La Nuova Lot

L'Infante Uther Pendragon e 
il Coraggio dei Precettori

 

Mentre tutta la milizia, le Gilde combattenti ed i civili erano impegnati a contrastare gli attacchi degli Orchi, oppure stavano dalla parte di chi voleva conquistare la Cittadella, Honorius, approfittando di quanto stava accadendo, sicuro dello scompiglio che i suoi mercenari stavano creando, tentò di portare a buon fine un altro colpo, forse quello più importante: togliere la vita al Granduca di Lot.

Honorius aveva sempre minato la stabilità sociale ed attentato alla vita dei Nobili per riscattare la morte del padre Hotalth, avvenuta per mano del Granduca senza nome.

Quello era il momento ideale. Ucciso il Conte Erik in barbaro modo, morto il Granduca in condizioni di mistero assoluto e scomparso il Conte Petrus, il pericolo si accentrò tutto sull’Infante che, tra l’altro, era il figlio legittimo dello scomparso Petrus e della Somma Sacerdotessa Urania.

Egli viveva apparentemente tranquillo nei suoi appartamenti del Palazzo Ducale ma, lentamente, quel posto si rivelò meno sicuro di quello che si credeva.

Un Mago di Honorius durante una spedizione dei Cavalieri Neri sui Monti delle Nebbie minacciò direttamente l’Infante ricordando che, come avevano ucciso il nipote del Conte Thorm pochi mesi prima, avrebbero ucciso anche l’erede al trono di Lot.

Inoltre al Tempio la Dea Themis aveva parlato dei pericoli che sovrastavano il Granducato tutto ed in particolar modo sulla figura dell’Infante.

Non dobbiamo comunque dimenticare che la tutrice di Uther Pendragon, la Mannara Baronessa Astante, Cavaliere Nero ad honorem ed apertamente schierata con l’Alleanza Nera, stava influenzando con le sue nefaste intenzioni l’educazione del giovane Granduca di Lot. Non a caso un giorno fu trovato un lupo che tentava di forzare la porta che conduceva alle stanze dell’augusto fanciullo.

All’inizio gli attentati alla vita dei Precettori dell’Infante furono visti dentro l’ottica generale dello stato di guerra e non vennero riconosciuti come piano a sé stante del malvagio Honorius.

La prima Precettrice colpita fu il Detentore Anastasija che venne ferita quasi mortalmente da un pugnale lanciato da un’oscura figura presso la Piazza del Mercato.

Il pugnale recava sull’impugnatura tre segmenti che, uniti, formavano la lettera H, presumibilmente l’iniziale di Honorius.

Dopo questo primo attacco molti ne seguirono, tutti abilmente mirati contro i Precettori dell’Infante; quindi si delineò sempre più il piano del nemico: colpire i tutori di Uther Pendragon per riuscire a raggiungerlo.

Non si sa se gli attentatori siano stati Orchi oppure no, di sicuro erano emissari di Honorius perché tutti i pugnali scagliati e tutte le frecce scoccate per ferire mortalmente recavano l’inconfondibile H.

Inoltre queste figure sempre oscure conoscevano benissimo Lot, oltre che la magia che era in mano agli Orchi e che stava distruggendo la Cittadella.

Arrivavano sempre silenziosamente, con fare del tutto naturale attiravano l’attenzione della futura vittima che, per ragioni sempre sconosciute, non riusciva ad allontanarsi dal luogo in cui era; sapevano dominare le menti e gli eventi atmosferici: il fuoco, l’aria, l’acqua, la pioggia e il vento obbedivano loro docili come agnellini.

C’era ancora lo stato di guerra ma si rese necessario prendere provvedimenti anche riguardo ai Precettori e, soprattutto, si rese utile il costante picchetto dinnanzi alle porte d’entrata del Palazzo Ducale dove viveva l’Infante.

