Le Famiglie degli Elfi


Dalla Genesi di Lot:

Ecco che la Madre vagava per le nove terre di Extremelot, ma nessuno la vedeva e tutti gli Umani iniziarono a dubitare della sua esistenza.
In quel tempo su Lot, c’era un albero, era l’albero dai frutti più dolci che potessero esistere, era l’albero dai colori dell’arcobaleno; era l’albero dai fiori più belli e dal profumo più inebriante.Themis si ricordò dell’albero e gli diede un nome, gli diede il movimento e gli diede una resistenza alla Vecchiaia maggiore di quella dell’Umano, poi vi soffiò la coscienza e l’abbracciò, e l’albero prese vita.
Le sue forme ricordavano l’Umano, ma la sua natura completamente diversa, acquistò gioia davanti agli occhi della Dea. Maschio e femmina li fece; li chiamò Elfi per ricordargli sempre i dolci frutti che davano, e diede loro il posto dell’Umano nel compito di proteggere l’Esistenza su Extremelot.
Ecco che Simeht guardò con rabbia gli Elfi, e sussurrò l’odio e la gelosia nella mente dell’Umano; in quel tempo fu Mot la città più potente di Extremelot, una città ricca, forte, piena di arte e cultura, dove ormai l’Umano si era scordato della sua Creatrice.
Il suo Imperatore venne a conoscenza di una nuova razza, che viveva pacifica nella Grande Foresta, e non aveva bisogno né di oro, né di gioielli per poter essere felice. Preso dalla brama di potere su ogni creatura, portò il suo esercito nella Grande Foresta, e le due razze si scontrarono ferocemente. Nonostante il numero sempre maggiore di Umani, gli Elfi resistettero all’assedio, la Dea era dalla Loro parte e la vita li proteggeva.
Un giorno Elrhon, figlio dell’Imperatore, al termine di uno scontro cruento si trovò solo sul campo di battaglia. Osservò intorno a sé la distesa di corpi dilaniati dell’uno e dell’altro schieramento, e pianse lasciando cadere a terra la spada insanguinata; fu a quel punto che Themis gli si avvicinò invisibile e gli parlò: «Elrhon!»
Elrhon, preso dallo spavento con il viso rigato dalle lacrime, non reagì come un soldato, ma con timore rispose: «Chi mi chiama?»
«Sono la Madre di tutto ciò che conosci, metti fine alle sofferenze dei miei figli!»
«Come posso io, che sono nulla al confronto della brama di potere del mio genitore?»
«Parlargli! Io sarò con te!» In quel momento Elrhon udì un gemito, proveniva da sotto alcuni corpi straziati di soldati Elfi. Si avvicinò e scostatili vide seppellita sotto un’armatura, una bellissima Elfa arciera di nome Elea, la sollevò dolcemente e fuggì con lei.
Trovò rifugio lontano in una terra ancora disabitata, curò l’Elfa e costruì una casa, ormai aveva cancellato dalla mente la guerra e le parole di Themis. E i due s’innamorarono. E Simeht sogghignò soddisfatto alla propria abilità nell’usare l’Amore come diversivo.
Venne il momento in cui gli echi della guerra arrivarono fino alle loro orecchie, e sentirono Themis piangere e tra le lacrime chiamarli. Ed Elea disse ad Elrhon: «Dobbiamo obbedire alla Dea!»
