Equitazione: cavalli e razze nel medioevo (II° puntata) (*)

I SENSI DEL CAVALLO

Ho notato che chi non conosce il linguaggio dei cavallo, quando si avvicina a questo animale spesso lo fa in modo sbagliato. Accostandovi per la prima volta al cavallo dovete, innanzi tutto dimenticare in che modo comunicano gli animali domestici che siamo abituati ad avere accanto come; il cane o ìl gatto, e cercare di comprendere un nuovo tipo d`espressione animale. Conoscere il suo modo di comunicare ci darà la possibilità di avvicinarlo meglio, ed eviterà possibili spiacevoli conseguenze per noi e per l` animale stesso. Come tutti gli animali predati, il cavallo è fondamentalmente diffidente ,e si affida ad i suoi sensi che sono molto sviluppati per comprendere ciò che gli accade intorno o captare un possibile pericolo. Il suo udito è acuto, ìl gusto gli fa riconoscere il cibo buono, ha la pelle molto sensibile, ed odorato eccellente, la vista spazia a 350 gradi. Quando ci accostiamo al cavallo teniamo presenti queste sue qualità. Ci dobbiamo avvicinare cercando di farsi vedere nel modo giusto, ci faremo odorare, e poi lo accarezzeremo dove gli fa più piacere, parlandogli in modo rassicurante.

LA VISTA

Di solito siamo portati ad avvicinare un cavallo dal davanti pensando che così ci possa vedere meglio, sbagliato! Ha gli occhi posti lateralmente, quindi preferisce essere accostato di lato. Anche accarezzarlo sulla testa è errato, questo tende ad irritarlo e spesso si ritira con un moto di fastidio. La vista per il cavallo rappresenta uno dei sensi più importanti, ha occhi grandi, pensate che sono di volume doppio rispetto a quelli dell`elefante. Sono occhi che vedono molto bene di notte, talmente bene che ci porta a credere che sia un` animale notturno. La verità e che è sia diurno, sia notturno, è un`animale che è sempre all`erta, ed alterna il suo riposo in varie ore della giornata. I suoi occhi essendo posti ai lati della testa hanno una visuale di 350 gradi, le pupille hanno un campo panoramico e controlla ogni cosa anche senza voltarsi, avendo la vista monoculare. Com` esempio vi porto la nostra vista. Se noi vediamo un`ombra con la coda dell` occhio ci dobbiamo voltare per metterla a fuoco avendo una vista binoculare, cioè dobbiamo guardare con tutte e due gli occhi, mentre il cavallo con un solo occhio può tranquillamente vedere cosa gli passa accanto, senza muovere la testa. Solo in un caso è costretto ad usare la binoculare ed è quando guarda davanti a se. La vista monoculare permette una visuale più ampia, però purtroppo appiattisce le cose e non dà la giusta profondità, per questo il cavallo non sa calcolare la vicinanza di un oggetto, se poi è costretto ad usare la binoculare che ha inferiore alla nostra, questa gli crea dei punti visivi morti sia davanti a lui sia dietro, per questo è importante non avvicinarsi da queste angolature, una carezza o un movimento improvviso possono spaventarlo enormemente fino a farlo fuggire, e fuggendo può non vedere dove sta andando. Per verificare questa sua particolarità basterà porgergli la mano, noterete che alzerà la testa, poi la riabbassa e cercherà di guardare con un` occhio solo per vedere meglio. Sembra, anzi è praticamente certo che possa distinguere alcuni colori come; il verde, il rosso, il giallo, o l`arancione. Fino a che distanza possano vedere si sa con meno sicurezza, sembra che in una sfida fatta tra cavalieri, in cui si cercava dì dimostrare da quanto lontano potessero riconoscere il padrone i cavalli li individuavano anche da quattrocento metri, probabilmente più che vederli nitidamente riconoscevano le movenze.

L`UDITO DEL CAVALLO

L`udito nel cavallo è molto sviluppato, e con esso percepisce ciò che gli sta accadendo intorno. Le sue orecchie svolgono anche la funzione di dare l`equilibrio all`animale, si muovono in continuazione cercando di captare i suoni. Il suo cervello li elabora e memorizza associandoli a diverse situazioni; piacevoli come il rumore della carriola che porta il cibo o spiacevoli come un suono improvviso e non identificabile che lo innervosisce.
Anche se il cavallo che vive con l`uomo sentendosi protetto è meno attento alle sollecitazioni uditive esterne rispetto a quello che vive allo stato brado, per i suoni che lo trovano protagonista ha un`ottima memoria.
Sa riconoscere la differenza tra voce umana ed animale, e soprattutto sa individuare e comprendere la voce dei padrone. Se si associa l`azione ad un comando, in futuro potrà bastare il solo comando senza l`azione. Ricordatevi però di premiarlo con
una carezza o del cibo quando vi ubbidirà.
Dell`udito di questo animale non sappiamo ad ogni modo ancora abbastanza, e l`unico animale che all`interno dell`orecchio presenta un`appendice cieca chiamata tasca gutturale di cui non se ne conosce la funzione.

