi, la quale, forse, non è certo meno importante nella vita di ognuno di noi.
Furono accolti con entusiasmo ed Il Principe consegnò i cristalli al Dominus Elizabeth, così fecero anche gli altri. Questi ultimi passarono poi nelle mani degli Alchimisti, che si misero subito alla ricerca.
Questo è ciò che vi dovevo e tutto quello che fino ad oggi ho io trovato scritto sulle carte. Non vi posso promettere nulla che ancora non abbia, ma certo la faccenda non può finire qua.
Padre Brown, Conservatore della Storia Secolare