Si misero in viaggio e giunsero alle porte di Mot, subito le guardie riconobbero il figlio dell’Imperatore, e non si curarono dei tratti elfici di Elea, ella era protetta da Themis. Il figlio fu condotto al cospetto del padre, ed il padre in lacrime lo abbracciò.
«Elrhon, ti credevo morto, dobbiamo banchettare in onore del tuo ritorno per te e la tua compagna.»
«Padre, se la guerra non terminerà tutta Extremelot sarà distrutta!» Il padre annuì e promise a Elrhon di discuterne con lui l’indomani.
Quella notte udì una voce nel sonno: «Elrhon, prendi la tua compagna e scappa, tuo padre vuole versare il vostro sangue.»
L’imperatore mise una taglia sulla testa del figlio. Ma tutti i giovani della città lo ammiravano da eroe e le generazioni stavano cambiando; egli si rifugiò con Elea presso alcuni amici e tutti scoprirono che gli Elfi non erano affatto pericolosi, ma anzi erano belli come il resto del creato. Elea parlò loro di Themis e di come l’uomo la deluse, e loro compresero.
L’imperatore venne a saperlo e perseguitò gli amici di Elrhon, li scovò e li uccise. Quel giorno fu la strage dei figli, ma molti riuscirono a scappare, Elrhon li radunò fuori delle mura della città, e disse a tutti di voltarsi e di coprire il volto. Alzò le braccia verso il cielo, e Themis discese come tempesta e meteore ed i suoi Angeli con lei.
Soli e Lune si oscurarono, e quando finì, nulla era più di Mot. Era in quel luogo Zzah figlio di Ero, egli era un portatore d’acqua; fu curioso e guardò il volto di Themis e disse: «Madre, hai distrutto insieme alle opere dei malvagi anche quelle dei giusti che nulla potevano verso il tiranno!»
Ma l’ira della Dea verso gli Umani non era ancora placata del tutto, e Zzah rimase di pietra davanti alla Madre; ma non vi fu dolore sul suo volto, ed egli rimase per sempre un versatore d’acqua, poiché dalla sua immagine ferma nella roccia ebbe vita un fiume immune da ogni siccità.
Gli Umani rimasti vivi, si radunarono ed elessero Elrhon Imperatore, ma egli non accettò, si fece chiamare Sacerdote e fu l’unico in grado di parlare con la Dea, per fare da tramite con gli Umani.
E da allora ogni generazione ebbe un Sacerdote che facesse da tramite con la Dea, fino ad oggi essi si riunirono intorno al Sacerdote come Cavalieri per difendere i più deboli nel nome della Dea, e molte delle giovani più pure si riunirono nel Tempio per custodire e preservare la parola della Dea; ed altri iniziarono a percorrere le nove terre di Lot diffondendo la sua memoria; essi vennero chiamati Chierici e la Dea alle volte concedeva loro il beneficio di utilizzare la propria energia per sanare il dolore altrui, sia esso provocato dal ferro o dalla mente, e tramite loro ella richiamava in vita i figli donati alla Morte anzitempo o con l’inganno dall’odio di Simeht.
La guerra finì ed Elrhon ed Elea si sposarono; gli Umani e gli Elfi fecero un trattato solenne di fratellanza dove l’Umano fu servo della Terra e l’Elfo fu servo dell’Esistenza; il trattato dura fino ad oggi, e Themis lo suggellò con il permesso di procreare fra loro.
I figli di Elrhon ed Elea furono i primi del popolo dei Mezzelfi. E a nessun’altra razza venne concesso il permesso di generare razze ibride.

