RACCONTO DEL MESE
La Compagnia del grano: viaggio a Quinalth

Correva l’Anno VIII mese 2° giorno 9° e, come tutti i giorni, Sianna si trovava nel palazzo delle pubbliche affissioni della cittadella. Da poco Adepta dell’Arcana Saggezza, seguiva con molta attenzione le gesta e gli accadimenti narrati dalle pergamene affisse in quella bacheca per poter meglio apprendere le vicende d’armi, d’onore e buone nuove sulla vita del Gran Ducato. Attenta ne scrutava i minimi particolari. Il sole stava tramontando, l’ora diciottesima si faceva sentire con una leggera brezza, ma lei era tranquilla, il manto la proteggeva dalle insidie del fresco crepuscolo.
Una pergamena attirò la sua attenzione. Il cavaliere Shea, appartenente alla Corte del Nibbio, l’aveva vergata. Ancora impresse nella sua mente le parole con cui tale pergamena cominciava “I Principi di Quinalth chiedono aiuto”. Strano, ma nella sua mente le pareva quasi di sentire quelle voci che chiamavano, che chiedevano aiuto. Col cuore in gola lesse il contenuto di quello scritto.
La popolazione di Quinalth versava in gravi ambasce: una carestia e il bestiame scarso spingevano i Principi ad appellarsi ai buoni rapporti, seppur minimi, che legavano la città al nostro Granducato. Chiedevano del grano al Conte Petrus, grano che certamente il Conte non avrebbe negato, memore che Quinalth era la città natale sia di Petrus sia di Thorm. Quale fu la sorpresa di Sianna nel vedere, fra le varie risposte quella del Consigliere dell’Arcana Saggezza Jigoro ex cartografo delle Corti, che assicurava la presenza dei Detentori come membri della spedizione.
Sianna seppe subito cosa fare.: Si appoggiò al tavolo di legno che si trovava nei pressi della bacheca e con le mani ancora tremanti dall’emozione vergò una missiva, affidata poi ad un piccione viaggiatore. La sua richiesta al consigliere di poter partire per Quinalth, quando fosse stato organizzato il tutto. Sperò in una risposta affermativa, che non tardò ad arrivare. Sarebbe partita anche lei. Non c’era che da aspettare notizie dalla Corte del Nibbio per potersi organizzare.
Quelli che seguirono furono giorni lunghi e interminabili; Sianna in ogni momento libero passava dalla Bacheca per vedere se c’erano notizie, e intanto passava ore fra i tomi dell’archivio a documentarsi sulla città di Quinalth, sui rapporti passati che intercorrevano col Granducato e sulle notizie tecniche che riguardavano la posizione della cittadella e la strada da tenere lungo il viaggio.
Cinque giorni d’attesa, di trepidazione. E finalmente il giorno tredicesimo dello stesso mese, passando dalla bacheca, Sianna riconobbe la pergamena vergata dal simbolo della corte del Nibbio. Tutto era deciso, da lì a tre giorni e precisamente all’ora ventunesima del sedicesimo giorno dello stesso mese, dalle mura a Ovest del Granducato, la Compagnia del Grano sarebbe partita alla volta di Quinalth.
Fra le risposte affermative sotto quello stesso scritto vi fu anche quella di Sianna, che sarebbe partita con loro. Quei tre giorni volarono nei ferventi preparativi per la partenza. Sianna aveva ricopiato fedelmente una cartina che aveva trovato in biblioteca, riponendola nella borsa assieme ai suoi strumenti di lavoro quotidiano: le sue pergamene e la sua piuma.
Il giorno sedicesimo era finalmente arrivato, e l’ora della partenza era vicina, un saluto ai confratelli, il manto a coprirle anche la testa e Sianna partì alla volta delle mura Ovest di Lot. La pioggia battente si faceva sentire e lei purtroppo era a piedi. Ma nulla l’avrebbe fermata, sentiva nelle vene il richiamo di Quinalth e sarebbe partita a qualsiasi costo. Tutti puntuali i membri della spedizione erano nei pressi delle mura Ovest e Sianna era con loro.
