Numero 17 | Anno VI - Mese 10° di Lot |
Il Racconto del Mese:
I Nemici di Lot
~ Fixius - L'emissario di Honorius ~
Fixius è al momento l’essere più ricercato, più temuto e, in un certo senso, più ammirato di Lot.
Fedele
emissario di Honorius, egli semina terrore senza quasi paventarsi, impossibile
raggiungerlo, impossibile capire come e dove si sposti. Un’ombra. Un’ombra
sempre presente, che si muove tra noi senza che nemmeno ci accorgiamo di lui ...
ma lui c’è ... sempre.
Uscito quasi dal nulla, ex Demone, ex Mago Nero, egli è divenuto il nemico pubblico numero uno, colui che Honorius manovra per raggiungere i suoi scopi.
La
prima considerazione da fare per capire chi è Fixius è leggere tra le righe
della sua storia personale: chi era suo padre, chi sua madre, la sua infanzia.
Sazio delle anime che affollavano il suo regno, dopo aver animato i corpi che in vita senza alcun indugio avevano accettato di venderle per poter soddisfare i loro effimeri desideri, quella notte il Principe delle Tenebre decise di abbandonare il luogo nel quale era stato imprigionato al tempo della sua ribellione ed iniziò a vagare.
Non
vagava alla ricerca d’anime, poiché spinte dalla disperazione o
dall’effimero lo avrebbero trovato loro, ma voleva in qualche modo acquietare
il suo implacabile desiderio di vendetta contro chi lo aveva costretto a
quell’esistenza resa ancora più sofferente dalla perdita di valori, di
moralità, di rispetto per sé stessi e per gli altri, che caratterizzavano gli
uomini.
Vagò
per gran parte della notte per i quattro angoli della terra, fino a quando il
Principe delle Tenebre, udì una voce: <<Muoviti stupido ronzino>>.
Si
voltò in direzione di quella voce e vide una splendida ragazza alle prese con
un cavallo che non voleva saperne di muoversi e trainare il piccolo carro al
quale era imbrigliato.
Fu
in quel momento che capì cosa voleva per placare il suo desiderio di vendetta:
voleva sentire il calore di quel corpo, possederne la freschezza e la purezza,
voleva sentire il sangue pulsare sotto la pelle e sentire la sua vita ... la
voleva ...
La
bramosia cresceva sempre più dentro di lui e, man mano che cresceva, il
Principe delle Tenebre andava assumendo le sembianze umane di un giovane bello e
prestante, che si sarebbe offerto di soccorrere la ragazza in difficoltà.
<<Avete
bisogno d’aiuto?>>
gridò il giovane correndole incontro.
<<Il
cielo sia lodato>>
esclamò la fanciulla <<Grazie, questo stupido cavallo si è bloccato e
non vuole saperne di muoversi ed io devo arrivare a casa prima che il sole
percorra metà del suo cammino>>.
<<Come
vi chiamate?>>
le chiese incalzandola.
<<Il
mio nome è Eretria>>
rispose lei con voce soave.
<<Eretria
non preoccupatevi più, adesso ci sono io, non avete più bisogno d’altro>>.
Gli
occhi di quello sconosciuto sembravano bruciare ed avvolgerla con l’intensità
del loro sguardo, sentì il suo corpo fluttuare mentre la rinchiudeva in un
abbraccio, percependo le fiamme dell’Ade invaderla …
Eretria
si risvegliò bagnata del sangue che fuoriusciva dai graffi di cui le sue
braccia, le sue gambe ed il resto del suo corpo erano ricoperti, ma presto si
accorse che molto di quel sangue sulle sue gambe non fuoriusciva dai graffi,
bensì da un ferita provocatale all’interno del suo corpo dopo che quello
sconosciuto così bello ed all’apparenza così buono si era impossessato della
sua purezza.
Passò
qualche tempo dall’accaduto, Eretria non aveva mai parlato dell’accaduto
nemmeno con sua madre, infatti, fu a causa del malessere che avvertiva da
qualche settimana e dell’assenza totale del suo ciclo che alla fine decise di
rivelarlo ai suoi genitori, i quali capirono subito che la loro figlia aveva
concepito un bambino con quello sconosciuto.
Decisero
che Eretria avrebbe continuato a vivere come sempre, per non suscitare
perplessità negli abitanti del villaggio, gli abiti larghi che indossava
avrebbero nascosto la gravidanza ed avrebbero spiegato la presenza del bambino
dicendo che era stato abbandonato e trovato nel bosco dove i servitori del padre
di Eretria si recavano a raccogliere legna.
Il
bambino nacque in una notte in cui le stelle e la luna avevano nascosto la loro
luce all’umanità, riparandosi dietro nuvoloni neri che promettevano pioggia
ed il vento gelido soffiava insinuandosi anche tra le vesti dei viandanti
cosicché nessuno potesse proteggersi da esso. Eretria dette l’ultima spinta
... il bambino era nato, iniziò a piangere e, nello stesso istante, un colpo di
vento spalancò la finestra della camera dove il bambino si trovava, un lampo
squarciò il cielo, la potenza del tuono si liberò e la violenza della pioggia
iniziò a percuotere la terra …
Eretria,
prima di svenire avvinta dalla stanchezza del parto, disse: <<Il suo nome
sarà Fixius>>.
