SPEDIZIONE DEI MERCANTI A TAUAND

Era il 22° giorno del 12° Mese dell’Anno VII dalla Fondazione del Granducato quando partì un’importante spedizione, finanziata e commissionata da tutta la Masseria di Lot, che vi prese parte.

Non furono solo loro i partecipanti a tale missione: altri esponenti di Gilde e Mestieri si aggregarono in seguito, per il fine comune di trovare delle materie prime che sarebbero state utili per la ricostruzione del Tempio di Themis, precedentemente distrutto dalle forze di Simeht.

La spedizione era verso la città di TAUAND.

Quel giorno era una serata tiepida, nonostante la pioggia dei precedenti scorsi avesse imperversato a lungo sul Granducato. Il suolo del bosco era ben protetto e drenato, aveva trattenuto ogni piccolissima goccia d’acqua, indi il terreno risultava morbido e profumato ai cittadini che sostavano nel Bosco dei Lupi.

La solita brezza montana soffiava leggera, portando con se il profumo dei pini di montagna e delle magnolie che erano già in fiore. Un profondo buio si stendeva sulle terre d’Extremelot mentre in cielo brillavano solo poche visibili stelle.

Nei pressi dei cancelli della Masseria vi era movimento inconsueto per quell’ora serale. In lontananza si udì il grido stridulo di un gufo, che si apprestava ad iniziare la sua abituale caccia.

Nella foresta non v’era silenzio, gli animali notturni uscivano dalle loro tane, alla ricerca di nutrimento per i nuovi cuccioli che la primavera aveva portato con sé.

Un gruppo variopinto si stava formando accanto ai cancelli della Masseria. Tutti accomunati da un unico intento si osservavano e salutavano provando a conoscersi nel tentativo di formare un’ alleanza per affrontare la prova che, gli sarebbe inevitabilmente toccata.

Le fronde degli alberi si ergevano a difensori della Foresta, stormivano leggermente sotto il soffio della brezza montana che li solleticava e stuzzicava quasi scherzosamente.

Nei pressi della Masseria i carri erano stati rapidamente allestiti, mentre giungeva un numero crescente di cavalieri per partecipare alla spedizione che li avrebbe condotti oltre le mura della cittadella.

Il tempo incalzava e la partenza per il gruppo che si stava formando non era più rimandabile. Il viaggio sarebbe stato lungo e faticoso. Per fortuna, o per amore di qualcuno più alto e imperscrutabile, il tempo sembrava essersi volto al meglio, l’aria era tiepida ed il terreno asciutto.

Fra i componenti della compagnia passavano parole d’incoraggiamento. Parole che confortavano il cuore e gli animi, infondendo coraggio e fiducia. Si attendeva ancora con ansia il segnale di partenza, un’attesa lunga.

Le cavalcature sembravano essere impazienti di prendere la via che li attendeva. Sbuffavano e mordevano il freno, cercando si sfuggire al morso dei loro cavalieri. Solo i pazienti e dolcissimi cavalli da traino che erano stati messi al giogo attendevano fiduciosi.

Nel cielo l’astro lucente non era visibile, coperto da una strana nube oscura. Erano visibili solo poche e rade luminose stelle, poste ai margini di quel firmamento. La brezza continua ad insinuarsi nelle vesti della gente presente al Bosco dei Lupi.

Un latrare lontano si udiva provenire da lunga distanza. Forse due cani cercavano di prevalere l’uno sull’altro per il comando del branco. A quel latrare rispose subito il frullare delle ali di un rapace notturno, che si alzava in volo nel cielo scuro.

Finalmente i cancelli della Masseria si aprirono e fu possibile per il gruppo convenuto nei suoi pressi, vedere emergere dalla Masseria alcuni carri. L’ora della partenza era scoccata.

Il gruppo ormai quasi al completo si apprestava quindi a muoversi, la direzione era chiara ormai, i carri facevano da guida e la direzione da seguire era il sentiero che conduceva ad Ovest.

Tutto era pronto e finalmente il gruppo iniziò ad incamminarsi, seguendo i carri. Persino i cavalli sembrarono lieti di aver terminato la loro lunga attesa. Nello stesso tempo ordinatamente i cavalieri si disposero in una lunga fila diretta verso Ovest.

