Una delle leggende più comuni, ricordata spesso per le sue presunte parentele aeronautiche, è rappresentata dal mito di Bellerofonte e di Pégaso.

Si tratta, senza dubbio, di un racconto composito, ottenuto dalla fusione della leggenda regionale dell’argolide Perseo con quella corinzia di Bellerofonte.

Omero, e più ampiamente Pindaro, parlano del mito di Bellerofonte che cavalcando Pégaso vinse un pauroso mostro alato e triforme, la Chimera.
L’eroe corinzio Bellerofonte fu costretto a rifugiarsi, per ragioni non note, presso Preto, re di Tirinto. La moglie di Preto, chiamata Stenobea dai tragici greci, si accese di appassionato amore per il giovane ospite, figlio di Glauco (Glauco si identifica con il dio Posidone). Poiché l’eroe non volle cedere alle lusinghe di lei, Stenobea lo accusò presso Preto di aver tentato di tradire i doveri dell’ospitalità.
Il re non osò farlo uccidere, ma lo inviò al suocero, in Licia, con alcune tavolette scritte.
Bellerofonte lasciò Tirinto con il cavallo Pégaso. Per nove giorni il re di Licia fece festose accoglienze all’eroe; ma, al decimo, lette le tavolette, decise di inviare Bellerofonte verso rischiose avventure, nelle quali avrebbe trovato sicuramente la morte.

La prima impresa dell’eroe fu il combattimento con la Chimera, mostro che aveva del leone, della capra e del drago; Bellerofonte, cavalcando Pégaso, poté uccidere la fiera.
Successivamente, fu mandato contro i Solimi, popolazione montana nemica dei Lici, e li vinse.
Poi dovette aver ragione delle terribili Amazzoni.
Infine, al ritorno in Licia, fu costretto superare un’imboscata tesagli dallo stesso re, con i suoi più valorosi guerrieri.

Finalmente il sovrano, preso d’ammirazione per Bellerofonte, così prode e così evidentemente protetto dagli dei, gli diede in moglie la figlia e gli assegnò una parte della Licia.
L’ultima parte della vita dell’eroe non fu felice. Omero dice che, venuto in odio agli dei, prese ad errare solitario, evitando ogni contatto con gli uomini, fin che miseramente morì.

La leggenda posteriore narra, invece, che si sarebbe attirato l’odio di Zeus per aver voluto, cavalcando il suo Pégaso, dar la scalata al cielo: Zeus mandò allora un insetto che punse e fece infuriare il cavallo, determinando così la caduta dell’eroe.

Bellerofonte, figlio di Posidone, appartiene al gruppo degli eroi marini.
Il suo nome viene interpretato come colui che appare nella nube.. L’origine meteorologica è avvalorata anche dal collegamento dell’eroe con Pégaso e con la Chimera.
Pégaso simboleggia l’acqua celeste, le grosse nubi che salgono rapidamente dal mare al cielo; la Chimera simboleggia le furie temporalesche delle perturbazioni atmosferiche.
Pégaso si riallaccia alla leggenda argolide di Perseo.
Quest’eroe, figlio di Zeus e di Danae (Danae era stata rinchiusa dal padre in una caverna sotterranea, ma Zeus riuscì a penetrarvi trasformato in pioggia d’oro) aiutato da Ermes e da Atena e provvisto di un elmo che rendeva invisibili, di una sacca magica e di un paio di calzari alati, riuscì a recidere la testa della Gòrgone Medusa. Dal tronco di Medusa sorse Pégaso.
Quest’ultimo era, in origine, un cavallo ordinario, trasformato successivamente in cavallo alato dall’influsso orientale si può infatti ricongiungere con i numerosi esseri alati dell’arte Assiria, emigrati nel mondo greco attraverso la Fenicia. Figure composte e mostruose, che si ritrovano spesso con quella provenienza: tipiche, le sfingi e i grifoni; sopravvissuti nell’arte come semplici elementi decorativi, mentre Pégaso, per il suo preesistente contenuto mitico suo proprio, rimase al centro di una leggenda vivida e poetica.
Perseo impersona la lotta del sole con le nuvole tempestose. Anche i particolari della favola denunciano aperti riferimenti meteorologici; così le nozze della pioggia d’oro con Danae indicano l’unione fecondatrice del cielo e della tetra d’Argo; così la prigione di Danae simboleggia le nebbie invernali; così i mostri che nascono dal tronco di Medusa, Pégaso e Crisaore, rappresentano l’immagine del tuono e del lampo.

Varie sono le versioni relative al modo come Bellerofonte riuscì ad avere Pégaso.
Una delle più comuni è imperniata sull’aiuto di Atena; e poiché quest’ultima è l’Atena Cianegide, divinità del temporale, rimane chiaro che ci troviamo sempre nello stesso ciclo mitico.
Nel combattimento di Bellerofonte con la Chimera, torna ancora il motivo del contrasto tra il cavaliere celeste ed i terribili mostri delle grandi perturbazioni del cielo. E’ la solita lotta delle potenze atmosferiche benefiche e malefiche, con il trionfo delle prime.

Nessun simbolismo, quindi, dell’umana aspirazione al volo, a meno di non volerla trovare a tutti i costi in quei collegamenti innegabili che esistono fra la navigazione aerea e gli eventi meteorici...