Con codeste parole contenute nella Genesi di Lot inizia il racconto sulla Razza degli Elfi,una Razza che,dopo la sua nascita ha vissuto fino ad oggi nel Granducato, uniti in diversi Clan nel corso inesorabile della Storia, fino ad oggi appunto ove troviamo ancora dei Clan numerosi:abbiamo il Clan più antico del GranDucato di Lot che arrivò per primo ovvero il Regno degli Eldalië ,la cui Storia e`antica e complessa.

Nel solstizio d`inverno del centounesimo periplo del sole attorno alla terra dalla creazione delle prime comunità umane, un gruppo di elfi di razze miste ma soprattutto di stirpe Sindar, si staccò dalla comunità per recarsi a prendere conoscenza delle nuove creature chiamate umani. Durante il percorso, divinità avverse alla razza elfica recarono sventura e tormento. La Guida del gruppo "Vaneear" e molti altri elfi perirono nella turbolenta e lunga traversata... Subito dopo lo sbarco sulla terra il popolo attraversò un lungo periodo buio, rintanandosi nella foresta più fitta ed intricata aspettando di riacquistare la fiducia e la forza, perse con la morte del re e a causa dell`odio dei Numi...
Inutile tenere il conto degli anni che passarono, si sappia solo che la razza umana ebbe il tempo necessario per raggiungere lo stato evolutivo che portò alla formazione di città come Lot. Con l`ascesa al trono elfico della piccola comunità del Principe Eventine le cose cambiarono: lentamente il popolo riprese coscienza di sé e fece fiorire una città sull`isola ove si trovava, non potendo fare ritorno alla loro terra natale di cui ormai avevano perduto la rotta... ed è così che la flotta di Lot incrociò nelle sue rotte commerciali l`incredibile civiltà elfica che chiameremo col nome di "Vanalonde" (in onore del primo re).Col tempo i rapporti tra le due civiltà si intensificarono e lentamente gli elfi si trasferirono ai margini di Lot. Alcuni cominciarono a prender parte alla vita degli umani, intrecciando così indissolubilmente i destini di entrambe le razze. Quando poi il Principe Eventine, per motivi misteriosi, sparì lentamente dalla vita di Lot che aveva riconosciuto l`esistenza del popolo elfico ufficializzandone una gilda, gli elfi attraversarono un nuovo periodo buio mescolandosi caoticamente con le altre razze della città. Questo stato di cose perdurò fino a quando una nobile Sindar, Squirrel, amata dal principe Eventine, reclamò da sola e a gran voce la nobiltà e l`unicità del suo popolo, diventandone la guida come Regina e Dama degli elfi.
A lei si unirono il nobile Silvano Philgrim, unotra gli elfi più nobili e potenti, ed il bardo Noldor Isil... Insieme ricostituirono il popolo elfico e gli conferirono l`ordine che è quello attualmente conosciuto a Lot. A Lot gli elfi ritrovarono anche un loro antico nemico, Lord Darkman, conosciuto anche come Lo Sterminatore. Nella I° Guerra Delle Razze egli fu uno dei più spietati generali umani che combatterono contro di loro: a lui sono da attribuire numerosi genocidi ai danni della razza elfica. Il suo esercito misto di umani e di troll imperversò nelle terre infiammate dalla guerra per lungo tempo. Al termine del conflitto, perseguitato dal rimorso errò come cavaliere solitario. Ora egli porta con sè il peso della sua antica vita e il suo rapporto con il popolo elfico è conflittuale: nonostante a volte abbia delle improvvise aperture verso di loro conserva un`incomprensibile rancore, forse dovuto ad un antico torto subito, ma mai rivelato.

Essi oltre alla Storia antica,possiedono una forte gerarchia e da sempre custodiscono l`albero bianco che si trova ai Giardini delle Delizie,l`albero piu`antico mai trovato e custodito dal popolo elfico,attaccato,distrutto a volte,ma sempre riportato in vita.inoltre celebrano delle loro feste,come i vari solstizi ed il loro anniversario,quando il Clan venne ufficializzato,ovvero l`Anno VII - Mese 6° - Giorno 15°,per poi includere dei Riti come il Matrimonio Elfico,la Nomina di un neo giunto e del Reggente della Corona.

Abbiamo poi il Clan degli Ardh ò Calien Nars, la cui Storia e`la seguente:

Esisteva un tempo, ormai decaduto, in cui il regno degli Antenati dei Calien Nars non era il solo, ma dominava incontrastato, immerso nelle perfezioni delle arti tramandate a ciascuno dei suoi figli.
Narrano le Leggende tramandate nel corso dei Secoli tra i discendenti Calien Nars che dal connubio del Signore delle Tempeste (creatura leggendaria di mai comprovata natura, di cui solo il nome enfatico si ricorda nei miti) con un`Elfa nacque un`infante d’incommensurabile bellezza, Dosidia. Agli occhi degli Antichi apparve, però, come lo sgravio indesiderato di un adulterio e come tale fu trattata da reietta. Maledicendo il giorno del suo concepimento, Dosidia vagò per secoli in estrema solitudine, evitata dai suoi simili, raggiungendo luoghi posti ai confini della conoscenza intellegibile senza però che questi fossero disposti ad accoglierla; sembrava che anche la natura la ripudiasse.Gli Antichi Padri( Antichi Elfi )Calien Nars si divisero circa la sorte della giovane e nei cieli incominciò ad aleggiare il grido che precede la lotta. In quel momento nacque l’estrema sentenza: “Dosidia troverà il suo Re e vivrà nelle terre in cui i ghiacci non cessano di esistere. Ivi sarà sovrana e despota, libera di procreare una sua discendenza, ma ogni suo figlio e chiunque abbraccerà la sua causa, porterà il fardello della sentenza: ognuno di essi vedrà consumare ogni singolo attimo della sua vita solo ed esclusivamente verso la realizzazione della sua utopia: il raggiungimento dell’assoluta bellezza, per suo unico culto” . E così come fu profetizzato, la giovane, trovò il suo degno compagno, dando alla luce i suoi eredi. In seguito, quanto perseguito da Dosidia fu accolto come credo anche tra coloro i quali, un tempo, l`avevano rifiutata; fu allora che lei istituì la Ardh ò Calien Nars, proclamandosene sovrana. Essa era composta non solo dai suoi discendenti ma persino da quelli che in lei videro la figura di una Madre, un modello da imitare perché animati dallo stesso desiderio di perfezione. Ma l’anima è corruttibile, così come il Mondo, e nel primo seme di Dosidia nacque l’increscioso desiderio di valicare la figura materna e per far ciò, Lei partorì il disegno dell’assassinio del Padre e della Madre stessa. Nel momento in cui la morte stava proclamando il possesso della sua anima, la Custode dei Boschi, impietosita dall’Elda, tramutò le sue spoglie mortali in albero e all’interno della corteccia incatenò la sua anima così che un giorno Lei avrebbe calpestato nuovamente la terra e guidato il suo popolo disgregatosi lontano dall’utopia. Con la morte di Dosidia, la progenie si disperse e con essa tutto ciò che era stato, annunciando il tracollo in un’epoca diversa: quella regolata dagli Uomini. Sebbene la mente non abbia cancellato il suo ricordo, i figli degli Antichi Padri ( Antichi Elfi ) Calien Nars ora, sotto la guida di un vessillo, spinti dalla volontà e dal desiderio di salvaguardare le loro tradizioni affinché queste possano crescere e diffondersi tra il popolo elfico, lasciano la terra degli Uomini dove per troppi secoli la sete di potere ne ha infangato il nobile nome e l’origine. Chi preferì la Fratellanza dei Boschi per proteggerne le strutture, chi i Saggi per portar la razza nell`essere conosciuta e chi gli Elda vuol far crescere come i Tutori dell`Occhio. Tutto in un unico involucro, seguito dal Carmacundarèn e dalle regole dei boschi.



Tra i petali così, si diede manforte alla scesa di nomi e cariche in grado di far seguire quella sorta di gerarchia che gli Antichi Padri desideravano. Nacque così l`Aràn`poikarea o la Taari`poikarea, Sovrano assoluto. Al suo fianco i Carmacundarèn, braccia destre, e l`Hildè, le sinistre. Tutti uniti portano Carmacundarìn - consiglio interno - l`essere la fonte delle decisioni maggiori.

Nella Classe Intermedia, spiccano così il Lhoss`Nardir dei Saggi, che nutre di sapere i suoi Istonon, Enwina e Ithron, nella Riunione dei Saggi.
S`affianca il braccio armato della Fratellanza del Bosco, con il Beleg a capo che insegna l`arte della difesa al Tìrno, TaurìOhtar, Taur`Pengon e il Taur`Lòme.L`Hen invece veste la specialità di cui si occupa l`Hildè, insieme ai suoi Jellarìm, nonché cariche con il compito di illustrare il mondo della Rosa ai nuovi giunti e a chi si avvicina.Sonno di essi, ecco che la Classe Inferiore mostra il Tinwé, semplice carica popolana, poi Lin dei Calien Nars, colorata carica per gli Infanti creativi,l`Alkarìelin, l`honorem e il Ysla`mbar, la punitiva.

Abbiamo poi un altro Clan,ovvero gli Admir,dei quali e`importante citarne la Storia:

I Principi fondatori del Clan Amdir furono, in una notte oramai lontana ed avvolta da una sorta di mistero, il Principe Vajnoor Gylrjon ed il Principe Thilgon, Llama, che decisero di unire le loro menti per realizzare un sogno comune: formare gli Amdir e gli Arcieri della Luce, la guardia Elfica dal cuore nobile, la cui missione era quella di frapporre il proprio arco fra il bene ed il male, per proteggere il Clan e ogni altra creatura indifesa. Radunarono, quindi, un gruppo di Elfi, che si unirono al loro disegno e scelsero il Principe Vajnoor quale loro Capoclan. Così, quando correva Anno VI - Mese 3° - Giorno 10°, il Clan Amdir prese vita.
Da allora, sotto il comando del Principe Vajnoor, grandi battaglie, grandi storie e grandi Elfi si sono avvicendati all’interno di esso.
Il duro lavoro e il grande impegno profuso per il Granducato di Lot, hanno portato ad un alto riconoscimento; infatti, in data Anno VII Mese 8° Giorno 12°, venne riconosciuta l`ufficialità del Clan Amdir davanti a tutto il Granducato di Lot.
Dopo un periodo di grande luce e prosperità, però, Lot conobbe un momento buio e di divisione, che verrà ricordato alla storia come il periodo dell` "Esodo". Durante questo periodo, molti Clan, Gilde e membri semplici, decisero di partire per un terra sconosciuta e promessa, ma non certa; decisero di tentare la fortuna altrove, potremmo dire.
Questa situazione coinvolse anche gli Amdir: molti fratelli decisero di riporre il loro medaglione nella Grande Sala e di lasciare definitivamente il Granducato di Lot ed il Clan Amdir, nella speranza di una nuova terra.
Il Principe Vajnoor, allora, stanco ed afflitto per l`abbandono di quasi tutti gli Elfi della Famiglia, decise anche lui di partire per un paese ignoto, lasciando tutto nelle mani inesperte di sua moglie, Lady Anigel, la quale essendo molto giovane decise d`accordo con gli altri Elda rimasti di decise di indire delle elezioni per la nomina di un nuovo Capo Clan.
Il giorno 5° mese 12° anno VIII, il successore del Principe Vajnoor fu Lady Esthel,e con l`aiuto di amici fidati quali Anigel, Myrtillas, Gelu, Lanily, Ranjan, Werner e Luthienfefalas, si è prodigata per il Clan e per la sua sopravvivenza.
Con il passare del tempo però anche la volontà di Esthel si affievolì e lasciò che il Clan pian piano, si sguarnisse dei suoi membri, i quali stanchi e sfiduciati se ne andarono, poiché la meta da loro agognata, non veniva raggiunta.
Cosi alla fine, nel XIV anno, i fratelli rimasti e specialmente Edrond ed Erania, spinsero Lady Anigel riprendere il Comando del Clan, ed è tuttora alla sua guida con amore e dedizione



Essi inoltre hanno una profonda tradizione,ovvero il desiderio prioritario del Clan è quello di creare una comunità di reciproco sostegno. Ciascuno dei membri dovrà farsi onere e onore di aiutare i confratelli in momenti di difficoltà in ogni modo possibile.
I componenti del Clan Amdir sono tutti membri appartenenti ad una unica famiglia e convivono in armonia e rispetto. Il Clan si impegna ad insegnare le basi comuni ad ogni elfo e valorizzare le sue capacità accompagnandone i passi nella vita del Granducato.
Essi concepiscono la Natura come massima espressione sia della Luce di Themis che dei Valar, e in tale visione la rispettano,diffondono lo studio e la dedizione nei confronti della Natura in ogni sua forma,perseguono le regole dell’Onore ed seguire in qualsiasi situazione la strada della Giustizia,approfondiscono lo studio e l’educazione all’arte delle armi con disciplina e lealtà, considerando il combattimento come ultima risorsa per preservare la propria incolumità e quella di chiunque abbisogni.