Dopo un lungo e tortuoso cammino attraverso il Bosco dei Lupi, la carovana ora si trovava a percorrere un sentiero che a Sud della cittadella, conduceva verso ovest. Ancora più a Sud lontano nella pianura occhieggiavano le luci di Telthatown e di fronte ai pazienti cavalli che conducevano i carri della masseria si apriva la Gola di Pandrias, ancora imbiancata, sulle cime, dalle nevi rimaste l’ultimo inverno.

I cavalli pazienti trainavano i pesanti carri, procedendo con passo lento ma costante, al pari del somarello Cicillo che stranamente quella sera non era recalcitrante, costringendo così le cavalcature ben più veloci dei cavalieri a mantenere il passo dietro di loro.

Di fronte alla carovana che procedeva lentamente si propose un ostacolo previsto seppure superiore alle attese. Il Fiume Azzurro, che da Nord scorre verso Sud-Est era ingrossato dal gelo primaverile e le acque scorrevano tumultuose. Gli uditi più sensibili di alcuni avevano già percepito questo flusso acquitrinoso.

Il sentiero proseguiva e condusse i viaggiatori verso il fragile ponte che atraversava il fiume in piena. Il fiume era ancora invisibile ma il suono della corrente cresceva d’intensità.

Improvvisamente lo videro, oltre una curva, il famigerato Fiume Azzurro. L’acqua scorreva ruggendo fra le sue rive mentre il sentiero piegando verso Sud lo costeggiava per un breve tratto.

Le onde s’infrangevano sui pilastri del fiume creando vortici e mulinelli. Grossi spruzzi di schiuma bianca si sollevarono verso l’alto mentre la forza del fiume cercava di abbattere quell'operato dell’uomo che lo intralciava nel suo procedere verso il mare.

Il sentiero terminava laddove iniziava il ponte e chi era in possesso di una vista acuta poteva notare che esso riprendeva oltre il ponte, largo appena per il passaggio di due carri o di una coppia di cavalieri.

Intanto gli sguardi dei presenti erano posati sul nano Sabnak, speranzosi di sapere da un abile Aspirante Carpentiere come lui, il modo per attraversare l’instabile ponte.

Alla fine una soluzione fu trovata. Non avrebbero fatto passare più di un carro per volta e prima di farlo l’avrebbero dovuto alleggerire.

Iniziarono le operazioni, le botti piene di viveri, furono fatte rotolare lungo il ponte, in modo da farle arrivare integre dall’altra parte.

A molti il coraggio sembrava mancare, ma quella era l’unica via per proseguire, altrimenti il ritorno a Lot sarebbe stato inevitabile.

Intanto le acque continuavano il loro percorso, riempiendo l’aria di un rombo costante. Spruzzi colpivano le sponde ed il ponte che rimaneva distante dal pelo dell’acqua solo di un paio di metri.

Il cavallo di Elven si apprestò a salire sul ponte se pure recalcitrante. Sotto i suoi zoccoli il legno pareva tenere,non v’erano scricchiolii minacciosi, l’unico imprevisto era la scivolosità dovuta ai continui spruzzi che a tratti invadevano la carreggiata.

Subito dietro Elven, il Cavaliere Della Dea Themis Kelsen non si lasciò sopraffare dalla paura. Con passo deciso e sicuro il cavallo ben addestrato superò il ponte senza alcun problema. Lentamente così i due cavalieri riuscirono a superare il ponte sotto il quale l’acqua sembrava volerli ghermire ottenendo l’unico esito di bagnarli da capo a piedi. Due alla volta i cavalli con i loro cavalieri superarono lo scivoloso ostacolo.

Lentamente ma costantemente il gruppo si riformò sull’altra sponda, laddove il sentiero riprendeva il suo cammino verso Ovest.I carri attendevano pazientemente che arrivasse il proprio turno. La merce era spinta o trasportata in volo oltre l’ostacolo del fiume,mentre Arkanius si apprestava a far attraversare il ponte al primo carro della lunga carovana. Anche Lythis ed Auriendel superarono senza difficoltà l’ostacolo, andando ad aggregarsi al gruppo formatosi sulla sponda opposta a quella ove erano partite.

Trainando il docile cavallo che portava il primo carro, Arkanius s’ inoltrò sul legno bagnato del ponte. Non appena tutto il peso del carro si posò sul ponte, fu subito udibile al Cavaliere uno scricchiolio inconsueto. I passi del cavallo, tenuto da Arkanisu,proseguivano lenti,il ponte lasciava udire tutta la sua sofferenza,mentre anche Jigoro era passato sull’altra sponda. La via sembrava infinita ad Arkanius, che pure cercava di mantenere la calma necessaria per condurre al meglio il carro, che era giunto nel mezzo del ponte.