Con le orecchie, esprime anche i suoi stati d`animo che ci possono far comprendere quando ci avviciniamo all`animale cosa sta cercando di comunicare.

1) Orecchie in avanti, capo alzato, interesse per ciò che lo circonda ma anche stato di allerta,
2) Orecchie perpendicolari alla testa, tranquillità, curiosità ed attenzione.
3) Orecchie in dietro accompagnate da labbra tirate, indicano ira e forte disagio.
4) Orecchie in avanti con muso alzato, cerca di comprendere, scruta e valuta,
5) Orecchie rilassate, aperte, è tranquillo e non presenta timore.
6) Orecchie tirate in dietro, paura e disagio
.

OLFATTO GUSTO E TATTO DEL CAVALLO

Se ci avviciniamo ad un cavallo, possiamo notare che uno dei suoi primi movimenti è di portare ìl muso in avanti per odorarci, in questo modo sa se gli stiamo portando del cibo, se siamo amici, ma odorandoci cerca anche di stabilire un rapporto con noi. Tra loro usano odorarsi per conoscersi o riconoscersi, e si salutano facendo uno sbuffo.
Potete fare nello stesso modo quando vi avvicinate ad un cavallo, soffiategli leggermente sulle narici come fanno loro, potrete stabilire un contatto migliore. Il loro odorato non è sviluppato come quello di un cane ma è superiore al nostro, ed è adatto alle sue esigenze, può captare l`avvicinarsi di un predatore, lo aiuta a identificare il cibo, e gli permette di socializzare con i propri simili, riconoscendoli o a stabilire se è il periodo adatto per l`accoppiamento, ma anche decidere se l`odore di una persona o animale gli piace o no, questo può renderglielo simpatico o antipatico. Quando fiuta cerca di forzare l`aria attraverso le cavità nasali, in questo modo può esaminare tutte le sostanze volatili fino a farle giungere al bulbo olfattivo posto nel cervello, che è anche connesso al gusto. Il suo apparato olfattivo comprende anche un organo particolare chiamato Jacobson, che aumenta la capacità olfattiva e la cui funzione sembra connessa alla ricerca nell`aria dei ferormoni, sostanze emesse da un animale per comunicare, quando, infatti, vediamo un cavallo che fa il `flehmen, si dice anche che "stalloneggia", e consiste nell`innalzamento della testa cori le labbra arricciate e la bocca aperta, lo fa per inalare più aria, cercando i ferormoni, ed anche se è un atteggiamento che si nota soprattutto negli stalloni, ma non pare sia legato al sesso.
Il gusto del cavallo è identico a quello umano, e sa riconoscere l`amaro, il dolce, il salato e l`acido, non si sa però con quale intensità li percepisce. La preferenza dì un sapore ad un altro è una questione di scelta di gusto se preferite, come accade agli uomini, ma è ovvio che un animale brado avendo più bisogno di contenuti nutritivi nei cibi abbia preferenze diverse da quello allevato in stalla che può permettersi delle preferenze legate anche alla golosità. In ogni modo poiché i cavalli non possono vomitare, probabilmente sia con l`odorato sia con il gusto sono in grado di distinguere con sicurezza tra alimenti buoni o pericolosi. Ultimo e non per questo meno importante è il senso dei tatto che è sia tattile, ed è evidenziato dalla presenza dei peli come quelli del naso paragonabili alle vibrisse del gatto, sia termico e dolorifico, chi non ha visto avvicinando un cavallo come reagisce al posarsi di un insetto sulla pelle, lo vedremmo muoversi rapidamente per toglierselo di dosso: ai cavalli poi piace molto toccarsi, grattarsi, farsi grattare strigliare, il contatto stabilisce anche un rapporto fra simili o padrone.


Il MANTO

Baio: il mantello può passare dal marrone chiaro, al marrone rossiccio al castano - rosso. Coda e criniera e la zona bassa delle gambe sono sempre nere a meno che non siano presenti segni bianchi.

