Numero 17 Anno VI - Mese 10° di Lot

~~~ Esercizio di Stile ~~~

<liberamente ispirato all’omonimo  piccolo capolavoro>

ANNOTAZIONI

    Nella Taverna, in un’ora d’affluenza. Al bancone, un Cittadino di circa ventisei anni, cappello floscio con una cordicella al posto del nastro, collo troppo lungo, come se glielo avessero tirato. Altra gente entra. Il tizio in questione si arrabbia con un vicino. Gli rimprovera di spingerlo ogni volta che cerca di bere la sua birra. Tono lamentoso, con pretese di cattiveria. Non appena vede un posto seduto ad un tavolo, ci si butta. Due rintocchi di campana più tardi lo incontro in Piazza del Mercato, davanti al Mattatoio. È con un amico e gli dice: “Dovresti far mettere una borchia in più al corpetto>>. Gli fa vedere dove (al collo) e perché.

MASSERIA

    All'interno della Yatta-Taverna, in un'ora di particolare affluenza dei lavoratori lottiani che si prodigano industriosi per l'economia del nostro Granducato, un cliente di circa ventisei anni, magnifico copricapo ordinato ai nostri artigiani dotato di una cordicella al posto del nastro, passato ormai di moda, dal collo così lungo che ci sarebbero potute andare attorcigliate due sciarpe, si trovava a bere al bancone una delle gustose bevande prodotte dai nostri Mastri Distillatori. Il cliente si arrabbia poi con un altro individuo il quale, urtandolo nella ressa operaia, gli fa versare dell'ottima birra a terra, sedendosi poi ad uno dei nostri solidissimi tavoli non appena lo trova libero. Ad un paio di rintocchi di campana di distanza lo incontro in Piazza del Mercato proprio di fronte al Mattatoio, sicuramente per vendere qualche coniglio. Egli é in compagnia di un potenziale cliente e gli suggerisce giustamente che sarebbe il caso di comprarsi dai Fabbri un nuovo corpetto di cuoio a causa del cattivo stato di quello attuale.

SENSALI

   
Qualche tempo fa, in una magnifica giornata di sole, notai nella penombra della Taverna un bel giovane scapolo di venticinque, forse ventisei anni, con un fantasioso cappello floscio dotato di una cordicella sbarazzina, dal collo lievemente accentuato, che si trovava lì proprio all'ora di punta, quando tante belle Dame camminano per le strade della nostra città in cerca dell'anima gemella. Purtroppo il bel viso del giovane veniva turbato nel momento in cui un rozzo individuo, urtandolo, gli faceva cadere un po' della birra a terra, ma poi, felice, si dirigeva a bere, solo soletto, poverino, ad un tavolo finalmente libero. Fui fortunato a reincontrarlo dopo due rintocchi della nostra amata campana, nella romantica Piazza del Mercato, vicino alle pittoresche botteghe, in compagnia di un suo amico, altrettanto bello, mentre gli consigliava di cambiare il corpetto di cuoio per un prossimo ricevimento di matrimonio.

ARTISTI ILLUMINATI

    Era una giornata solare, in cui ti viene voglia di dipingere tutto ciò che ti circonda, quando mi trovai a passare per la Taverna, attratto dalla musica al suo interno. Lì dentro, notai subito un giovane che avrà avuto sui venticinque anni, con quel "non so che" di unico, sicuramente rafforzato dal modo tutto suo di indossare un colorato copricapo che non avevo mai visto e da un collo che sicuramente avrebbe fatto uscir di senno qualche pittore a venire. Stavo prendendo matita e carta per potergli fare un ritratto quando i dolci lineamenti del giovane si stravolsero nel rimproverare un suo vicino che, urtandolo, gli aveva fatto cadere parte della bionda bevanda che stava assaporando sul legnoso pavimento. Un attimo dopo si buttava a peso morto ad occupare un tavolo lì vicino al quale terminò di rifocillarsi contemplando l'esterno della Taverna attraverso la luminosa finestra. Finito il ritratto, egli si alzò, ma per mia fortuna lo trovai poco più tardi, quando il sole inizia ad accarezzare più lieve le forme di cose e persone, nella Piazza del Mercato, a pochi passi dalle caratteristiche botteghe, in compagnia di un suo conoscente, anch'egli alquanto particolare, a parlare d’abbigliamento.