Tutti osservavano speranzosi e pregando che l’attraversamento fosse andato nel migliore dei modi. Finalmente il carro condotto da Arkanius raggiunge la sua meta, l’altra sponda. Tutti a quel punto tirarono un lungo e liberatorio sospiro di sollievo. Dopo si apprestarono a superare l’ostacolo i Cavalieri della Dea Themis. Asteria accompagnò il Primo Cavaliere Who, lungo l’impervio sentiero.

Quando i due Cavalieri raggiunsero l’altra riva incolumi,fu la volta del secondo carro, trainato dal somarello Cicillo che non pareva molto felice di dover attraversare quel ponte ma Leylia ed Eloin,lo convinsero con le buone o con le cattive a lanciare il cuore oltre l’ostacolo.

L’acqua continuava a lanciare il suo grido nella buia notte. La schiuma s’infrangeva appena poco più sotto della passerella. Il somarello Cicillo sembrava recalcitrare, ma la voce di Leylia lo incitava e forse al di là del ponte lo attendeva qualche carotina croccante.

Così finalmente si decise a imboccare il ponte trainando il suo carretto. Nuovamente si udirono scricchiolii sinistri, ma il ponte reggeva. Il gruppo ormai al completo sull’altra sponda attendeva speranzoso. Il secondo carro superò il ponte e tutti si tranquillizzarono.

Fu il turno dei Leoni e con il ponte ormai libero Ravel e Gladiash riuscirono a passare sull’altra sponda. Lyelia felice, sorrise verso Cicillo,ce l’aveva fatta a passare il ponte e come premio gli donò uno zuccherino e una carotina,felice il somarello ragliò verso di lei.

Anche gli ultimi della fila avevano finalmente attraversato il ponte e per fortuna non v’era stata alcuna vittima o perdita. Il sentiero piegava ancora leggermente verso Sud evitando la pericolosa gola di Pandrieas inerpicandosi sui monti verso un passo più agevole, “Il Passo Delle Capre” La carovana lasciò con piacere dietro di sé le insidie del fiume in piena, proseguendo lesta sul sentiero.

Ben presto anche il Passo delle Capre fu superato senza particolari intoppi. Di buona lena la carovana proseguì il suo cammino attraversando il passo contornato da alte cime coperte di verdi e gigantesche piante secolari. Uno spettacolo bellissimo si mostrò dinanzi agli occhi dei viaggiatori, oltre la loro immaginazione. A volte il Fato può togliere davvero il fiato per le sue creazioni, frutti di Gaia.

Lentamente il sentiero piegava verso Ovest mutandosi in una morbida discesa che mostrò agli occhi dei carovanieri una distesa verde e rigogliosa. Nella vasta vallata la vista acuta degli Elfi,riuscì ad intravedere la sagoma di una costruzione,poco più di un rudere.

La stanchezza all’interno del gruppo di viaggiatori cominciava a farsi sentire, erano in viaggio da molte ore e avevano bisogno di un po’ di ristoro.

Il sentiero condusse la carovana proprio nei pressi di quel rifugio improvvisato,il rudere di un’antica fattoria. Quest’ultimo sembrava abbastanza grande da contenere tutta la compagnia senza temere la possibilità di ulteriori attriti. Il casolare diroccato non sembrava essere abitato da nessuno,tutto era silenzio nei suoi pressi.

Dietro la porta che ormai non esisteva più si apriva un cortile invaso dall’erba, ove i cavalli trovarono riparo. Oltre questo spiazzo si poteva notare la casa vera e proprio buia e silenziosa. Il Primo Cavaliere della Dea Themis smontò dal cavallo e mosse il passo verso l’ingresso per vederne la struttura, in questo modo la carovana andò, seppure lentamente, a prendere possesso del casolare diroccato.

Così tutti i carovanieri passarono la notte in quel casolare,che era più sicuro rispetto allo stare in aperta vallata. Al risveglio la vallata nella quale era situato il casolare,si aprì agli occhi dei viaggiatori con inimmaginabile bellezza. Il Sole era alto nel cielo e la temperatura era ottima. Le condizioni migliori affinché si potesse riprendere il viaggio in tranquillità. Il sentiero si mostrava chiaro e ben battuto.

