La Nuova Lot

La Baronessa Astarte

 

Il 14° giorno del 4° mese del V anno dalla Fondazione di Lot fu una data decisamente importante per la storia di questo Granducato.

La sera di quel giorno presso la Corte del Palazzo Ducale, al cospetto del Conte Thorm, delle alte cariche delle Gilde e dei Mestieri e dei Cittadini tutti, il Governatore Supremo Astarte venne insignita del titolo nobiliare di Baronessa.

La ragione di quest’importanza non va legata alla carica attribuita, di certo Astarte non è la prima Baronessa che ha avuto Lot, ma di sicuro è la prima persona alla quale è stato attribuito questo prestigioso titolo per meriti indiscussi. Inoltre, a differenza degli altri Nobili che avevano governato la Cittadella, ognuno appartenente alla razza Umana, Astarte era, invece, Mannara e legata con vincoli di sangue ad esponenti dell’alleanza malvagia di Lot.

Le Highlands scozzesi ed il loro fascino mistico e spettrale diedero i natali ad Astarte.

Il padre della Baronessa fu uno degli ultimi immortali di quelle terre, un guerriero giusto ed onorevole di nome MacCloud, che a Lot vestì l’uniforme di Primo Cavaliere dell’Ordine del Leone Rampante.

Di Shewa, la madre di Astante, si hanno pochissime informazioni. Si sa che era una Principessa di un regno oltre il mare di Lot, di bellissimo aspetto e grande fascino. MacCloud conobbe la giovane Principessa durante uno dei suoi viaggi e vissero in armonia a lungo. Quando Astarte era ancora in tenera età, il Regno dell’Highlander fu attaccato da nemici venuti dall’Ovest. Conoscevano la forza del Re, ma conoscevano anche la sua debolezza, ovvero quella moglie mortale e la figlia nata da poco. Così attaccarono il Palazzo mentre MacCloud era impegnato in un’altra battaglia e la Regina sacrificò la sua vita per salvare quella della figlia.

Allevata da una governante scozzese, Astarte assorbì fortemente l’atmosfera ai limiti tra la realtà e la magia propria di quelle terre. Sviluppò una forte empatia con la natura ed i fenomeni atmosferici.

Era una bimba curiosa, attenta e riflessiva. Dalla madre aveva preso la bellezza conturbante, la dolcezza propria dei popoli orientali ed il forte desiderio di protezione nei confronti dei più cari. Dal padre aveva ereditato lo spirito indomito, l’attitudine al combattimento, una naturale predisposizione al comando e la caparbietà di chi preferisce soccombere piuttosto che umiliarsi.

Quando da bambina il padre le parlava della madre, affinché rimanesse sempre in lei vivo il ricordo di chi tanto l’aveva amata da donarle la vita, rivedeva nella figlia lo stesso sguardo e la stessa forza.

Un giorno MacCloud venne a conoscenza di un Granduca del quale era sconosciuto il nome, che, insieme a tre suoi amici e valenti guerrieri, stava costruendo una Cittadella dove ancora il vessillo del Bene era posto alto per contrastare le forze del Male.

Quel luogo era la nostra amata Lot.

Durante la lunga strada per raggiungere queste terre Astarte subì il fascino della Banda dei Ladri, che si era formata intorno a quel gruppo di persone che stavano alacremente costruendo la Cittadella. La fanciulla seguì l’impulsività della sua giovane età e si alleò con Kriminal ed i suoi seguaci, dimostrandosi subito una ladra molto in gamba, complice preziosa per ogni scorribanda.

Astarte fu tra i pochi lottiani che possono dire di aver incontrato il Granduca senza nome. Durante l’edificazione di Lot Astarte, impegnata nella sua attività di Ladra, s’imbatté in questa figura misteriosa e carismatica. Da quel momento la sua vita cambiò.

Per quanto ella fosse un’alta carica dei Ladri, abbandonò quell’attività criminale e seguì quell’impulso d’onore che il padre le aveva insegnato.

Forte dei suoi studi fatti in Scozia e della sua grande conoscenza della natura e dei minerali, divenne Alchimista sotto la direzione di Alannon, uno dei suoi primi amici.