MAGHI

    Nuctemeron. Avevo appena lasciato la Torre con *** TELETRASPORTO *** e mi stavo rifocillando all'interno della chiassosa Taverna cercando inutilmente di ricordare i componenti per il *** DA PIETRA A CARNE *** quando notai un giovane Cittadino dal buffo cappello e da un collo così lungo che avrei scommesso il mio guano di pipistrello che gli era stato castato conto un *** DEFORMA ASPETTO *** il quale si stava adirando, mantenendo allo stesso tempo un certo contegno, contro un altro avventore che lo aveva urtato facendo così in modo da fargli cadere della birra a terra. Quindi, come se qualche collega gli avesse lanciato un *** VELOCITÀ ***, lo vedo muoversi ad un tavolo libero. Al termine poi delle mie esercitazioni pomeridiane, andavo a comprare alle Botteghe del Mercato altre code di lucertola e mi ritrovo vicino lo stesso individuo in questione che parlava d’armature con un suo conoscente. Non interessato minimamente alla cosa, ho castato un' *** INVISIBILITÀ *** su di me e sono tornato alla Torre.

DRUIDI

    Quitais. Alla fresca aria di una giornata nella quale Madre Natura faceva sfoggio di tutto il suo magnifico splendore, decisi alfine di addentrarmi nella Taverna affollata, lasciando fuori la mia compagna Ghrouma, la nera pantera, per sorseggiare una tisana aromatica. Non molto lontano da me, sempre al bancone, era un giovane abitante di Lot, con un cappello simile ad un fiore, dal quale pendeva una cordicella, e da un collo così lungo che pareva quello di una giraffa. Egli poi, in maniera simile a quella che i fieri leoni usano per minacciare le iene quando si avvicinano a preziose carogne, metteva in guardia un altro avventore che gli aveva fatto rovesciare della birra su Cugina Terra, prima di correre come un ghepardo ad un tavolo che si era finalmente liberato. Uscito, lo vedevo di nuovo, di passaggio per la Piazza del Mercato dove ero andato a vendere delle erbe, impegnato a discorrere con un suo amico a proposito di una borchia da collocare sul collo del corpetto; notando che era tutto in pelle, inorridito dalla scena, decisi di tornare al Bosco.

ALCHIMIST I

    Nella Taverna, quando diversi Cittadini cercano sollievo dopo un’intensa giornata di lavoro andando a rifornirsi di bevande piene d’anidride carbonica, notai un giovane che aveva sulla testa un cappello in cotone, floscio, con una cordicella d’erica che da esso pendeva, e dal collo lungo come quello di un alambicco. Egli sorseggiava avidamente la sua birra a base di carbonato di sodio, mentre altra gente seguitava ad entrare, quando improvvisamente una persona distratta lo urtò, facendogli cadere a terra parte della bevanda. Dopo averlo sottilmente minacciato di un attentato esplosivo ai suoi danni, si precipitò come argento vivo ad un ligneo tavolo che si era appena liberato. Due ore dopo, segnate dalla bronzea campana del marmoreo Tempio, lo incontrai di nuovo per caso nella Piazza del Mercato insieme ad un amico con un corpetto in cuoio al quale consigliava di inserire una nuova borchia in ferro come protezione al collo.