Il cielo era terso e senza nubi. La brezza trasportava un lieve profumo di fiori di campo, inebriando in questo modo i viaggiatori. Lentamente la compagnia si ridestò e fu nuovamente pronta per riprendere il viaggio. Si sentiva il lieve pigolio degli uccelli che libravano liberi nel cielo.

Lungo il sentiero da dove la carovana era venuta, si iniziò ad avvicinare una figura a cavallo, che parve essere il Chierico Scratch, ch’era in groppa ad un unicorno nero. Molti dei viaggiatori ancora dormivano sui carri e mentre i cavalli senza cavalcatura venivano aggiogati sul retro dei carri stessi, tutti furono pronti per riprendere il viaggio.

E finalmente anche i carri sembravano aver trovato i loro guidatori esperti. Il primo, quello trainato dal docile cavallo, era condotto da Desdemone e Kleopatra , mentre sul secondo, portato dal coraggioso Cicillo, alla guida c’era Maab. La carovana ora poteva riprendere il cammino.

Il sentiero proseguiva, stavolta diritto e contornato dai rigogliosi prati in fiore verso l’uscita della vallata. Oltre v’era la Pianura delle Acque. Mentre la carovana proseguiva nel suo cammino, dietro di essa si alzava una lievissima nuvola di polvere, sollevata dal terreno arido del sentiero. Lentamente ma costantemente la vallata si stringeva sin quasi a congiungersi, lasciando così libero il passaggio per il sentiero.

Oltre la nuova gola si estendeva. Proprio mentre la carovana stava attraversando questa gola, nell’aria echeggiò un grido lungo le falde dei monti.

Al primo lugubre urlo ne seguì un secondo, proveniente dal lato opposto. Si udì il movimento di grossi corpi in corsa che smossero le foglie ed ecco che, comparì il primo mostro. Dalla destra della carovana in corsa folle, apparve un corridore delle rocce. Un secondo corridore comparì anche a sinistra.

Erano grandi all’incirca come un cavallo e forniti di un becco affilato e artigli feroci. L’obiettivo dei mostri non era combattere gli umani,bensì andare verso Cicillo,per cibarsi di lui. Il Detentore Jigoro tese la corda dell’arco e puntò sul primo mostro, scagliandola, speranzoso di colpirlo.

La freccia scagliata da Jigoro filò dritta e sicura verso la testa del primo corridore e lo colpì in pieno. La bestia proseguì ancora qualche passo per poi stramazzare a terra vicino a Cicillo. Il primo Cavaliere della Dea Themis Who si pose a difesa del povero somarello Cicillo.

La Falconiera Sunshine lasciò andare i suoi due falchi che subito si portarono in picchiata contro il secondo mostro. Gli artigli dei due volatili si conficcarono negli occhi del mostro, che per la paura continuò la sua corsa, ma a quel punto il Cavaliere Who con un secco fendente riuscì decapitare il mostro, il cui corpo cadde a terra grondante di sangue. Il viaggio riprese stavolta con maggiore lena, restare in quel punto sarebbe stato pericoloso e quindi arrivare prima alla meta, avrebbe escluso ogni probabile problema.

Finalmente il paesaggio sembrava cambiare attorno alla carovana,che proseguiva, e già la testa del gruppo si inoltrò in quella che viene chiamata da tutti “Piana delle Acque”. Una distesa piatta e verde, nella quale il sentiero proseguiva dritto e preciso. Il terreno però non era asciutto, bensì pieno d’ acquitrini, piccoli laghetti e pozze d’acqua stagnante. Il sentiero piegava leggermente a Nord lasciando a Sud la Piana delle Acque e s’inoltrava in un paesaggio più sereno.

Dolci e morbide colline verdi erano presenti, attraverso le quali il sentiero proseguiva con morbide e sinuose curve. Pian piano il percorso iniziò ad alzarsi verso una collina sbucando proprio in vista del Fiume Bianco, che scorreva placido fra le colline. Oltre il fiume fu possibile già vedere da quella posizione privilegiata, le mura di Tauand.

In seguiti la via discendeva verso il fiume e verso un ponte di bianca pietra che, superando le acque, conduceva alle porte della città. Mentre la carovana si avvicinava sempre di più al fiume, fu possibile notare la bellezza di Tauand, immersa nel verde delle colline e circondata da bianche mura. All’interno era possibile vedere il verdeggiare di molti giardini, che donavano splendore alla città. Sulle colline nei pressi della città erano presenti numerosi tipi di coltivazione, anche quella della vite. Nel frattempo i viaggiatori discutevano fra loro per decidere sul da farsi. La decisione fu presa.

