Una richiesta di aiuto dal mondo sottomarino
“Il Re Tritone”
Era una serata tranquilla di una stagione in cui il gelo ancora non
si era fatto sentire nonostante le foglie degli alberi già avessero
assunto il colore caldo del rame, dinnanzi al Palazzo delle Arti mi
accompagnavo in chiacchiere di poco conto con alcuni Bardi quando
giunse un’improbabile figura.
Una creatura degli abissi , trafelata , disperata ed agonizzante,
l’ambasciatore di un mondo lontano, giunto a chiedere aiuto senza
parlare la nostra lingua ma con un dono particolare, bastava
toccarlo per leggerne i pensieri e fu così che potemmo conoscerne il
dramma.
“La città sottomarina è stata attaccata, il RE TRITONE
intrappolato da un sortilegio sconosciuto, dorme impotente di un
sonno innaturale. Poteri sconosciuti sono all’opera sotto la
superficie del mare.”
E fu così che l’appello dell’Ambasciatore morto poco dopo trovò
riscontro nel cuore dei Bardi che subito decisero di partire con
questo messaggio rivolto a tutta la popolazione:
“A noi Bardi, è stato chiesto aiuto. Un aiuto che non lesineremo.
A nostra volta noi, che non impugniamo armi e non conosciamo altro
potere che quello della Parola, chiediamo l`aiuto di quanti vorranno
salpare al nostro fianco.
Riporteremo la salma dell`Ambasciatore, spirato dopo aver consegnato
il messaggio, al Mare e proveremo a liberare il RE TRITONE e la sua
città sottomarina. Quali pericoli ci attendono, non so dirlo. Quali
meraviglie ci aspettano, so però immaginarlo.
Quanti vorranno prestare il loro aiuto saranno i benvenuti a bordo
della Elwein, purchè si impegnino a rispettare le regole del
Capitano.”
Desyderia
Eletto dei Bardi
{Melagrana}
Capitano della Elwein”
E partimmo, non molti ma non pochi, un gruppo di impavidi: alcuni
Bardi che guidavano la spedizione, figure sconosciute e senza
effigi, altre che rappresentavano l’Armata Ducale, la Confraternita
di Druidi, la Tribù degli Sciamani, l’Ordine dei Maghi della Notte,
il Convivio delle belle Arti, il Clan degli Antichi mezzelfi ,
l’Aspirante Edrond ed io per l’Accademia del Sapere ed alcuni
Cittadini di Liffa, dove ci fermammo come prima tappa per farli
salire a bordo della Elwein.
Nelle orecchie le parole dalle Barde Cristallo e Corallo …
“Ma ditemi voi: cos`è questo gelo
che ci sussurra? Cosa quei bagliori
e cosa questo mondo?
Non ne scorgo il fondo:
nel livore del mare gli orrori
d`un timido presagio senza cielo?”
E poi verso Nubi …
Colmi di ignoto e di domande, la pioggia nostra perenne compagna
viaggio, gli animi impazienti, alcuni frementi altri stanchi.
“Venne la tempesta, poi la ruina
dei sensi, ed anco il sonno, persino
l`alba, per finir la veglia
e una tromba per sveglia.
Riluceva il fondale d`oro fino
d`una beltà mirabile e divina.”

Poi, l`inenarrabile. La grandezza di quel Kraken che ci assalì
improvviso, nel più ignoto dei luoghi, sperduti fra le onde. I suoi
tentacoli si avvilupparono alla nave con inaudita ferocia e non ci
volle molto perché il legno si arrendesse, consegnandoci agli abissi
spalancati come bocche insaziabili. Fummo inghiottiti e le grida
disperate si tramutarono a nostra insaputa, nel tessuto del più
incredibile dei Sogni. Risvegliarsi fu… strano.
Su una Terra di corallo, attorniati da Sirene e Tritoni. Vivi.
Incontrammo due Signori degli Oceani che ci mostrarono
l`impenetrabile prigione sferica del Re Tritone. Indagare non fu
facile per noi che ancora stentavamo a capacitarci di quel che ci
circondava.
Va da sè che provammo, tutti noi, un gruppo di fragili creature al
cospetto dell`immane grandezza del Mare sconosciuto. Furono vani i
tentativi della forza, vani quelle della Magia, vane le forze
Mistiche. E lo scoramento fu tale, che ci lasciarono al riposo con
un solo fragile indizio: la melodia, era la chiave.

“Compressi polmoni, riarse voci
traggono ora quel solo respiro
che la crepa assapora
e risplende l’aurora
d’una vittoria vicina. Ti miro
miraggio e attendo che tu sfoci.”
E fu così che il canto si alzò dalle voci dei Bardi e noi ad
accompagnarle:
Scintilla tra l’onde, si move
e s’eleva, s’eclissa piano
quella lacrima che lontano
fugge e’l tremore promove.
Figlia d’un silenzio arcano
culla i sogni e more, altrove.
Favilla di schiuma, repente
ritorna, sciaborda, s`immola
s`abbatte, eterno frangente
si disfa in giocosa capriola.
Rubandoci l`alma invadente,
bruciandoci l`occhi e la gola.
Cantiam per il Re nella sfera
cantiam, al calar della sera
Cantiamo il rumore dell`onda
ninna nanna all`inverso
di un mondo d`incanto sommerso
senza cielo nè sponda.
cantiam, che nel Canto si spera
ogni sogno si avvera...
Un rombo che rugge rovente
come eco silente diffuso
tuona senza sortir morente
resa, ma si spande soffuso:
Canto d`anemone ci sfiora
quando l`acqua d`alba s`indora.
A fondo nel più dolce mallo
s`incrina la prigione d`oro
e si spezza pure il corallo
di fronte a maree d`alloro:
E` tempo che ceda lo scrigno
e il Re, ritorni al suo Regno.
Cantiam per il Re nella sfera
cantiam, al calar della sera
Cantiamo il rumore dell`onda
ninna nanna all`inverso
di un mondo d`incanto sommerso
senza cielo nè sponda.
cantiam, che nel Canto si spera
ogni sogno si avvera...
Non fu solo l’onda d’urto di quell’esplosione a travolgerci, ma
anche la risata del Re Tritone finalmente libero. Colmo di
gratitudine ci restituì la nostra nave, intatta, e ci rimise sulla
rotta di casa spinti da un vento innaturale.
Una promessa ad accompagnarci. Saremmo stati i benvenuti, nel suo
Regno, se fossimo tornati.
“Risacca che premi verso casa
carezzami come brezza leggera
lascia che io riposi
sotto lieti simposi
di stelle note. E’ subito sera
il molo tocca e la nave s’accasa.”
Cristallo
Maestra dei Bardi
Corallo
Troviero dei Bardi
Zefirya
Primo Saggio dell’Accademia del Sapere
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