Un volto amico, il consigliere Jigoro che veniva a porre i suoi saluti alla Compagnia. Lui sarebbe partito di lì a due giorni per raggiungerla a Quinalth,era impegnato con certe lezioni di Extremelotgrafia. Fra le altre personalità presenti, di cui è difficile ricordare il nome, ma mosse dalla stessa determinazione di Sianna, il Cartografo di corte Celegorm, anche lui senza cavalcatura, proprio come Sianna. La pioggia salutava la compagnia che si accingeva a partire. Sianna si guardava intorno, per un passaggio: una voce ferma e decisa “Onore et Forza Milady…Salite pure dietro di me”.
La voce del Primus Insey del Sacro Ordine del Leone, si rivolgeva proprio a Sianna invitandola a salire sul cavallo, cosa che lei accettò, se non altro perché non poteva fare altrimenti. Si partì: direzione Sud, sotto la pioggia il carro guidato da Shea con i sacchi di grano scricchiolava e faceva fatica a procedere. La compagnia avanzava lenta. Sianna dietro al Leone Insey era con la retroguardia e si muoveva lentamente, appesantita dal manto bagnato da una pioggia che non accennava a smettere. Direzione sempre verso Sud. Dopo ore ed ore di cammino il tempo decise di concedere una tregua alla compagnia. La pioggia pian piano diminuì fino a smettere. Di lontano si sentiva il potente gorgoglio delle acque di un fiume. “Il Fiume Azzurro, dall’altra parte c’è Quinalth” queste le parole di Celegorm seguite da quelle di Sianna, che nella sua mente aveva ben impresso la cartina che recava nella borsa.
La compagnia animata dalla tregua concessa dalla pioggia si muoveva più veloce alla volta del fiume. Attraversarlo? Seguirne il corso? Queste erano le domande che presto trovarono risposta sempre dalle parole di Celegorm: “L’unica via possibile è l’attraversamento del fiume”. Ma come fare? Il carro era pesante e il fiume in piena. Un solo ponte scricchiolante e pericolante appariva agli occhi dei membri della compagnia. Come fare? L’unica soluzione era quella di alleggerire al massimo il carro e di portare a spalla i cinque sacchi di grano da dieci Rubbie l’uno. Tutti si adoperarono per la buona riuscita dell’attraversamento. Il leone Galadiash fu il primo ad attraversare il ponte portando una corda, che poi legò ad un tronco vicino, sull’altra sponda: quella corda doveva servire da corrimano di emergenza. A loro protezione una civetta bianca. Era il druido Andurin, membro della compagnia che si era trasmutato in quel maestoso animale, che stava frenando con il potere del suo sguardo le acque del fiume in piena, che avrebbe altrimenti travolto tutto. Ad uno ad uno tutti passarono. Sianna aveva paura: attraversò il ponte tenendo le redini di Mustar e portandolo a mano. Ogni passo le sembrava durare un’eternità. Ad ogni passo un respiro profondo finché anche lei non tocco il suolo della sponda opposta al fiume.
Era piena notte, i visi esausti per la fatica accentuata dalla pioggia che da poco aveva smesso di accanirsi contro la Compagnia. Una radura poco lontana da quel luogo ospitò le poche ore di riposo di tutti…pronti e impazienti di arrivare a destinazione.
Si ripartì il giorno dopo verso il tramonto. La pioggia era cessata, Luri si scorgeva nel cielo e nei cuori di tutti questo era visto come buon auspicio.
Il volto insonne e preoccupato del leone turbò non poco l’animo di Sianna che però non lo dava a vedere. Ormai l’attraversamento di una collina li separava da Quinalth.