La carovana si sarebbe dovuta accampare nei pressi del fiume, poco prima del ponte, in modo che dopo esersi riposati, la sera avrebbero fatto il loro ingresso nella città. Dopo aver ripreso le forze ed essersi riposati, i carovanieri subito ripreso il viaggio, ora con maggiore speranza nel cuore.

La carovana proseguì sul sentiero, le mura di Tauand con le sue luci che ammiccavano verso i viaggiatori, si fecero sempre più vicine. Mentre le conversazioni fra i componenti della compagnia proseguivano,s’intravidero già le porte aperte della città, segno che erano prossimi ormai all’arrivo. Si poteva benissimo notare che Tauand era posta su una collina, completamente circondata da alte mura e costruita su due livelli.

Nella parte più alta era possibile vedere la presenza di grandi ville,evidentemente erano residenze nobiliari,mentre sulla cima svettava maestosamente il Castello,dimora dei regnanti del luogo. Divisa dalla parte nobile attraverso una corona lunga di alberi,si distendeva nel livello più basso la città vera e propria,laddove abitano i cittadini e si possono trovare le Botteghe.

La testa della lunga carovana superò, finalmente, le grandi porte di ferro ancora aperte e si addentrò in uno dei vicoli che si apriva a raggiera e conduceva tutti alla larga e ben illuminata piazza del mercato, luogo comune ad ogni città che voglia intrattenere commerci con il vicinato.

La piazza era grande e circolare, in una delle sue parti era coperta da un colonnato,che sarebbe servito per dare copertura ai carri ed ai cavalli. Nella parte maggiormente illuminata vi erano le botteghe, una locanda dal nome altisonante “L’angelo Blu” ed una palazzina di pregevole costruzione sulla quale spiccava un’insegna “Corporazione degli Artigiani” Molte persone stavano camminando e conversando nella Piazza.

Qualcuno dei cittadini di Tauand si girava ad osservare la carovana che faceva il suo ingresso in piazza. Diverse erano le razze che si aggiravano per le vie, ma erano in tutto e per tutto simili agli abitanti di Lot. Dietro le costruzioni di case che formavano la città vera e propria si stendeva il buio di un parco che cingeva tutta la collina come una corona, in questo modo separava la parte bassa da quella alta.

All’interno di codesto parco v’era una Biblioteca. Gli abitanti di Tauand ormai non facevano più caso ai nuovi giunti, e i cittadini si recavano nelle piccole ma illuminate botteghe per gli ultimi acquisti. Tutto procedeva normalmente, grazie anche al vigilare continuo delle Guardie.

Gli intenti dei componenti della Masseria erano chiari, recarsi presso il Palazzo Della Corporazione degli Artigiana, la cui porta riccamente intarsiata e decorata s’affacciava sulla piazza seppur ermeticamente chiusa. Altri invece decisero di dirigersi verso altri lochi.

La carovana così si divise in due gruppo, uno rimase accanto ai carri e le cavalcature e un secondo gruppo si diresse verso La corporazione degli Artigiani. La cittadina si mostrava ai visitatori ben pulita e ordinata. Le strade erano illuminate da torce poste strategicamente e l’impiantito della piazza era formato da piccole pietre, colocate ordinatamente in disegno a formare l’effige dei regnanti.

La Maestra delle Arti Leylia si avvicinò alla porta del palazzo degli artigiani e bussò tre volte per farsi sentire da quelli ch’erano all’interno. Nel frattempo un terzo gruppo s’era allontanato addentrandosi nel parco. Il gruppo formato dal Primo Cavaliere Who,dai rappresentanti della Masseria Leylia E Siliantis e dal chierico Scratch era nei pressi della porta riccamente intarsiata della casa che si schiuse e mostrò la figura di una servetta che accolse la loro venuta.

Il gruppo chiese di incontrare Artemius ch’era il padrone della Corporazioni degli Artigiani e questo fu concesso. Il gruppo s’addentro nei meandri del Palazzo seguendo la servetta che spedita incedeva il passo verso altro loco. La stanza d’ingresso della Corporazione degli Artigiani era stracolma di mobili pregiati.

Quadri preziosi erano appesi alle pareti, ed era riccamente illuminata da un congruo numero di candelabri che rilucevano alla luce delle candele. Il gruppo si ritrovò dopo aver percorso un lungo corridoio di fronte a una porta che prontamente fu aperta dalla servetta. La nuova stanza era chiaramente uno studio, sulla parete a Nord v’era un’immensa scrivania completamente ricoperta da pergamene e libri.

