- Miti e Leggende -
Skrondo

Erano passati ormai quindici anni da quando Feruta era giunto in quel bosco; aveva girovagato moltissimo tempo in lungo e in largo, poi era sceso lungo le pendici di una montagna, senza sapere che si trattava di una di quelle che costituivano la catena dei Monti delle Nebbie. Non sapeva dove si trovasse, non sapeva neppure qual’era il suo nome: a dire il vero, Feruta era il soprannome datogli dai cacciatori che avevano avuto la sfortuna di incontrarlo e la fortuna di tornare a raccontarlo.

I suoi ricordi erano nebulosi e, quando qualcosa affiorava nella sua mente, poteva vedere immagini di tormente di neve, fame e stanchezza; ma una, tra tutte, ricorreva sovente: forme scure che si allontanano nella tempesta di neve, abbandonandolo da solo.

Feruta era un Demone, abitava un bosco tra le montagne che dominavano la Gola dei Ghiacci ed era stato abbandonato dal suo Clan quando, durante una furiosa tempesta di neve, non era più stato in grado di camminare, stremato dalla stanchezza a causa della sua tenera età.

Il giovane Demone si era trascinato al riparo di una roccia e si era sdraiato a terra aspettando la morte.

La neve lo aveva ricoperto di un soffice strato, ma non lo aveva ucciso; il giorno successivo, era comparso il sole ed un improvviso incremento della temperatura, lo aveva praticamente riportato alla vita, determinando una sorta di curiosa rinascita.

Il Demone aveva cercato le tracce del suo Clan, ma la neve aveva seppellito tutto sotto la sua bianca coltre; così, dopo qualche ora, aveva abbandonato definitivamente ogni speranza di ritrovare il suo gruppo.

Spinto dai morsi della fame aveva catturato due conigli bianchi, che si erano avventurati sulla neve sotto quel leggero sole.

Feruta non sapeva dove andare e decise di aspettare in quel luogo, nella speranza che qualcuno ritornasse a riprenderlo. Nessuno, però, tornò a cercarlo, anche perché il suo Clan, composto da diciotto Demoni, era stato assalito e completamente sterminato da una tribù d’Orchi a pochi giorni di cammino da dove egli si trovava.

Passarono gli anni e lui divenne il signore di quella foresta, dove ormai dominava incontrastato; anche le belve più feroci evitavano di incrociare il suo cammino, nascondendosi ogni volta che percepivano il suo odore. Aveva trovato una grotta nascosta all’interno di una spaccatura di una parete rocciosa e ne aveva fatto la sua dimora. Aveva ucciso alcuni Umani che si erano avventurati nei suoi territori e, da uno di loro, aveva ricevuto un terribile colpo di spada, che gli aveva lasciato un’orrenda cicatrice sulla schiena. Per tale motivo, tra gli Umani, era detto Feruta.

Dopo diversi anni di relativa tranquillità, i monti iniziarono ad essere percorsi da Goblin ed Orchi che, a volte, si scontravano con bande d’Umani provenienti da una città posta a Sud della Gola dei Ghiacci.

Feruta aveva visto un paio di volte quella città, ma ne aveva percepito un senso di pericolo, che lo aveva spinto a non avvicinarsi più ad essa. Il Demone non faceva distinzioni ed attaccava chiunque invadeva il suo territorio riuscendo a mantenerlo sotto il suo controllo.

Una notte percepì il sopraggiungere d’Orchi e Goblin, ma, oltre a loro, i suoi sensi percepirono un’altra presenza molto pericolosa; quest’inaspettata sensazione di disagio lo spinse a rifugiarsi nella sua caverna, nell’attesa che le orride creature si allontanassero, portando con loro quell’oscura minaccia.

Dalle tenebre iniziarono a comparire centinaia d’Orchi e Goblin che trainavano pesanti slitte e carri, poi giunse un gruppo di Cavalieri, avvolti in neri mantelli, in groppa a destrieri dagli occhi rosso infuocato.

Goblin ed Orchi si fermarono ed i Cavalieri giunsero davanti alla parete rocciosa che ospitava, al suo interno, la dimora di Feruta.

«Questo è il luogo, mio Signore».