Un falco sembrava seguire la Compagnia per poi sparire e riapparire ogni tanto: strani rumori, che vennero interpretati come causati dagli animali notturni…Si ingannavano tutti e quel falco era simbolo di qualcuno che seguiva con attenzione i movimenti della compagnia. Questi i pensieri che Sianna tenne per se fino a che un manipolo di rozzi uomini armati apparvero agli occhi del cavaliere Shea e degli altri componenti della compagnia. Non erano soldati, né guardie, ma contadini guidati dalla disperazione che imposero alla compagnia di consegnare il grano. Sianna era terrorizzata da quegli uomini armati della loro disperazione e pronti a tutto. La lungimiranza che in quel momento lei non aveva, non aveva abbandonato il Leone Insey che, senza batter ciglio, rifiutò di consegnare il grano presentando la compagnia e chiedendo con molto rispetto il permesso di giungere in città per consegnarlo ai Principi che lo avevano richiesto. Una figura parlò presentandosi come Quenton, l’araldo di Quinalth, che diede il benvenuto alla compagnia. Scampato il pericolo, le luci di Quinalth si avvicinavano sempre di più. La tranquillità si accresceva nei cuori di tutti, anche in quello di Sianna.

Bozza del Principato di Quinalth

Quando Sianna mise piede alla locanda dell’Unicorno Nero trasse un respiro di sollievo e dormì tranquilla fino al giorno dopo. Il risveglio fu amaro: qualcosa era successo al cavaliere Shea. Dormiva un sonno profondo, innaturale e la cosa impaurì tutti. Shea, l’anima della compagnia era fuori combattimento e nessuno poteva far nulla. Il panico serpeggiava fra i membri tutti. Se ne accorse anche il consigliere Jigoro, arrivato da pochissimo in città. In locanda vi era una confusione incredibile e i volti rispecchiavano la paura e la preoccupazione di quel sonno innaturale. Un incantesimo? Un avvelenamento? Chi poteva saperlo: tutti si facevano domande a cui niuno sapeva dare una risposta. Risposta che venne quella sera stessa, qualche ora dopo l’arrivo di Jigoro alla locanda. Quello che fino al giorno prima era stato presentato come l’Araldo Quenton si presentò alla locanda parlando di un fratello gemello e confermando agli astanti che era lui il vero Araldo, il suo nome era Dereth, mentre Quenton ne era il fratello gemello e aveva fatto un piccolo “scherzo” al cavaliere Shea pungendolo con una spina che lo avrebbe fatto dormire per tre giorni interi. La preoccupazione divenne indignazione. Lot offriva il suo aiuto a Quinalth e così veniva ripagata. Tre giorni di ritardo. Non si poteva essere ricevuti dai Principi senza Shea, a capo della missione e portavoce del conte Petrus. Tre giorni in più. Shea addormentato… Questi semplici pensieri si palesarono nella mente di Sianna. Non c’era altro da fare, bisognava aspettare.
I due giorni che mancavano al risveglio di Shea non furono proprio monotoni. Sianna si trovò coinvolta in una strana avventura che ancora le sembra incredibile, nonostante abbia la consapevolezza di non averla sognata. Tutto partì dal racconto di un sogno…l’ennesimo del Leone Insey che lo aveva sconvolto a tal punto da averlo portato quasi alla disperazione. La strega Lisabel ascoltava le parole di Insey assieme a Sianna al mattino. Un’unica soluzione: addormentarsi sotto effetto di una pozione per cercare le proprie risposte. A Sianna fu chiesto uno strumento suo che avrebbe accompagnato il Leone nel suo viaggio. Gli diede la sua pergamena. Qual prodigio accompagnò quel sonno ancora Sianna se lo chiede. Quella pergamena le ritornò vergata dal racconto di quel sogno, mentre Insey ancora dormiva. Ma questa è un’altra storia…
I due giorni trascorsero lenti e arrivò la sera in cui la Compagnia del grano sarebbe stata ricevuta dai Principi di Quinalth. Nuovamente l’Araldo Dereth raggiunse la compagnia alla locanda. Per fortuna ciò che quell’uomo aveva detto si rivelò vero. Shea si svegliò e stava bene.
