La Nuova Lot
Le Due Lot
Skrondo,
il Mago Nero più potente di Honorius, fece costruire il suo maniero contro la
roccia di una montagna che dominava la Gola dei Ghiacci, da lì a poco avrebbe
iniziato i suoi seguaci.
Dalla
torre più alta, quando non era impegnato nell’insegnamento dei più temibili
e potenti incantesimi nelle segrete del castello, all’interno della sua
stanza, sicuro che nessuno lo avrebbe visto, poteva quindi lasciare andare il
suo corpo oramai non più giovane e provato dalle tante battaglie, guardava
dalla finestra orientata verso Lot e si riempiva gli occhi con gli attacchi che
Nathamer, l’alleato del suo padrone, sferrava contro l’Esercito Ducale per
tentare di espugnare la città.
Guardava
le orde di Nathamer, nonostante i nuovi macchinari e le più strategicamente
valide offensive, con l’alterigia di chi sa di essere un prodotto unico nato
dal Male, era consapevole che l’Ars, quella magia che tutto poteva, era
l’unica modalità possibile per sconfiggere quella gente.
Lasciò,
forse più per non inimicarsi Honorius che per vera convinzione, che le
battaglie seguissero il loro corso ed in cuor suo gioiva ad ogni vittoria
dell’Esercito di Lot. Sapeva che poteva donare al suo Signore quello che
nessun altro poteva, aspettava solo che glielo chiedesse.
Aspettò
che Lot riacquistasse un po’ di pace, pian piano, preceduto dal Demone Horren
e dai suoi iniziati lasciò il castello per prendere familiarità con il
Granducato e la sua gente in festa per aver, ancora una volta, sconfitto il suo
acerrimo nemico e gli alleati.
Skrondo
da sotto il suo cappuccio digrignava i denti, doveva fare qualcosa, più della
distruzione, più della morte. I lottiani erano stati decimati, per difendere
Lot ne erano morti a migliaia, ma la loro forza ed il loro rialzarsi ogni volta
erano esemplari. Provò i suoi incantesimi portatori di morte e li fece provare
ai suoi adepti che, li ripetevano troppo macchinosamente per essere abbastanza
scaltri e, durante un combattimento, Skrondo non riuscì a percepire il colpo
d’ascia che lo avrebbe costretto a lasciare il campo.
Quel
colpo lo aveva quasi ucciso. Honorius mai doveva vederlo in quelle condizioni e
con lui neppure i suoi iniziati. Sarebbe stato sostituito a breve se si fossero
accorti che il suo corpo era devastato dalla ferita, con tutte le conseguenze
della sua sostituzione se non avesse escogitato qualcosa. Il suo corpo era
fiaccato ma la sua mente e la sua magia erano intatti e nella sua stanza penso:
<<Se non posso nulla con i loro corpi, avrò le loro menti!>>.
Così
castò un incantesimo molto potente: creò un muro alto che divideva Lot in due
parti uguali ed identiche. I cittadini non sapevano se stare da una parte o
dall’altra, i piccioni non riuscivano a recapitare i messaggi e comunicare fra
i lottiani divenne pressoché impossibile.
Lo
scompiglio fu assoluto. Finalmente si stava avverando quello che Honorius aveva
sempre voluto. I lottiani non si capivano. Gli ordini non venivano eseguiti e le
Guardie non riuscivano più a tenere l’ordine dentro la Cittadella.
L’Esercito nel caos più totale non era più adeguato ai costanti attacchi dei
nemici.
Durante
l’attacco che portò al ferimento di Skrondo fu recuperato da un Mago Nero del
Crepuscolo d’Argento uno dei libri d’Incantesimi del potente Mago ostile.
L’allora Shalafi Khaleim lo lesse con attenzione e si accorse che c’era un
luogo a Lot dove quella magia era possibile eluderla: la Rocca dei Venti.
Infatti
il vento magico creato dai Draghi d’allineamento buono, la loro incredibile
sensibilità, preveggenza ed empatia potevano avere la meglio sulla terribile
magia di Skrondo e dei suoi seguaci che aveva un’unica pecca: essendo
praticata da Orchi, Demoni oppure incroci di razze mostruose, non riusciva ad
avere quelle sensazioni e percezioni che i Maghi di Lot, invece, possedevano.
Le
Gilde magiche si riunirono alla Rocca e coadiuvati dai Detentori dell’Arcana
Saggezza il tomo venne tradotto. Dalla Rocca partirono i nuovi piani per poter
contrastare quella magia apparentemente imbattibile, l’Esercito trovò un
nuovo modo di coordinarsi e lo stesso fecero le Guardie. Mentre la milizia
tentava di arginare gli attacchi del nemico, i Maghi tentavano di abbattere quel
muro magico che divideva Lot in due. Ci vollero tre lune, ma i lottiani avevano
riacquistato fiducia e vigore ed al terzo plenilunio il muro si dissolse e i
Cittadini tornarono, increduli, a parlare uno con l’altro.
Skrondo
chiuso nelle sue stanze con sguardo algido, senza far trapelare nessuna
emozione, guardò il muro scomparire e Lot tornare una sola città. Si toccò la
ferita, capì che il suo Signore e Padrone gliene avrebbe inferte altre e di più
grave entità se non avesse trovato subito un modo per permettergli di
conquistare il Granducato.
Poi
un rumore lo distrasse, si voltò di scatto. Strano, nessuno poteva neanche
pensare di raggiungere la sua stanza. Ma la ferita sul fianco lanciava fitte
insopportabili, forse era solo stanco. Si sedette e con la testa fra le mani,
mentre gli sembrava di sentire in lontananza voci festose, accettò la
sconfitta.
Myriam