Ritorno a Krynn - Fuga da Silvamori
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L’Elfo parlava nella Piazza del Mercato. Il nobile portamento, i gesti decisi, la luce che gli brillava negli occhi avevano radunato attorno alla panca che costituiva il suo palco improvvisato una piccola folla.
Elijah, il Dol Atar degli Elfi Kagonesti, arringava i presenti con una voce che sapeva gonfiarsi come una nube gravida di tempesta, sussurrare come un torrente di montagna, risuonare stentorea come il clangore delle trombe davanti alle mura di una città assediata.
La triste vicenda degli Elfi suoi fratelli, la schiavitù sofferta, la ribellione e la fuga verso una Valle d’incerta esistenza avevano infuocato ed appassionato gli animi non solo degli Elfi, ma anche d’Umani, Mannari, Mezzelfi e Drow che decisero di seguirlo nella spedizione verso la città di Silvamori.
Era l’8° giorno del 2° mese del V anno dalla fondazione di Lot, alla spedizione si unì anche Squirrel, la Regina degli Elfi.
Oltrepassato il portale, le loro fragili imbarcazioni affrontarono insieme il mare aperto, i fortunali improvvisi, i gorghi violacei che turbavano la navigazione verso le isole Ergoth e la città di Silvamori, dove speravano di riuscire a modificare la sorte dei Kagonesti che a Qualimori, capeggiati da Kalash, si erano già ribellati ed erano fuggiti dalla città.
Il gruppo era forte e compatto, gli animi decisi e risoluti, i corpi pronti alla lotta. I Maghi silenziosi volgevano gli occhi ai confini incerti dell’orizzonte, le mani serrate sulla falchetta della barca, la mente avvolta in sequenze d’incanti. I Cerusici soccorrevano chini le vittime del moto ondoso, i guerrieri serravano le mascelle immaginando la pugna.
Il Dol Atar incitava e blandiva gli animi, esortandoli al compimento della missione.
Le invisibili mani della Dea deposero alfine le imbarcazioni sulla costa dell’isola di Ergoth, dove sorgeva la città di Silvamori.
La compagnia guidata da Elijah attraccò e nascose le barche.
Da lontano giungevano urla, clamori ed echi di guerra.
I guerrieri posero mano alle armi, disponendosi a semicerchio.
Prima confuse dalla caligine della lontananza, poi sempre più nitide, comparvero alcune sagome.
Gli occhi acuti degli Elfi si assottigliarono, per riconoscere nei combattenti che sopraggiungevano i confratelli Kagonesti. Sembravano bellicosi, benché laceri e stanchi.
Gli arcieri misero il ginocchio a terra, tendendo le corde. I Maghi si concentrarono, pronti all’assalto o alla difesa. La Regina Squirrel era protetta da una cortina di valorosi.
Nel gruppo l’indecisione avvolgeva nelle sue spire di volubile fumo le menti di tutti.
I più irruenti pensavano alla battaglia, i più riflessivi consigliavano l’uso della parola.
Il Mezzelfo Sciarra si avvicinò silenzioso al Dol Atar, suggerendo a mezza voce una missione in avanscoperta. L4rs, Dol Atar degli Elfi Sindar e Duca della Guardia Nazionale Elfica, propose sé stesso ed i suoi come scudo nel caso di un attacco.
La Regina Squirrel dichiarò saggiamente che la battaglia non si addiceva a chi giungeva promettendo la pace.
I primi guerrieri erano ormai a non più di duecento passi. Le frecce vibravano, inarcandosi nello sforzo trattenuto di un volo che avrebbe portato la morte.
Sguardi carichi di domande si girarono verso il responsabile della spedizione.
Nulla trapelava dallo sguardo fermo e tranquillo di Elijah.
Un grido ruppe all’improvviso quell’attesa di cristallo.
<<Abbassate le armi>> invocò nakkio, Signore dei Draghi Kagonesti.
<<L’ostilità attira ostilità, non mostriamoci a loro nemici>>.
Le balestre e gli archi si abbassarono, le mani si allontanarono dalle armi.
La tensione rendeva liquida l’aria ma nessuno si mosse, finché una ventina di guerrieri male equipaggiati giunsero nei pressi immediati dell’improvvisato bivacco.
La Regina Squirrel, con un gesto ampio ed aggraziato, consegnò la spada a L4rs, pronunciando poche e sicure parole: <<Andrò da sola a parlare con loro. Che nessuno mi segua. La mia solitudine sarà la prova della nostra buona fede>>.
Nessuno osò contraddire la Regina, che si avviò con passo leggiadro verso l’avanguardia avversaria.
Protetta solo da una guarnigione di sguardi, Squirrel avanzava decisa, quando dal drappello dei combattenti si staccarono due figure, con tutta evidenza i prescelti per il colloquio.
