La Nuova Lot

L’Infante Uther Pendragon 

ed i suoi Precettori

 

L’avvento dell’Infante Uther Pendragon, fu preceduto dall’intensificarsi d’attacchi da parte di Forze di Honorius e dalla comparsa in città di suoi emissari, che cercavano di portare scompiglio e dubbi tra la popolazione.

Uno dei più pericolosi fu Horren.

Tutte le Gilde si organizzarono per proteggere nel miglior modo possibile il futuro erede di Lot, creando al loro interno le figure dei Precettori dell’Infante, che votavano la loro vita a proteggerlo e istruirlo, ognuno in base alle proprie capacità.

Subito dopo la nascita dell’Infante, accolta con grandi festeggiamenti nel Granducato, iniziarono da parte di Honorius i tentativi di rapirlo e i Precettori dell’Infante ingaggiarono con Horren e con altri emissari del male, una lotta senza quartiere.

I precettori presidiavano la Corte e non lasciavano mai incustoditi gli accessi alla camera dell’erede di Lot.

Nei primi giorni di vita di Uther Pendragon si sono svolte lotte, a volte silenziose e nel pieno della notte, in cui i Precettori hanno dato prova della loro fedeltà e dove hanno posto in gioco la propria vita.

Horren ben presto si rese conto di non avere speranze di arrivare alla camera dell’Infante ed allora ricorse a mezzi più subdoli e pericolosi, impossessandosi delle menti di semplici cittadini o stimati appartenenti a Gilde e, piegandoli alla propria volontà, li faceva attaccare proditoriamente coloro che vegliavano.

Da quel momento la tensione tra i Precettori divenne altissima, giacché non si poteva essere più sicuri di nessuno e molte volte avevano l’impressione di essere rimasti il solo baluardo tra l’Infante ed Honorius.

Più volte capitò che un volto amico, accolto con sollievo nella solitudine della guardia, nascondesse il pericolo e che, quello che si pensava essere un aiuto, si rivelasse uno spietato nemico pronto ad uccidere. Ciò creava grossi problemi anche morali in quanto, mentre tutti erano pronti a brandire la spada o a usare le arti a propria disposizione contro Horren, ben più difficile risultava colpire un amico in quanto si sapeva benissimo che, per quanto in potere di Honorius, se lo si fosse ucciso sarebbe stato l'amico a morire e non chi lo aveva in potere. Questo spingeva a cercare di fermarlo senza ferirlo, spesso con conseguenze per i Precettori stessi che rimanevano feriti a loro volta

Il senso del dovere era altissimo ed appena si avvistava un emissario di Honorius a Lot immediatamente tutti i Precettori accorrevano a Corte ed attendevano l’evolversi degli eventi pronti, se fosse stato necessario, a sacrificarsi come ultima barriera davanti alla culla.

Dopo innumerevoli tentativi finalmente Honorius si rese conto dell'impossibilità di colpire l'Infante, Horren fu impiegato per altre nefande azioni, e i Precettori poterono vegliare in un clima di maggiore sicurezza 

Honorius, possessore della Città, ancora una volta mostrò la sua infamia riportando in vita quei cittadini che caddero nella Rupe dell'Oblio, costoro privi ormai di coscienza pattugliavano le strade e attaccavano quelli che erano loro amici, 1000 grida di anime tormentate si levarono nel Granducato. Themis portata dalla compassione per tanta sofferenza raccolse i loro spiriti in calici dorati, inattaccabili dal Male, e li offrì ai soldati e avventurieri che si arrischiarono ad addentrarsi nel fitto dell'Esercito nemico, fornendo così nutrimento al desiderio di giustizia di chi pugna. Non per poco durò il tentativo di un servo di Honorius, tale Selmek di Asur che usando i suoi magici poteri di controllo atmosferico tentò di far guadagnare tempo al suo Signore. Costretto più volte in ritirata provò anche a gettare nel caos la città creando confusione nelle Gilde e agendo contro alcuni membri di queste che rifiutarono la sua corruzione. Costui non è stato ancora catturato, ma si aggira tra le mura tramando e fuggendo per evitare vilmente lo scontro. Forse l'avvento dell'Infante Uther Pendragon può essere il segno previsto dagli Aruspici per la vittoria conclusiva.