V’erano alcune persone presenti: due Umani e tre Elfi. Erano tutti e cinque seduti su comode poltroncine, mentre uno di loro, un Umano dall’aria burbera e severa, stava seduto dietro l’imponente scrivania.

L’Umano dall’aria burbera si alzò dalla sedia, aveva i capelli grigi ed un vistoso paio di baffi che si sollevavano all’insù,subito invitò il gruppo a sedersi sulle poltroncine,mentre gli altri cinque prima seduti si alzarono subito quando l’Umano ordinò loro di farlo. Dopo un po’ questo si presentò e disse d’essere Artemius e chiese loro di esporre la proposta. Leyla che era portavoce della Masseria di Lot espose subito il problema: avere l’aiuto degli artigiani per la ricostruzione del tempio ch’era stato distrutto in seguito alla guerra.

Artemius si alzò di scatto dalla sedia e prese a passeggiare avanti e indietro freneticamente alla fine,discusse in disparte con uno degli umani presenti prima dell’arrivo del gruppo nel loco. La discussione fu molto intensa e si poté sentire ben poco di quel che dissero,ma alla fine Artemius si decise e tornò dal gruppo pronto ad esplicare la sua posizione.

Intanto fuori la temperatura cominciava a calare e le nubi offuscarono il sole. La servetta che li aveva accolti precedentemente all’entrata,entrò nello studio e accese il fuoco nel camino,in modo da dare un po’ di calore ai presenti e quindi alla stanza. Il chierico Scracth intanto rimane in disparte e silente osservando l’evolversi delle trattative. Artemius però notò qualcosa di strano e subito presa la sua decisione.

Gli sarebbero dovute pervenire, per l’aiuto che avrebbe apportato, venticinquemila monete d’oro e in più l’Umano Scratch sarebbe dovuto andare con lui e con altri quattro tra i migliori artigiani della sua Corporazione, scelti da lui stesso. Inoltre avrebbe dovuto avere il pieno comando delle operazioni che avrebbero portato alla costruzione del Tempio.

Così fu deciso, con il benestare del Primo Cavaliere della Dea Themis Who che avrebbe assicurato, assieme ai Leoni, l’incolumità dei carpentieri. In brevissimo tempo, dal portone che si apriva sulla piazza fuoriuscì un carro,trainato da due grossi e prestanti cavalli da traino. Sul carro erano posti gli attrezzi dei carpentieri, tre Elfi e due Umani. Artemius era già tutto vestito e pronto per partire,prese in più solo una borsa a tracolla.

Senza aspettare risposta il Mastro Carpentiere si diresse a passi svelti verso la porta d’ingresso seguito dalla servetta che gli porse un cappellaccio. Seguito dal gruppo uscì dal Palazzo e con una prestanza giovanile salì sul carro prendendo saldamente le redini. Il carro guidato da Artemius partì e seguito dagli altri carri uscì dalla città sotto il fragore della pioggia che imperversava su quelle terre.

La carovana si muoveva rapida, e dopo alcune ore passate fra le colline già si trovava a superare la gola in cui erano stati assaliti, ma nulla di pericoloso stavolta sembrava muoversi nella fitta boscaglia. Con in testa il carro guidato da Artemius la carovana proseguì il suo cammino veloce come il vento, nelle retrovie i due Cavalieri dell’Ordine del Leone chiudevano la marcia.

Altre ore passarono e la carovana dopo essere passata sul ponte diroccato, si inoltrò nel Passo delle Capre,che superò senza alcuna difficoltà. Superato il passo venne affrontato anche il guado del Fiume Azzurro,che passata la piena era tranquillamente attraversabile.

Senza paura la carovana percorse il sentiero che vide alla sua destra le luci di Tehltartown. Erano passate molte ore, ma la foga di Artemius non accennò a diminuire,tanto che la carovana proseguì spedita verso la sua meta e finalmente fu possibile notare anche da lontano le mura della cittadella.

Seguendo il tortuoso sentiero, la carovana giunse finalmente al punto di partenza: la carovana capeggiata dalla figura di Who fece il suo ingresso nel Bosco dei Lupi. La missione sembrava essere compiuta. Artemius trovò presto riparo nelle stanze della Masseria e finalmente i cavalieri si ritirarono presso le loro rispettive dimore.

Abyss
Curatore della Storia