La Vecchia Lot
L'Isola di Palo
Ancora
una volta Lot era uscita vincitrice dallo scontro contro le forze di Honorius.
La gioia era immensa nei cuori dei Cittadini e diveniva palpabile nelle loro
manifestazioni festose, organizzate in ogni strada ed in ogni vicolo del
Granducato.
Il
Male era stato sconfitto ed il nemico, seppur potente e temibile come mai prima
di allora, stava battendo in ritirata; per tale motivo grandi festeggiamenti
ebbero luogo nella Cittadella e numerosi Soldati, come ricompensa per il grande
valore dimostrato in battaglia senza mai risparmiarsi, furono promossi di grado,
andando ad infoltire le esigue schiere degli Ufficiali.
La
pace era nuovamente una realtà ed i Cittadini cominciarono a tornare alle
occupazioni dalle quali erano stati crudelmente strappati con l’avvento della
guerra. I Contadini ritornarono a coltivare la terra, i Mercanti riaprirono le
loro botteghe e la vita, pian piano, cominciava a riassumere i ritmi di un
tempo, nonostante il terribile morbo della Peste continuasse a dilagare ed il
numero dei degenti presso il Lazzaretto aumentasse in maniera esponenziale.
La
cura, però, era stata trovata ed il futuro del Granducato sembrava roseo,
nonostante i Cittadini fossero ben consapevoli che le difficoltà ancora da
affrontare sarebbero state numerose.
La
volontà di ricominciare ed il grande coraggio con cui si fronteggiavano anche i
periodi più cupi, erano tra le principali peculiarità del popolo lottiano: non
si arrendevano mai, neppure quando erano stremati e quando il Fato continuava ad
accanirsi sadicamente su loro; trovavano sempre la forza di reagire,
aggrappandosi alla speranza ed alla consapevolezza che l’amata Dea Themis, da
sempre, vegliava sui Suoi figli, con l’amore incondizionato di cui è capace
solo una Madre.
La
città lentamente stava rifiorendo come un verde germoglio allo spuntare del
tiepido sole primaverile; i Monti delle Nebbie erano costantemente pattugliati
dalle schiere dei valorosi Soldati dell’Esercito Ducale e questo garantiva una
notevole sicurezza contro gli improvvisi attacchi di qualche impavido gruppo
d’ingenui assalitori.
Ma
questa volta il pericolo giunse dal mare.
Il
giorno 18°, del 9° mese, del I anno dalla fondazione a Lot era stato
inaugurato il Porto e contemporaneamente istituita la Marina Ducale.
Dopo
lunghissimi mesi di duro lavoro, durante i quali i Mastri Costruttori, sotto la
supervisione del Conte Erik in persona, avevano diretto squadre di Cittadini che
si erano prestate volontariamente per quest’imponente opera di edificazione,
il Porto era divenuto una realtà tangibile.
Lo
scopo principale per l’istituzione della Marina Ducale era la ricerca della
Spezia, ingrediente fondamentale per la preparazione del prodigioso medicamento
necessario per la cura della Peste; tuttavia una fiorente via commerciale aveva
preso vita dal nulla, quando le navi lottiane avevano cominciato a solcare il
mare di Lot, intessendo una fitta rete di scambi con le popolazioni abitanti
sulle isole. Nuove mercanzie e nuove fonti di guadagno avevano contribuito non
poco a risollevare le precarie condizioni dell’economia del Granducato,
piegata dalle ingenti spese che si erano dovute sostenere per far fronte al
lungo e devastante evento bellico.
Dopo
essersi arruolati, i Marinai raggiungevano il Porto scendendo la lunga gradinata
che era stata costruita sul versante Sud-Est della collina su cui sorgeva Lot; lì
veniva messa a loro disposizione, per il primo viaggio, una piccola imbarcazione
attrezzata di tutto punto e pronta a prendere il largo.
Il
tempo sufficiente a dispiegare le vele ed a mollare gli ormeggi e la nave
cominciava la sua grande avventura, solcando quel mare, dai mille toni del blu
ma perennemente avvolto dalla nebbia, che per molto tempo era stato solo un
sogno irraggiungibile. Appena usciti dal Porto ci si trovava immediatamente in
mare aperto, ma erano necessarie precise mappe per poter raggiungere le isole;
chi non possedeva le carte nautiche rischiava seriamente di finire alla deriva,
vagando per un tempo infinito sulle onde, non potendo far altro che assistere,
impotente, al logorarsi della propria imbarcazione, fino a perderla in un
inevitabile naufragio. Chi aveva perduto la propria imbarcazione doveva
necessariamente acquistarne un'altra prima di poter riprendere il mare.
Si
poteva considerare un rischio calcolato la possibilità che in mare potesse
accadere qualcosa che mettesse a repentaglio il buon esito di una spedizione,
tuttavia, ad un certo punto, questi episodi cominciarono a diventare troppo
frequenti.
Molte
delle navi salpate con fini puramente commerciali cominciarono a non fare più
ritorno; spesso giungevano notizie di scontri, oppure il mare riportava a Lot i
pochi resti di quelle che, fino a poco tempo prima, erano state robuste
imbarcazioni
Alla
Taverna del Viandante si cominciavano a sentire storie che, passando velocemente
di bocca in bocca, si trasformavano presto in leggende: si raccontava di Goblin
ed Orchi trovati su isole che dovevano essere deserte, di Marinai uccisi non
appena effettuato lo sbarco, di navi date alle fiamme.
Una
parte sempre più consistente di Soldati si congedava dall'Esercito e
s’imbarcava su navi che prendevano il largo dal Porto di Lot, ma sempre più
spesso questi valorosi che erano sopravvissuti alla guerra sui Monti, non
facevano ritorno da quelle spedizioni e così il Granduca decise che era giunto
il momento di fare luce su questi oscuri accadimenti.
Una
piccola parte dell’Esercito s’imbarcò e partì in perlustrazione.
Giunti sull’Isola di Fuoco la perlustrarono da cima a fondo ma senza trovare
alcuna traccia del nemico. Tornarono a Lot per fare rapporto ed
approvvigionarsi, quindi ripartirono tempestivamente verso l’Isola di Palo.
Quest’isola
era tra le mete preferite per la ricerca della preziosa Spezia e quando appariva
all’orizzonte, scacciava dal cuore tutta quella paura e quella tensione che le
acque silenziose e quella nebbia sempre presente, lentamente in esso
instillavano. La sua sagoma era inconfondibile, per chi l’aveva veduta almeno
una volta nella vita: ricordava una tartaruga protesa in avanti, con un
promontorio centrale, fittamente ricoperto da una rigogliosa vegetazione, che
emergeva fiero dalle acque per poi degradare in una piccola pianura contornata
da spiagge di sabbia color dell’oro.
Una
volta effettuato lo sbarco, fu con grande stupore che videro un nutrito gruppo
d’accampamenti nemici pronti a condurre un vero e proprio assalto al
Granducato. Tornarono a riferire e, di lì a poco, fu predisposta una grande
flotta d’invasione.
L’Isola
di Palo divenne ben presto teatro di una nuova battaglia in cui, questa volta,
furono i Marinai di Lot a sostenerne il peso maggiore e dalla quale i nostri
tornarono vincitori senza subire grosse perdite.
Il nemico batté in ritirata anche questa volta.
Shanty
Depositario
dei Segreti della Storia