Una scelta toccò al Cavaliere: solo pochi membri della Compagnia avrebbero avuto accesso a Corte. Chi portare? Chi lasciare indietro?. Il buon senso fece da padrone e il Cavaliere decise di portare un rappresentante di ogni Gilda. Sianna a questo punto era più che convinta che sarebbe rimasta esclusa dalla delegazione, visto che con lei era presente il Consigliere Jigoro, che avrebbe rappresentato a Corte i Detentori. Invece il Cavaliere pronunciò anche il suo nome fra i membri della delegazione e senza troppo chiedersi il perché Sianna si ritrovò a cavalcare su Mustar alla volta del Castello dell’Acqua, dimora dei Principi di Quinalth. L’architettura del luogo era maestosa: Sianna silenziosa osservava quella struttura e si avvedeva dello sfarzo che doveva aver abitato quei luoghi in passato. Il salone dei Troni era al primo piano di quella costruzione. La delegazione fu accolta benevolmente dai cortigiani e i Principi non si fecero attendere. Ci furono ringraziamenti sinceri per il grano ma,quando il cavaliere Shea parlò dell’esistenza di un Tomo importante e caro al conte Petrus quanto antico, i Principi sembrarono esitare. Solo il vegliardo che abita le catacombe avrebbe potuto aiutare i membri della compagnia consegnando il tomo. E i Principi lo chiamarono dopo una breve consultazione. Le orecchie di Sianna sentono ancora oggi le parole del vegliardo “Quel tomo non sì tocca... troppi segreti racchiude nelle sue pagine... è quasi impossibile raggiungerlo, se non con... una...". Una cerca. Il Tomo andava cercato. Un’altra avventura, più pericolosa di quelle vissute fino a quel momento dalla compagnia. Nelle profondità della terra.. Nelle catacombe si sarebbe consumata l’ultima parte della missione. Alla ricerca del Tomo misterioso. Nessuno osò tirarsi indietro: tutti pronti a lanciarsi in quell’avventura dai risvolti ignoti.
Sarebbe inutile negare che i volti di tutti avevano un’espressione decisa quanto preoccupata. Ma così sarebbe stato e nessuno espresse il desiderio di rinunciare. La sera dopo nuovamente l’araldo si presentò alla locanda. I membri della compagnia erano tutti pronti. Sui loro volti la determinazione di chi vuol riuscire e il desiderio di tornare a casa. Sianna, presenza silenziosa in quella compagnia si avviò assieme agli altri e all’araldo. Si diressero tutti verso il Tempio: tutti armati fino ai denti, tranne Sianna e la barda Melek86, che camminavano insieme dandosi coraggio e cercando di sorridere per esser di conforto agli altri. Che costruzione imponente il Tempio. E come si vedeva che i membri della compagnia ormai non pensavano ad altro che a recuperare il Tomo: un luogo Sacro attraversato da gente armata. Lo stesso araldo ne rimase perplesso, ma nulla disse fino all’arrivo alla porticina, celata dalle sembianze di una colonna, che immetteva in uno stanzino illuminato da alcune fiaccole e collegato a delle scale che scendevano sottoterra.

