Sianna al Borgo

La Precettrice Sianna è davvero una grande esperta di understatement, come dicono i miei barbari connazionali. Il suo resoconto dell’arrivo al Borgo è fedele ai fatti ma ne estrapola con abilità l’essenza, quasi sublimandola rispetto a quanto di terribile in realtà è successo e stava per succedere.

Ricapitoliamo un attimo gli antefatti. Solo pochi giorni prima, la scoperta – casuale ma non troppo, perché preceduta da una profezia del Conte Erik in persona – di un passaggio verso terre inesplorate aveva rimesso in discussione l’intera geografia del nostro piccolo continente, conducendo prima il valoroso Ordine delle Rosaspinae, poi temerari avventurieri e pacifici ma decisi studiosi a viaggiare verso Est, alla ricerca di nuove terre e di nuovi misteri. E di misteri, come vedremo, non ci fu carenza, anzi.

A qualche giorno di viaggio lungo una strada abbandonata, vicino ad una vecchia Locanda in rovina, ci fu allora un intero borgo da esplorare: e a poca distanza dal Borgo, una miniera che costò molte vite. Ma andiamo con ordine.

Ecco il primo resoconto che la Precettrice Sianna ci inviò. Sintetico ma scritto con eleganza, narra la sua esperienza.

In viaggio verso le nuove terre.

Con la notizia della scoperta di queste nuove terre, all’apparenza abbandonate, fu subito mia intenzione partire. Cosa mi spinse? Non fui di certo io: la Conoscenza guidò la mia mente verso questa decisione. La Storia di quei luoghi ha bisogno di una pergamena e di una voce per poter parlare. E così partii, decisa alla volta delle Nuove Terre con alcuni Guardiani.

Già qui vediamo lo spirito dello studioso instancabile all’opera. La conoscenza è il suo sacro graal, la verità la sua guida. Non si tratta di semplice opera di cronista, ciò che muove è l’impavida volontà di dominare la confusa materia che i sensi ci offrono, per farne storia. Ma lasciamo ancora la parola alla Precettrice.

Anno VIII Mese 10° Giorno 13°

Il Sole era già alto nel cielo azzurro, quando dalla Biblioteca Ducale, il nostro viaggio verso le nuove terre cominciò. Con me i Guardiani Lancillotto e Zwerk e gli adepti Galdar e Satanella. Con le nostre cavalcature muovevamo a Sud del Giardino delle Delizie, come ci era stata data notizia.

Il Borgo non è molto lontano e in capo a due giri di clessidra, sul sentiero, iniziammo a vedere dal sentiero, un qualcosa che assomigliava ad una costruzione. Eravamo in avvicinamento e i cavalli aumentarono l’andatura fino a giungere innanzi aduna struttura. Forse una taverna, forse una locanda, ancor bene non si sa, in ogni modo pareva abbandonata .

 L’ora dell’apice massimo del sole si avvicinava, i cavalli erano stanchi, più per il peso delle nostre sacche e per il sole che scaldava gli animi e ahimè anche il cammino.

Il luogo non era deserto, altri avventori, chiamiamoli così, muovevano passi proprio verso quei luoghi e noi decidemmo di fermarci non lontani dalla costruzione diroccata e di montare una tenda di fortuna per poterci in qualche modo sistemare e mangiare un boccone.

Io rimasi proprio nei pressi del bivacco, col mio sacchetto di cereali e una pentola piena d’acqua, ma più in là, verso il sentiero c’è stato un po’ di movimento tra i Guardiani e un qualcuno con un carretto. Mi avvicinai, ma poco capii di tutto ciò.

I Guardiani ebbero una discussione abbastanza inutile con un contadino che sosteneva di esser del luogo, e che pretendeva un pagamento per non si sa bene cosa, forse prodotti agricoli. Il vero significato ed unico di questa storia è che quando si aprono nuove frontiere, i pazzi sono i primi a percorrerle: pazzi noi Detentori, ma ancora più pazzi coloro che da soli vi si avventurano e vi perdono la ragione.

La giornata è trascorsa in maniera tranquilla e così decidemmo di restarvi anche la sera e di riprendere il viaggio il giorno dopo.

Era sera inoltrata e mi trovavo in quella che deve essere una piazza, insieme a mio figlio, il Guardiano Kallar, che nel frattempo ci aveva raggiunti. Si discorreva con le poche anime presenti, quando una mezzelfa attirò la nostra attenzione. Infreddolita fin dentro le ossa tremava ed era priva di conoscenza. Il suo nome tutt’ora io non lo conosco ma…Non potevamo lasciarla lì, e così aiutati da una figura che assomigliava più ad un vampiro che ad un umano, la portammo al nostro accampamento accanto al fuoco per scaldarla.