CERUSICI

    Ero appena giunto in Taverna per un attacco d’indigestione di cui era stato vittima un povero Cittadino; dopo avergli somministrato, secondo le disposizioni dei nostri manuali, la solita pasticca d’erbe, non potei fare a meno di notare un individuo di razza alta, un Umano, dal cappello floscio simile ad un fegato con tanto d’appendice annessa, e da un collo spropositamente deformato sicuramente da qualche malattia ereditaria. Ero lì lì per avvicinarmi a lui e chiedergli se si sentiva bene quando lo vidi, nella ressa, prendersela con un altro Umano che, urtandolo, gli aveva fatto cadere a terra un po’ della birra che stava bevendo, a dire la verità, un po’ troppo velocemente, rischiando una congestione. Quindi, con un repentino sforzo motorio degno di un atleta, lo vidi affrettarsi ad occupare un tavolo che si era appena liberato. Fu allora che però venni chiamato per un’altra emergenza e lo ritrovai per caso un paio d’ore dopo in Piazza del Mercato, dove ero andato per acquistare un po’ di cinnamono, impegnato in una discussione con un altro Umano a proposito di una modifica da applicare al collo del corpetto di cuoio di quest’ultimo.

NECROMANTI

    Nel puzzo fetido della Taverna, ricettacolo dei rifiuti di tutte le razze, soprattutto nell’ora di maggior traffico, mentre bevevo appartato una tisana per placare la mia avida sete, la mia rapace vista colse nell’atto di bere una birra un altro dei futuri amanti della Madre Nera, che indossava un ridicolo cappello floscio con una cordicella che quasi pareva un capestro, e dal collo lungo come il corpo di un serpente. Egli, proprio mentre la Taverna si andava riempiendo, si mise quindi a sprecare il suo limitato tempo per litigare, minaccioso, come uno sciocco con un suo simile solo perché gli aveva fatto cadere a terra qualche goccio della sua bevanda, subito prima di correre ridicolmente ad un tavolo che si era appena liberato. Disgustato dalla scena di una ridicolaggine quasi infantile, decisi di allontanarmi nell’edificio nel mio nero mantello. Purtroppo fui costretto dal Destino a rivederlo, in un momento ancora più vicino alla sua dipartita, alla Piazza del Mercato in compagnia di quello che pareva un suo “amico” - che sciocca parola – a perdere altro tempo prezioso in assurde disquisizioni su una nuova borchia da aggiungere ad un corpetto in cuoio.

LADRI

    Avevo appena borseggiato un’incauta Lady al Belvedere quando, per fuggire alle noiose Guardie Ducali, trovai rifugio in un’affollata Taverna, riparato dalle ombre. Mentre quegli stupidi dei miei inseguitori perdevano le mie tracce, io cercai un altro bersaglio tra la gente che mi circondava. Fui subito attratto da un tipo che avrà avuto sui trent’anni, o meglio dal suo cappello floscio con cordicella attaccata che mi sarebbe stato benissimo sulla testa, al contrario del suo caso, dato che aveva un collo veramente ridicolo per quant’era lungo. Ero quasi riuscito a toglierglielo, pronto a scappare, quando un deficiente urtò il tipo che si mise a minacciarlo a denti stretti perché, essendo stato da lui urtato, un po’ della birra che stava bevendo, gli era finita a terra. Imprecando, mi allontanai da lui per non destare sospetti subito prima che quel cicognone si buttasse su una sedia finalmente libera ad un tavolo lì vicino. Lo beccai di nuovo un paio d’ore dopo, mentre attraversavo di corsa la Piazza inseguito dalle Guardie che mi avevano visto prima al Belvedere, occupato a parlare con un altro tipo che non conoscevo, ma non ebbi tempo di sentire di cosa stessero parlando. Credo capiate …

 VESTALI

    Una creatura di Themis era tranquillamente seduta a bere una dissetante birra in una Taverna del Viandante piena di fedeli di tutte le razze. Ella portava un copricapo morbido, con una cordicella che da esso pendeva che delicatamente le riparava la testa, sostenuta da un bel collo. Purtroppo la pace interiore della creatura veniva sconvolta quando un indelicato e rozzo individuo lo urtava, facendo sì che la presa sulla corroborante bevanda venisse meno per ciò che bastava a farne rovesciare parte sul pavimento. Stavo per intervenire per impedire la lite prossima a venire quando fortunatamente le luci che quella creatura aveva al posto degli occhi notarono un tavolo che si era appena liberato e con una rapida falcata il suo corpo si mosse per occupare una comoda sedia. Sereno, dopo aver visto che l’incidente non aveva portato a terribili conseguenze, continuai il mio giro per le vie del Granducato quando, dopo un paio d’ore, rividi alla Piazza del Mercato, la stessa creatura intenta a discorrere con un suo amico nella Dea di una borchia da apporre al collo del corpetto in cuoio di quest’ultimo.

