La Nuova Lot

Il Nuovo Presidio e le Fogne di Lot

 

La guerra sui Monti delle Nebbie contro il nemico di sempre, Honorius, non era mai cessata da quando le porte di Lot era state riaperte.

L’Esercito combatteva con fortune alterne, ma, finalmente, si riuscirono a raggiungere i plotoni nemici e si scatenò una furiosa battaglia. L’Esercito Ducale sconfisse le forze di Honorius, la vittoria allora fu schiacciante. Le schiere avversarie erano decimate, il palazzo del nemico era oramai espugnato ed i Soldati di Lot entravano trionfanti, facendosi largo tra i cadaveri dei Cavalieri Rossi e degli Orchi assoldati dal malvagio, piangendo e stendendo veli di pietà sui corpi dei soldati del Granducato, periti nella cruenta battaglia.

Ma, nonostante l’atmosfera di gioia, molti erano gli interrogativi che rimanevano senza risposta. Il Console Nightmare ed il Generale Matthew notarono che gli Orchi e i Goblin affrontati nella battaglia erano meno numerosi di quanto ci si era aspettato e che molte bande di Goblin si erano già ritirate nella grande Pianura Ghiacciata, oltre i Monti delle Nebbie.

Sia il Console che il Generale diedero ordine di non abbassare la guardia, anzi moltiplicarono le pattuglie che esploravano i territori intorno alla città.

Soltanto dopo alcune settimane le Sentinelle dell’Esercito lottiano compresero la ragione di quest’inquietudine. Nathamer, l’altro nemico storico di Lot, il più subdolo e probabilmente anche il più potente, si stava movendo verso Sud ed al suo seguito aveva molti prigionieri, i soldati di Honorius, da sempre timore e tremore di chi aveva in custodia la sicurezza della città.

L’oscuro nemico prese tempo; per circa dodici lune l’Esercito Ducale riuscì a contenere ogni sua offensiva; del resto il numero dei Soldati era notevolmente superiore ed essi erano, ancora una volta, strategicamente più preparati.

Ma quest’anno di continui piccoli attacchi nascondeva un fatto ben più grave: Nathamer stava sigillando una nuova tremenda alleanza con Honorius.

Un altro pericolo per la città era rappresentato da Parmete, che più di una volta aveva rafforzato l’offensiva nemica.

In verità Honorius, dopo un breve momento di sbandamento, riprese gli attacchi a Lot nel tentativo di conquistarla. Erano tempi difficili, le forze offensive erano moltiplicate e gli Orchi del nemico stazionavano in un accampamento a pochi chilometri dai confini della cittadella.

Il Presidio dell’Esercito Ducale che, in origine era situato alla Rocca dei Venti, permise ai Soldati e a chi li dirigeva una certa tranquillità difensiva; la sua collocazione strategica aveva sbarrato ogni tentativo d’avanzata del nemico, nonostante i numerosi e ripetuti attacchi, nonché i tentativi, più o meno riusciti, di destabilizzare le schiere lottiane tramite intrighi e sotterfugi, abilmente tessuti.   

Col passare del tempo e l’aumento del numero degli arruolati, fu necessario un coordinamento dell’intero organico che richiese molto lavoro. Una volta consolidata la struttura ed il proprio regolamento, l’Esercito Ducale si sentì pronto di affacciarsi alla vita pubblica della città attraverso la costruzione di un nuovo Presidio, che permetteva ai liberi cittadini e agli appartenenti ad altre gilde e mestieri, di cooperare con i Soldati per meglio servire il Granducato o, semplicemente, per avere il supporto dell’Esercito ogni volta che ce ne fosse stato bisogno.

Il nuovo Presidio militare era strutturato in maniera tale da cacciare il nemico fuori dalla valle, dove era situata la cittadina, nel minor tempo possibile.

La superficie del Presidio è stata ampliata, per consentire all’Esercito Ducale di organizzarsi in maniera adeguata e disporre le macchine da guerra e da difesa nei punti strategicamente più utili al loro scopo.

La parte che si affacciava sull’accampamento del nemico, era circondata da un immenso fossato. Un ponte levatoio permetteva l’accesso al Presidio.

Dalla Torre Coraggio e dalla Torre Forza, ove erano posizionate le balestre, partivano due bastioni dotati di camminamenti interni, che offrivano numerosissime postazioni per Arcieri e Balestrieri.

Alla fine dei camminamenti, ancora tre Torri baliste svettavano, tra le quali la centrale era dedicata al compianto Conte Erik e portava il suo nome.