Baio scuro o marrone: il baio scuro ha il mantello marrone con zone più accentuate sulla testa, le spalle, i fianchi, sotto la pancia e nella zona superiore interna delle gambe o delle cosce. Coda e criniera, e parte bassa delle zampe saranno nere a meno che non siano presenti segni bianchi. Il marrone ha il mantello di colore più chiaro soprattutto sul muso o sui fianchi. Coda, criniera e gambe sono marroni.

Nero: il mantello è nero senza alcuna zona chiara. Il muso, i fianchi e le gambe sono neri (ad eccezione di segni bianchi) così pure per coda e criniera

Bianco: il mantello è bianco con pelle rosa o chiara.

Buckskin: il mantello sarà simile, di colore a quello del cervo. Coda, criniera e la parte inferiore delle zampe sono neri. Un buckskin potrebbe avere una riga di peli scuri lungo la linea dorsale.(dun)

Chestnut: il mantello è uniforme su tutto il corpo, potrebbe variare dal castano al ramato scuro. Il castano più scuro potrebbe avere piccole zone di nero sul mantello., coda e criniera sono dello stesso colore del mantello anche se talvolta possono essere più chiari, comunque non devono mai essere neri.

Dun: il mantello può essere giallino, dorato ma anche un ramato spento. Il cavallo dun avrà sempre una striscia scura sul dorso. In alcuni casi un dun può presentare punti neri, in questo caso, è importante distinguere tra il dun e il buckskin. Il dun è più scuro di quello buckskin, e di conseguenza appare più opaco.

Grigio: questo colore è dato dalla mescolanza di peli bianchi e neri che crescono sulla pelle nera. Coda e criniera sono sempre grigi o neri (un misto di peli bianchi e neri). La maggior parte del cavalli grigi, quando nasce è molto scura o addirittura nera e mostra pochi peli bianchi sul mantello. Di anno in anno il mantello diventa sempre più chiaro mentre i peli bianchi sostituiscono quelli neri.

Grullo: il mantello è color fumo, o topo. Coda, criniera e parte bassa delle zampe sono di solito nere. Il grullo può avere striature sul dorso, una striatura trasversale sulla spalla e striature zebrate sulle zampe.

Palomino: il palomino ha lo stesso colore dell’ oro zecchino Il colore del mantello è giallo dorato e la criniera e la coda sono sempre più chiare del corpo, raramente bianche. NON è una razza

Roano rosso: il colore roano è prodotto dalla mescolanza del colore di base con peli bianchi su tutto il manto. Nel roano rosso il mantello è una mescolanza di rosso e bianco. La testa avrà probabilmente un colore più definito così pure per le gambe al di sotto delle ginocchia e dei garretti. La criniera e la coda corrisponderanno al colore di base dell’ animale che, in questo caso è castano/rossiccio e può mescolarsi con peli bianchi. In tal modo la criniera e la coda del roano rosso risulteranno rosse.

Roano baio: il questo colore del mantello è simile al roano rosso, con le sfumature del baio. Coda, criniera e parte inferiore delle gambe è nero.

Roano blu: questo mantello risulta da una mescolanza uniforme di peli bianchi e neri. Le zone più scure indicano la presenza di un maggior numero di peli neri localizzati sulla testa e sulle gambe inferiori. Coda e criniera possono variare dal nero al grigio scuro.

Parlando di razze adesso prendiamo in considerazione le razze medievali (quindi non troverete nessun appaloosa ne purosangue inglesi)

~¤§¤~ FRISONE ~¤§¤~

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ATTITUDINI:Ottimo cavallo da guerra, sella, tiro leggero, tiro pesante e adatto al lavoro agricolo,
ALTEZZA:165-172
POPOLAZIONE:Cavallo di interesse nazionale. L`area tradizionale dell’ allevamento del Frisone si trova nelle omonime isole a nord ( oppure Danimarca e l’ Olanda )
MANTELLO:Morello, è ammessa solo una piccola stella in fronte ( anche se delle rare bellezze sono state premiate per il muso completamente bianco)
CARATTERISTICHE:Docile, mite, mansueto, volenteroso e sensibile, facile da addestrare, è un ottimo trottatore
STANDARD DI RAZZA:Il profilo è molto alto e questa qualità contribuisce all’ imponente portamento, il corpo è ben fatto e robusto e le spalle dai garresi tondi sono adatte al traino. I quarti declinano tipicamente verso una coda dall’ attaccatura piuttosto bassa, le zampe sono corte e robuste, con garretti grossi e armoniosi e gli zoccoli duri di corno blu sono particolarmente solidi e ben formati, una caratteristica della razza è la peluria nella parte bassa delle zampe.
DATI STORICI:Lo storico latino Tacito riferì dell’esistenza del Frisone. Ne riconobbe l’ antichità e il valore di animale da lavoro forte e versatile, ma notò anche la sua eccezionale bruttezza. Nel tempo delle crociate, si iniziò a raffinare l’ aspetto pur mantenendo le sue doti di robustezza e docilità e per tutto il Medioevo fu molto apprezzato come cavallo da guerra e sottoposto ad apporti di sangue Andaluso e orientale che non ne hanno modificato i connotati.Dal trotto brillante e rilevato ha svolto anche le funzioni di carrozziere. Noto in epoche passate come Hard - draver (forte trottatore) ha preso parte alla formazione di tutte le razze trottatrici da corsa.