 CAVALIERI NERI

    Seduto ad un tavolo della putrida Taverna, particolarmente affollata a quell’ora, mentre con un coltello affilato tagliavo una fetta da un vecchio tozzo di pane che portavo nella giberna, il mio sguardo attento ed indagatore si soffermò su un’insignificante creatura, relativamente giovane, che portava un ridicolo cappello floscio con cordicella, e provvisto di un collo così lungo che stavo pensando a come sarebbe stato facile decapitarlo. Mentre portavo alla bocca il pane secco notai che quel buffone se la prese, quasi con fare minaccioso, con un suo pari che si era permesso, nella ressa, di sfiorarlo facendogli, come diceva lui, cadere a terra un bel po’ della sua birra. La sua voce stridula si poteva udire anche nel caos della Taverna. Avevo appena messo mano all’elsa del mio kriss Drow che quell’individuo, quasi sorprendendomi per la sua velocità, si diresse ad un tavolo appena liberato per sedersi, dato che si era stufato di restare in piedi presso il bancone. Qualche ora dopo, lo vidi di nuovo, per caso, in Piazza del Mercato mentre mi divertivo a strappare le ali ad una Fata. Mi sorprese il fatto che almeno d’armature pareva che se ne intendesse; stava giustamente consigliando a qualcuno che conosceva, certamente uno spadaccino, di inserire altre borchie di rinforzo al collo del corpetto.

 STREGHE

    Avevo perso il mio gattino per le strade di Lot e a bordo della scopa volante, mia fida cavalcatura, riuscii a rintracciarlo un momento prima che si ficcasse in Taverna. Entrata lì dentro, in una confusione che ha dell’incredibile, riuscii a recuperarlo ai piedi di un curioso giovane Cittadino che stava al bancone a bere una birra; mi colpì per il suo cappello da Herbana, tutto floscio con una cordicella, quasi simile ad una curiosa creatura accucciata provvista di cosa, piantato su una testa immediatamente seguita da un lungo collo. Dopo essermi rialzata, ebbi il tempo di vedere un maldestro individuo che urtava quel curioso signore un attimo prima che gli chiedessi se voleva che gli leggessi la mano. Sembrava uscissero fuoco e fiamme dai suoi occhi, dato che in seguito a ciò che era successo, un po’ della birra che stava bevendo era finita a terra, ma la sua ira fu chetata nel vedere che un tavolo aveva finalmente una sedia libera, dove si diresse immediatamente ad una velocità incredibile. Tornata a casa con il mio gattino, qualche ora dopo lo rividi nella mia sfera di cristallo a chiacchierare con un suo amico di qualche cosa che riguardava il corpetto in cuoio di quest’ultimo. Purtroppo non so di cosa, esattamente! Queste stupide sfere ancora non hanno il sonoro!

