La Leggenda del Capitano Gedeone

 

Ultimamente ho voluto riflettere su quanto avviene a Lot; ho notato che alcuni Cittadini, come accade in tutte le città ricche ed opulente, sono dediti alla bestemmia, al vizio ed alla lussuria.

Non fu sempre così. Ci sono stati grandi uomini in passato che con il loro coraggio e grande abnegazione hanno reso famosa Lot e molti di loro sacrificarono la loro vita per essa.

Cosi, una mattina, ho preso il mio carro e mi sono a messo a girovagare per le terre di Extremelot, per ricercare le storie che si raccontano nei villaggi intorno a Lot, fino a raggiungere le estreme terre del Sud, alla foce del Fiume Azzurro; in qualche villaggio speravo di trovare un vecchio Marinaio appartenente alla gloriosa Marina del Granducato.

Dopo mesi e mesi di girovagare, ho raccolto poche cose importanti: alcune astuzie per difendersi dagli attacchi dei Goblin e degli Orchi, qualche scaramuccia, ma, in effetti, niente di particolarmente importante. Tuttavia, più scendevo verso Sud e più sentivo parlare dello “Sterminatore dei Goblin”.

Il fantasma del Capitano Gedeone! Finalmente pensavo di aver trovato quello che cercavo. Tornato a Lot sono stato parecchi giorni in Biblioteca, ricercando chi fosse questo Comandante Gedeone e cosi ho scoperto che era il Comandante del vascello “Principessa Lynessa”, nome che gli aveva dato in onore alla sua Principessa, che egli seguì fedelmente quando sposo il Principe Theon e che perì per la loro gloria.

Il Capitano Gedeone nacque a Tauand, fiorente cittadina ad Ovest di Lot, sul Fiume Bianco, dove apprese i primi rudimenti della navigazione. In giovanissima età, suo padre lo portò al ricevimento del Principe Thoiren ove vide per la prima volta la Principessa Lynessa e se ne innamorò perdutamente, ma, consapevole di non avere i requisiti per poterla avere, giurò sull’altare di Themis di difenderla per sempre. Così, per far fede al suo giuramento, si arruolò nella sua guardia personale “per la vita e per la morte”. Tuttavia al tempo in cui la peste flagellava Lot, decise, date le sue conoscenze marinare di arruolarsi nella Marina del Granducato per aiutare Lot.

Queste erano le conoscenze riguardo alla figura del Capitano Gedeone che ho trovato nei tomi della Biblioteca dell’Arcana Saggezza; ora spettava a me  tornare in quei luoghi e ricercare nuove informazioni.

Una sera, dopo mesi di cammino, attraverso la grande pianura, mi fermai vicino ad un ruscello che gorgheggiava scendendo tra le rocce, ed alla fine formava una pozzanghera non più grande di un salone. Fermai il mio carro vicino un’altura ed accesi un fuoco, preparai una cena con fagioli e carne secca; terminato il frugale pasto, tirai fuori una fiasca di vino e bevvi un paio di sorsi, m’accovacciai vicino la ruota e, forse a causa del vino, ma mi addormentai quasi subito. Incominciai a sognare … un sogno agitato; d’improvviso era come se fossi sveglio, sentivo il cavallo che era irrequieto andai di corsa al carro ed afferrai il mio spadone, mi accorsi che ero esposto alla luce del fuoco e mi spostai. Fu proprio in quel momento che un colpo d’ascia colpì il mio carro nel posto dov’ero prima, d’istinto misurai la distanza e lanciai un fendente: vidi una testa d’Orco rotolare vicino al fuoco; nella penombra non si scorgeva un gran che ed io menavo colpi alla cieca, convinto che era arrivata la mia ora.

Fu in quel preciso istante che un bagliore illuminò il mio carro e la zona vicina: vidi due Orchi e due Goblin. Sulla collina del ruscello apparve un cavaliere che montava un cavallo nero, ma la sua veste era bianca e sul petto aveva le insegne di Lot; emanava uno splendore particolare ed, in un primo momento, pensai che Themis in persona fosse venuta in mio soccorso, poi si senti un urlo lacerante ed il cavaliere, imbracciando una spada infuocata, si lanciò contro i nemici e ad uno ad uno li annientò, poi proferì una frase.