~¤§¤~ PUROSANGUE ARABO ~¤§¤~


ATTITUDINI:Sella e tiro leggero rapido.
ALTEZZA:Oscilla fra cm 155 e cm 165, in alcuni casi scende al di sotto del limite minimo
POPOLAZIONE:Cavallo di interesse internazionale, diffuso in tutto il mondo conosciuto.
MANTELLO:Grigio, baio, sauro, morello e roano, quest’ ultimo é più raro.
CARATTERISTICHE: Nevrile, sobrio e poco esigente.
STANDARD DI RAZZA:Possiede una testa piccola, a profilo rettilineo o leggermente camuso, con fronte larga, orecchie piccole ed appuntite, occhi grandi ed espressivi, narici ampie, labbra sottili. Il collo é lungo e ben arcuato, largo alla base e ben attaccato, ornato da una criniera lunga e folta, il garrese risulta ben staccato e asciutto, la linea dorso-lombare é dritta, il dorso breve (17 vertebre dorsali in luogo di 18), le reni sono corte (5 vertebre lombari invece di 6) e larghe, la groppa é anch’ essa larga e orizzontale, la coda é attaccata alta, ricca e portata con eleganza, il petto é ben muscolato, il torace ampio e profondo, l’ addome piuttosto retratto, la spalla é lunga e inclinata. Gli arti sono ben muscolati e provvisti di articolazioni larghe, i tendini sono asciutti e ben staccati, il piede piccolo con unghia molto resistente. Gli appiombi sono perfetti, la pelle appare sottile ed elastica ed é ricoperta da peli corti e lucenti.
DATI STORICI:Il Purosangue Arabo é una delle razze più antiche: la sua origine risale a 3000 a.C., come testimoniano i reperti archeologici venuti alla luce nei deserti arabi. Un alone di mistero e di misticismo circonda questo animale intorno al quale un intrecciarsi di leggende si é andato intessendo. Una di queste lo vuole discendere da sette capostipiti, scelti da Re Salomone fra i quarantamila cavalli da cocchio e i dodicimila da sella da lui posseduti, dai quali sarebbero derivate altrettante razze. La tradizione popolare lo fa invece discendere da cinque giumente che giunsero alla Mecca prima delle altre fra le ottantacinque inviate da Maometto per portare l’ annuncio della vittoria. L’Arabo é la massima espressione della bellezza che si concretizza attraverso l’ armonia e l’ eleganza delle sue forme. (Questo cavallo é stato in passato impiegato per creare o migliorare altre razze in ogni angolo della terra, primo fra tutte il Purosangue Inglese).


~¤§¤~ ANDALUSO ~¤§¤~

ATTITUDINI: Sella, buon saltatore ma anche ottimo cavallo da tiro
ALTEZZA:158-165 cm
POPOLAZIONE:Cavallo di interesse internazionale.
MANTELLO:Grigio è il più comune ma si trovano anche bai, morelli o roani
CARATTERISTICHE:Equilibrato ed energico
STANDARD DI RAZZA:Collo corto e possente, è eretto e contribuisce all’equilibrio naturale, gli occhi sono grandi ed espressivi, i folti peli della criniera e della coda vengono ritoccati pochissimo e gli arti sono robusti, con articolazioni larghe, gli stinchi e i pastorali sono lunghi e lo zoccolo di buona conformazione.
DATI STORICI:Le origini dell’Andaluso sono molto controverse, infatti appartiene ad una antica genealogia, dipinti rupestri scoperti nella penisola iberica e risalenti a 20000 anni fa, agli inizi dell’ ultima glaciazione, mostrano un animale molto simile. Probabilmente si tratta di quell`Equus hibericus di cui parlava Giulio Cesare, in questo modo l`Andaluso discenderebbe in linea diretta dal cavallo della steppa. Invece gli studiosi che sostengono un`unica discendenza comune dal cavallo di Przewalski sostengono che l`Andaluso deriva dai Berberi introdotti dai Mori che invasero la Spagna nel 711, se non addirittura dai duemila cavalli di Numidia (quindi certamente berberi) portati in Spagna dal cartaginese Asdrubale nel II sec a.C.
(L`Andaluso, noto anticamente anche con il nome di cavallo iberico è importante perché progenitore di molte altre razze, tra le quali Kladruber, Lipizzano, Lusitano, Altèr Real, Noniuys, Hannover e Holstein)



