La Nuova Lot
L'Invasione
degli Orchi e
lo Stato di Guerra
La
Cittadinanza tutta era in allarme.
Nessuno
riuscì mai a spiegare la facilità con la quale l’Orco mercenario di Honorius
riuscì a rapire l’allora Demone Fixius il giorno della sua resurrezione.
Nessuno
dal Presidio Militare si accorse che l’Accampamento degli Orchi di Honorius
era sparito da un giorno all’altro.
Nessuno
riusciva a capire come mai era impossibilitata ogni ricerca dello scomparso
Conte Petrus.
Nessuno
aveva chiara l’Alleanza che i Cavalieri Neri stavano intessendo con
il principale nemico di Lot e non si capiva come mai la Baronessa, fino
allora sempre votata al Bene, stesse dalla loro parte.
Fatto
sta che, misteriosamente, Lot si popolò di centinaia d’Orchi mandati da
Honorius. Già era stato difficile tenere testa a Fixius: una quantità così
incredibile di nemici era praticamente imbattibile.
Questi
Orchi si dividevano in tre categorie: Sciamani, Mano dell’Oscuro e Voce
dell’Oscuro.
Avevano
una forza incredibile, mai vista prima, ed erano sicuramente fautori della più
potente Magia Nera, perché riuscivano a soggiogare chiunque avessero davanti.
Il
panico dilagava in ogni dove e, pian piano, quest’esercito malvagio riuscì a
devastare ogni angolo della Cittadella.
Lo
stato di guerra fece sì che la popolazione civile e militare si dividesse in
due: l’Alleanza Nera e l’Alleanza Bianca.
L’Alleanza
Nera, composta dalle Gilde d’allineamento negativo e dalle razze malvagie,
serviva Honorius, aiutando i suoi emissari nella loro follia che era finalizzata
alla totale distruzione.
L’Alleanza
Bianca, invece, cui facevano parte le Gilde d’allineamento positivo e neutrale
oltre che le razze schierate col Bene, difendeva i Nobili e la Cittadella dai
continui devastanti attacchi.
I
primi giorni furono funestati da un numero incredibile di morti. Nessuno,
neppure il Soldato più abile, riusciva a contrastare la forza di questi Orchi.
Neppure i Maghi più esperti riuscivano a comprendere la loro magia.
I
Detentori dell’Arcana Saggezza si ricordarono che, durante la spedizione che
fece ritrovare loro la tomba di Hotalth, padre di Honorius, c’era un
manoscritto molto rovinato dagli anni che aveva un titolo simile ad una carica
di questi sicari: “Voce dell’Oscuro”.
Quando
fu ritrovato non ne capirono subito il significato e lo misero in un angolo
della Biblioteca, quasi dimenticandosene; ma quando la memoria ritornò verso
quel fatto, la pergamena venne subito tradotta e si delinearono i tratti di
quella tremenda magia che gli Orchi utilizzavano per soggiogare le vittime prima
di ucciderle.
Avevano
poteri incredibili: tanto sulla terra che sull’aria, tanto sull’acqua che
sul fuoco, tanto sulla mente che sulla volontà.
Questi
poteri smisurati permettevano ai sicari una sopportazione al dolore ed alle
avversità atmosferiche strabiliante, legata ad una forza mai vista e ad
un’agilità inusuale per la loro razza.
Il
terrore impediva alla popolazione quasi di respirare, i Soldati sapevano che
incontrare un Orco era sinonimo di morte certa.
Era
chiaro che il loro intento era quello di riuscire a conquistare il Presidio
Militare. Ci riuscirono falciando una quantità incredibile di vite il 16°
giorno, del 10° mese, del V anno dalla Fondazione. Questo secondo attacco
distrusse quasi completamente la Roccaforte.
Il
portone fu completamente divelto dall’ariete usato dagli Orchi, la Torretta
Thorm fu completamente distrutta; chi visse la scena la vide cadere su sé
stessa e fumò per molte ore dopo la sua distruzione.
La Torretta Astarte subì danni considerevoli, ma i nemici poterono
ancora utilizzarla per l’avvistamento; vari incendi danneggiarono le stalle ed
alcune strutture minori, le torri baliste furono tutte rase al suolo, così come
un terzo delle catapulte presenti.
Una
volta conquistato il Presidio, gli Orchi si misero subito a sorvegliarlo
posizionandosi nei dintorni. Una cinquantina erano sempre sugli spalti e altri,
più abili a livello magico, facevano la ronda in pattuglie sparse, pronte a
contrastare qualunque attacco da parte dei Maghi.
I
Cavalieri Neri rimasti anche loro decimati dalle battaglie, oramai erano, come
tutto il resto della popolazione, alle dipendenze degli Orchi.
Tutti
in preda al panico chiedevano una presa di posizione da parte dei Nobili. Il
Conte Thorm così impugnò la spada e si diresse alle Caverne due giorni dopo.
L’abilità militare dell’augusta persona e la sua incessante fede e voglia
di guardare verso il Bene portò alla morte di molti nemici e dell’Orco
Orkroya. Lo stesso giorno, con la luce del sole, l’Alleanza Bianca alzò una
fortificazione nella Piazza del Mercato.
Da
allora la Bianca Alleanza incominciò a prendere vigore e riuscì a difendere
sempre meglio la Cittadella dalle incursioni dei nemici.
Il
10° giorno, del 11° mese, del V anno dalla Fondazione avvenne il miracolo che
liberò Lot da chi la voleva conquistare.
