Miti e Leggende
I Luoghi della Vecchia Lot
~ Il Ponte degli Addii ~
Si dice che ogni leggenda abbia un fondo
di verità, ma in ogni leggenda che si rispetti vi è anche una
parte che scaturisce dalla fantasia ... in quello che m’ appresto a raccontarvi
non è dato sapere fin dove arrivi l’una e dove cominci l’altra
… ma ciò che si narra dell’antico Ponte degli Addii è
oltremodo affascinante.
Si narra che, ancor prima dell’edificazione della Cittadella antica, il
fiume che, discendendo lungo le pendici dei Monti delle Nebbie portava le sue
burrascose e fresche acque fino al mare, fosse in quel punto stranamente cheto,
sì cheto da permettere alle carovane di Viandanti un guado sicuro.
Fu un Elfo di nome Amanrod che, con la sua stirpe, edificò ciò
che, per quanto rudimentale, oggi potremmo definire un ponte, con i tronchi
degli alberi della foresta ancora incontaminata che si trovava poco distante
dal punto in cui le acque scorrevano in quel tranquillo ed insolito fluire.
Uno di quei tronchi, resistente oltremodo all’usura e al tempo, ancora
oggi viene conservato presso la Biblioteca dei Detentori dell’Arcana Saggezza,
fucina di reperti e nozioni storiche come vuole la tradizione, e su di esso
si possono ancora distinguere le incisioni delle iniziali di Amanrod e della
sua amata Alkharma, Elfa la cui bellezza ha travalicato il tempo ed ancor oggi
è decantata.
Molti secoli dopo la sua costruzione, con l’avvento dei primi lottiani,
il ponte legnoso venne sostituito da una solida costruzione in muratura, che
permetteva di raggiungere le banchine del Porto dal Borgo del Commercio in pochi
passi.
Ciò ne fece importante sito d’osservazione della salpatura e dell’approdo
delle numerose imbarcazioni che a quel tempo solcavano il Mare di Lot, sia alla
ricerca di cibo, che alla ricerca di quella Spezia così preziosa per
la cura della Peste.
I Marinai all’epoca non avevano vita facile poiché tante erano
le insidie che si celavano nelle fredde acque; era difficile persino uscire
dal Porto, a causa della densa nebbia che scendeva dai Monti delle Nebbie, stanziandosi
sulle acque a perenne monito del pericolo.
Difficile era persino riuscire a raccogliere abbastanza Spezia e poi ritornare
tranquilli a casa.
Fu proprio durante una di queste spedizioni che il Ponte venne ribattezzato.
Sidèl era un bravo Marinaio, un Umano coraggioso ed un amante generoso:
tanto focoso da non riuscire ad avere una sola donna alla volta … dopo
ogni ritorno a casa, infatti, la sua vita era un continuo via vai dalle taverne
e dalle abitazioni di gentil dame.
Non si sa se a torto od a ragione, ma la sua fama d’amatore era tale che
Sidèl si trovava costretto a dedicarsi a lunghi periodi di navigazione,
sia per la necessità di riprendersi fisicamente dalle sue prodezze, sia
per far sì che, gli sfortunati mariti, si dimenticassero almeno temporaneamente
di lui.
Ad ogni dama dava appuntamento in luoghi diversi, per evitare che ci fossero
problemi e per eludere quella gelosia e quelle malelingue, che avrebbero potuto
molto facilmente fare di lui carne per i Troll.
Partendo quindi dalle porte a Nord - Ovest e contando cento passi egli distribuiva
con scaltrezza le sue conquiste. V’è una canzone, che i Bardi cantano
spesso nelle loro serate, il cui ritornello cita:
“Uno, Due, Tre, Quattro, Cinque
… Dieci … Cento passi ...
Son Marinaio, io non porto il saio”.
E’ possibile che quest’Umano,
la cui astuzia era seconda soltanto al suo impeto, potrebbe forse esserne l’ispiratore
… l’istrione …
Per anni ebbe tutto sotto controllo, nessun problema serio se non qualche rapida
fuga ogni tanto: ma questo faceva parte della vita di un Marinaio, così
come un calamaio fa parte di quella di un Saggio.