~¤§¤~ PONY SHETLAND ~¤§¤~


LUOGO DI ORIGINE:
Gran Bretagna (Scozia, Isole Orkney e Shetland)
ATTITUDINI:
Questo minuscolo pony è il cavallo più forte al ondo rispetto alla taglia. Ciò lo ha reso per secoli prezioso per gli abitanti della sua terra d`origine. Oggi è apprezzato come attacco per calessini, come cavalcatura per bambini o semplicemente per pura compagnia.
ALTEZZA:
Massimo 107 cm
POPOLAZIONE:
Cavallo di interesse internazionale, diffuso in tutto il mondo
MANTELLO:
Principalmente morello, ma ci possono essere pony bai, bai oscuri, sauri, grigi e pezzati
CARATTERISTICHE:
Vivace ma non sempre docile ( a proposito di tutti i pony)
STANDARD DI RAZZA:
Cavallo molto sobrio, nonché forte e resistente, possiede criniera e coda molto folte e fluenti per proteggerli dal cattivo tempo. Le spalle sono possenti e ben inclinate, i quarti sono ben formati e terminano con ampi lombi e una schiena corta, piuttosto larga.
DATI STORICI:
E` il più piccolo tra i pony britannici di montagna e di brughiera.
Si pensa che possa discendere da una varietà nana dell`Exmoor, condotta in Gran Bretagna da alcuni dei primi popoli che varcarono la Manica. Disegni risalenti all`età della pietra trovati in alcune caverne intorna al Golfo di Biscaglia, in Francia e in Spagna, mostrano dei pony con caratteristiche che ricordano gli Shetland. Rimasto solo per quasi 2000 anni nelle sue isole desolate, questo pony non ha subito, alcuna influenza esterna fino al XIX secolo, quando i primi hanno incominciato ad essere trasferiti sulla terraferma.


~¤§¤~ CAMARGUE ~¤§¤~

LUOGO DI ORIGINE:
Francia (Delta del Rodano)
ATTITUDINI: Sella
ALTEZZA:
135 - 145 cm.
POPOLAZIONE:
Cavallo di interesse nazionale.
MANTELLO:
Grigio
CARATTERISTICHE:
E` un`antica razza, che viene allevata in Francia allo stato brado. Catturato e addestrato si rivela un docile e agile cavallo da sella.
STANDARD DI RAZZA:
La testa é spesso rozza e pesante, il collo è corto e termina in garresi piuttosto piatti e in una schiena forte.
Le spalle tendono ad essere diritte conferendo un trotto rialzato e corto, ma contribuiscono a un paso tipicamente elevato.
Il petto è profondo e la schiena forte e piuttosto corta, la groppa è corta e declina verso una coda folta. I cavalli della Camargue vengono marchiati "C" sui quarti come mezzo di identificazione.
Le zampe sono corte, forti e ben formate, con giunture solide ed efficienti.
I piedi sono durissimi e sani, nel loro ambiente naturale non hanno bisogno di essere ferrati.
DATI STORICI:
I Camargue costituiscono una razza, probabilmente nativa di questa regione fin dalla preistoria. Tuttavia, come molte razze antiche, le sue origini remote sono impossibile da definire con certezza.
Senza dubbio presenta una forza somiglianza con i cavalli dipinti nelle grotte di Lascauix e Niaux, risalenti circa al 15000 a.C.
Nell`era pre Cristiana gli ostrogoti e vandali, sui loro cavalli asiatici o Mongoli, transitarono anche in questa regione

