La Nuova Lot

La Ristrutturazione delle Razze e 

le Sedi delle Gilde Dentro le Mura

 

Il Granducato rettamente guidato dai Nobili, coadiuvato dall’Esercito e dalle Gilde combattenti qualora venisse attaccato da Nathamer, o dal nemico di sempre Honorius, si poteva definire politicamente stabile e militarmente sicuro.

L’Anello del Fato continuava ad interpretare, nei limiti dei propri poteri, gli avvenimenti esterni alla Cittadella ed indicava tutte le possibili modalità per affrontarli.

L’Ordine dell’Unicorno vigilava attentamente sulle Gilde prendendo, comunque, in seria attenzione ogni proposta valida e socialmente utile allo svolgersi della vita nel Granducato.

Ma Lot era una società multirazziale e, fino allora, nulla di veramente ufficiale era stato fatto per garantire i diritti e le caratteristiche d’ogni specie; molto si era dibattuto e proposto in seno alle razze stesse, ma erano considerazioni non esplicitamente autorizzate, sebbene neppure formalmente impedite.

Da non sottovalutare, inoltre, il fatto che non tutti i Cittadini decidevano liberamente di appartenere ad un’associazione di razza.

Era giunto quindi il momento che dal governo partisse l’ordine di gestire politicamente la popolazione.

Nell’anno V, mese 11°, giorno 26° con proclama del Conte Thorm venne istituita l’Accademia delle Razze, guidata dal Magnifico Rettore Lord Darkman.

L’Accademia delle Razze nacque principalmente con uno scopo politico ben specifico: riorganizzare gli individui all’interno della Cittadella, delinearne le caratteristiche di razza ed eventualmente specificare, in base ai temperamenti che, inevitabilmente, conseguono ad una razza d’appartenenza, l’adesione o l’esclusione a Gilde o Mestieri.

Il lavoro dell’Accademia all’inizio fu, casualmente, aiutato dal Fato, con la comparsa dell’epidemia del Verme di Kmuth che, a partire dal Detentore delle Antiche Tradizioni Tymba, lentamente dilagò all’interno del Granducato, colpendo inesorabilmente tutta la razza dei Vampiri.

Dopo atroci sofferenze ed un’estenuante lotta per l’approvvigionamento delle poche pozioni create dagli Alchimisti per sconfiggere il Verme, parte dei Vampiri presenti nel Granducato, ritornò in vita grazie a quello stesso corpo Umano che una volta gli era appartenuto.

Sconfitto il Verme di Kmuth, comunque, il popolo dei Vampiri non poteva più rapportarsi a Lot come un tempo. Gli strascichi della lunga malattia cambiarono in modo radicale la loro struttura fisica: di giorno potevano frequentare solo luoghi chiusi, mentre di notte potevano vagare indisturbati per tutto il Granducato. Inoltre i non vivi che facevano parte di Gilde ad orientamento positivo (Cerusici, Leoni o Paladini) furono messi davanti ad una scelta difficile: o abbandonare la Gilda, o pregare la Dea affinché li riportasse nell’originale corpo Umano.

Ma i Vampiri non erano l’unica razza d’allineamento negativo che aveva scelto Lot come luogo dove vivere. Per questo motivo l’Accademia ebbe una nuova ristrutturazione organizzando al suo interno i vari uffici per ogni razza esistente nel Granducato, con il compito specifico di monitorare le razze e rendere pubblici i movimenti di Clan che si creano al loro interno. Inoltre doveva porsi come interfaccia fra i vari capi Clan ed i Nobili, per portare loro le richieste di miglioramento politico e sociale.

Dopo un attento studio vennero definite le caratteristiche d’ogni razza ed i loro allineamenti che, spesso, andavano a contrastare con il comportamento che, fino a pochi mesi prima, l’appartenente a quella razza aveva tenuto.

I responsabili delle Gilde non neutrali inizialmente contrastarono l’operato dell’Accademia, perché restringeva loro la possibilità di accettare all’interno della loro organizzazione individui di razze considerate buone o viceversa malvagie, ma era giunta l’ora che la moltitudine dei Cittadini che non appartenevano socialmente a nessuna congregazione potessero avere i loro diritti di razza riconosciuti.

Infatti, poco dopo l’istituzione di quest’organismo, ogni Straniero che desiderava fare il suo ingresso a Lot, aveva qualcuno che gli spiegava le caratteristiche della sua razza, affinché potesse decidere se le leggi del Granducato lo rispettavano come individuo, oppure no, e quindi scegliere di non entrare.

Inevitabilmente appena i Nobili iniziarono a dare importanza ai Clan di razza, si consolidarono quelli già esistenti, ma ne nacquero altri all’interno della stessa razza, per poter ampliare ancora più la possibilità di scelta del Cittadino.