Honorius osservò il luogo e la sua posizione che, seppure defilata, dominava un tratto della Gola dei Ghiacci.

«Hai scelto bene Skrondo, non mi hai deluso».

Skrondo rimase immobile vicino al suo Signore, non lasciando trasparire alcun’emozione; era certo che se egli non fosse stato soddisfatto, la sua vita, in un istante, avrebbe avuto fine.

«Sai già cosa mi aspetto da te. Metti all’opera Orchi e Goblin … e non risparmiarli. Io ritornerò tra quattro mesi e mi aspetto che tutto sia terminato. Porterò con me altri Maghi pronti per essere istruiti».

Con quella parole Honorius diede di sprone al suo cavallo e riprese la via appena percorsa seguito da Horren ed i cavalieri della scorta.

Skrondo, da sotto il cappuccio della sua veste, osservò il gruppo allontanarsi, poi fece un cenno agli ufficiali che comandavano le forze rimaste ai suoi ordini.

«Dividete le vostre forze in due gruppi ed alternateli al lavoro senza che vi sia mai un attimo di sosta. Se non sarò soddisfatto dei risultati, voi diverrete parte dei miei esperimenti ed altri prenderanno il vostro posto. Ora andate, fatevi consegnare i progetti dagli Gnomi che sono in coda alla colonna ed iniziate subito i lavori».

Feruta si accorse di essere praticamente bloccato nella sua caverna.

In pochi istanti nello spazio davanti all’ingresso ferveva già una febbrile attività; la notte risuonava degli ordini secchi impartiti dai sottufficiali, che spronavano le forze a loro disposizione ad iniziare i lavori.

Per quanto il Demone entrasse ed uscisse sempre attraverso la fenditura nella parete rocciosa, nel corso degli anni aveva esplorato a fondo le caverne che costituivano la sua dimora ed aveva scoperto un’altra via d’accesso, anche se molto più disagevole da quella da lui utilizzata abitualmente.

Egli era certo che, appena iniziati i lavori, le forze di Honorius si sarebbero accorte della spaccatura nella roccia ed avrebbero indagato, pertanto si mise all’opera, ostruendo dall’interno lo stretto passaggio iniziale e rendendolo assolutamente inagibile anche per un animale di piccole dimensioni. Fu così che, a causa dell’urgenza dei lavori, dopo una superficiale ispezione, la fenditura nella roccia venne ignorata ed inglobata all’interno della costruzione che stava sorgendo.

Seguirono quattro mesi d’estenuanti lavori, che portarono all’ultimazione di un castello di piccole dimensioni, incastrato lungo la parete della montagna.

Feruta aveva seguito dal suo nascondiglio il procedere della costruzione e, dopo i primi giorni, aveva scoperto che non era difficile approfittare di momenti in cui tutti erano impegnati altrove, per compiere autentiche scorrerie nei depositi di cibo; riuscì persino a recuperare alcune armi momentaneamente abbandonate dai proprietari ed aveva parzialmente riaperto il passaggio nella fenditura della roccia.

I lunghi anni trascorsi in solitudine avevano molto limitato il vocabolario del Demone, ma ora, ascoltando gli ordini che venivano impartiti nel cantiere ed i discorsi intorno ai fuochi, aveva superato le difficoltà iniziali a capire la lingua parlata da quegli invasori dei suoi territori.

Alcune volte era stato scorto da qualche sventurato Goblin ed una volta uno Gnomo si era messo a scavare nella fenditura, incuriosito da qualcosa che aveva notato, ma in tutti i casi Feruta era stato pronto a colpire gli sventurati ed a farne sparire i corpi.

I lavori procedettero per tutti e quattro i mesi e quando Honorius fece ritorno, trovò il piccolo castello ormai ultimato nelle sue strutture principali, mentre nei sotterranei si continuavano a scavare nuove camere e nuove celle.

Honorius si aggirò silenziosamente per il castello, poi si avviò all’uscita.

«Skrondo, vedo che hai portato a termine l’incarico che ti avevo affidato. Ti lascio il comando del castello e ti invierò i Novizi che al momento sono al mio accampamento».

«Li istruirò, come da voi richiesto, in breve tempo saranno pronti ad affrontare Maghi e Druidi di Lot» disse Skrondo.