~¤§¤~ BERBERO ~¤§¤~


LUOGO DI ORIGINE:
Nord Africa (Algeria, Marocco, Libia)
ATTITUDINI:
Sella
ALTEZZA:
142-157 cm
POPOLAZIONE:
Cavallo di interesse internazionale.
Oggi si può ancora trovare il Berbero nella sua terra d`origine, ma la consistenza numerica della razza si é molto ridotta in seguito ai continui incroci con l`Arabo. Solo i Tuareg continuano ad allevarli in purezza e il Re del Marocco possiede nelle sue scuderie alcuni degli esemplari più pregiati
MANTELLO:
Baio, baio oscuro, sauro, morello e grigio
CARATTERISTICHE:
Nobile, docile, equilibrato e vivace
STANDARD DI RAZZA:
Testa piuttosto lunga, con fronte stretta e profilo diritto, talvolta convesso, orecchie lunghe, collo tozzo, abbastanza arcuato con attaccatura piatta. Gli arti sono magri ma forti, gli avambracci corti e gli zoccoli robusti seppur di piccola taglia.
DATI STORICI:
Le origini del Berbero si confondono con quelle delle stesse popolazioni del Nord Afica che da sempre lo allevano con ogni cura. Secondo l`ipotesi più verosimile la sua introduzione in Europa sarebbe avvenuta nell` VIII secolo in occasione delle invasioni moresche. (E` dal Berbero che ebbe origine in Spagna l`Andaluso, così come sarà Berbero quel Godolphin Barb che mille anni dopo contribuirà a dar vita al Purosangue Inglese.)

~¤§¤~ SHIRE ~¤§¤~

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DATI STORICI:Le origini dello Shire si perdono nell’antichità. Sembra che già i portavoce delle legioni romane durante le loro prime campagne in Britannia, descrivano le gesta di questi enormi e potenti cavalli. Si narra che, nel corso della storia, lo Shire abbia avuto diversi appellativi come grande cavallo, cavallo da guerra, cavallo del carro o vecchio cavallo nero inglese.

ANTENATO DELLO SHIRE
L`anno 1068 sembra essere la prima data certa in cui si parla dell’antenato dello Shire come cavallo da soma o utilità.
Durante il regno di re Giovanni, dal 1199 al 1216, vennero importati in Inghilterra dalle basse terre delle Fiandre (l`attuale Olanda) e dalle terre di Elba un centinaio di stalloni di grande statura e grossa mole (cavallo Fiammingo Tedesco o Tiro Pesante Belga) e da questo momento, più di ottocento anni fa, l`incrocio di questi animali con la razza inglese locale diede origine al cavallo inglese da tiro pesante.

Fu poi nel periodo intercorso tra il regno di Enrico II (1154) e quello di Elisabetta I dalla metà del XVI secolo, che si iniziò a prestare attenzione nell’affinare la taglia e il carattere dei Grandi Cavalli, infatti fu Enrico VIII, alla fine del XVI sec. a introdurre il nome Shire.

I dipinti dell’epoca descrivono questi cavalli fiamminghi con la maggior parte del mantello nero con segni bianchi sulla testa e sui piedi, che spesso avevano tutte le zampe bianche fino ai garretti. Inoltre erano alti, slanciati, muscolosi, ben piantati e compatti, con articolazioni solide e zampe robuste che sul retro avevano lunghe frange di peli che andavano dagli zoccoli alla parte alta dei metatarsi e metacarpi.
Fu Enrico VIII ad introdurre leggi severe per aiutare la selezione di questa razza, per esempio era vietato l’impiego di cavalli inferiori ai 150 cm negli incroci, ed era vietata l’esportazione di fattrici e stalloni, limitando la commercializzazione ai soli castroni.

Nonostante l’antica funzione dello Shire fosse l’impiego guerresco, nel XVII secolo si rivelò molto più utile come cavallo da lavoro: fu prezioso nel trasporto stradale e nei lavori pesanti come le opere di bonifica o nei boschi.

DOVE SI SVILUPPA L`ALLEVAMENTO DELLO SHIRE
Le zone paludose delle contee di Lincoln e di Cambridge furono le prime a sviluppare l’allevamento dello Shire, che poi si diffuse nelle contee di Derby, Norfolk, Notthingam, Leicester e Huntington cioè praticamente in tutte le Midlands. All’interno di questa razza si potevano riconoscere varietà che dipendevano dalla contea di origine: infatti i soggetti usciti dalle terre di nascita tendevano ad essere morfologicamente più robusti e con criniera più lunga, quelli dello Yorkshire e del Lancashire erano invece rinomati per la loro immane resistenza.


