La Vecchia Lot

Il Pozzo del Fato

 

Il tempo trascorreva inesorabilmente anche per il Granducato, seguendo il naturale corso degli eventi; la Peste era sta definitivamente debellata, il mare di Lot era scomparso, gli attacchi dai Monti Nebbiosi si facevano sempre meno numerosi.

Una strana calma apparente aleggiava sulla Cittadella, infondendo coraggio e serenità nei cuori dei suoi abitanti.

Quella fastidiosa sensazione d’oppressione e malvagità che spesso sovrastava l’intero Granducato sembrava sparita per sempre. Il popolo era certo che finalmente sarebbe potuto tornare a vivere in pace.
L’Inverno trascorse senza troppi problemi e tutte le attività commerciali tornarono pian piano a rifiorire.

Venne la tanto attesa Primavera: i fiori sbocciavano per godere del tiepido sole, il bestiame procreava moltiplicandosi di numero, le messi promettevano abbondanti raccolti ed i lottiani avevano persino il desiderio di lasciarsi andare ad effusioni romantiche tra gli splendidi viali dei Giardini delle Delizie.

Ma un giorno un fanciullo fece una scoperta che avrebbe ancora una volta segnato il destino di Lot. Dal Pozzo del Fato, rinomato per essere fonte di monete d’oro per i più fortunati, provenivano strani e sospetti rumori. In brevissimo tempo la notizia si sparse e, passando di bocca in bocca, rapidamente giunse anche alle orecchie degli alti gradi dell’Esercito Ducale.

Si decise di  fare chiarezza su quello che, ormai, era divenuto l’argomento più discusso in ogni luogo d’incontro della Cittadella, creando forti stati d’apprensione e qualche episodio di vero e proprio panico. Un piccolo gruppo di coraggiosi volontari si calò, dunque, all’interno del Pozzo del Fato e scoprì ciò che nessun lottiano avrebbe mai più voluto vedere: intere truppe di Goblin ed Orchi occupavano completamente le Fogne.

Per tutto il lungo periodo invernale avevano scavato indisturbati sotto i Monti delle Nebbie fino ad arrivare alle Fogne di Lot e, da lì, avrebbero avuto facile accesso alla Cittadella in superficie, tramite il Pozzo che, a quel punto, non era più fonte di guadagno, ma d’accertata sventura.

Ci si rese conto che tutto faceva parte dell’oscuro disegno di Honorius; la Peste aveva tenuto occupati i Cittadini all’interno delle mura, le sortite via mare avevano distratto l’attenzione dell’Esercito dalla sorveglianza sui Monti  e questo aveva permesso al Male di portare avanti il suo perfido piano di conquista.

I primi Soldati che si calarono nelle Fogne, passando attraverso il Pozzo del Fato, si trovarono a dover combattere in condizioni totalmente diverse da ogni precedente campagna bellica.

Una volta entrati nel Pozzo si scendeva lungo un’antica scalinata in pietra, i cui gradini erano stati consumati da secoli d’erosione e resi viscidi dall’acqua che trasudava copiosa da tutte le pareti; giunti in fondo si arrivava all'inizio dei cunicoli, dove decine di diramazioni rendevano difficile l’orientamento e dove occorreva sempre stare attenti a non trovarsi isolati, per non diventare facili prede del nemico.

Le pareti erano di solida roccia e sembravano avere la stessa età del mondo, mentre il soffitto era a volta, curiosa testimonianza dell’estro creativo di colui che le aveva progettate. Il fetore era insopportabile ed ovunque aleggiava una densa nebbia verdastra che limitava fortemente la visibilità; il più delle volte lo scoprire troppo tardi il giungere di qualche nemico era stato fatale anche ai più valorosi difensori di Lot. Ci si muoveva sempre con tutti i sensi all'erta e, dopo un po', occorreva ricevere il cambio, perché non si riusciva a sopportare per lungo tempo una tale continua tensione.

Il diramarsi delle gallerie consentiva ai suoni ed alle voci di viaggiare velocemente, ma, per contro, impediva di capirne con precisione la provenienza e, spesso, questo rappresentava un grosso problema quando si cercava di portare aiuto a chi lo invocava con voce sempre più flebile.

Rumori di battaglia, urla strazianti, richieste di soccorso, gemiti d’agonia: questi erano i suoni che tenevano compagnia ai valorosi Soldati che si avventuravano nel Pozzo del Fato.

Il periodo di pace e la parziale smobilitazione dell'Esercito, aveva reso meno pronti i combattenti a rispondere alla minaccia che stava sopraggiungendo: la comparsa di Goblin, seguiti da Orchi ed, infine, gli  Skertl.
Gli Skertl erano l’ultima orribile creazione degli Stregoni di Honorius, nata dall’incrocio tra un topo ed un pipistrello ma con dimensioni davvero enormi, paragonabili a quelle di un piccolo Drago. Avevano la testa piccola, tipica dei roditori, ma erano dotati di lunghi ed acuminati artigli e di robusti ed affilati denti; il loro morso ed i loro graffi erano velenosissimi e questa loro peculiarità li rendeva davvero pericolosi da affrontare. A questo si aggiungeva il fatto che avessero le ali e che, spesso, venissero usati per trasportare anche fino a quattro Goblin in una volta sola.

I Soldati che si calavano attraverso il Pozzo del Fato, si apprestavano ad affrontare il nemico dotati d’armature e forza assolutamente inadatte; per tale motivo in brevissimo tempo l’Infermeria della Caserma fu piena di feriti che venivano curati alla meno peggio, per poi essere rimandati in fretta sul fronte bellico.

