La
Nuova Lot - La Grande Epidemia
Si sentivano ancora in lontananza
gli echi dei festeggiamenti per il Primo Giubileo di Lot,
la gente festosa e piena di speranze popolava le vie della
città ed accoglieva con allegra chiunque desiderasse
far parte del Granducato.
Ma un messaggio del Conte Thorm,
affisso durante i primi giorni dell’anno VI dalla fondazione
di Lot nella pubblica Bacheca, fece scendere un gelido silenzio
sopra chiunque ed ogni cosa. Quello era il primo presagio
della sventura che stava per colpire la città.
Quel messaggio non era altro
che una lettera e questo lo sconcertante contenuto:
"Nobili di Lot
chi Vi scrive è Huppio, Signore dei Folletti delle
Sequoie di Arman.
Non so se avremo più occasione di contattarci, né
se sarò mai in grado di leggere una vostra risposta.
Da due mesi ormai uno strano morbo colpisce i miei sudditi
ed ora anche me ed i miei cari.
All’inizio è cominciata con un diffuso attacco
influenzale, tosse, debolezza ...
I nostri Folletti curatori hanno cercato di curare i malati,
ma nessun rimedio sembrava essere efficace.
Le forze abbandonavano pian piano tutti i malati, fino a farli
perire.
Il mio regno era una volta molto ricco e felice, ed ora siamo
rimasti in pochi.
Questa mia non è per chiedervi aiuto, ma per implorarvi
di non accorrere in nostro aiuto per il bene dei tanti Folletti
che popolano Extremelot..
Se dovessi anche io lasciare la vita, la presente abbia il
valore di testamento.
Lascio ogni cosa del mio regno agli eventuali sopravvissuti
e, nella malaugurata ma ahimè probabile ipotesi che
non ve ne siano, lascio tutto ai Folletti di Extremelot.
Ora vado a rendere l’estremo omaggio alla mia amata
moglie Ahele ...
Huppio, Signore dei Folletti delle Sequoie di Arman"
Dopo un primo ed inevitabile
momento di panico, contravvenendo a quanto riportato nella
lettera, venne organizzata una spedizione, costituita da Cerusici,
Alchimisti, alcuni componenti di Gilde magiche ed una scorta
militare composta dai Militi dell'Armata Ducale e dai componenti
del Reggimento Mistral comandato dal Brigadiere Ukhis sotto
gli ordini del Governatore Nicolao.
Tutte le Gilde ed i Clan di
Razza diedero la loro disponibilità, affinché
ognuno, con la propria specifica arte, potesse dare un’interpretazione
di quel male apparentemente incurabile, in modo che quel popolo
riprendesse a vivere e la comunità folletta di Lot
non si ammorbasse.
Così, gruppi di Cerusici,
Chierici, Cavalieri della Dea Themis e Detentori si proposero
per far parte a quella che pensavano sarebbe stata una spedizione
risolutiva. Poco tempo dopo anche la Masseria decise di partecipare,
per rilevare possibile tracce di animali o essenze che avrebbero
potuto portare indizi ed aiuti alla cittadinanza tutta.
Ma come aveva previsto il Re
Huppio, anche i Folletti abitanti del Granducato, iniziarono
a dare segni evidenti del morbo, accusando fastidiosi colpi
di tosse e febbre così alta che gli impediva talvolta
anche di alzarsi dal loro giaciglio.
Molto probabilmente per colpa
di Cagliostro, un gatto anch’esso malato, anche le acque
del laghetto dei Giardini delle Delizie s’infettarono,
facendo ammalare tutti coloro che per errore si erano bagnati.
Per questo motivo le Gilde armate iniziarono a picchettare
il lago, affinché nessuno potesse entrare in contatto
con quelle acque.
Nel giro di pochi giorni i
Folletti contagiati aumentarono e, per non far diffondere
ancora di più l’epidemia, iniziarono ad essere
messi in quarantena, lontani dal centro di Lot, mentre all’interno
di esso venivano attuati prelievi d’acque: Alchimisti
e Cerusici lavorarono a pieno regime per riuscire a scoprire
nel più breve tempo possibile una medicina efficace.
Ma non tutta la popolazione
era compatta nello sconfiggere il male, c’era anche
chi provava una malsana gioia nel veder decimare quelle piccole
creature. Si palesarono quindi una serie d’untori che
avevano come unico scopo quello di diffondere il contagio.
Piccoli disordini vennero a
crearsi ma furono risolti in breve tempo, mentre all’Ospedale
lo spazio per nuovi contagiati diminuiva sempre di più.