<<Dite a Lot che Io veglierò sempre sulla mia Principessa e sui suoi discendenti, come giurai sull’altare di Themis, per la vita e per la morte>> spronando il suo destriero sparì nella notte; stranamente subito dopo mi sentii tranquillo e sereno e dormii saporitamente. Al mio risveglio, del sogno resto solo il colpo d’ascia al carro, feci un giro intorno, ma nessun segno di lotte, né morti né teste tagliate … solo il segno dell’accetta nel mio carro.

Di buon mattino mi misi in cammino costeggiando il Fiume Azzurro. In quel punto le sponde erano distanti e da questo capii che ero quasi alla foce; notai alcuni pescatori sopra delle barche e domandai se c’era un villaggio vicino, mi dissero che ad un giorno di distanza verso Sud avrei incontrato il villaggio di Harracket e se spronavo al galoppo il mio cavallo in serata sarei arrivato di sicuro. Pensando al sogno della notte precedente non mi fermai nemmeno per pranzare; la mia mente tornava sempre a quel segno d’ascia rimasto sul carro e quella frase <<per la vita e per la morte>> mi rimuginava nel cervello. Dove l’avevo letta? Non mi veniva in mente ... 

Dopo il tramonto giunsi ad Harracket, la gente era ormai chiusa nelle case; in fondo al paese vidi delle luci vicino al fiume, c’era una taverna per viandanti e lì mi diressi per passare la notte.

Dopo aver sistemato il cavallo nella stalla, entrai nella taverna e salutai i presenti; cinque o sei persone erano sedute ai tavoli, io vidi un tavolo libero e mi andai a sedere. Poco dopo si avvicinò l’oste e mi chiese: <<Volete da bere o dovete desinare? Abbiamo dell’ottimo stufato di tacchino con patate>>. Distrattamente risposi: <<Si portatemi qualcosa, oggi non ho mangiato>> poi tornai a concentrarmi sui miei pensieri. Ecco c’ero arrivato! La frase era il giuramento che Gedeone fece sull’altare di Themis … quindi era lui il cavaliere del sogno. 

Con la coda dell’occhio vidi un vecchio marinaio con la pipa di terracotta in bocca che sogghignava, ma sul momento non ci feci caso e cominciai a mangiare poiché ero affamato.  Mentre mangiavo il vecchio marinaio si sedette al mio tavolo; gli chiesi se volesse cenare con me ma lui mi fece cenno di no con la mano, poi, posta la pipa in una ciotola, disse: <<Dovete sapere che qui non succede quasi niente e la sera qualche vecchio come me, racconta delle storie. Vi racconterò una storia di un grande Signore di Lot che è stato dimenticato, anche se lui ha sempre Lot in fondo al  cuore>>. Mentre l’anziano marinaio parlava si avvicinò l’oste che, interrompendoci, disse: <<Scusate Messere, se volete potete riposare nella stanza in fondo alle scale>>.

Risposi di sì con un cenno della testa, l’oste ritirò le posate e poi si allontanò.                                      

Il marinaio ricominciò il suo racconto.

<<Dovete sapere che quando il mare arrivava a Lot, la flotta del Commodoro Patryn era padrona assoluta di quelle immense distese d’acqua; poi scoppio la peste e le navi furono usate per la ricerca dell’erba medicamentosa. La rotta per raggiungere l’Isola di Palo era lunga, le navi isolate divennero presto prede di pirati ed orde d’Orchi e Goblin mandate dal malvagio Honorius. Il Comandante Gedeone era l’unico che con il suo vascello sapeva navigare nel delta del Fiume Azzurro, conosceva ogni ansa, ogni isolotto e tutte le secche, ed era capace di risalire fino a Harracket per rifornirsi di viveri e d’acqua>>.

Fece una lunga pausa, come per riflettere, poi ricominciò.