Le Catacombe

Un augurio di buona fortuna e l’araldo affidò i membri della compagnia al vegliardo, che li avrebbe accompagnati nelle catacombe, luoghi in cui egli stesso abitava. Sianna e Melek86 erano le uniche non armate e si decise di tenerle al centro del gruppo con in mano le torce. Sarebbero state più protette e avrebbero portato le torce per poter far luce in quegli angusti luoghi. Un corridoio stretto, meglio definito come un cunicolo, portava dalle scale ad una sala con delle tombe. Erano le tombe reali e lì il Vegliardo abbandonò la compagnia al suo destino. Avrebbero continuato da soli il loro cammino per trovare il tomo. Sianna camminava a fianco del leone Galadiash, sempre portando la torcia. Le labbra serrate a non proferir verbo. L’olfatto disturbato da quell’odore di umido e di morte. Ad ogni passo sussultava udendo degli strani rumori, segni di strane presenze che incombevano su tutti loro. Grida ora lontane ora vicinissime. Fra le parole or sussurrate or gridate dalle voci, alcune più chiare così proferivano “ai saggi, ai saggi”. Parevano dar il benvenuto ai membri della Compagnia in quella che poi si svelò essere la sala delle tombe dei Saggi. La sala più piccola della Tomba dei Re, conteneva delle tombe disposte in circolo. Tombe di Saggi per l’appunto. La cosa più strana? Uno degli Scranni era aperto: sopra vi era incisa l’immagine di un Saggio.
Ma non un saggio qualsiasi, ma perfettamente somigliante al vegliardo che aveva accompagnato i membri della spedizione fino alle catacombe. L’agitazione cresceva nel cuore di Sianna: era la prima volta che si trovava in un luogo del genere e ancora non riusciva a dominare bene i suoi sentimenti e le sue emozioni. Passi tremanti accanto al Leone Galadiash, camminava dietro a tutti. Oltre la sala delle Tombe dei saggi altri cunicoli, altra paura, altri rumori indefinibili, altri sussulti per Sianna, che con le labbra serrate continuava a camminare portando la torcia in mano. Ad un tratto la Compagnia si fermò…E insieme a loro il cuore di Sianna. Lei di statura bassa non riusciva a capire cosa stesse succedendo; solo quando si avvicinò alla testa della spedizione capì. Un nuovo cunicolo, sulla cui apertura si vedeva un bassorilievo con una frase incisa che così recitava:
“Addentratevi o folli, che oltrepassate il posto ove anche i Saggi si fermano, mostrate d’esser a loro superiori o come loro finirete”
Nessuno rinunciò, nessuno mostrò la minima esitazione, nemmeno Sianna, nonostante il suo cuore tuonasse come un temporale. Alla fine del cunicolo si trovarono tutti davanti a tre robuste porte. Quale poteva essere quella giusta? Quale portava al ritrovamento del Libro? Le porte stesse diedero la risposta alle tacite domande di Sianna e degli altri. La risposta bisognava trovarla. Le porte stesse lo dissero in questo modo:

Tre le porte son di legno
non presentano alcun segno
sol le facce dei battenti
con il ferro in mezzo ai denti
lor vi posson indirizzare
se interrogate posson parlare
un problema è il loro dire
perché alcune posson mentire.
Una il vero sempre dice
l’altra sempre traditrice
e la terza per cambiare
il falso al vero va ad alternare.
