I Nemici di Lot

Gli Orchi
  

Quando l’Io Themis diede ordine al Caos che governava le terre di Extremelot con il suo amore, scatenò la gelosia dell’Io Simeth. Nella loro forma mortale Themis e Simeth generarono un figlio al quale diedero il nome di Shierak, che venne affidato alle cure del padre. Themis e le due figlie tornarono in cielo, Simeth e Shierak rimasero ad Extremelot.

Dopo molti anni Themis rivide il figlio che, sotto la cattiva influenza del padre, era divenuto deforme nel corpo e malvagio nel cuore. La Dea comprese l’errore commesso e si adirò per la prima volta, facendo sprofondare Simeth nel nucleo di Extremelot, imprigionandolo per l’eternità.

La rabbia di Simeth fu così forte che neppure il legame terreno con il figlio e la Dea che amò riuscì a placare. Si sentiva piccolo ed impotente, capiva che non avrebbe mai avuto la possibilità di uscire dalla sua prigione.

Shierak era cresciuto malvagio ed orribile a guardarsi, ma da solo non sarebbe stato sufficiente. Aveva bisogno d’alleati, anch’essi terreni e così, sotto consiglio del padre creò le due razze abominevoli di Extremelot: gli Orchi e i Goblin.

Essi si moltiplicarono velocemente e si sparsero su tutte le terre conosciute, furono tra i primi abitanti delle terre di ExtremeLot, popolandone la parte settentrionale oltre la catena dei Monti delle Nebbie e non cessando mai di occupare anche le terre dal clima più mite, che si estendevano a Sud di tale catena.

Gli Orchi sono figure imponenti, spesso più alti degli Umani, certamente fisicamente più robusti, anche se meno agili.

Il colore della loro pelle varia dal verde acceso, ad un rosa Umano, fino ad una carnagione profondamente abbronzata a seconda delle sottorazze. Considerando che gli Orchi sono esseri gaudenti e che non guardano al colore della pelle si può dire che le sottorazze sono tante quanto sono tanti gli Orchi.

Generalmente l’apparato dentale da carnivoro dona all’Orco una fisionomia sgraziata. Esistono comunque Orchi, frutto di più incroci, che hanno canoni di bellezza molto simili a quelli considerati gradevoli dagli Umani.

Le femmine d’Orco sono robuste e muscolose, decisamente non belle, con pelle verde, orecchie a punta e canini pronunciati. Per questo motivo sono più frequenti gli incroci fra un Orco maschio e un Umano femmina che il contrario.

Gli Orchi sono una razza di guerrieri votati alla difesa del proprio onore e dell’onore del proprio clan. Amanti della guerra e della costante sfida, si offrono come mercenari qualora ogni tipo d’esercito ne avesse bisogno.

La loro società si basa su un modello tribale: ogni tribù è divisa in più clan che, comunque, fanno riferimento al Consiglio degli Anziani della Tribù, che rappresenta l’organo governativo; tutte le tribù sono legate tra loro da antichi vincoli di sangue ed i capitribù si riuniscono una volta ogni stagione per decidere le politiche da intraprendere.

In periodo di guerra tutte le tribù forniscono i loro migliori guerrieri per formare le legioni.

Spesso agli occhi Umani gli Orchi sembrano esseri brutali e privi di disciplina, mentre, in realtà, la società Orchesca è dotata di regole precise e fondate su una rigida gerarchia.
In base a quest’ordine tutti devono fedeltà e lealtà al proprio superiore, fino ai più alti gradi della scala gerarchica.

Tale fedeltà non è incondizionata, essa presuppone un patto tacito tra il subordinato ed il suo superiore, in base al quale se uno dei due non adempie al proprio dovere, o non si comporta onorevolmente, l’altro non gli deve più fedeltà e può eliminarlo anche fisicamente.
Questo perché non viene a mancare solo la fedeltà alla singola persona ma, secondo il loro codice d’onore, chi manca di rispetto ad un superiore è come se mancasse di rispetto a tutta la società degli Orchi.

Per questo si hanno spesso rapidi ricambi dei leader ed alti ufficiali qualora si dimostrassero incapaci o inaffidabili nei loro compiti. Per questo motivo il primo ufficiale di una centuria può uccidere il proprio capitano e prenderne il posto, se ricorrono le condizioni.
Un Orco vive per combattere e la morte in combattimento è il vero suo onore.
Le vite degli Orchi sono, ovviamente, brevi, intense e dominate da forti emozioni manifestate senza imbarazzo e inibizione.

Un Orco mostra le cicatrici delle ferite, fatte durante i combattimenti, come un vanto ed il più delle volte più alto è il numero delle ferite e più valoroso è il guerriero.