Il
bambino crebbe, i servi della casa, la gente del villaggio seppero da sempre che
era un trovatello accolto in quella casa e che era diventato come un fratellino
per Eretria, rivelando molta perspicacia ed intelligenza, aveva sicuramente i
lineamenti del padre anche se la ragazza non lo ricordava così, l’unica cosa
che riconosceva uguale era quello sguardo avvolgente che incuteva terrore.
Quel
terrore che la pervadeva e non l’aveva mai abbandonata, anzi tornava ogni
volta che incontrava lo sguardo del bambino, fino a diventare indomabile durante
i festeggiamenti per il sesto compleanno di Fixius.
Come
ogni anno era stato organizzato un ricevimento nel salone della casa, erano
stati invitati parenti ed amici che si divertirono tutta la sera.
Vicino
la chiusura dei festeggiamenti ognuno, prima di andare via, consegnò il proprio
dono al festeggiato.
Lo
zio Percival ansioso aspettava il proprio turno e, finalmente arrivato, si
avvicinò per omaggiare il bimbo di un gioco ricavato dal legno, un ragno:
<<Con questo nessuna bambina vi sfuggirà. Le farete sbiancare tutte di
paura>> disse sorridendo.
<<Zio
… divertiamoci … veramente>>
rispose Fixius.
Il
bambino posò lo sguardo sul ragno, esso iniziò a muoversi procurando con una
puntura letale la morte dello zio che stramazzò inerme al suolo, Fixius poi
prese il ragno e se lo pose su una spalla.
Il
panico scoppiò tra gli invitati che incominciarono a correre all’impazzata
cercando l’uscita e grida di terrore si alzarono da quella folla in fuga:
<<Il Male è in questa casa! Il bimbo è suo prigioniero!>>.
Intanto
Eretria pietrificata dal terrore era rimasta immobile a guardare quel corpo
senza vita ed il figlio che sembrava divertito da quello che stava succedendo,
mentre una voce diventava sempre più insistente nella sua testa:
<<Fuggite verso il Granducato di Lot con mio figlio, poiché adesso è
pronto per incontrare Honorius, colui che ho scelto come suo maestro …
guidatelo … accompagnatelo>>.
<<No! Honorius mai!>> gridò
la ragazza <<Fixius dovete andare, fuggite o morirete. Io non posso venire
con voi>>.
Eretria,
compiendo un gesto disperato per il bene del figlio, corse verso la finestra e
si gettò nel vuoto.
<<Madre no!>>
gridò Fixius, mentre delle mani sconosciute lo afferrarono trascinandolo via
tra la folla che gridava: <<Bruciatelo! Al rogo!>>.
Fu
legato ad un palo e venne appiccato il fuoco, le fiamme immediatamente, si
sollevarono ma, prima che lambissero le sue vesti, sentì che le funi strette
intorno ai polsi per bloccarlo al palo venivano sciolte da mani invisibili ed udì
una voce che si diffuse nell’aria: <<Andate
Fixius, siete libero … le fiamme non vi assaliranno, io le controllo …
fuggite lontano in direzione del sole che tramonta, vi guiderò al luogo ove
potrete esternare chi voi siete veramente e forse un giorno c’incontreremo>>
poi rivolta alla folla: <<Chiunque
tenterà di fermare il ragazzo morirà tra le fiamme>>.
Fixius,
senza provare alcuno stupore e paura si tuffò tra le fiamme e corse ad Ovest.
Per
i successivi due anni vagò da solo tra i monti ed i boschi, imparando a
scoprire i suoi poteri: far cessare la pioggia, oscurare il sole dietro le
nuvole, bloccare o variare il corso dei ruscelli, cacciare con le mani, piegare
la volontà degli animali più feroci e velenosi, uccidere con la forza del
pensiero.
Gli
piaceva tutto questo ma non riusciva a capire perché possedesse questo potere,
perché era stato costretto a vagare da solo, perché sua madre era morta, perché
aveva provato piacere ad uccidere lo zio, perché avrebbe voluto rifarlo e perché
lo aveva rifatto.
Alle
sue domande trovò risposta qualche notte dopo.
Fixius
aveva trovato riparo per la notte in una grotta e lì stava riposando quando fu
svegliato da una voce di donna: <<Fixius
svegliatevi devo parlarvi … non ho molto tempo>>.
Si
svegliò disturbato da quella voce e con gli occhi ancora posseduti dal sonno,
cercò di mettere a fuoco quell’immagine che aveva accanto: era una donna
esile, la sua pelle era del colore della morte ed i suoi occhi erano circondati
da marcate occhiaie nere; dalla sua schiena si dipartivano due grandi ali nere
simili a quelle di un pipistrello e lunghissimi capelli neri le ricoprivano le
nudità arrivandole fino ai piedi. Fixius la riconobbe: <<Madre … madre
… cosa vi è successo?>>.