Abbiamo poi il Clan Arphen Ardh en Eledhrim,un Clan formato da Elfi di qualsiasi allineamento. Si distingue dalle altre comunità elfiche proprio perché accoglie membri di indole sia positiva, sia neutrale, sia negativa. Lo scopo comune infatti prescinde dall’allineamento ed è quello di preservare le peculiarità razziali, la nobiltà della stirpe che rappresentano, la perfezione insita nella linfa elfica, le tradizioni e la storia della razza.Tra i suoi membri, alcuni sono saggi e sapienti alla ricerca della conoscenza, altri hanno pronunciato la promessa solenne davanti alla Tàr-Elestirne interpretandone i dettami, altri ancora sono formidabili ed indomiti guerrieri; tutti sono tuttavia votati all’esercizio della virtù razziale e alla difesa del creato. Quello che distingue gli Elfi dell`Aprhen Ardh è la loro determinata ricerca della perfezione razziale, intesa come nobilità d`animo e naturale consapevolezza di essere creature superiori, mista all` impegno verso il mantenimento dell`equilibrio naturale. Dedicano anima e corpo al servizio della Reame, ricercando i più intensi e profondi legami con la natura, di cui sono i naturali protettori; proprio per questo, ad ogni membro (e a lui soltanto) vale l`appellativo di "Elfo Puro".
I membri dell`Arpeh Ardh sono definiti "Elfi Puri", animati da altruistica nobiltà d’animo e di comportamento verso la loro famiglia e la natura selvaggia e ancestrale. Il rispetto della tradizione e la ricerca della perfezione razziale sono le due colonne portanti, la base su cui l’Arphen Ardh è costruito. I membri dell’Ardh devono rispecchiare in tutto è per tutto la vera essenza dell`Elfo, puro e privo di condizionamenti; le porte del Reame non si apriranno mai davanti a chi non abbia dimostrato, chiaro ed evidente dentro si se, il connubio di valori tipici della razza elfica.
L`Arphen è una famiglia all`interno della quale la gerarchia è esistente e fortemente sentita; questa gerarchia si base sull’anzianità, l’esperienza e il ruolo nelle differenti casate. Per ovvie ragioni non si basa sulla “purezza razziale” dato che ogni membro dell’Arphen, quando viene accettato tra le file della famiglia, è considerato “Puro”. Ogni nuovo membro, sempre e comunque, verrà benedetto e purificato tramite la cerimonia di ammissione. Gli Elfi dell’Arphen Ardh tuttavia, se il buon senso e il rispetto lo permettono, sono disponibili a “conoscere” membri di altre razze (escluse quelle che più si allontanano dai valori di cui sono naturali portatori). Sono invece duri e intransigenti nei confronti di chi, essendo Elfo, vive macchiando la Nobiltà della Razza, vantandosene e possedendo una ferrea gerarchia,molto variegata nei vari compiti.
Proseguiamo con il Clan degli Aerlinn,Guidato dalla figura insostituibile della Min Brennil o del Min Brennon ovvero il CapoClan,il clan “Aerlinn” nasce sotto il segno dell’avventura e del rispetto, riunendo ogni elfo sia esso nomade o desideroso di conoscere e visitare questo meraviglioso Granducato.
In tempi remoti esso aveva come capostipite un’incantevole principessa di sani principi, che riflettono tutt’ora lo spirito del clan: ideali di forza, lealtà, rispetto, fratellanza.
Il clan “Aerlinn” vista la fratellanza che unisce gli appartenenti è soprattutto come una grande famiglia, l’essere uniti, rispettarsi ed aiutarsi a vicenda è per i componenti condizione primaria Importante è il contatto e il discernimento della natura, con la quale il membro del clan deve avere un rapporto di dedizione e gratitudine, curandosi con le erbe e conducendo una vita naturalistica.
Simbolo del casato è ancora oggi una rosa con due spade che si incrociano su di essa, inciso su ogni singolo medaglione che viene consegnato agli appartenenti al clan, mentre sua sede è un accogliente maniero, protetto e confortevole, dove gli iscritti possono trascorrere piacevoli giornate oppure dedicarsi alle varie attività.
Qualsiasi elfo che senta il desiderio di essere parte di questo mondo e provare sentimenti radicati di amore e unità, può arricchire la nostra comunità con la sua preziosa presenza.
Il nostro clan offre ad ognuno la possibilità di esprimersi svolgendo una mansione a se confacente.
Dal lavoro nell’artigianato, al combattimento, all’arte…. Questi solo piccoli esempi di cosa offre il clan che continua a crescere.
Troppo breve per descrive tutto ciò che si può fare, nel clan ognuno troverà ciò che più gli aggrada o gli si addice o che sia portato a fare, per questo e stata ideata una biblioteca dove ognuno può accedere ed acquisire le informazioni che servono.