Per limitare l’infezione, una corsia venne anche bruciata,
costringendo i Folletti a spostarsi in altri luoghi, restando
sempre sotto le cure dei Cerusici e l’amorevole compagnia
della corte ospedaliera dei Cavalieri Erranti.
I Folletti cominciarono a soffrire
la reclusione, nonostante non fossero mai lasciati soli sentivano
che il contatto con la natura, che tanto gli apparteneva,
stava venendo meno e la malinconia era un male di certo non
peggiore di quello di Arman.
Oramai l’Ospedale non
era più sufficiente ed era necessario trovare ai malati
un posto sicuro per il contagio, ma che non gli negasse il
contatto con la natura, così fu progettato uno spostamento
in una parte del Bosco dei Lupi. Ma i Folletti oramai non
ragionavano più, temevano che sarebbero passati da
una reclusione ad un’altra, si allearono con le Fate,
gli Elfi e gli Hobbit e, capitanati dalla Prima Scintillante
Jillraggiodisole, scapparono dall’isolamento creando
grandissimo disordine dentro le mura della Cittadella.
Gli Alchimisti continuarono
instancabilmente a disinfettare le acque del lago dei Giardini
e collaborarono con i Cerusici cercando di aiutarli. Le gentili
Dame dei Cavalieri Erranti, con la loro presenza ed i loro
sorrisi, cercavano di allietare quei Folletti che non riconoscevano
l’autorità di Jillraggiodisole e credevano che
solo facendosi curare sarebbero guariti ed avrebbero permesso
di trovare un medicamento efficace.
Il caos regnava oramai dentro
le mura, chiunque vedeva un Folletto se ne andava a gambe
levate e, per rendere tutti participi della tragedia che stava
falciando il Granducato, anche i Teatranti misero in scena
una rappresentazione che raccontava in modi assolutamente
veritieri quello che stava accadendo alla comunità
tutta.
Ma quando anche il primo Mannaro
s’infettò la paura si trasformò in panico
assoluto.
Il morbo di Arman non era più
contagioso solo per i Folletti!
Uno dopo l’alto s’infettarono
anche tutti i Mannari di Lot, compresa la Baronessa Astarte.
Ma, a differenza dei Folletti, i Mannari rimasero compatti
intorno al loro Capobranco e cercarono di limitare il contagio
andando volontariamente in isolamento.
Neppure questo bastò
e, nonostante la loro forte fibra, i Mannari cominciarono
a morire. Per non far diffondere la malattia molti di essi
vennero ibernati dai Draghi sputagelo presso il Picco dei
Draghi.
Per mesi e mesi questa malattia
gettò nello sconforto più assoluto l’intera
città e, per preservare le Razze di Lot, il Conte Thorm
chiese a due esponenti per razza, un maschio ed una femmina,
di rinchiudersi presso la navata del Tempio e lì rimanere
fino a che non fosse tutto finito.
Subito le adesioni furono numerose
ma, poco dopo, i reclusi cominciarono a spazientirsi, nonostante
i Cavalieri della Dea non facessero mancare loro nulla. Prima
alcuni chiesero di essere allontanati dalla navata, venendo
esauditi nei loro intenti grazie anche all’ottimo lavoro
del Primo Cavaliere Heron e di tutti i Cavalieri della Dea,
che prendevano il posto di chi lasciava; poi, quando il malcontento
cominciò a minare la bontà del progetto, il
Conte Thorm decise che la reclusione doveva finire e venne
abbattuta quella parte del Tempio.
Ma quel male sembrava non dovesse
guarire mai e le speranze cominciarono ad abbandonare i lottiani.
Tutti i master di Gilda di
razza mannara, i Governatori e la Baronessa Astarte iniziarono
lentamente ad abbandonare i loro compiti a causa della reclusione.
Anche il Conte Thorm si ammalò
e fu portato presso il Palatium dei Paladini dell’Antico
Codice, ove cercarono di curarlo nonostante egli fosse, come
suo carattere, ritroso ad ogni tipologia d’aiuto medico
o farmacologico.
L’idea che a breve il
morbo di Arman si diffondesse anche sugli Umani terrorizzava
tutti i sudditi.
La malinconia di far parte
di un popolo che stava lentamente morendo e di avere malati
i reggenti sembrava non abbandonare nessuno, ma la popolazione
sapeva che doveva nuovamente mettersi in marcia visto che
dentro Lot non era più possibile trovare un rimedio.
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Elison -
Curatore della Storia |
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Myriam - Sommo
Detentore dell'Arcana Saggezza |
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