A Ovest, magnifica a vedersi, scintilla piano per tutto l’Inverno la costellazione delle "Lacrime della Dea": due stelle di fulgido splendore, come occhi di diamante spalancati nel buio e nel vuoto, e una vasta nebulosa grigio-argento, come fatta di polvere finissima di perla, nella quale brilla un grappolo di stelle puntiformi o lievemente allungate, come gocce di luce. Nell’immaginazione popolare sono gli occhi della Dea glaucopide, le sue chiare pupille e le sue lacrime. Nel periodo di tumulto delle origini, quando le cose emergevano pian piano dal corpo indiviso del Caos, la Dea pianse più volte: le sue lacrime operarono sempre cambiamenti nel mondo, portarono nera vendetta o chiara speranza. La costellazione candida e lucente che parla di quelle lacrime domina l’Inverno delle terre di Extremelot. Le due stelle come splendenti pupille portano i nomi delle figlie della Dea: Veddharta, la Rilucente di Grazia, e Ygharù, la Fulgida di Splendore. Ma, come accadde alle figlie della Dea, anche le due stelle, una di splendore cupamente sanguigno, l’altra candida come il ghiaccio, mutano e spariscono. Veddharta è chiamata anche "Stella di Sangue", che incupisce il suo bagliore fino a sparire nel gorgo del solstizio d’Inverno, così come la figlia della Dea, colpita dall’ira tagliente della Madre, versò il suo sangue e bevve il sangue altrui, fino a sparire in un sonno simile alla morte. Ygharù, la candida, è invece detta "Lupa Bianca": la sua luce di ghiaccio sorge col solstizio e accompagna la seconda parte della stagione fredda, ricordando la seconda parte della vita di Ygharù, mutata in lupa a conoscere il dolore di ghiaccio dell’esilio e l’amore dei mortali brinato d’angoscia.
- Stelle - Veddharta - gigante rossa Ygharù - binaria bianca Inoltre, un grappolo di centinaia di stelle bianche e luminose, in parte immerse nella polvere interstellare che riflette la loro luce. |