Seguono poi i Nienna Ciryatan la cui Storia e`la seguente:

Remoti sono i tempi in cui Farastur, Signore delle Coste, assieme a Dama Belthil,regnava sui territori di Altesia.La nobile stirpe guidata dai due, regnava incontrastata in nome della pace sulle terre di Altesia, affiancata nelle
decisione dai Concilio dei Saggi.Palarran il comandante della flotta d`Altesia, catturava ed espandeva il regno con grande maestria..Egli ben presto si lasciò accecare da quella che per lui divenì la propria ossessione, la sete di conquista lo portò così a perdersi,corrotto e non più conscio delle proprie azioni egli avanzava nei propri successi, avvicinandosi alla fine e alla Rovina.La distruzione infine, giunse quando vennero avvistate le terre di Drakwald, luoghi ostili, ove lo stesso terreno rigurgita fiamme, coperta alla vista dal fumo e dalla cenere essa pareva volersi celare agli esploratori.Coloro che seguirono Palarran non fecero mai ritorno da quelle terre.Con il passare degli anni e lo scorrer del tempo i due regnanti diedero alla luce un figlio, colui che un furuto, li
avrebbe sostituiti sedendo sul Bianco Trono.
Il giovine, divenne abil combattente e saggio tra i saggi, seppur ancora troppo inesperto della vita per poter intraprendere la vita politica all`interno del Regno.E cosi` giunse il tempo della rovina, tre navi attraccarono sulle spiagge di Altesia, da esse discesero due dozzine di Orchi,la spiaggia andò persa ogni resistenza sembrò vana.Dopo l`arrivo delle prime navi molte furono le gemelle che attraccarono sulle spiagge, e così il Bianco Trono cadde, i figli di Altesia vennero decimati nel più brutale dei modo, seguiti infine dai propri regnanti.
L`erede, il Glos Haran, il Luminoso Re, scampò al massacro per un fortuito accadimento, poco prima dello sbarco degli orchi egli venen inviato lontano dalle terre del Regno per meglio conoscer il mondo per affinar le di lui conoscenze e meglio prepararlo al futuro per lui già scritto.
Al suo ritorno il Luminoso, trovò ad aspettarlo una terra che più non gli apparteneva, perse erano le lande che avevano visto lo splendore in nome degli elfi e del Bianco Trono, perso per sempre era il nome che in quelle terre era sempre stato sinonimo
di grandezza.Altro non vi fu se non l`errare verso una nuova meta, per non dimenticare, per continuare ciò che gli orchi tentarono di spegnere,dopo un lungo vagabondare su strade non battute la via venne ritrovata, presso le porte del Granducato di Lot.
Da allora i superstiti continuano la loro vita protetti da queste mura.

Lo scopo del Clan e di riunire elfi con ideali comuni, tramandare ad essi le antiche tradizioni ,Giustizia ,pace,all’interno del Clan, e per le vie del Ducato , il Clan mira anche a difendere l’amata Madre Gaia rispettandola ed imparando continuamente da tutte le sue creature.
Il comportamento si baserà quindi sul rispetto, l`onore, la lealtà e la fratellanza assoluta. Sono stati adottati dunque i valori morali ispirati dai sacri testi quali la Genesi e i Tre Sacri Tomi della Lune.
In nessun caso saranno tollerate violenze verso minori o verso la morale dei cittadini tutti.
Cordialità e cortesia caratterizzano gli esponenti del Clan, nonostante la determinazione e l’abilità in arme facciano da padrone ove richiesto.Il saluto di clan è Aglar (Lucentezza) in riferimento alla fulgida stella del Drago.
Qualsiasi titolo nobiliare, onorifico o di mestiere attribuito alle gerarchie del Clan è valido solo all’interno del Clan stesso e in nessuna circostanza lo si deve intendere riconosciuto dal Granducato di Lot.
Il motto: Nienna alcarin nellas léralondë (La luce guida i miei passi)
Ogni manufatto eventualmente creato dai membri del Clan per essere utilizzato/riconosciuto dovrà essere Certificato dalla Masseria del Granducato, ovvero dalle Botteghe ufficializzate, ovvero creato in osservanza delle regole imposte dal Governo di Lot, nella specifica emanazione del Paratico di Governo.