Morire in battaglia è considerato un onore mentre la malattia, la vecchiaia e gli acciacchi derivanti da questa, sono considerati un’umiliazione sia per il guerriero Orco che per tutta la società. Non sono rari i casi in cui chi diviene troppo vecchio viene ripudiato dai suoi stessi familiari ed abbandonato alla morte nei boschi.

Gli Orchi non amano le mezze misure e non capiscono la posata riflessività degli Elfi, né la calma analitica degli Umani.

L’Orco vive l’attimo e non si cura di quello che il domani potrà portare.

Un famoso detto orchesco è: <<Ieri è passato, che t’importa? Domani deve ancora venire, di che ti preoccupi?>>.
Altra famosa loro esclamazione, che più che altro racchiude le credenze su cui si basano le vite di tutti gli Orchi, è: <<Vivi come se dovessi morire domani e pensa come se non dovessi morire mai>>.
Gli Orchi non danno peso alla cultura, considerandola qualcosa che ottenebra la mente e rende complicate le cose semplici, fatto estremamente rischioso in battaglia.

L’unico tipo d’arte che praticano è la composizione di poemi in musica e la scultura.
I componimenti degli Orchi trattano solitamente tre argomenti: la guerra, situazioni comiche o sboccate - spesso aventi per oggetto gli Elfi Neri o, per strano che possa sembrare, famosi eroi Orchi - e, per finire, tragiche storie d’amore comunque sempre a sfondo bellico.

Non è raro vedere un rude guerriero, segnato da molte battaglie, scoppiare a piangere per la conclusione di una storia particolarmente tragica e poi rotolarsi a terra dalle risate, pochi istanti dopo, all’apertura di un poema comico.

Le sculture degli Orchi sono sempre e solo di carattere commemorativo religioso.
L’essenza stessa della cultura orchesca si basa su tradizioni millenarie che vengono rispettate con devozione quasi maniacale.

Esistono riti ormai consolidati da millenni che gli Orchi osservano tuttora.

I riti più famosi sono il Rito dell’Addio, il Rito del Ripudio e il Rito del Suicidio.
Il Rito dell’Addio è compiuto alla morte di un guerriero, in modo da rafforzare lo spirito di gruppo e scaricare le tensioni.

Il Rito richiede come condizione indispensabile che al morto vengano lasciati gli occhi aperti.
Tutti gli Orchi presenti si uniscono in cerchio intorno alla persona morta, alzano la testa verso il cielo e lanciano un potente ululato, che è stato descritto non come un lamento sul morto, ma un’esaltazione del vittorioso.

La credenza diffusa afferma che l’ululato è un avvertimento ai morti per l’arrivo di un guerriero in cielo.

Il corpo del soldato ora, liberato dal suo spirito, ha il valore di un guscio vuoto e per questo motivo gli si da la disposizione più conveniente e veloce. Non è data importanza alla sepoltura e il più delle volte il cadavere viene cremato.

Scoperte archeologiche recenti hanno evidenziato che gli Orchi una volta seppellivano attentamente i loro morti, s’ignora il motivo che li ha spinti a cambiare quest’usanza.
Il Rito del Ripudio viene, invece, effettuato quando un Orco si macchia di gravi colpe verso la comunità, oppure quando ha perso il suo onore.

La cerimonia porta alla morte sociale dell’Orco oggetto del Ripudio, che viene trattato dagli altri Orchi come se fosse inesistente, in quanto viene privato del proprio onore e nome.
Gli effetti ricadono sulle successive sette generazioni.

Il Rito inizia con una denuncia fatta al Consiglio degli Anziani con cui si mette in dubbio l’onore dell’accusato. Si pone in atto un processo durante il quale l’Orco denunciato è chiamato a difendersi dalle accuse. Se trovato colpevole la sentenza è unica, pena capitale.

La sentenza non è definitiva, è possibile presentare ricorso sfidando il Consiglio.
Tale azione può essere compiuta anche dal capoclan dell’accusato, in quanto il clan è ritenuto ugualmente colpevole dei crimini commessi da un suo membro e quindi sottoposto a sanzioni.
Secondo la Legge dell’Ereditarietà, un figlio dividerà gli onori ed i crimini del padre e ciò è valido fino alla settima generazione.

Il Rito formale è composto da un processo sommario durante la quale l’accusato o la famiglia deve dimostrare la propria innocenza. Tutte le prove devono essere presentate durante la procedura. Se alla fine viene riconosciuto colpevole viene giustiziato.

