Il Conte Thorm – Seconda parte
Il GranDuca, accompagnato dai suoi tre amici Thorm, Petrus ed Erik, lasciò
la Corte di Lynnessa e viaggiò fino ai Monti per edificare Lot. Molte
lune passarono sulla testa di quei soldati accampati intorno alla città
che stava nascendo, molte teste di goblin le loro spade recisero affinché
la costruzione potesse andare avanti.
Al termine dell’edificazione del Palazzo il nuovo GranDuca manifestò
la stima e l’affetto verso Thorm e Petrus nominandoli Conti della nascente
cittadella proprio il giorno in cui la Corte si insediò a Palazzo.
Dopo tempo tra i primi viandanti che visitarono la nuova città vi fu
lei: Dora.
Dora, troppo bella per passare inosservata e troppo devota per non essere gratificata
fu uno dei cittadini più impegnati di Lot.
Godendo della fiducia dei Nobili divenne Guardia Ducale e diede prova di grande
affidabilità al punto che successe ad Hellrond al comando del Corpo stesso.
Durante il suo periodo di comando i rapporti obbligati con i nobili favorirono
la nascita dell’amore tra Dora e il Conte Thorm, che sfociò in
breve nel matrimonio celebrato dalla Sacerdotessa Urania e con Weps come testimone.
Ma la vita nobiliare era vissuta come una prigione dallo spirito combattente
e libero di Dora e questo condusse ben presto alla fine del matrimonio.
Il dispiacere di aver perso Dora non fermò Thorm, anzi lo spronò
ancora di più a seguire le orme del GranDuca così dedito al lavoro
e all’amministrazione della città.
Passano gli anni ed ancora una figura femminile sulla strada del Conte, ancora
un consiglio di Weps, una Mannara dal forte carattere. Era Astarte, la ladra
redenta, che venne nominata Governatore di Lot e, ben presto, affiancò
i tre Conti al governo della città diventando Governatore Supremo e guida
dell’Unicorno. La sua totale dedizione le farà, negli anni, guadagnare
poi il titolo di Baronessa.
Ma la città cresceva e con lei le forze del male che, un giorno, riuscirono
a distruggerla.
I quattro Nobili si riunirono e decisero di riedificare ancora una volta la
città, di farla più grande e splendente, ancora più addossata
ai monti di prima affinché niente e nessuno potesse ancora distruggerla.
Così fecero, Lot riemerse dalle sue ceneri come l’araba fenice.
Gli esuli tornarono e le attività commerciali ripresero.
Dopo qualche tempo nacque il piccolo Uther Pendragon, figlio di Petrus e Urania,
e la serenità parve tornare a Lot.
Ma non per molto tempo. Infatti il ritrovamento del corpo decapitato del Conte
Erik gettò in grande subbuglio tutta la città. Thorm sapeva che
era il momento di ricacciare dentro gli occhi le lacrime e dare una sferzata
di energia ai sudditi in preda alla disperazione. Si fece carico del lavoro
di Erik a Palazzo e per tutto il tempo che la pira con le spoglie del defunto
Conte bruciava ci furono canti e balli, perché i cittadini lo ricordassero
con il sorriso e non con il pianto.
Un anno dopo però morì in circostanze misteriose anche il GranDuca
senza nome. Thorm ancora una volta non si perse d’animo e lavorò
instancabilmente per la città dando più poteri all’allora
Governatore Supremo Astarte e delegando a lei lo sviluppo delle corporazioni
cittadine.
Gli anni passarono e la città, guidata da Thorm, in attesa della maggiore
età del piccolo Uther Pendragon, si ingrandì e prosperò.
Ma giunse il giorno in cui il vento dell’eresia alitò su Lot coinvolgendo
anche antichi amici del Conte.
Il giorno che cambiò la vita del Conte e della città fu l’XI
del mese II del settimo anno. Il Conte Thorm venne sconfitto a duello, dopo
aver accettato la sfida del Cupo Re Cratere.
Da quella notte, l’anima del Conte, portata a resurrezione dalla Voce
dell’Empio Magno, abbandonò la fede in Themis ed abbracciò
il pensiero e l’ideale proprio degli adepti di Simeht.
Fu immediata la creazione di un nuovo Governo, di un nuovo Potere, con l’autorità
aggiunta dei nuovi governatori Cratere, Wolfang e Clemence, che rovesciò,
di fatto, quello che fino ad allora aveva prosperato ed amministrato il GranDucato.
Myriam
Sommo Detentore dell'Arcana Saggezza