«Non sottovalutare le forze di Lot, che sono molto potenti. Una volta avviata l’istruzione dei Novizi, ti affiderò una missione tra le mura di quella città».

Honorius si voltò ad osservare il Mago.

«Io ritorno all’accampamento, porterò con me tutti gli Orchi e parte dei Goblin. Gli altri resteranno a tua disposizione».

Si avvicinò Horren conducendo per le briglie il cavallo di Honorius.

«Non mi deludere Skrondo». Detto questo, Honorius montò in groppa al suo cavallo e si avviò lungo lo stretto sentiero che dava accesso al castello, seguito da Horren e da una lunga colonna d’Orchi e Goblin, che lasciavano per sempre le mura del maniero.

Skrondo si ritirò nelle sue stanze. Più tardi fu raggiunto dal comandante della guarnigione di Goblin rimasta a sorvegliare le mura.

«Mio Signore, il sentiero è stato fatto franare subito dopo il transito della colonna del Signore Honorius. Ora il castello è completamente isolato».

Il Goblin si domandava come sarebbero potute giungere le provviste per la guarnigione, ma il Mago già sapeva che, tra poco tempo, non vi sarebbe rimasta alcuna guarnigione.

Pochi giorni dopo giunsero al castello i primi Novizi, ancora sorpresi per essere stati trasportati in quel luogo inaccessibile; Skrondo iniziò subito la loro istruzione.

Tre mesi dopo, mentre egli era nelle sue stanze a consultare un antico tomo, gli apparve Honorius che gli diede ordine di iniziare la sua opera contro Lot, usando i poteri a sua disposizione e tutto l’aiuto che i Maghi potevano offrirgli.

Fu così che, dopo i duri scontri contro Horren ed i suoi Cavalieri, Lot fece la conoscenza di Skrondo.

Di razza non classificabile, in quanto ibrido creato dal maligno Honorius, incominciò ad apparire tra le strade del GranDucato ed a mietere orrore tra la popolazione, che non poteva difendersi in alcun modo.
I suoi poteri erano grandi, sovrumani e superiori ai limiti conosciuti dalle altre razze. La sua mente, tanto forte, era capace di assorbire il potere psichico di chi tentava di affrontarlo, assorbendo qualsiasi livello mente, pur alto che fosse.

Era solito anche portare pazzia tra la popolazione: poche parole sussurrate da Skrondo erano sufficienti per ammutolire qualsiasi personaggio del regno. La vittima, colta da improvvisa follia, biascicava e delirava, fino al momento in cui qualcuno riusciva a strapparla dal flusso mentale dello spietato mostro.

Maghi, Streghe del Cobra e di Corte, Druidi ed ogni Mistico tentarono qualsiasi cosa potesse essere utile per scoprire la provenienza e la natura dell’essere orrendo. La vecchia Lot era in mano nemica e le uniche tracce possibili, per capire come Honorius potesse addestrare simili esseri, era affrontare una spedizione verso i Monti delle Nebbie.

Pochi furono i risultati, solo scarsi frammenti e notizie ottenute torturando ingenui Goblin permisero ai Mistici di avere informazioni per tentare, attraverso pratiche magiche, di individuare alcuni punti deboli del nemico.

Si scoprì che Honorius, nella sua dimora, attraverso pratiche oscure dimenticate da tutti, era riuscito attraverso il potere primordiale del Male, ad unire varie razze, eliminando qualsiasi tipo di coscienza, fosse essa razionale od istintiva, qualsiasi senso critico, qualsiasi conoscenza, obnubilando le menti per ottenere ed addestrare potenti servitori. Il primo di loro fu Skrondo, che ricevette uno speciale addestramento direttamente da Honorius, per poi diventare, a sua volta, la guida di tutti i Maghi che a lui sarebbero seguiti.

Nelle segrete del castello sui Monti delle Nebbie, istruiti da Skrondo, questi Maghi proseguivano nel loro addestramento ed imparavano ad utilizzare, se pur macchinosamente, grandi Incantesimi.

Fu questo il punto debole che i Maghi ed i Mistici di Lot tentarono di sfruttare: la mancanza totale di talune sensazioni del mostro, che sottraevano al Mago, le capacità tattiche e di studio del nemico, qualità che, invece, erano spiccate negli usufruitori di magia e nelle Streghe del GranDucato.