 CHIERICI

    Ero entrato in locanda, veramente affollata a quell’ora, per rifocillare il mio corpo e ritemprare lo spirito dopo la terza resurrezione di quella faticosa giornata. Appropinquatomi al bancone ove ordinai un cordiale, notai non molto lontano da me un giovane che doveva aver passato le sue prime venticinque primavere, curioso sia per il suo copricapo, floscio con una cordicella fine che da esso pendeva, ma soprattutto per il suo collo lungo come il cero che si accende alla Dea ogni anno durante il Rito di Ringraziamento. Llare con un altro tipo che non conoscevo, ma non ebbi tempo di sentire di cosa stessero parlando.,a al Belvedere, occupato a para pace interiore dello sconosciuto veniva sconvolta quando, una volta che la Taverna era gremita, un altro avventore si avvicinò a lui urtandolo e facendo sì che alcune gocce della birra che stava bevendo finissero a terra. A denti stretti come i mattoni del Tempio, egli iniziò a minacciare il colpevole. Per fortuna, lo scontro terminò subito, in quanto un tavolo si liberò all’improvviso ed il giovane dal cappello floscio si diresse ad occupare immediatamente il comodo posto. Dopo aver trascorso le successive due ore al Pronao, sempre pronto ad aiutare gli Stranieri ed i Viandanti che giungono tra quelle Sacre Pareti, pensai di dirigermi alla Piazza del Mercato per regalare ai bisognosi qualche Pozione Mente e proprio lì –stupore- era presente quella stessa persona che stava dando consigli d’abbigliamento ad un passante. Che cuore gentile! È proprio vero che la Grazia della Dea si manifesta continuamente dinnanzi ai nostri occhi!

OSCURI STREGONI

    La notte che tutto avvolge e divora non era ancora scesa sul Granducato quando un giovane virgulto si dissetava in una Taverna che definire semplicemente affollata è poco … o niente. Esso si presentava alle faci presenti nelle cavità orbitali degli altri avventori con un beffardo cappello floscio che non faceva altro che rendere ancora più visibile la deformità del suo collo, lungo a tal punto che pareva tirato con forza, come se la testa stessa avesse cercato di separarsi da quel corpo destinato alla putrefazione. Quell’infame creatura, con tono di voce che avrebbe forse fatto paura giusto ad uno sciocco senza nerbo - giammai ad un Oscuro Servitore della Notte - se la prendeva poi con un altro sciocco che secondo lui era stato colpevole, toccandolo appena, di avergli fatto versare qualche goccia della sua insulsa birra sul lurido pavimento della Taverna. Purtroppo, senza che nemmeno una stilla di sangue seguitasse quell’infantile manifestazione di rabbia, invece che eliminarsi a vicenda, il Fato volle che un tavolo si liberasse improvvisamente facendo sì che il deforme trasferisse il suo fondoschiena su una sedia. Qualche ora dopo, lo intravidi nella Piazza del Mercato insieme ad un suo simile, ma piuttosto che sprecare altro tempo nella contemplazione dell’individuo, decisi di allontanarmi verso le Fogne …

SACRO ORDINE DEL LEONE

    Onore et forza! Durante la ronda in questi tempi cupi e difficili, in un sopralluogo alla Taverna del Viandante, insolitamente affollata, ci avvedemmo della presenza di un giovane Cittadino sconosciuto al Leone, equipaggiato con un particolare berretto floscio senza camaglio dal quale partiva una cordicella che andava a sfiorargli la spalla. A dire il vero, il particolare fisico che attrasse l’attenzione del Leone, fu il collo dell’individuo alquanto allungato. Mentre si dissetava con una birra offertagli gentilmente dall’Oste, un altro cliente sfiorava il gomito del giovane facendo sì che qualche goccia della dorata bevanda cadesse sul pavimento. Per un momento sul volto del giovane apparve un’espressione di rabbia, che subitanea scomparve quando gli occhi del Cittadino colsero l’immagine di una tavola non più circondata da commensali per precipitarsi poi con il corpo intero alla sedia infine libera. Proseguendo quindi la ronda, che per la sua completezza aveva esatto due ore di tempo, il Leone fu sorpreso nel notare la stessa figura presso la Piazza del Mercato intenta a discorrere con un suo fratello di una borchia da applicare come rinforzo al collo del corpetto di quest’ultimo.