Infine abbiamo poi la Sacra Stirpe Targayren,uno degli scopi del Clan è l’integrazione dei propri membri all’interno del Granducato in modo che possano trovare e seguire la loro strada, ricoprendo un ruolo definito, per lustro del Granducato, del Clan e di loro stessi.Un altro obiettivo è formare una forte Alleanza tra gli appartenenti alla razza Elfica, in modo che la Saggezza degli Elfi torni a consigliare e guidare le Razze secondo criteri di Equilibrio e Giustizia, innati e derivati da una visione ampia del Mondo.La Conoscenza sarà parte integrante della vita del Clan e si espleterà attraverso l’organizzazione di viaggi per mare e per terra, anche in collaborazione con altre Corporazioni, la ricerca e l’avventura.E` inoltre intenzione del Clan seguire gli appartenenti indirizzandoli al fine di farli integrare nel tessuto Lottiano secondo le vigenti regole di interazione.Nel Clan, per quanto di indole Neutrale tendente al positivo, sono ammessi tutti gli allineamenti degli Elfi, purché si impegnino a perseguire gli obiettivi comuni.All’interno del Clan vige un regime monarchico, nel quale il Principe Reggente ha potere decisionale assoluto. Tuttavia, sono presenti due organi di consiglio, il Gran Consiglio Targayren ed il Senato Targayren, che coadiuvano il Reggente nelle attività ed organizzazione del Clan.Posseggono una gerarchia molto variegata e con diverse cariche che abbracciano diversi scopi e funzioni:da mettere in risalto sono le Walkirie.Il solo nome incute terrore. Conosciute anche come il Flagello d`Argento. Le leggende narrano che il primo corpo delle Walkirie venne creato dagli Dei stessi come guardie speciali del Consiglio degli Dei a cui solo obbedivano. Si narra che gli Dei, per crearle, scatenarono una battaglia tra gli antichi Clan. Tutti gli eroi e gli uomini partirono per la guerra lasciando le donne sole. Fu allora che gli Dei mandarono orde di demoni nei villaggi a uccidere tutte le donne. La Dea della morte vagava tra la case distrutte e selezionava le donne che più si distinguevano in quella battaglia senza speranza e quando alla fine, straziate nel corpo e nell`anima dai demoni, esse erano in punto di morte, sussurrava nelle loro orecchie "il Patto". Coloro che accettavano il Patto avevano salva la vita. La Dea della Terra piantava una roccia al posto del loro cuore, il Dio del Vento metteva la tempesta nella loro voce, il Dio del Ghiaccio metteva il gelo nei loro occhi e il Dio del Fuoco metteva le fiamme nella loro anima.Questa è la leggenda. Che sia vera o no non ci è dato saperlo, ma ciò che ogni singolo guerriero sa con sicurezza è che incontrare le Walkirie in campo di battaglia ed avere la sfortuna di trovarsi a combattere per la fazione opposta, significa non tornare a raccontarlo.Le Walkirie hanno tutte un addestramento militare ferreo e una estrema disciplina, freddezza e spietatezza senza pari. Sono incorruttibili, inflessibili e disposte a sacrificar la vita per ottemperare ai propri ordini. Sembrano non provar dolore e sono addestrate a sopportare qualsiasi tortura.Sono esperte in tattiche di guerriglia e di infiltrazione, di combattimento corpo a corpo, nella costruzione e nell`uso di armi. Sono l`elite dell`esercito ma raramente agiscono apertamente. In guerra costituiscono le forze che lavorano in segretezza, le infiltrate ma, al momento della battaglia campale appaiono in massa come forza di dissuasione perché il loro arrivo porta terrore e sconforto tra le fila avversarie. Sono inoltre l`ultimo baluardo intorno ai Signori del Clan.Le Walkirie non seguono una stretta gerarchia anche se tutte obbediscono quasi morbosamente alla loro Somma Sorella, in modo quasi maniacale. Alcuni dicono con un legame che va al di là dell`amore stesso. In effetti c`è un legame saldissimo e indissolubile che lega le Consorelle. Tutta la spietatezza e la freddezza che trasmettono all`esterno si trasforma in un calore e un affetto senza pari tra di loro. In battaglia se una cade le altre immediatamente fanno cerchio per proteggerla e al perire di una sola di loro tutte le altre urlano di dolore e rabbia. In quei momenti si dice che neppure gli Dei possano esser d`aiuto a coloro che si trovano intorno.Pare esista un legame mentale tra le consorelle, donato loro da un rituale che viene celebrato al momento dell`accettazione nei loro ranghi. Non è proprio telepatia bensì una sorta di empatia a distanza per cui tutte sentono se le altre stanno bene o hanno bisogno di aiuto.

Re Durin di Moria
Vicario dell`Accademia del Sapere