STANDARD DI RAZZA:

STALLONI

Un buon stallone dovrebbe avere un’altezza di almeno 173 cm, un peso variabile tra i 900 kg ed i 1100 kg nell’età matura, senza però sembrare esagerato.
Dovrebbe possedere una testa con portamento mascolino, con una buona criniera fluente e non eretta, le spalle devono scorrere flessuosamente verso il retro, corto, compatto e ben assortito con la parte lombare.
La coda deve essere ben assortita e non deve sembrare come quella conosciuta come “gooserumped” cioè tipo quella dell’oca. Sia la testa che la coda devono essere portate in modo eretto.
Il costato deve essere ben elastico, non piatto, deve cioè mostrare una buona costituzione.
Uno stallone dovrebbe avere buoni piedi e forti articolazioni: i piedi devono essere larghi e grossi intorno alla corona, con un pastorale sufficientemente lungo.
In movimento dovrebbe muoversi mostrando forza, usando correttamente garretti e ginocchia, il posteriore deve essere mantenuto compatto e non deve tendere ad allungarsi. Un buon stallone deve avere un carattere forte.
Nel dettaglio:

COLORE: nero, marrone, baio o grigio. Un buon soggetto non deve avere grosse macchie bianche sul corpo. Non è accettato il roano o il color castagna (chestnut)
ALTEZZA: minimo 173 cm alla maturità, la media è 178 cm

La Testa è lunga e asciutta, né troppo larga né piccola, con un lungo collo proporzionato al corpo. E’ ammessa una mascella larga Gli Occhi,sono grandi, ben posizionati e di espressione docile. Non sono ammessi occhi cosiddetti “wall eyes” Il profilo leggermente “romano”, narice sottile e larga. Labbra ben attaccate assieme, non cadenti . Ha spalle forti e oblique, larghe abbastanza per supportare il collare e il collo si presenta lungo, leggermente arquato, ben strutturato così da dare al soggetto un aspetto dominante le Zampe anteriori,sono ben dritte e ben in linea sopra il pastorale mentre in quelle posteriori i garretti non devono essere troppo sfuggenti all’indietro con i posteriori ben marcati e pieni dietro mentre davanti devono essere ben stretti. Garretti gonfi o a forma di falce non sono permessi. Il tendine deve avere un taglio pulito, somigliare al velluto al tatto ed essere ben separato dallo stinco.

STANDARD PER LE FEMMINE:

Una bella femmina deve essere compatta, sciolta nei movimenti e con un atteggiamento materno, con un altezza di almeno 163 cm su quattro zampe corte ma ben solide. Deve mostrare quell’atteggiamento materno atto alla crescita della prole.

COLORE: nero, marrone, baio grigio e roano
ALTEZZA: almeno 167 cm

La testa lunga ed asciutta, né troppo larga né piccola, con un lungo collo proporzionato al corpo. Che abbia un’apparenza femminile e gli occhi sono grandi, ben posizionati e di espressione docile. Sono ammessi occhi “piatti” per i soggetti iscritti nel registro A e B
il collo è : lungo, leggermente arcuato, non deve avere un aspetto maschile



CARATTERE:
Lo Shire anche se arriva tranquillamente a pesare una tonnellata e a superare il metro e ottanta al garrese ha un carattere docile ed ubbidiente, è un gran lavoratore coraggioso e volenteroso. La pazienza ed il coraggio di questa razza consentono di utilizzarla per il trasporto senza problemi anche nelle grandi città.( noi lo chiamiamo * Il Gigante Buono*)

La SUA FORZA: Lo Shire è conosciuto per la sua stazza e per la sua forza. Sebbene possano esserci singoli cavalli di altre razze più alti o più pesanti lo standard di razza Shire è considerato quello del cavallo più alto e più pesante.

(La loro forza è documentata da quanto successe nel 1924 in Inghilterra: due stalloni di otto anni, “Vesuvius” ed “ Umber”, trainarono un blocco di granito del peso di ben 18,7 tonnellate..
Nello stesso anno durante il British Empire Exhibition di Wembley vennero fatte delle prove sulla reale forza dello Shire utilizzando non più un traino bensì un dinamometro, (strumento atto a misurare la forza,) attaccato ad un oggetto inamovibile. Ebbene “Vulcan” esercitò, da solo, una forza pari a 29 tonnellate ed in coppia si arrivò a 50.
Solo perché il dinamometro non era in grado di misurare oltre!!!)