Ma questa bellissima giovane donna, molto intelligente e capace non passò inosservata.

I Nobili si accorsero del suo profondo attaccamento a Lot e alle sue leggi e le chiesero di lasciare quegli studi in cui ritrovava la magia della sua terra natale, per diventare Guardia Ducale.

Astarte accettò senza discutere, cosciente che solo servire Lot e chi la governava poteva dare un significato alla sua vita.

Seguendo la sua indole s’impegnò molto nell’incarico che le venne assegnato e, ancora una volta, si distinse facendo parlare di sé.

Thorm, che nel frattempo era divenuto un Conte di Lot, aveva bisogno di una persona alla quale attribuire lo scomodo incarico di Governatore. Si consigliò con un suo amico, Weps ed egli, in base alle caratteristiche che descrisse, non ebbe alcun dubbio: il Conte cercava la Guardia Astarte.

Benché Thorm non la conoscesse abbastanza, si fidò dell’amico e la convocò a Palazzo.

La Guardia benché intimorita dai Conti Thorm, Petrus ed Erik risultò ferma nei suoi intenti e fece capire ai Nobili che null’altro che servire il Bene, fondamento su cui era basato il Granducato, era il suo desiderio.

Divenne così Governatore.

Poco tempo dopo Lot cadde sotto l’attacco dei mercenari di Honorius.

La ricostruzione fu lunga ed impegnò tutti, dalle alte cariche ai Viandanti che si affacciavano per vedere cosa era rimasto di Lot.

Il Governatore Astarte lavorò senza tregua, come sempre non si lamentò delle notti insonni che i Nobili le chiedevano e con il suo pugno d’acciaio e la cortesia che la contraddistinguevano ricostruì lentamente tutto l’apparato sociale del Granducato.

Riorganizzò i Mestieri e, sotto la sua direzione assoluta, istituì un organismo che si occupava della nascita e del buon funzionamento delle Gilde, capendo che esse erano il cuore pulsante della società.

Fece tutto con totale abnegazione e con l’umiltà di chi è portato solo a fare il Bene.

Ancora una volta i Nobili non poterono non accorgersi di lei, la insignirono del titolo di Governatore Supremo e le avvicinarono altri Governatori che l’aiutassero a gestire meglio la politica di Lot.

Con grazia e tenacia tutte femminili riuscì a dare coraggio ai Governanti, con orgoglio e caparbietà gestiva l’Ordine dell’Unicorno.

Quando assassinarono il Conte Erik, il Governatore Supremo difese Lot contro il Male, mai subì il fascino del Maligno, ricordando ai Nobili che, nonostante il dolore della perdita di uno dei suoi fondatori, la verità e l’attaccamento a Themis mai sarebbero caduti se solo fossero rimasti uniti.

Quando morì il Granduca senza nome e dal volto sconosciuto ai molti, Astarte svolse un ruolo molto importante in campo politico.

Poco dopo i funerali del Granduca tutti erano caduti in un profondo scoramento. L’Infante Uther Pendragon era troppo giovane per regnare, anche se seguito da Tutori e Precettori. La notizia della morte del Granduca fece il giro dei territori che circondavano Lot e, misteriosamente com’era scomparso, ricomparve a Lot uno dei primi amici del Nobile deceduto, Gronko, recando con sè una pergamena, una specie di testamento del defunto, che lo autorizzava a governare ed a prendere le redini del Granducato.

Subito i Nobili e i Governatori ancora scossi dalla recente scomparsa, pur a malincuore obbedirono a quelli che sembravano essere i voleri del fondatore di Lot.

Gronko si rivelò un despota superbo ed arrogante, esiliava chiunque osasse contraddirlo e fece scendere sulla Cittadella un clima di vero terrore.

Il Governatore Supremo, incurante del rispetto che doveva a chi si definiva Granduca piuttosto che Reggente, incominciò a contrastare Gronko ed a creare alleanze fra le Gilde positive e combattenti, affinché lo strapotere e la grettezza di questa persona venissero schiacciati.

Scegliere di stare contro Gronko andava anche contro le scelte del suo cuore.