<<Fixius>>
disse lo spettro <<ho
indossato il mio aspetto mortale e colui che regge il mondo dell’Ade mi ha
permesso questa sortita affinché vi spiegassi ciò che vi accadrà. Voi siete
diverso da tutti gli uomini che popolano questa terra e come tale non potete
vivere come un Umano; voi siete l’estensione del Male ed imparerete a
servirlo. Vi recherete a Lot, che si trova a due giorni di cammino da qui,
troverete dei Cavalieri Neri ad attendervi che vi condurranno da Honoris, lui
sarà il vostro maestro>>.
Poi
scomparve ed il ragazzo scivolò in un torpore profondo fino alle prime luci
dell’alba.
Fixius
si risvegliò ricordando la strana visione avuta durante la notte precedente.
Riprese
il cammino ed al tramonto del secondo giorno improvvisamente dall’oscurità si
materializzò sua madre: <<Seguiteli
Fixius>>.
Scomparve ed al suo posto apparvero tre uomini a cavallo: ombre rivestite di
cenci che scortarono Fixius oltre le porte del Granducato di Lot.
Le
strade erano vuote, la tranquillità notturna la faceva da padrona, da quella
che sembrava la piazza imboccarono la strada che li condusse ai monti dove si
trovavano le Caverne di Lot.
Qui
uomini vestiti da tuniche nere stavano riuniti intorno ad un grande fuoco;
quando lo videro arrivare uno di essi si alzò e gli andò incontro.
<<Siete Fixius?>>
domandò.
<<Sì>>
rispose <<Siete
Honorius?>>
un sorriso maligno gli sfiorò le labbra.
<<Siete ambizioso ragazzo, mi
spiace deludervi, sono solo lo Shalafi dei Maghi Neri ma, se imparerete tutto ciò
che ho da insegnarvi forse un giorno lo incontrerete>>.
Fixius divenne un Mago Nero e col tempo imparò a vivere tra quei monti, studiò e imparò ad interpretare i principi della magia nera ed a controllare quei poteri di cui conosceva l’esistenza dentro di sé.
Ma
ciò che gli importava veramente era incontrare Honorius, infatti, rifuggiva
ogni tipo di rapporto con la popolazione e pian piano iniziava a manifestarsi
indifferente ai rapporti con i suoi confratelli, non perdeva occasione di
lanciare incantesimi malvagi tra la folla ed aggredire fisicamente gli abitanti
del Granducato. La sua sete di conoscenza, la continua ricerca del controllo
della natura e del potere magico uniti alla sua bramosia, lo fecero impazzire
fino al punto che, dopo che minacciò di morte lo Shalafi, i Maghi lo
allontanarono dalla Confraternita.
Per
molto tempo Fixius girò per Lot come un pazzo invasato alla ricerca di quello
che solo lui credeva di riuscire a trovare. Il numero dei suoi nemici cresceva
di giorno in giorno ed aumentava il numero dei tranelli e delle imboscate ai
suoi danni, finché una notte l’inevitabile: il Principe Cratere riuscì a
trattenerlo alle Caverne e ad ucciderlo a colpi di scure al petto e, insieme a
lui, venne uccisa anche la sua demoniaca tigre Shakyra la cui pelle rimase in
custodia di Lady Aroree.
Una volta morto, il corpo di Fixius fu portato in una radura segreta conosciuta solo dall’allora Governatore Supremo Astarte, protetto ed incatenato al suolo.
Nonostante
le precauzioni prese però, i Necromanti con l’aiuto dei Cavalieri Neri ma
contrastati dai Paladini che tentarono di opporsi alla resurrezione, riuscirono
a farlo risorgere ma proprio durante lo scontro un Orco approfittò del
trambusto creatosi e rapì Fixius portandolo da Honorius.
Non
si seppe più nulla di lui fino a quando comparve trasformato nel corpo e nella
mente in Orco Sciamano dai poteri inimmaginabili. A prima vista utilizza come
arma un coltello di pietra chiamato Keef con cui raccoglie erbe o altro, sembra
un innocuo coltellino in realtà è mortale ... chiunque graffiato o colpito da
esso muore, poiché non si conosce l’antidoto per il veleno da cui è
ricoperto. Non solo, Fixius, come abbiamo potuto vedere in questi ultimi mesi,
ha il potere di trasformarsi o trasformare gli altri in animali, sbriciolare le
armi con lo sguardo, pietrificare le persone, controllare la mente di chi lui
desidera e di chi al momento gli può essere utile, formare sue copie
olografiche identiche, tutti skills contro cui è quasi praticamente impossibile
combattere.
Chi abbiamo di fronte dunque? Ci troviamo di fronte ad un essere che finalmente, dopo una lunga ricerca, è riuscito nel suo intento: attraverso Honorius ha avuto il potere tanto agognato ed è quindi grato al suo padrone e non si fermerà davanti a nulla ed a nessuno; una personalità schizoide con chiari segni di delirio d’onnipotenza, tutto questo, unito al suo immenso potere, ha creato un essere pericolosissimo.
Verde, Detentore Precettore dell'Infante