Grande cuore di Sianna, che assiste una perfetta sconosciuta in terre disagiate… quanti avrebbero fatto lo stesso? Sapendo poi che quelle terre ospitavano creature misteriose e spesso ostili? Ma fu comunque una scelta generosa e fortunata.

Il sonno e la stanchezza del giorno appena trascorso ebbero la meglio e io stessa caddi addormentata dopo essermi assicurata che la mezzelfa dormiva tranquilla.

I giorni si inanellano, le vicende scorrono imprevedibili e solo la serenità del Saggio fa sì che si possano affrontare con lo spirito sempre pronto, a qualsiasi sorpresa, e la penna in mano, a sigillare quanto la memoria ci affida. Notte serena (dormono le cime dei monti, le balze, i dirupi e le valli, e quanti animali nutre la negra terra, dice il poeta), Detentori e Guardiani. Le vere prove aspettano in agguato nella boscaglia? Ridiamo la parola alla Precettrice.

Anno VIII Mese 10° giorno 14°

E il secondo giorno iniziò. Il sole era già alto quando mi levai e in fretta preparammo le nostre cose per partire e continuare il nostro viaggio. Verso Estsi mossero le nostre cavalcature. Assieme a me c’erano molti guardiani, oltre a quelli che nominai all’inizio, si aggiunsero il Primo Kattivik, l’adepto Tolkin e il Guardiano Kallar.

Insieme a noi un Lord, LudovicoII, che ci chiese di continuare il suo viaggio con noi, cosa che accettammo di buon grado.

Come dicevo a Est il nostro viaggio proseguì fino all’arrivo nella Piazza. Un ambiente non troppo grande, con una statua equestre incompleta al centro e alcune costruzioni più o meno diroccate intorno.

Lo spettacolo non fu dei migliori: i primi sciacalli erano in giro per le costruzioni diroccate cercando chissà cosa, mentre il paesaggio faceva chiaramente capire che per secoli quel borgo era rimasto abbandonato.

Anche qui la nostra Precettrice ricorre alla nobile arte del concealement. Vela con parole brevi e compendiose lo spettacolo indegno dell’avidità che aveva spinto lottiani – semplici cittadini, per lo più – ad avventurarsi qui per cercare di saccheggiare ciò che già il tempo e l’incuria avevano saccheggiato e ridotto a scheletro. Poche costruzioni ancora semiagibili si levavano su quella oscura piazza dominata dalla strana statua indecifrabile, e proprio per cominciare a chiarire questi misteri, compreso quello inestricabile dell’abbandono, la piccola spedizione decise di acquartierarsi qua. Cercò una casa non troppo malmessa, con i suoi tre piani che non scricchiolavano troppo, e cominciò a rimetterla in sesto. Un lavoro non indifferente, direi: io arrivai subito dopo e trovai tutti un po’ esausti, anche se soddisfatti. Non sapevamo cosa ci attendeva.

Fra le varie costruzioni ne scegliemmo una che sembrava messa meglio delle altre. Ed è da lì che mi accingo a scriver questa mattina.

Piove e i Guardiani pare siano usciti molto presto.

La mattinata pare tranquilla ma…Una strana sensazione, di essere costantemente osservata e controllata da un qualcosa che non si vede. Tutti noi siamo invasi da questa brutta sensazione. Spero con tutto il cuore di poter mandare sempre notizie liete ma non ne sono così sicura.

Sianna

Detentore Precettore

Qui la testimonianza della Precettrice Sianna si interrompe. Altri eventi, come ella aveva giustamente intuito, stavano maturando in quel borgo che cominciavamo a considerare casa nostra, eventi terribili dei quali proprio io fui testimone insieme alla Precettrice. E quindi la narrerò io, come le parole mi vengono, improvvisando su un tema sommesso che poi diventa tonante:

Il panico al Borgo

Non c’è nulla peggio del panico. Quando il panico si scatena, tutte le esortazioni razionali son vane, tutte le vie di uscita risultan bloccate.

Il panico collettivo è poi uno spettacolo davvero allucinante, e ne imparammo bene la lezione io e la precettrice Sianna l’altro giorno, il giorno 16° del decimo mese, al vecchio borgo.

La Precettrice era in piazza, tranquilla, con il Guardiano Lancillotto, a studiare le misteriose iscrizioni incise sul piedistallo della singolare statua equestre che vi sorge al centro, singolare ed enigmatica testimonianza di un passato ancora tutto da decifrare. Io ero nella mia stanzetta nel sottotetto, intento a mettermi al passo con una montagna di lavoro arretrato rovesciata sul mio tavolo.

Va detto che c’erano stati numerosi segnali di premonizione. Le notti al vecchio borgo non erano mai molto tranquille, alle volte apparivano forme singolari e si erano profilati, con grande terrore degli astanti, dei misteriosi occhi nella boscaglia: tanto che qualcuno più superstizioso di noi Detentori aveva insinuato che il borgo fosse anche stregato, ma io non avevo mai assistito a niente del genere e in fondo avevo sempre dormito tranquillo con la coscienza del dovere compiuto.