SIGNORI DEI DRAGHI DELLA LUCE

    Era giorno. Volavo al di sopra della Taverna con il mio Drago. Non ho notato niente di particolare.

SIGNORI DEI DRAGHI DELLE TENEBRE

    Era giorno. Volavo al di sopra della Taverna con il mio Drago. Le ho dato fuoco.

CAVALIERI ERRANTI

    Poche cose mi urtano di più di quando un fellone come un uomo basso e tarchiato urta un gentiluomo che si sta gustando in pace e prosperità la sua meritata birra. E tutto ciò è avvenuto nella Taverna del Viandante, locale storico che riproduce nell’aspetto l’Antica Taverna della Vecchia Lot! Vero è che ci si trovava in orario di massima affluenza, ma le buone maniere, dove sono finite? Assurdo! Fui fortunato poi a rincontrarlo qualche ora dopo, forse due, col suo elegante cappello floscio con cordicella annessa, e con il suo collo che qualche cafone avrebbe potuto definire bizzarro per la lunghezza, a parlare con un suo nobile amico di un rinforzo da applicare ad un corpetto in cuoio.

PALADINI

    Su indicazione del Signore dell’Ordine avevamo seguito un brigante sino alla Taverna del Viandante, quel giorno, ma purtroppo ne perdemmo le tracce a causa dell’incredibile ressa ivi presente. Pensai per un momento che chi stavamo cercando fosse un giovane dal collo molto lungo e dal cappello floscio che stava bevendo la sua birra al bancone, ma subito il Comandante, che se lo è, non è certo per caso, mi disse che non era possibile; non corrispondeva alla descrizione che il Primum Agmen ce ne aveva fatto. Il tempo di allontanarci dall’affollato loco e quel singolare individuo aveva attaccato briga con un suo pari, nemmeno l’Eroe, in quel momento nella Sala Pesos, ne sapeva il motivo. Un paio d’ore più tardi, mentre raccoglievo il fazzoletto caduto ad una Dama in Piazza del Mercato, lo rivedevo in compagnia di un compare a parlare delle borchie del suo corpetto di cuoio. Secondo l’Ambasciatore si trattava di una spia dei Cavalieri Neri. Ora lo stiamo cercando.

MERCENARI

    Ero andato nella Taverna del Viandante a cercare rogne. E’ così facile scatenare una rissa lì, soprattutto quando è affollata come lo era quel giorno, e avevo anche trovato il mio bersaglio: un tale sui venticinque anni con un cappello da deficiente ed un collo che a strangolarlo sarebbe stato pure troppo facile. Con sguardo ebete si stava bevendo una birra al bancone. A quel punto mi sono diretto verso di lui ma un altro cretino nella ressa mi ha anticipato e lo ha urtato. Avreste dovuto vedere come se l’è presa quel cicognone perché un po’ della sua birra gli era finita a terra. A quel punto ho scaraventato fuori dal locale un altro di quegli imbecilli che se ne stava seduto e, ruttando, mi sono seduto per gustarmi la scazzottata a venire. Ma purtroppo il codardo ha adocchiato un tavolo che si era appena liberato e ci si è messo a sedere. Profondamente deluso, mi sono alzato e sono andato ad aggiungermi ad un pestaggio che era in programma poco dopo. Quindi, sono stato così sfortunato di trovarlo di nuovo in Piazza del Mercato, sempre col suo sguardo ebete, mentre parlava di una borchia da aggiungere ad un corpetto in cuoio, un’armatura da femminucce, appunto…

ARMATA DUCALE

 - dal Diario di Addestramento

    Lo Stratigoto ci aveva ordinato di andare a mettere un po’ d’ordine. Secondo le indicazioni del Capitano abbiamo sterminato i presenti, dato che si ostinavano a rimanere lì adducendo come scusa che erano stanchi dopo una giornata di lavoro. Abbiamo agito: al termine dello scontro contavamo quattordici morti nel nostro Plotone e trentadue nemici sterminati. Mentre raccoglievamo il loro equipaggiamenti (non posso dimenticare l’orribile cappello floscio che trovai ancora calcato sulla testa di uno di coloro che ci avevano affrontato). Solo al termine della cruenta battaglia leggemmo un dispaccio dello Stratigoto, infuriato. Ci trovavamo alla Taverna, non alle Caverne, nella foga avevamo commesso un piccolo errore d’orientamento. La Nostra Vita per Lot!