Un giovane e un vecchio Elfo fronteggiavano la Regina.
Alla richiesta del primo, Squirrel esclamò con voce di cristallo e di roccia: <<Sono Squirrel di Elessedil, Regina degli Elfi di Lot, e sono venuta dal Granducato alla ricerca dei fratelli Kagonesti>>.
<<Non siete dunque Silvanesti?>> esclamò incredulo il negoziatore più giovane.
La negazione decisa della Regina tranquillizzò i due ed il più anziano si presentò. Il suo nome era Kalash.
Il gruppo incontrava di nuovo il capo della rivolta e lo stesso Elijah non l’aveva riconosciuto, per le vesti lacere e l’aspetto dimesso.
Ma la voce era fiera e giunse forte e chiara anche al manipolo di lottiani.
Un brusio ne commentò le parole, quando Kalash dichiarò di capeggiare un gruppo d’Elfi Kagonesti in fuga.
<<Rimanendo qui anche Voi siete in pericolo, Regina>> aggiunse con tono preoccupato.
<<Ma noi siamo giunti proprio per indicarvi un approdo sicuro>> ribatté Squirrel, poi continuò: <<E poi, dove vorreste fuggire?>>.
<<Verso la Valle a noi predestinata, la nostra Terra Promessa. Se ci seguite, avremo più speranza di raggiungere la salvezza>>.
Le frasi giunsero, portate dal vento, all’orecchio di Elijah, che mosse alcuni passi verso il gruppetto e quasi gridò: <<Ma la vera Terra Promessa è Lot, ve ne ho già parlato fornendovi prove, Kalash! E questo non è certo il posto per una discussione. Raggiungiamo un luogo sicuro e ne parleremo>>.
Kalash si limitò a scuotere il capo.
<<La nostra strada è tracciata. Se volete, seguite le nostre orme. In caso contrario, non intralciate il nostro cammino>>.
Fece un cenno agli altri Kagonesti e si dileguò insieme a loro nella vicina foresta.
<<Seguiamoli senza farci notare ... e presto nella Valle potremo arrivare>> sussurrò AramiltheBard, il Bardo al seguito della compagnia.
<<E sia>> concesse il Dol Atar e guidò l’inseguimento ai Kagonesti fuggiaschi.
Stavano seguendo le tracce evidenti del passaggio, quando comparvero dal nulla cinque cavalieri, bardati con ricche armature, che brandivano spade d’ottima fattura.
Elfi Silvanesti in assetto di guerra.
Avevano tagliato la strada ai Kagonesti, che impauriti brandivano incerti le loro scarse armi.
Una risata echeggiò.
<<Kalash … ci rivediamo>> proruppe la voce arrogante di colui che sembrava comandare il drappello.
<<E Voi>> indicando con un cenno del capo i lottiani <<Siete forse alleati nella rivolta?>>.
Nessuno rispose ma tutti i guerrieri, seguendo i secchi e rapidi ordini di L4rs e del Duca Eanur si disposero allo scontro. Kalash approfittò dell’attimo di distrazione e si gettò nei cespugli.
I Silvanesti attaccarono il contingente lottiano.
Erano solo cinque, ma ben presto dalla macchia ne emersero altri. Baraksch il Mannaro ringhiò, rizzandosi sulle zampe posteriori e denudando gli artigli.
Il Duca Eanur sguainò la spada e menò un rapido fendente contro il suo assalitore.
Nakkio si gettò contro un Silvanesti e lo colpì a mani nude sul collo.
L4rs roteava la spada, Elijah la sciabola.
I Maghi Shark e DamonRafal invocarono un potente incantesimo di protezione.
Gli arcieri incoccavano e scoccavano con la massima rapidità concessa dalle loro mani.
La foresta si gonfiò d’urla e lamenti, mentre il ferro cozzava contro il ferro.
Una tenue aura luminosa cominciò a circondare il campo di battaglia, rendendo visibile l’efficacia della difesa magica.
Molti degli attacchi vennero così evitati, ma un fendente colpì L4rs ad una gamba, e lo stesso Elijah cadde, urtato da una carica.
Baraksch affondava zanne ed artigli sui corpi dei Silvanesti, la Regina Squirrel combatteva come un guerriero.
Il Bardo, nascosto dietro ad un cespuglio, brandiva il proprio liuto come un’arma.
Daghnarth, Sergente della Guardia Nazionale Elfica, non inseriva freccia che non si tingesse la punta di sangue.
Il Duca Eanur mulinava valorosamente la lama, ma venne sopraffatto dal numero dei nemici e ferito gravemente al ventre.
L4rs colpì un avversario con il coltello da lancio, mentre lo scontro si faceva sempre più cruento.
