La Vecchia Lot
Ritirata
Lo stupore ruppe i canti, la sorpresa fu totale.
Un’orda d’invasori
irruppe inaspettata. Proprio quando nei cuori dei lottiani si era riaperta una
speranza di sopravvivenza, proprio quando i canti e le preghiere alla Dea erano
riusciti a dare una svolta in positivo ai combattimenti, proprio quando i
cadaveri dei nemici cominciavano ad ammassarsi in cumuli di dimensioni
inimmaginabili … proprio in quegli istanti la mano del Male tornò, spietata,
a posarsi sul destino di Lot.
Così repentina da
togliere il fiato, la falce di Honorius si abbatté ancora una volta sui già
provati combattenti del Granducato, che, rimasti ad osservare impotenti il
rinvigorirsi delle schiere nemiche, accusarono il colpo al pesante prezzo
d’ingenti perdite numeriche.
L’Esercito mai una
volta si tirò indietro di fronte ad uno scontro, anche se questo poteva
sembrare senza speranza; la posta di quest’assurda partita contro il Male
andava ben oltre le loro stesse vite: si combatteva per la libertà.
Iniziò una battaglia
senza eguali all’interno della Città, feroci e senza alcuna pietà gli
invasori mietevano vittime come copiose messi nelle stagioni estive. Le antiche
mura, costruite dai Nani, erano ancora intatte, nessuno avrebbe potuto abbattere
un’opera di tale mirabile abilità costruttiva; ma questo ormai non aveva più
importanza, perché le porte erano state aperte con l’inganno ed, attraverso
esse, orde d’assalitori continuavano a riversarsi ad incessanti ondate.
Una parte dell’Esercito
rimase bloccata sui bastioni e qui, agli ordini di valorosi Ufficiali e
Sottufficiali, i Soldati combatterono per impedire alle forze nemiche di
raggiungere i camminamenti ed i passaggi di ronda: molte le vittime tra le
schiere degli assalitori, nessuno sopravvisse tra i coraggiosi lottiani.
Per ordine dei Nobili, il
Generale danish organizzò una singolare tipologia di difesa; squadre di Soldati
venivano mandate casa per casa a prelevare tutti quei civili che si erano rintanati dentro le proprie
abitazioni, al fine di scortarli e dargli protezione nel tragitto che li
separava dalla Cittadella, ultimo baluardo per la sopravvivenza.
Si combatteva ovunque:
nelle case, nei vicoli e nelle piazze, nessuno dava tregua e nessuno poteva
permettersi di concederla.
Il Pozzo del Fato,
rimasto ormai sguarnito da protezione, divenne uno dei più pericolosi punti di
Lot; gli Orchi e gli Skertl uscivano indisturbati e si riversavano all’interno
della città seminando panico e distruzione. I primi feroci scontri si ebbero
nell’Ade & Nar’s Pub, dove un gruppo di coraggiosissimi Balestrieri,
agli ordini di un Brigadiere, resistettero per un’intera notte, impedendo il
passaggio delle orde nemiche verso il resto della città. I primi raggi di sole
del nuovo giorno trovarono soltanto cadaveri di Soldati tra i tavoli rovesciati
e le botti distrutte: le forze di Honorius avevano travolto anche questo
focolare di resistenza.
Il tempo passava, istanti
lunghi come secoli, e la battaglia sembrava non dovesse mai diminuire
d’intensità; i numerosissimi episodi d’incredibile valore furono,
purtroppo, insufficienti a fermare l’avanzata dell’esercito aggressore. Il
Ponte di Legno fu perduto e riconquistato almeno una decina di volte da una
compagnia di Picchieri prima di decidere, a malincuore, di distruggerlo, per
rallentare l’avanzata di un battaglione di Goblin. Era la mattina del secondo
giorno.
Il Palazzo delle Mostre
venne dato alle fiamme dagli Orchi, dopo che, per un giorno intero, non erano
riusciti a spuntarla sulla serrata difesa di un gruppo di Marescialli che ivi si
erano asserragliati. Le loro terrificanti urla di vittoria sovrastarono il
dignitoso silenzio di coloro che, all’interno, morivano arsi vivi durante il
compimento del proprio dovere.
La notte i combattimenti
continuavano alla luce dei numerosi incendi: lentamente ma inesorabilmente i
lottiani perdevano terreno; il nemico riuscì a conquistare anche la Casa del
Folletto, la Taverna del Vello d’Oro, la Biblioteca e il Ponte
dell’Addolorata. La mattina del terzo giorno non vi era più neppure un
Soldato vivo al di fuori della Cittadella.
Due giorni e due notti
per perdere una città la cui edificazione era costata tanti sacrifici e tanto
lavoro. Chiunque si sarebbe perso d’animo in questa situazione, invece i Conti
reagirono e, dopo aver riorganizzato le poche forze rimaste, si prepararono
all’ultimo assalto.
Per un’intera settimana
Honorius mandò il suo esercito vittorioso, ma stremato, ad assaltare quelle
mura sulle quali, ogni giorno che passava, vi erano sempre meno combattenti per
difenderle: mai si sarebbe aspettato una tale ostinata resistenza.
Per questo motivo, alla
fine, anche le forze assalitrici si esaurirono e si arrivò ad un’inaspettata,
quanto indispensabile, sospensione dei combattimenti.
Quella che, in seguito,
fu chiamata Vecchia Lot era perduta per sempre, ma la vita era ripresa a
scorrere all’interno della Cittadella, un piccolissimo nucleo di resistenza
che sarebbe stato l’origine di ciò che un giorno sarebbe poi diventato la
Nuova Lot.
I Nobili si misero subito
all’opera grazie all’aiuto dei pochi sopravvissuti; la città riprese a
vivere anche se in spazi decisamente più ristretti. Le forze assedianti,
anch’esse colpite da ingenti perdite numeriche, erano logorate e sfinite, e
non riuscirono ad impedire l’arrivo a Lot di nuovi Cittadini disposti a
mettersi al servizio del Bene per arginare, con il loro impegno, il dilagare
delle forze del Male.
Passarono alcuni mesi ed,
alla fine, l’Esercito si era completamente riorganizzato anche se, in termini
quantitativi, constava soltanto di una piccola parte di elementi rispetto a
quello della Vecchia Lot. Fu quello il momento in cui i Nobili decisero di dare
il via all’attacco delle truppe stanziatesi nella parte di città perduta, per
riconquistare ciò che gli era stato a così duro prezzo sottratto e per
riprendersi, nel nome di Themis, ciò che apparteneva loro di diritto.
Shanty
Sommo
Detentore dell’Arcana Saggezza