I cavalli del Medioevo

Nel periodo medievale il cavallo era di uso comune, esso era impiegato in battaglia, nei trasporti e nella caccia e questa necessità di utilizzarlo in varie situazioni, favorì la creazione di soggetti morfologicamente diversi.
Probabilmente questa diversità pose le basi per la creazione delle future razze equestri, e anche se mancano documenti attestanti una selezione programmata, nelle raffigurazioni pittoriche e grafiche del periodo è possibile riconoscere le varie tipologie di cavalli.

Ci limiteremo in questa sede a dare una breve descrizione dei tipi di cavalli di cui le cronache dell’ epoca fanno menzione:
- il destriero era il cavallo da battaglia, di mole considerevole, dovuta alla necessità di trasportare cavaliere, armi ed armatura. Questi soggetti erano addestrati con grande cura, spesso a loro era affidata la vita del cavaliere, erano abituati ai rumori ed alle situazioni impreviste dei combattimenti in modo da non impaurirsi e disarcionare il cavaliere
- il corsiero veniva impiegato nei tornei dove velocità e mole creavano una massa d’urto considerevole adatta disarcionare gli avversari.
- il palafreno era il cavallo da viaggio, spesso questi animali erano degli ambiatori perché questa andatura consente la velocità del trotto ma è molto più confortevole.
- il ronzino era un animale da soma, doveva essere forte e resistente.
- il cortaldo era deputato a trasportare le armi e l’equipaggiamento del cavaliere, il nome probabilmente deriva dall’ usanza di mozzare la coda al cavallo usato per tale lavoro.

Le dame normalmente usavano cavalli di piccola taglia denominati chinee, al tempo le signore montavano sia come gli uomini, sia sedute su una sorta di sedia con poggiapiedi che veniva fissata sul cavallo con tutta una serie di corregge di cuoio, non erano disdegnati muli e asini specie per i servitori e per le masserizie.
Col passare degli anni e con la necessità di proteggersi da armi sempre più sofisticate, fu necessario creare cavalli che potessero sopportare pesi di oltre tre quintali, peso costituito in gran parte dalle protezioni metalliche sia del cavaliere e che del cavallo, normalmente questi animali di grande taglia avevano la caratteristica di essere piuttosto tranquilli ed ecco allora proliferare morsi dalle leve lunghissime ed altrettanto lunghi ed acuminati speroni per stimolarli ad essere più reattivi.

Con il termine destriero si indicava infatti, propriamente, un cavallo nobile e generoso, così detto perché questi cavalli venivano condotti verso il luogo della battaglia da uno scudiero che li teneva con la mano destra, prima che il cavaliere salisse in sella. Secondo altri, il termine deriverebbe da un significato secondario di “destro”, nel senso di forte, valido. Si designerebbe così il miglior cavallo da battaglia. Quale che sia l’etimologia, il destriero è dunque un cavallo forte e generoso, adatto alla battaglia e pronto ad eseguire gli ordini del cavaliere: il contrario, sul campo, significava spesso la morte.

Quando invece, tornando ai nostri giorni, vediamo un cavallo magro e male in arnese, lo gratifichiamo del termine dispregiativo di ronzino. Anche qui, il termine originale è un poco diverso. Il ronzino, infatti, non era nei tempi passati un cavallo di scarto, ma piuttosto un compagno e, diremmo, un complemento del destriero. Il ronzino era infatti un cavallo non eccessivamente alto, robusto e frugale, oppure ancora di non perfetta conformazione, e per questo non adatto a nobili servizi quali battaglie o tornei. In tempi feudali, il ronzino era il cavallo che il Vassallo forniva al suo signore per lo scudiero, o per il bagaglio. Un cavallo da lunghi spostamenti, dunque, diremmo quasi un antenato del cavallo odierno da lunghi viaggi.

Un terzo tipo di cavallo era tipico del medioevo: si tratta del palafreno. Il termine è antico, romano-barbaro (originariamente, parafredus), ed è sopravvissuto, dopo lente e progressive modifiche, nel termine tedesco utilizzato per cavallo, pferd.

Il palafreno è, in origine, un cavallo nobile, da sella, riccamente bardato, del quale gli antichi cavalieri si servivano per le marce ordinarie, prima della battaglia. Il palafreno si utilizzava anche nelle comparse pubbliche, ad esempio nei cortei che seguivano le grandi vittorie. Derivato dal termine palafreno è quello di palafreniere (anche detto staffiere), ovvero di persona addetta a questo tipo di cavallo, ancora oggi in uso accanto a termini più moderni, come quello di artiere ippico o groom, utilizzato a livello internazionale.


Kaan
Primo Guardiano


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"testo pubblicato per gentile concessione di Simona Mazzucchetti"