Quella
notte presso il Tempio di Themis comparve una figura apparentemente incorporea
che quando si rivelò essere Honorius raggelò il sangue di tutti gli astanti.
L’acerrimo
nemico del Granducato se ne stava in piedi, in mezzo ai corpi immobilizzati dei
presenti a terra, tra cui il suo Sciamano Fixius ed il Signore dei Paladini
Lebow in procinto di morire.
Pronunciò
poi queste parole: <<Gtrefiuab Hkaousn Pouyebm>> con una voce gelida
e secca.
Poi
si voltò verso Fixius e con lo stesso tono disse: <<E Voi siete indegno
di appartenere alla mia milizia, debole come un Umano, verme peggiore di quando
vi raccolsi!>>.
Fixius
svenne e l’oscura figura sembrò scomparire mentre un lampo nero squarciò
l’altare, le sue ultime parole, giurarono una vendetta maligna: <<Per
Voi e per il vostro Conte questo è solo un piccolo assaggio della mia
potenza>> poi svanì, liberando gli astanti della sua persona e della
magia che li immobilizzava.
Nello
stesso istante il Signore dei Paladini Lebow compì il suo trapasso.
Il
dolore per la morte di Lebow e l’incredulità davanti a tutto quello che era
successo intorpidì gli astanti che si risvegliarono al grido del Gran
Siniscalco Shade: <<Prendete Fixius, catturatelo!>>.
Così,
mentre i Paladini si occupavano del corpo esanime di Lebow, i Leoni legarono
saldamente Fixius ancora svenuto. Quando si risvegliò era ancora così colpito
dalle parole di Honorius che nulla poté contro chi lo aveva imprigionato.
Fixius
così venne imprigionato nelle segrete del Granducato.
Lot
ed il Bene avevano vinto questa battaglia, ma il prezzo era stato come sempre
alto.
Il
Signore dei Paladini Lebow, indiscutibile esempio di fedeltà e devozione, con
fede e sacrificio aveva servito la Città che amava.
Un’altra
illustre vita perì in questa guerra, quella della Baronessa Astarte alleata
dell’Alleanza Nera.
Il
giorno che i vessilli di Lot ritornarono a sventolare su quello che rimaneva del
Presidio Militare, il corpo della Baronessa fu resuscitato al Maniero e la
stessa fece recapitare al Conte una missiva con su scritto:
<<Conte
Thorm, le vicende del Granducato di recente ci hanno diviso molto di più di
quanto inizialmente saremmo stati disponibili a fare.
Un
tempo riuscivamo ad identificare il Bene di questo Granducato nello stesso modo
io e Voi. Non è più così.
Ma
Il Principe dei Cavalieri Neri Dryke custodisce qualcosa che renderà finalmente
chiaro il motivo delle divisioni e dell’atteggiamento dell’Alleanza Nera.
Se
ancora rimane in Voi, non solo la speranza di evitare un bagno di sangue, per di
più fratricida, ma anche una seppur minima fiducia nella lealtà che mi ha
sempre guidata nel mio agire con Voi, Vi supplico di venire al Maniero,
disarmato e solo.
L’oggetto
custodito vale certamente il rischio.
Ecco
dunque che Vi attendo al Maniero, disarmato e solo, basterà annunciare la
Vostra venuta e chi di dovere.
I
miei rispetti. Astarte>>.
Nella
tarda serata l’augusto Conte Thorm, scortato da un cospicuo gruppo di Paladini
dell’Antico Codice, si recò alle Caverne per incontrare una delegazione della
Nera Alleanza, in seguito alle richieste giunte dalla Baronessa Astarte.
Giunto
all’accampamento che cingeva d’assedio il Maniero dei Cavalieri Neri, nel
quale la Nera Alleanza aveva trovato rifugio, il Conte Thorm incontrò la
delegazione, guidata dal Principe dei Cavalieri Neri Dryke e composta da
rappresentanti di tutte le Gilde presenti nel Maniero in quel momento. Dopo
alcuni scambi di battute, il Principe dei Neri mostrò all’augusto Conte una
misteriosa scatola, che quest’ultimo immediatamente riconobbe, apparendo
turbato profondamente. Il Conte, una volta ottenuta la scatola, raggiunse
brevemente un accordo, fra lo stupore generale dei presenti e dopo aver
tranquillizzato il Signore dei Paladini VladDracul con parole sussurrate.
L’accordo
prevedeva innanzitutto che i membri della Nera Alleanza non dovevano essere più
considerati nemici del Granducato e che potevano rientrare nel medesimo senza
ritorsione da parte d’alcuno.
Per ordine del Conte Thorm lo Shalafi dei Maghi Biba operò un incantesimo per
rimuovere dalla memoria di coloro che erano a conoscenza del contenuto della
misteriosa scatola il ricordo di ciò che avevano visto.
La
scatola rimase nelle mani del Conte che ne sarebbe rimasto l’unico custode.
Gli accampamenti alzati per mantenere lo stato d’assedio al Maniero dei
Cavalieri Neri furono immediatamente smantellati.
La
pace sembrava essere davvero tornata in una città devastata e cambiata, ma con
lo sguardo sempre rivolto verso il Bene.
La maledizione che Honorius lanciò, però, nei confronti del Conte Thorm quella sera al Tempio, che aveva già preso forma ma nessuno se n’era mai curato, perché troppo impegnato nella guerra, si dirigeva verso il giovane Granduca, l’Infante Uther Pendragon.
Myriam
– Curatore della Storia
Elison – Curatore della Storia