I corpi stesi al suolo erano ormai numerosi.
Le perdite e l’esito incerto della battaglia convinsero il comandante dei Silvanesti ad ordinare la ritirata e si lanciò con il proprio manipolo all’inseguimento di Kalash.
Ai lottiani non rimaneva che portare conforto ai feriti.
Il Cerusico Chantel applicava polvere di potassio e pomata di arkasu, fasciando le ferite con bende di lino. La Regina Squirrel lacerò un lembo della veste per soccorrere L4rs.
Il tenue strofinare delle fasce, i gemiti soffocati dei feriti ed i fruscii dei passi strascicati dei superstiti vennero d’un tratto cancellati da uno schianto, seguito da un tonfo.
Le teste si voltarono all’unisono verso un unico punto, dove apparve un Kagonesti che tranquillamente si scrollava di dosso alcune foglie. Uno ad uno, come frutti maturi, i Kagonesti cadevano dagli alberi che li avevano nascosti alla furia dei Silvanesti.
Kalash era tra loro e, avvicinandosi ad Elijah, lo ringraziò per avere distratto gli avversari.
<<Ma ora>> aggiunse concitato <<Dobbiamo andare o ci troveranno di nuovo>>.
La frase non finì che Kalash s’era già inoltrato nel fitto degli alberi. Dopo un breve conciliabolo, la colonna dei lottiani si rimise in marcia, seguendo i Kagonesti in fuga.
Il sentiero era appena visibile, nell’intrico dei rami, ed il passo dei feriti rallentava il gruppo.
La compagnia proseguì finché le fronde si fecero più rade, ed una valle si aprì come un ampio sorriso soleggiato di fronte a loro. I volti non fecero in tempo a distendersi, perché una cupa ombra s’allungò nella valle, oscurando la luce. Gli sguardi si volsero preoccupati verso il cielo, dove un enorme Drago color del bronzo volteggiava in larghissime, lente spirali. La maestosa creatura, elegante nonostante la mole, planò verso il gruppo dei lottiani e, giunto di fronte a loro, pronunciò con voce cavernosa una frase nell’antico idioma leggendrico: <<DUTEH GEVIH RAO ... H? TOIVIH GUSTIH EMMEH SODISDEH FIMH NEHODUH QUSVEMIH?>>.
Le parole rotolavano nella valle come globi d’aria infuocata, ma nessuno era in grado di capirne il senso. Il Drago scoteva il capo e l’immensa coda, agitando piano le ali.
I documenti del tempo non permettono di ricostruire chi riuscì ad intuire il linguaggio del Drago, si può solo ipotizzare che nakkio, il Signore dei Draghi, riuscisse a comprendere l’enigma.
E forse fu lui ad avvicinare Elijah, suggerendo la traduzione: <<Cosa fate qui ...? Siete forse alla ricerca del magico portale?>>.
Nel frattempo Kalash ed i suoi Kagonesti erano usciti di nuovo dai loro nascondigli.
Il capo dei fuggitivi si avvicinò e chiese al Drago altre informazioni sul portale magico. L’imponente animale spiegò: <<Il portale collega questa valle con un’altra ed è venuto dal cielo, durante il cataclisma che ha sconvolto Krynn 380 anni or sono. Solo pochi ardimentosi lo hanno cercato ed attraversato, e di loro non si ha più notizia>>.
Tutti ammutolirono. Ecco forse svelato il mistero del passaggio verso la Valle dei Silenzi Perfetti.
Il Drago proseguì: <<Il portale è circondato da due maestose colonne ... ma non emette aura benigna ... né tanto meno maligna, ma possiede un’intensa aura di magia alterazionale ... e poi … nessuno sa a cosa conduca VERAMENTE! Potreste trovarvi ovunque>>.
Kalash non riuscì a trattenere un gesto d’esultanza, avrebbe voluto cercare subito il portale.
Elijah tentò di calmarlo, inducendolo alla ragione.
<<Non c’è nessuna fretta, Kalash, e non abbiamo alcuna certezza sulla meta che ci accoglierebbe>>.
Kalash fremeva, camminava nervosamente, osservava i propri fratelli stanchi, laceri e male in arnese. Fu proprio il loro aspetto a rendere inevitabile la decisione.
Con un cenno d’assenso, accettò il saggio atteggiamento del Dol Atar, ed ordinò ai suoi di predisporre un bivacco per la notte.
Lo stesso fecero i lottiani, adattando rami e foglie a giacigli.
L’ultima immagine che ricordarono di quel giorno indimenticabile fu il solenne e ritmico pulsare di un paio d’ali smisurate, che aperte allargavano una ferita d’ombra nell’incendio insanguinato del sole morente.
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DONEZ - Consigliere dell'Arcana Saggezza |