All’interno del perimetro vennero sistemati trabucchi e catapulte a lunga gettata, oltre che gli alloggi per i Soldati.

Ulteriori sviluppi ebbe anche il Campo Reclute, posto invece lontano dal Presidio e rimasto all’interno della Rocca dei Venti. Questa nuova struttura, ubicata a Nord della cittadella, era dedicata a tutte le attività d’addestramento dei Soldati e ricopriva un ruolo fondamentale per la formazione dei Soldati dell’Esercito Ducale.

Le Reclute passavano le loro prime cinque settimane nel Campo a loro disposizione. L’addestramento era suddiviso in quattro lezioni teoriche (C.A.R) ed in lezioni pratiche di tiro con l’arco uso e manutenzione d’armi a breve e a lunga gittata, ronde, presidio ed araldica. Alla fine del C.A.R. la Recluta poteva scegliere il battaglione e finalmente passare al Presidio.

L’apertura al pubblico del nuovo Presidio militare coincise temporalmente con il ritrovamento di un tombino nei pressi della Piazza del Mercato. Questo tombino riapriva una parte del vecchio apparato fognario di Lot.

Dopo la caduta della vecchia città, l’intero sistema delle fogne venne fatto franare per bloccare l’avanzata degli invasori. Ma le centinaia di ramificazioni impedirono, in realtà, una definitiva chiusura delle stesse ed in molti punti della città continuava ad esistere nel sottosuolo una fitta rete di cunicoli. Le Fogne erano luoghi maleodoranti pieni di topi, Goblin, Orchi ed altri esseri reietti dalla società.

Nel periodo della vecchia Lot, le Fogne erano, proprio per la loro natura di posto sporco e sgradevole, un luogo evitato da tutti i Cittadini; ma, purtroppo, proprio da quei cunicoli che si perdevano sotto la città, giunse l’attacco letale delle forze di Honorius. Per mesi i Soldati contrastarono Topi giganteschi, infidi Goblin e potenti Orchi,  cercando, contemporaneamente, di sfuggire agli attacchi degli Skertl, creature orribili create dal nemico ed utilizzate da esso proprio per la loro natura forte e crudele; dopo la caduta della città si era pensato che le Fogne fossero state per sempre sigillate e che, quindi, rimanessero solo un brutto ricordo degli abitanti più anziani, una cosa da narrare quando si voleva impaurire qualcuno, oppure uno dei tanti manoscritti conservati nella Biblioteca dei Saggi.

Con il ritrovamento del tombino si era, invece, riaperta la questione e, in seguito, si era anche potuto ricostruire il passaggio della rete fognaria verso il Pozzo, raggiungibile solo tramite una scalinata sporca e pericolosa, nel quale confluivano tutti i liquami e gli scarichi della città.

Una prima ispezione effettuata dall’Esercito e da componenti delle Gilde combattenti non aveva rivelato ulteriori passaggi che unissero il Pozzo alle vecchie fogne, ma molte fenditure e cunicoli erano talmente pericolanti che non fu possibile esplorarli in modo accurato.

Le Fogne, ma soprattutto il Pozzo, divennero i luoghi dove le personalità più schive e lugubri della città - Ladri, Vampiri, Demoni, solo per citarne alcuni - s’incontravano, spesso semplicemente socializzavano, altre volte ingaggiavano combattimenti o tessevano i loro loschi traffici. Dall’esterno invece sembravano luoghi tranquilli. Non tutti gli abitanti della città erano disposti a sporcarsi o a respirare gas tossici per accedere a quei quartieri: niente di più sbagliato. Il nemico, seppur in modo sporadico e con forze limitate, più volte tentò di insinuarsi nella cittadella attraverso le Fogne e, nel loro interno, collocò orrende creature o esseri crudeli e terribili che, incrociandosi tra di loro, creavano mostri d’inaudita spietatezza, pronti a colpire su ordine delle forze del Male, il più delle volte, ma anche soltanto per il gusto di uccidere.

Ma non erano solo i Topi o gli strani esseri che vivevano nelle acque putride delle Fogne gli unici pericoli. Spesso le esalazioni che venivano originate dalla decomposizione dei rifiuti, sfuggivano alle narici, oramai abituate ai cattivi odori, degli abituali frequentatori di questi luoghi e bastava un nonnulla per creare esplosioni o fuochi, che rischiavano di far morire bruciati o soffocati chi, per sua sfortuna, si trovava a passare da quelle parti.

Myriam

Curatore della Storia