Mentre, dopo una naturale sorpresa iniziale, l’incontro con un topo di Fogna o un Goblin si poteva risolvere con buone probabilità di successo, lo scontro con un Orco, o peggio ancora con uno Skertl, era per un Soldato una vera prova di coraggio, dalla quale, quasi sempre, usciva sconfitto.

Fortunatamente il sistema di soccorso medico era abbastanza efficiente: i Maghi ed i Druidi di Lot riuscivano, tramite portali magici, a trasportare i malcapitati nell'Infermeria della Caserma; sfortunatamente ciò, pur limitando i danni, non impediva a molti valorosi di soccombere negli scontri.

In breve tempo, tuttavia, iniziarono a distinguersi Ufficiali sempre più validi e l'Esercito lentamente si riorganizzò, riuscendo a  riprendere l'iniziativa ed aumentando anche sensibilmente il numero dei propri uomini che arrivarono prima a mille, poi a duemila … ma la crescita aumentava di pari passo con i successi e sul finire degli scontri, possiamo dire con certezza che l'Esercito poteva contare su oltre settemila valorosi uomini.

Di giorno le Fogne erano un campo di battaglia in cui si scontravano forze numerose, ma i momenti più duri per i Soldati erano le ultime ore della notte, quelle prima dell'alba, quando, pochi uomini mantenevano il presidio e facevano diga alla pressione degli attaccanti.

In quelle ore della notte, chi scendeva le scale del Pozzo del Fato, sapeva che avrebbe affrontato forze molto ingenti e che sicuramente non ne sarebbe uscito indenne.

Entrando si salutavano i pochi presenti, si ricevevano le ultime disposizioni e si dava il cambio a qualche ferito che veniva trasportato via; poi iniziava un interminabile turno di guardia, durante il quale ci si adoperava in un’infinita serie d’appostamenti, attenti a qualsiasi rumore giungesse attraverso quella nebbia verde che sempre avvolgeva ogni cosa.

Si bisbigliavano poche parole quando s’incontrava un altro Soldato, bisognava stare attenti a non fare rumore perché di sicuro il silenzio faceva la differenza tra la vita e la morte; ci si muoveva veloci tra i pochi ripari che quelle gallerie offrivano, si passava dall'immobilità assoluta al più feroce dei combattimenti, in cui uno dei due contendenti soccombeva, per poi riprendere, se si era fortunati, la serie degli appostamenti.

I Fabbri dell'Armeria Ducale, consci dell'inferiorità delle armi dei Soldati, iniziarono a produrne di nuove e più efficaci, che permettevano di affrontare con un po' più di sicurezza Orchi e Skertl, ma il loro elevato costo e l'usura cui andavano incontro, spinsero molti a tornare alle armi di cui erano dotati in precedenza.

I Soldati feriti, venivano dimessi dall'Infermeria non appena erano in grado di combattere, il resto delle forze andava recuperato consumando abbondanti pasti in Taverna; ma alla lunga la maggior parte dei combattenti non aveva neppure più il tempo di passare alla Taverna ed appena usciva dall'Infermeria, tornava subito a scendere le scale del Pozzo del Fato, pronta a dare la propria vita come tributo per la libertà.

Il prolungarsi nel tempo della guerra, causò moltissime vittime tra la cittadinanza di Lot; molti non sopravvivevano a lungo a quei continui scontri nel buio del sottosuolo, ma ci fu chi emerse grazie all’impegno portato nel combattimento e poi si distinse anche nella vita della città.
Naturalmente qui non possono essere citati tutti quei valorosi, ma alcuni meritano di esser nominati.

Primo tra tutti il Generale Danish che, sebbene validamente appoggiato da una schiera d’Ufficiali di tutti i gradi, era presente tra i suoi uomini giorno e notte: sempre in prima fila negli scontri è stato un vero baluardo contro il nemico dilagante.

Il capitano Turchese, onnipresente dove lo scontro era più duro e prima donna a raggiungere quel grado, poi portato con onore da molte altre Dame del Granducato. Quando la s’incontrava, tranquilla e sicura, magari con ancora sull'armatura i segni dell'ascia di un Orco, ci si sentiva più forti e pronti a riprendere il combattimento anche se stremati.

Poi vi fu un nutrito gruppo di Capitani che si erano formati sopravvivendo a migliaia di scontri, tra cui possiamo citare Maccloud, Sofronia, Squirrel, Valery, Exlion, Pesos, nightmare, Appro, Nerone8382, Vegeta, Selen e quelli che, oltre partecipare ai grandi scontri diurni, combattevano da soli nelle ultime ore della notte, sorprendendosi di ritrovarsi ogni mattina ancora in piedi e con una spada in mano, come Prometeus ed Althair, o come il Brigadiere Mariamarea, che ogni notte arrivava in città da un continente lontanissimo solo per mettere al servizio di tutti la sua spada ed il suo coraggio.

La battaglia nelle Fogne sembrava non avere mai fine, le due fazioni si combattevano incessantemente ma nessuna delle due sembrava riuscisse ad avere il definitivo sopravvento sull’altra.
La guerra continuava e adesso, oltre che nelle Fogne, era ricominciata anche a pochi passi dalle sue mura.

L'Esercito del Granducato era forte, Maghi e Druidi giungevano da terre lontane a portare le loro arti, ma l'esercito nemico era più numeroso e motivato di prima, sembrava quasi un branco di quegli stessi lupi che tempo prima si erano avventurati verso la città spinti dalla paura della Morte e del Dolore.

Althair, Sommo Detentore dell’Arcana Saggezza

Shanty, Depositario dei Segreti della Storia