Non furono rari neppure quei casi in cui la benevolenza della Dea Themis permise ad un individuo di capire quale era il suo destino, riportandolo alla razza più confacente alle sue inclinazioni.

Ma la grande conquista dell’Accademia delle Razze fu il riconoscimento degli Elfi Drow.

I Drow sono Elfi che non avevano mai formalmente condiviso la solarità e l’amore per la natura che ha sempre contraddistinto la razza elfica. Si erano staccati anche urbanamente, creando immense città sotterranee e mutando il loro aspetto fisico, diventando con gli anni chiaramente distinguibili dagli altri Elfi: scuri di pelle, con occhi chiari, talvolta quasi fosforescenti, utilissimi per vedere in posti scuri e chiusi. Praticamente privi di sentimenti come l’amore o l’amicizia, si muovevano superbamente nella loro società, coscienti di avere un’intelligenza superiore votata al Male ed alla costante ricerca della realizzazione personale, che li portava quindi ad un ambizione sfrenata di dominio ed all’eliminazione d’ogni qual si voglia concorrente.

Rispettavano la natura, ma non la amavano come gli Elfi ed odiavano la razza da cui derivavano.

Avevano una società prettamente matriarcale ed usavano la magia e l’intelligenza sottile per il bene personale o della loro dea Lloth, la Regina Aracnide.

Non ritenevano disdicevole uccidere un parente, se questo poteva farli avanzare di grado nella gerarchia del loro casato d’origine.

Esistevano Drow buoni, ma erano la netta minoranza e non sarebbero mai riusciti a far diventare buono un Drow malvagio.

Erano meno longevi e con un periodo di fertilità inferiore agli Elfi e questo, in una società matriarcale, non era un aspetto positivo; i Drow si possono essere considerati una razza a parte a tutti gli effetti.

A parte gli Orchi, i Goblin, gli Skertl ed, ovviamente, gli Umani, nessuna delle razze presenti nel Granducato era originaria di queste terre. Chi voleva entrare a Lot doveva far parte di una delle razze riconosciute dai Nobili.

Sin dalla Vecchia Lot i Drow erano esistiti, ma vestivano i panni d’Elfo oppure d’Umano, anche se il loro comportamento era quello proprio della loro razza.

L’istituzione dell’Accademia permise di ufficializzare la specie e diede il modo a tutti i Drow di Lot di uscire allo scoperto e di poter far valere i loro diritti, manifestando a tutti che, quei comportamenti che prima erano considerati follia, rientravano nel profondo essere della loro natura, e che quei lineamenti elfici mutati non erano uno scherzo genetico, ma il frutto di secoli di vita passata in luoghi chiusi ed isolati.

I Nobili che avevano sempre avuto a cuore il benessere del Granducato, guardarono con occhio benevolo le nuove strutturazioni di razza, approvarono gli editti dell’Accademia, fiduciosi che i lenti miglioramenti che si stavano apportando fossero essenziali per il giusto e retto prosperare della città.

Ma non tolsero mai il loro supporto alle Gilde, considerandole sempre la linfa vitale dell’attività sociale.

Decisero che tutte le Associazioni che volevano un edificio per permettere a chi vi apparteneva di lavorare nella città e disponevano della somma necessaria per costruirlo, potevano fare domanda e attendere che i Nobili dessero il via ai lavori d’edificazione.

Le Gilde, da quel momento, divennero parte integrante della città, non solo con il loro lavoro, ma anche fisicamente in quanto quartieri.

I primi ad avere una loro collocazione fisica furono gli Alchimisti e la Fabbrica Alchemica prese forma dentro le mura nell’anno V, mese 4°, giorno 28°.

In seguito, man mano, tutte le Gilde ebbero la loro locazione nella parte di Lot che più si confaceva alle loro esigenze strutturali ed architettoniche.

Ogni sede era composta da una parte pubblica, dove venivano collocate le informazioni riguardanti lo Statuto, la storia, la gerarchia della confraternita ed i servizi che questa offriva, ed una bacheca, con tutte le attività e le novità oppure i proclami.

Vi era, inoltre, una parte privata, nella quale potevano accedere solo ai membri della Gilda ed era composta da un salone per le riunioni e da una bacheca interna, che serviva per organizzare nel migliore dei modi il lavoro di Gilda.

La Nuova Lot così strutturata non lasciava più nulla al caso.

I confini erano valentemente coperti dal nuovo Presidio militare e la neonata Gilda dell’Armata Ducale coadiuvava sapientemente il lavoro dell’Esercito, che era rimasto in ogni caso presente come Mestiere.

In sintesi furono delineate le caratteristiche per ogni razza affinché l’aspetto politico della città fosse definitivo e venne incentivato il lavoro costante delle Gilde, dando loro una sede adeguata dentro le mura.

 

Myriam

Curatore della Storia