Venne, inoltre, chiesto ai Precettori tutti di non allontanarsi dalla Corte, visto che la scorta armata li avrebbe di sicuro protetti molto più che se avessero vagato per le vie di Lot.

All’inizio il provvedimento risultò efficace ma, in breve tempo, la figura oscura che prima vagava per Lot trovò il modo per insediarsi nel Palazzo e colpire i Precettori avvicinandosi sempre più verso l’Infante. Infatti, anni addietro era stato trovato nello stesso Palazzo Ducale un cunicolo che portava all’esterno, un corridoio sconosciuto ai più, ma evidentemente non a chi odiava così tanto Lot da volerla distrutta.

Per riuscire a limitare il numero degli attentati i Maghi Bianchi castarono sulla Corte un incantesimo di protezione che durava dodici ore, ma era rinnovabile nel corso della giornata; durante quel periodo chi si trovava al suo interno aveva per lo meno la certezza di aver salva la vita.

Tuttavia l’esistenza dei Precettori era diventata invivibile, sempre segregati e sempre terrorizzati. La popolazione tutta chiese a gran voce che i Nobili facessero qualcosa a riguardo. Perché non si riusciva a capire che il fine ultimo era l’indebolimento di chi stava intorno alla persona dell’Infante per poi colpirlo a morte?

Ma chi guidava il Granducato aveva una guerra da combattere e, confidando nella magnanimità del Destino, riteneva che il Palazzo Ducale, per quanto meno sicuro di quanto si credesse un tempo, era sempre meno pericoloso delle vie di Lot.

Poi la guerra finì, la Baronessa tornò a servire il Bene di Lot come un tempo, ma i sicari che oramai erano riusciti ad entrare nel Palazzo continuarono a seminare il terrore.

Ancora una volta, a gran voce, si fece presente ai Nobili che Lot non era più il luogo adatto per l’Infante: finché egli sarebbe rimasto nelle sue stanze non avrebbe avuto molte speranze di vita. Tra tutti coloro che si adoperarono per la salvaguardia della vita del giovane Granduca, merita una menzione particolare il Precettore dei Paladini dell’Antico Codice Knoor; egli, senza mai perdere la  fede nell’amata Dea Themis, si adoperò con ogni mezzo affinché non venisse mai meno il suo giuramento di fedeltà e d’onore nei confronti del compito che era stato chiamato a svolgere.

I Nobili non poterono che ascoltare la voce del popolo, così la sera del 16° giorno, del 11° mese, del V anno dalla Fondazione, un gruppo di coraggiosi Precettori finse di portare via il giovane Granduca attirando su di sé le attenzioni dei sicari di Honorius che, impegnati a combattere, non si accorsero, invece, che un altro manipolo di persone stava lasciando il Palazzo Ducale con la complicità della notte.

Uther Pendragon sempre stretto fra le braccia della sua balia, la Precettrice Bluesoul, lasciò la Corte per dirigersi prima verso i Giardini delle Delizie e poi, attraverso il Bosco dei Lupi, fino alla porta d’uscita della Cittadella, che si apriva sulla strada che si dirigeva a Quinalth, città natale del Granduca.

La pioggia battente e gli attacchi di Goblin e Skertl non fermarono la comitiva che sapeva di portare con sé il futuro di Lot e lo difendeva con ogni mezzo.

Al secondo rintocco della campana di Lot, nel mattino del 17° giorno, del 11° mese, del V anno dalla Fondazione,  l’Infante arrivò a Quinalth e venne immediatamente consegnato in mani sicure.

I Precettori che avrebbero dato la vita per il giovane Granduca tornarono a Lot stanchi, bagnati ma contenti di aver siglato la fine di uno dei peggiori periodi che Lot abbia mai vissuto. Ancora una volta il Bene che con fatica era tornato a svettare come luminoso vessillo sulle torri più alte della Cittadella, aveva riempito il cuore di tutti di speranza e di voglia di ricominciare.

Myriam

Curatore della Storia