Infatti alleati del terribile Reggente erano Alannon, uno dei suoi primi amici, e Cratere suo figlio.

Ma il desiderio di tenere sempre alto l’onore di Lot come le aveva insegnato suo padre era troppo forte e con la forza che sempre l’ha contraddistinta, scisse i propri sentimenti dai bisogni che aveva la terra che governava.

Così, dopo una serie di vicissitudini, anche spiacevoli, le alleanze positive e neutrali, grazie anche all’aiuto del Maestro degli Alchimisti Alannon che, alla fine, decise di optare per il Bene e non per il Male, Gronko venne murato vivo nelle segrete del Palazzo.

Da quel momento in poi Lot visse un periodo di serenità politica e sociale. Il Governatore Supremo vagliava senza sosta proposte di nuove Gilde ed incentivava il progresso tecnico ed economico.

Il Conte Petrus, forse il più schivo di tutti i Nobili, all’inizio del V anno dalla fondazione scomparve misteriosamente.

Honorius aveva solo per un breve periodo deciso di  non attaccare la Cittadella che, nel frattempo, si era ulteriormente fortificata con la costruzione del Presidio Militare.

Ma l’accampamento dei suoi Orchi era ancora fuori dalle mura ed i Nobili sentirono il bisogno di ulteriore protezione.

Venne così istituito il Corpo dei Dragoni di Lot, Soldati scelti che avevano come unico scopo quello di difendere i Nobili e i Governanti.

Ma neppure questo servì a fermare Honorius.

Poco dopo la nascita di questa scorta, un Drow di nome Offindur attentò alla vita di Astarte che, in quel momento, non era giustamente protetta dai Dragoni.

Il Governatore Supremo, che aspettava anche un figlio, fu colpita da un pugnale intriso di un veleno sconosciuto che la lasciò per lungo tempo in un oscuro limbo tra la vita e la morte.

Sembrava che non ci fosse rimedio alcuno per la sua malattia, al punto che suo figlio, il Principe delle Tenebre Cratere, nell’impotenza di non potere fare nulla per salvare la sua amata madre, inveì ferocemente contro i Nobili che avevano organizzato una scorta armata incapace di dare protezione.

Mentre Astarte lottava contro la morte sua e del nascituro in una stanza dell’Ospedale, il Conte Thorm diede al Principe Cratere cinque giorni per scusarsi pubblicamente presso il Gran Ciambellano Azivir, altrimenti lui e tutta la sua armata di Cavalieri Neri sarebbero stati sterminati e cremati nei forni che il Conte aveva commissionato apposta alla Masseria.

Ancora una volta Astarte, oltre che combattere fra la vita e la morte, aveva il cuore dilaniato tra il dovere verso Lot e l’amore di madre.

Ma sempre salda e forte è stata la sua fiducia nel Bene e nel desiderio di vedere il Granducato come l’ultimo avamposto contro il Male che, pur dolorante ed indebolita dal veleno, riuscì a far trovare un punto d’incontro tra il Conte, che amava e rispettava come suddita, e il figlio Cratere, che amava come madre.

Questo suo ultimo atto eroico non ha fatto altro che testimoniare il forte attaccamento di Astarte alla sua terra. Attaccamento forte e sanguigno come lei.

Il rispetto dei Nobili si tramutò in riconoscenza ed all’unanimità decisero che questa donna che il Fato aveva, nel frattempo, trasformato in Mannara, perché aveva capito il suo essere tutt’uno con la natura ed i suoi eventi, di darle un titolo che si meritava non per lignaggio, ma per il costante lavoro e per l’assoluta fedeltà a Lot.

Così il Governatore Supremo di Lot divenne Baronessa ed il Conte Thorm dopo averla investita le donò una delle tre chiavi della Cittadella, quella che un tempo era appartenuta al Conte Erik. Poi la fece alzare e le ricordò che ora il suo posto non era più in ginocchio fra i sudditi, ma in piedi in mezzo ai Nobili.

Così per la prima volta una persona non di razza Umana venne insignita del titolo nobiliare esclusivamente per aver perseguito per la vita intera il Bene di Lot.

Myriam

Curatore della Storia