Le storie che circolavano, comunque inquietanti, avevano in ogni caso diffuso una sorta di malessere generale imprendibile, quasi una premonizione; e d’altra parte tutti sapevano che poco più in là, alla vecchia miniera, qualcosa di inaudito e di terrificante si agitava.

Cercavano quindi tutti di esorcizzare il disagio con il lavoro intenso e con la simulazione di una normale vita lottiana: chiacchiere, scambi di visite, tè e pasticcini. I pranzi erano particolarmente curati, grazie anche all’amicizia che intercorre tra la Precettrice Sianna e la sua collega dell’Ordine delle RosaSpinae Thiara, le allegre tavolate cui io di solito – dispeptico irrimediabile – non partecipavo, si prolungavano sinora sino al pomeriggio inoltrato. La più grande forza del mondo, l’amicizia, faceva sì che questo avamposto sperduto e scomodo si tramutasse in un lieto luogo dove vivere in mezzo ai misteri: ma non è tutta la nostra vita come la visione di uno speculum in aenigmate?

Insomma, tra pergamene fiorite e tavole imbandite (io avevo come risorsa anche la mia modesta anforetta di coraggio scozzese medicinale) le giornate scorrevano veloci….

Allora, per tornare a quel pomeriggio, stavamo ognuno intento alle proprie occupazioni in vari luoghi, quando un rombo lontano ci stupì. E poi accadde…

Il suono agitato di molte voci all’improvviso, passi veloci che rimbombavano sul terreno, sempre più vicini, sempre più rumorosi e numerosi.

Io ero ancora intento ai miei profondi studi sopra arcani e rari tomi di antica saggezza, ma si sa che anche ai Saggi viene il momento della stanchezza. Con gli occhi in fiamme uscii dalla casa dove vivevo e lavoravo con i confratelli e prima ancora di vederli vidi la polvere che sollevavano correndo a perdifiato, a piedi, a cavallo, in due su un cavallo. Una scena da apocalisse.

Tanti e spaventati. Tanti e terrorizzati. Tanti che rischiavano di travolgere tutto sul loro passaggio. Per fortuna, giunti in mezzo al borgo si resero conto di essere, se non al sicuro, in un luogo edificato e abitato e si fermarono, quasi una mano invisibile li avesse arrestati all’improvviso.

Il Guardiano Lancillotto chiese loro qualcosa che non potei udire, dal momento che ero lontano e una massa di gente ci separava. Lo vidi partire nella direzione del pericolo, con il coraggio che sempre lo contraddistingue. Non vidi nessuno della corte delle Rosaspinae, ma sono convinto che anche loro stessero facendo la propria parte, magari in un altro punto del villaggio.

Fendendo a fatica la folla, riuscii a raggiungere la precettrice Sianna, il nostro capo missione, e a scambiare qualche parola con lei, che era assai preoccupata per Lancillotto e assediata dai cittadini e dai soldati che vedevano nella veste della Saggia un appiglio ed una garanzia di consapevolezza.

Ma ahimè anche la precettrice era giustamente disorientata, perché come me non comprendeva cosa stessa succedendo in realtà: solo dopo molti tentativi ci rendemmo conto – dalle parole smozzicate dei poveri soldati terrorizzati – che mentre esploravano, di propria iniziativa, le nuove terre un qualcosa di mostruoso e invincibile era uscito dalla vecchia miniera, facendo strage dei presenti. Ci venne riferito di almeno due morti (o forse erano uno?) e di parecchi feriti. Quei poveretti temevano anzi che il mostro li stesse inseguendo per prendere anche le loro anime, e solo cercando di organizzarli alla meno peggio mi riuscì – aiutato dalla precettrice e dalla mia vecchia esperienza militare – a far riprendere loro una parvenza di ragione. Eh sì, il panico è un nemico terribile. In pochi minuti, tutti o quasi eran fuggiti verso la città, qualcuno generosamente portando con sé i feriti o addirittura dei cadaveri, non mi è dato di saperlo.

 Povera gente. Spero siano riusciti a farsi passare la paura, anzi il terrore di quei momenti. Vedo ancora le facce stravolte dei militi novellini che mostravano negli occhi la consapevolezza della morte imminente, cui eran sfuggiti per un secondo forse.

Mi resta da dire del Guardiano Lancillotto. Con grande coraggio andò a vedere, ma potè solo constatare che il mostro assassino, chiunque o qualunque cosa fosse, era rientrato nella propria tana umida e buia: solo le tracce della sua furia eran visibili nei dintorni dell’imboccatura della vecchia miniera: non sono un vile, ma ci penserei due volte prima di tornarvi. E così consiglio a voi, se avete buon senso.

Gawain Saint Claire
Conservatore della Storia Secolare