<<Quando il mare si ritirò da Lot, la Principessa (cosi chiamavano amorevolmente i marinai il loro  vascello) era ormeggiata nel porticciolo di Harracket e l’onda d’urto del maremoto non si percepì molto, tranne che per una strana alta marea.  Io in quel tempo ero Nostromo e lasciavo la nave raramente, solo di tanto in tanto per venire alla taverna a bere una buona birra fresca o dello squotiventre. Tenevo la mia Principessa sempre pronta a salpare al comando del Capitano. Infatti, dopo alcuni giorni, il Capitano dette l’ordine; uscimmo dal delta e prendemmo la rotta per Lot, arrivammo su coste a noi sconosciute ed il Comandante decise di fare rotta verso l’Isola del Sigaro dove trovammo otto superstiti della nave del Capitano Primax ed avemmo la triste notizia che egli era morto con il resto dell’equipaggio, esclusi coloro che avevamo raccolto. Fatto ritorno ad Harracket il Capitano Gedeone fece dotare tutte le imbarcazioni di grossi corni, in modo che, se avessimo avvistato barche o navi nemiche, la notizia sarebbe presto arrivata al villaggio>>.

 

Un’altra piccola pausa in cui il vecchio marinaio riaccese la pipa, tirando qualche boccata prima di ricominciare.

<<Per decenni attirammo barche e navi nemiche nelle secche, ove, non potendo più manovrare, li sterminavamo facilmente, facendo strage di nemici. Una notte, mentre il Capitano era a terra, un’orda di circa duecento Orchi e Goblin attaccarono il villaggio da Est ed egli diede ordine di far salpare le navi, per evitare di consegnarle ai nemici. Obbedii ai suoi comandi e ci radunammo al centro del fiume e, una volta al sicuro, attaccammo con dardi e frecce gli assalitori. Più il nostro Capitano mozzava teste e più ne spuntavano; nonostante fosse ferito in più parti del corpo resistette a lungo gridando una sola frase: “Per la vita e per la morte!”. Quando furono decimati nel numero sbarcammo in forze e li finimmo; raccolsi subito il mio Capitano morente che apri gli occhi per un attimo e, con un filo di voce, mi disse: “Ricorda sempre Nostromo … Per la vita e per la morte”>>.

Il marinaio poi, come risvegliato dai suoi nobili ricordi, si rivolse a me dicendo: <<Si è fatto tardi. Andate a dormire ora, domani vi racconterò una nuova storia>>.

Effettivamente ero stanco, cosi salii le scale e andai a riposare.

Il mattino seguente chiesi all’oste dove avrei potuto trovare il Nostromo del Capitano Gedeone ed egli m’indico una collina.

<<Lassù. E’ morto sette anni fa … Veniva spesso la sera a raccontare le sue avventure, ma un giorno lo trovammo morto sul cassero, teneva in mano una pergamena, era vergata con il suo sangue e c’era scritto: “Per la vita e per la morte mio capitano”>>.

Quella mattina feci un giro nel villaggio, nel porto erano ormeggiati parecchi battelli ma non vedevo quel vascello; mentre preparavo il mio carro per rientrare a Lot, domandai allo stalliere che fine avesse fatto il vascello del Capitano Gedeone. Si allontanò e parlò con l’oste e questi con il fabbro, poco dopo tutti gli abitanti si erano riuniti al centro del villaggio. Il fabbro mi fece cenno di seguirlo e tutti insieme ci siamo messi in cammino.

Dopo due ore di cammino raggiungemmo un’ansa del fiume; verso Est un canale s’infilava nel fitto della vegetazione, in fondo, nascosto, c’èra il vascello del Comandante Gedeone, la “Principessa Lynessa”. Promisi che non appena sarei arrivato a Lot del Capitano e dei suoi valorosi marinai tutti avrebbero cantato le gesta e, felici per le mie parole, come riconoscimento mi consegnarono il foglio di pergamena scritta dal Nostromo con suo sangue.    

 

Jaguel

Adepto dell’Arcana Saggezza