Una notte, durante una festa in Taverna, il Capitano di Vascello Gedeone, vedendo
il clima favorevole ad un nuovo viaggio, chiamò a raccolta i suoi Marinai
prima del previsto e Sidèl, che tutto avrebbe potuto fare tranne che
esimersi dal salutare le sue compagne, preparò dieci pergamene: una per
ogni Dama, con tanto di minuziosa descrizione sul luogo d’incontro, dieci
luoghi diversi, ciascuno dei quali distava esattamente cento passi dall’altro.
Amando le sorprese il Marinaio preparò un’ulteriore pergamena con
i nomi delle Dame ed incaricò un fidato amico, tal Kendot di nome Dròr,
di consegnarle una ad una, senza però indicargli un preciso ordine e
lasciando che fosse lui, o forse semplicemente il caso, a stabilirlo …
Non aveva mai usato l’amico come messo, ma la sua fiducia era estrema,
così, con tutta calma, s’incamminò verso la Porta di Nord
- Ovest, la meta del primo incontro.
Dròr quella sera, alticcio oltre misura, non trovando acciarini nelle
sue saccocce per accendere l’erba pipa, usò una ad una le pergamene
consegnategli dall’amico Sidèl.
Rimasero solo la pergamena del Ponte e quella degli indirizzi delle Dame, così
il messo occasionale, non rendendosi pienamente conto del guaio combinato e
non conoscendo il contenuto delle altre missive, fece altre nove copie di quell’unica
rimasta e poi le consegnò personalmente alle dieci Dame, una per ciascuna.
Fu proprio così che a tutte fu indicato lo stesso loco d’incontro:
il Ponte.
L’ignaro Sidèl, dopo aver atteso invano le varie amanti lungo il
percorso che da Nord portava al Mare, maledicendo tra sé e sé
l’amico pasticcione e nella convinzione che questi non avesse consegnato
proprio nulla, giunse, infine, imbronciato al Ponte dove, con grande sorpresa,
vide lo schieramento delle dieci agguerrite pulzelle.
Il Ponte non era mai stato cosi affollato, tutte avevano nelle mani la stessa
pergamena di Sidèl ... lo sbaglio più grande, l’errore maestro,
era stato commesso: lo stesso appuntamento era stato dato a tutte le donne.
Le Dame tradite, ormai in preda alla rabbia per aver scoperto di non essere
l’unico amore dell’Umano, erano pronte alla battaglia, così
quella che, inizialmente, era nata come una confusa cagnara, ben presto si trasformò
in una violenta discussione. In pochi istanti tra le dieci creature ed il Marinaio
cominciarono, dapprima, a volare gli insulti, per poi passare alle mani ed al
lancio di qualsiasi oggetto capitasse a tiro.
La fuga di Sidèl verso la nave che, fino a quel momento, sovente ai suoi
occhi era apparsa come negazione della libertà ed ora rappresentava per
lui l’unica via di salvezza, fu incredibilmente veloce, tanto che una
lepre al suo confronto si sarebbe potuta considerare lenta ...
Giunto a bordo, in salvo dalle percosse, Sidèl non poté fare altro
che salutare mestamente le sue Dame, riconoscendo, tra l’altro, i mariti,
ormai accorsi in massa richiamati dall’insolito trambusto.
In quella sera buia, illuminata solo dalla luce tenue della luna, Sidèl
diede l’addio definitivo alle sue amanti ed alla città di Lot:
nessuno più lo rivide all’interno del Granducato e, da quel giorno,
il Ponte, per volere delle numerose fanciulle, venne ribattezzato “Ponte
degli Addii”.
Con Sidèl se ne andò da Lot un pezzo di cuore d’ogni Dama,
ma in ognuna rimase la consapevolezza che in quel luogo un fazzoletto bianco
avrebbe dovuto sempre sventolare legato ad un’asta … simbolo dell’amore
… simbolo dell’addio.
Juza
Conservatore della Storia Secolare

|