I Maghi guidati da Skrondo imperversavano tra le vie di Lot, portando scompiglio e creando scoramento tra la popolazione; ma durante un combattimento egli fu ferito e costretto a lasciare il campo.

In seguito a quello scontro, fu recuperato dai Maghi Neri del Crepuscolo d’Argento uno dei loro Libri degli Incantesimi; il prezioso tomo fu consegnato dall’allora Evoker Nero allo Shalafi Khaleim.

Il Libro, ancora oggi è conservato nella bottega magica dei Khaleim, anche se alcuni di tali antichi incantesimi sono stati copiati per essere conservati, nel massimo segreto, nella Torre dell’Alta Stregoneria di Lot.

Durante tutti questi accadimenti il Demone Feruta continuava a vivere nelle sue grotte e di frequente si aggirava nelle stanze del castello o lungo le sue mura.

Una sera il Demone, mentre si aggirava furtivo fuori della sua dimora, fu quasi scoperto da Skrondo, che apparve all’improvviso ad una finestra della torre, lasciandogli giusto il tempo di nascondersi dietro ad una roccia.

La nebbia avvolgeva l’impervio declivio che portava dal Castello, fino all’orlo del dirupo che separava il terreno su cui sorgeva la costruzione dal resto dei Monti delle Nebbie.

Pochi alberi crescevano contorti con le radici aggrappate alla sterile terra che ancora rimaneva su quella ripida scarpata.

Alle spalle della costruzione si levava una parete di roccia che scendeva perpendicolare e senza alcun appiglio da oltre cento metri, fino a diventare la parete posteriore del maniero.

Nessuno poteva giungere o andarsene senza l’aiuto dei Maghi che tra quelle mura dimoravano e Skrondo stava osservando attraverso una finestra un gruppo di Goblin terrorizzati, che erano stati appena trasportati nel piazzale del suo castello.

Quelle povere figure verdi e terrorizzate sarebbero state subito messe all’opera per ampliare le grotte che, partendo dalle fondamenta si diramavano all’interno della roccia sino nel cuore della montagna e, una volta che non fossero più stati in grado di lavorare, sarebbero tornati utili come materiale da usare negli oscuri esperimenti di Magia, che nelle sale più interne del castello venivano portati avanti.

Skrondo si voltò e, lasciandosi alle spalle la finestra, si avviò con passo malfermo verso una sedia dall’alto schienale. Solo quando era completamente solo lasciava trasparire le tracce degli effetti che la devastazione del suo corpo gli avevano causato. Quel colpo d’ascia subito a Lot lo aveva quasi ucciso. La sua magia era ancora potente, ma il suo corpo a volte lo tradiva e, se solo uno dei Maghi presenti nelle sale sottostanti avesse intuito la sua debolezza fisica, si sarebbe sentito autorizzato a cercare di ucciderlo e prenderne il posto nella fiducia di Honorius.

Il pensiero del suo oscuro Signore lo portò a pensare agli insuccessi subiti ed alle disposizioni che gli ingiungevano di sospendere gli attacchi al Granducato, per dedicarsi all’istruzione di una folta schiera di Maghi.

Skrondo ritornò alla finestra ed osservò ancora una volta il terreno circostante. Era sicuro che il suo maniero fosse irraggiungibile, eppure un oscuro presagio continuava a turbare i suoi pensieri. Il bussare discreto alla sua porta lo distrasse e lo fece allontanare dalla finestra.

Feruta aveva osservato il Mago per tutto il tempo, poi una volta che questi era ritornato all’interno della sua camera, si era allontanato con passo svelto e dopo un’ora era nuovamente nella sua grotta.

Il Demone aveva fame ed allora raggiunse la sua uscita secondaria, in una piccola caverna che si apriva in una delle insenature laterali della Gola dei Ghiacci.

Mentre cacciava nel buio della notte, si domandò cosa avrebbe fatto quel Mago se avesse saputo che vi era un passaggio che portava direttamente dentro il suo Castello, poi con una scrollata di spalle ritornò a seguire le tracce della sua futura vittima.


Althair - Detentore ad Honorem
Shanty - Detentore ad Honorem