Un modo per evitare tale fine è accettare il Ripudio, il disonore su di sé e sulla propria famiglia; questa scelta è però raramente fatta da un vero Orco, che ha nell’Onore uno dei suoi valori più profondi.
Il Ripudio avviene quando l’accusato riconosce d’essere colpevole ed accetta il giudizio del Consiglio. Il capo del Consiglio degli Anziani dichiara allora che l’accusato è un codardo privo d’onore e poi ognuno dei presenti incrocia le braccia e gli volta le spalle.

È possibile anche se difficile, ristabilire il proprio onore, inoltrando la domanda al Portavoce del Consiglio dei Capi e presentando le prove della propria innocenza, se le prove vengono ritenute sufficienti - cosa molto difficile data la rigidezza dei funzionari Orchi - il Consiglio dei Capi può decidere se ridare nome e l’onore al guerriero.

La cerimonia comincia con un Annuncio del Capo del Consiglio che dichiara che l’Orco è stato accusato ingiustamente. Egli tira fuori il proprio pugnale, il guerriero lo stringe dalla parte della lama e successivamente il Capo del Consiglio pronuncia il nome del guerriero ridando così il nome e l’onore a lui ed alla sua famiglia.

Il Rito del Suicidio è chiamato anche "Tempo di Morire" e viene effettuato da un Orco quando una malattia grave, che produce invalidità o menomazioni fisiche, impedisce al guerriero di combattere; la malattia viene ritenuta disonorevole e, per non pesare sul Clan e sulla società, l’Orco si suicida volontariamente.

Ci si aspetta che, quando un Orco non è in grado di affrontare i propri nemici, si suicidi.
Il rito avviene con l’aiuto del figlio maggiore o di un amico fidato, che devono porgere all’Orco che vuole compiere il Suicidio il suo coltello da Guerriero, con il quale deve infilzare il proprio petto. Il figlio o l’amico estrarrà il coltello e lo pulirà sulla propria manica.

La religione orchesca è semplice: loro adorano il Dio della Guerra e spesso lo rappresentano come un Orco armato di una grossa clava; secondo le credenze più diffuse, il loro dio li guarda quando combattono ed, in base al loro comportamento in battaglia, decide se accettarli o meno nel Territorio Inesplorato, il corrispettivo del Paradiso degli Umani, dove ci sono divertimenti, femmine, battaglie, Elfi Neri da deridere e quant’altro si possa desiderare.

Se il loro comportamento è stato disonorevole la punizione che gli spetta è quella di dover tornare sul mondo per guadagnarsi l’aldilà sotto forma di Goblin.

Per questo motivo gli orchi detestano i Goblin, che vedono come Orchi falliti, ed i Goblin detestano gli Orchi per lo stesso motivo.

Scambiare un Goblin per un Orco – visto che anche i Goblin sono di carnagione verdastra - e chiamarlo in tale modo, equivale a cercare di farsi uccidere l’istante successivo.

Se date dell’Orco ad un Goblin e questi non cerca di ammazzarvi all’istante, vuol dire che c’è sotto qualcosa di molto grosso, oppure che siete cinque contro uno: i Goblin sono tutt’altro che stupidi e sanno che per sconfiggere un Orco ci vuole la forza di almeno quattro Goblin.
Gli Orchi non hanno pregiudizi nell’interagire liberamente con gli Umani, mentre considerano gli Elfi, i Nani e gli Gnomi infidi ed arroganti, persone di cui non ci si deve mai fidare.
Questo, ovviamente, rende difficili alcune situazioni.

A Lot l’Orco era l’alleato principale di Honorius già dai periodi della Vecchia Lot, dove era possibile incontrarlo frequentemente nelle Fogne; si pose anche al servizio di Nathamer quando, alla testa delle sue orde, comparve nelle terre di ExtremeLot. Anche se poco intelligente era decisamente forte. Veniva assoldato dal nemico dopo un lungo addestramento ed aveva una capacità di infliggere danni al difensore molto alta. Pur avendoli affrontati sui Monti delle Nebbie e sulle isole del Mare di Lot, l’Esercito Ducale si scontrò per la prima volta con gli Orchi in modo massiccio quando le forze di Honoris cercarono, al fine riuscendovi, di invadere la città attraverso le migliaia di cunicoli che formavano le sue Fogne. I Nobili, dopo le prime pesanti disfatte subite negli scontri con gli Orchi, dovettero nel giro di poco tempo armare anche pesantemente i propri Soldati affinché potessero contrastare queste figure in maniera più efficace. Ma le armi sono sempre state molto costose e facilmente usurabili, permettendo così il più delle volte l’inevitabile vittoria dell’Orco in caso di scontro frontale.

 

Myriam

Curatore della Storia