DETENTORI DELL’ARCANA SAGGEZZA

    Addì giorno 3° mese 7° anno IV dalla Fondazione, a sei ore dal momento in cui il Sole raggiunge lo Zenit, il Cittadino XXX, famoso per il suo collo lungo e col capo coperto da un berretto floscio con cordicella annessa, beveva un boccale da pinta d’ottima birra lottiana messa in botte cinque mesi prima. Dopo un lasso di tempo di due clessidre dall’inizio del sorseggiamento, egli veniva urtato in zona gomito destro dal Cittadino YYY, di bassa statura, facendo sì che gocce di birra in numero di 7 (sette) terminassero a terra, cadendo per un’altezza pari a due piedi ed otto pollici. Mostrando chiaramente dodici dei suoi denti a mo’ di minaccia, il Cittadino XXX prometteva una terribile sorte a YYY, il quale però veniva risparmiato in quanto correva al tavolo precedentemente occupato dal Cittadino ZZZ che tornava nella sua casa di Via del Fumo a causa dell’ora tarda. Esattamente due ore più tardi, in Piazza del Mercato, alla distanza di quattro piedi e tre pollici in direzione Nord - Ovest dalla Bottega del Mattatoio, lo stesso Cittadino XXX s’incontrava col Cittadino WWW per parlare della nona borchia da aggiungere al collo del corpetto in cuoio di quest’ultimo acquistato esattamente un anno, due mesi e cinque giorni prima nella stessa Piazza da WWW stesso.

CORVI DELL’ADE

    Un’anima in pena beveva in Taverna. Un’altra la urtava. Un paio d’ore dopo, quella che prima beveva parlava con un’altra. In tutto, tre funerali.

TEATRANTI

    Atto I - [Interno di Taverna affollata] - (un giovane al bancone, sui ventisei anni, cappello floscio con cordicella, collo lungo, boccale di birra in mano e un tipo più basso, anonimo. Quest’ultimo lo urta facendogli finire un po’ di birra a terra)

Giovane: <<Ehi, dico a Voi! Non vedi, stupido escremento di capra? Mi hai fatto finire a terra la mia ottima birra!>> (quindi, con repentino movimento, si mette ad occupare un tavolo finalmente libero)

Atto II - [Piazza del Mercato: dure ore dopo] - (stesso giovane dal collo lungo e cappello floscio e suo amico con corpetto di cuoio)

Giovane: <<Sai? Dovresti proprio aggiungere una borchia qui sul collo al tuo corpetto>>.

Amico: <<Dove? Dici qui?>>

Giovane: <<Sì, dico che la dovresti aggiungere e ora ti spiego anche il perché!>>

[Sipario. Fine]

BARDI

    Alla Taverna ove m’ero recato,

c’era una folla del tutto anormale,

un giovane magro avevo notato

in piedi al bancone con un bel boccale.

Sotto il suo capo un bel collo d’uccello,

e sulla testa avea un floscio cappello,

con una cordina che da esso spuntava,

con la confusione che regnava sovrana.

Quand’ecco che un tale lo urta d’un tratto,

e gocce di birra finiscono a terra,

a denti stretti il tipo fa il matto,

ma poi ad un tavolo repente s’afferra.

Lo becco più tardi alla Piazza a parlare

tutto trafelato davanti a un compare

del rinforzo urgente da mettere al collo

del corpetto di cuoio di quell’altro pollo.

 Hashut, Conservatore della Storia Secolare