Orsù valenti campioni
su ponete due questioni
ascoltate con saggezza
e scegliete con oculatezza

Tutti iniziarono a guardarsi tra loro: chi con carta e pennino tentava di trovare una soluzione, chi pensava e ripensava alle due domande e al modo di porle. Nessuno si accorse di una leggera nebbiolina che pian piano saliva e imprigionava i membri della spedizione in un lungo sonno. Nessuno.. Neanche Sianna..Tutti si addormentarono e fu per molto tempo: per quanto non si sa. Nelle viscere della terra il tempo non si conta. Per cui nessuno saprà mai quanto quel sonno tenne imprigionati tutti. Il risveglio fu istantaneo. Le Porte erano ancora lì, il dilemma ancora da sciogliere. Le menti ancora confuse. Le idee timide venivan pian piano fuori ma…Il tempo stringeva, urla strazianti e risate malefiche parevano in avvicinamento. La strana nebbia che di nuovo si alzava. Non c’era tempo da perdere, non più ormai. Sianna, facendosi coraggio propose la sua soluzione. Le due domande che fece alle porte furono queste:
“Quale porta dice sempre il vero?” e poi “Quale porte dice sempre il falso?” Due semplici domande perché lei era più che convinta che la porta giusta fosse quella che diceva sempre il vero. Stolto pensiero il suo. Non grazie alla sua soluzione la porta era quella giusta, ma solo grazie al caso. Per questo ora il Fato non li avrebbe più aiutati. La sorte non li avrebbe accompagnati nel migliore dei modi. Ora tutta la responsabilità di quanto accaduto ricadeva come un macigno su Sianna. Ora a nulla servivano gli sguardi grati dei membri al suo indirizzo. Se non altro ci aveva provato, ma a lei non bastava. Sentiva il pericolo incombere e sentiva che era colpa sua. Avanzava con gli occhi bassi in un cunicolo pieno di ragnatele e radici di alberi apparentemente immobili..Fino a che proprio su Sianna si scatenò la furia omicida delle radici. Su di lei e sulla barda Melek86. Le radici iniziarono ad avvilupparle; non c’era modo alcuno di fermarle. Più venivano tranciate e più si accanivano contro di loro e poi contro gli altri.
Sianna aveva perso le speranze e le forze tutte: ormai con un filo di voce chiedeva perdono a tutti, quando all’improvviso…La presa delle radici si allentò. Lei non si era avveduta del fatto che il druido Andurin era riuscito a mezzo di un incanto a prendere possesso dell’anima delle radici. Solo quando fu libera capì. Andurin era dolorante e soffriva perché era l’anima stessa delle radici a soffrire i tagli che gli erano stati inflitti. Ma il viaggio doveva continuare ed era ormai chiaro che un potente incantesimo teneva bloccati tutti in quel luogo e solo il ritrovamento del tomo li avrebbe salvati. La cerca riprese ,disperata ricerca che doveva aver fine, altrimenti non si sarebbe più saputo nulla della Compagnia del grano.
Una caverna si aprì davanti a loro: circa quaranta passi, in cui si vedevano pietre quasi vive che emanavano bagliori rossastri e scheletri poggiati su di esse, al centro della caverna una teca cristallina. Il Tomo, eccolo finalmente, lo aveva trovato. Il sospiro di sollievo tratto da tutti calmò gli animi per un sol attimo.. Poi una voce soprannaturale intimò di non toccare il Tomo. Ma non c’era scelta e il cavaliere Shea già si accingeva a prendere il tomo. Due scheletri e diversi non morti presero vita rivolgendosi minacciosi verso i membri della compagnia. Fu il momento in cui Sianna ebbe più paura. Lei disarmata, se l’avessero attaccata come avrebbe fatto? Non c’era tempo per le domande, né per aver paura e questo lei lo imparò dai cavalieri che già s’eran lanciati all’attacco. Valorosi i cavalieri della Compagnia.
Il tomo era salvo..Gli scheletri sconfitti per sempre assieme ai non morti. L’incantesimo si sciolse. I membri della compagnia non erano più prigionieri. L’uscita ora era visibile, la luce della luna li chiamava fuori…di nuovo il cielo, di nuovo la luce. Finalmente la salvezza. Ora si che Sianna si abbandonò alle lacrime… lacrime liberatorie di un peso che l’aveva accompagnata da quando si era aperta la porta. Lot ora sembrava vicina.
Partirono per Lot, nella tarda serata del giorno dopo, riprendendo il cammino a ritroso, dopo i calorosi saluti degli abitanti di Quinalth che li accompagnarono fin fuori le mura.
La pioggia incessante li accolse, come quando partirono per Quinalth, ma le flebili luci di Lot, che apparvero in lontananza, portarono gioia nei loro cuori. La missione era stata portata a termine dalla variegata Compagnia del Grano.

Sianna - Conservatore della Storia Secolare
Jigoro - Consigliere dell'Arcana Saggezza