L’avvento del nuovo Governo
(il racconto, per non dimenticare)

- Scontri e battaglie -

 

Uno dei primi interventi del neonato Triumvirato, capeggiato dai Governatori della nota e (quasi in un sussurro scivola il termine) Vecchia Lot, i Signori Glaudius, NICOLAO, e greenwarrior, fu quello di ponderare le prospettive nei riguardi di quanti, indecisi o semplicemente indifferenti, assunsero un ruolo neutrale.

L’iniziale giudizio del Triumvirato, incapace, quasi, di atteggiarsi pacificamente al cospetto dell’imparziale comportamento di una parte del popolo, mutò sensibilmente.

L’avviso ed il parere della Baronessa Astarte ed il convivio dello stesso Triumvirato diede pragmatico sostegno alle scelte di non belligeranza, non prima, tuttavia, di aver potuto adeguatamente acclamare che tali discernimenti fossero dettati da una reale mancanza di azione e non da un arzigogolato e celato mezzo di tradimento ed inganno.

La spinta che la decisione ebbe su coloro che ancora non avevano marchiato con sostanza la situazione fu notevole.

La stessa Gilda dei Detentori, per indole e natura da sempre avvezza ad oculate azioni, ma costantemente, e mai soffusamente, contraria alle nuove leggi governative che incatenavano la libertà di professione del credo e di pensiero, mosse un eloquente passo.

L’ultimo Giorno del II Mese, su iniziativa del Cavaliere AlmostAnAngel e dei Sommi Shanty e Myriam, tracciò il confine che separava la mera congettura dall’opera attiva.
La Gilda si unì ai Leoni negli accampamenti, per forza di causa maggiore, insediati ai margini della Foresta del Piccolo Popolo, ricomponendosi in aperto confronto con il Potere dell’Anima dell’Augusto.

L’appoggio fu più che logistico.
Il sostegno morale della Bianca Fazione crebbe sensibilmente.

In quello che affettuosamente venne chiamato LEOCAMPO, una sorta di infermeria creata dall’Ordine del Leone al campo e curata dall’esperienza, in quanto passata Cerusica, di Lady Edvige, i Detentori avrebbero fornito ogni tipo di aiuto, analogamente ad altri fautori dell’organizzazione.

Di certo un altro minuto dettaglio, nella visione complessiva dello scontro ma, altrettanto certamente, un pesante tassello nel mosaico che avrebbe dovuto riportare il GranDucato all’Antica Luce.

Come spesso accadeva, tuttavia, la mano tesa ad una fazione sfociava repentinamente in un opposto sodalizio.

Tutto a conferma dell’insaziabile equilibrio.

Tutto ad imprescindibile rivalsa di torti, giusti o meno, subiti.

Fu così che a seguito dell’appoggio del Primo Necromante, Marduk, e del Principe delle Tenebre, Loki, nella battaglia per la conquista del Tempio, battaglia favorevole alle orde di Simeht, l’Augusto decretò l’ufficiale nomina a Nuovi Governatori dei Lord oscuri.

Principe e Necromante a schiaffo del Triumvirato autoproclamatosi.

Magia Scura e Sangue per indebolire la Fede e la Speranza.

Ennesimo giro di parti, completamento della salvaguardia della bilancia del regno, mai per una volta, ed ancora una volta, pendente a manca o a destra.

La sequenza dei fatti s’aggiornò, poi, con un nuovo successo del Triumvirato e dei fedeli di Themis.

L’Ombra del Dio Oscuro e dell’Animo caotico dell’Augusto vennero scacciate dalla Corte.

Si aprì al calar delle tenebre del settimo giorno la porta che avvicinò le forze della Bianca Alleanza al ricongiungimento con l’antica e, malgrado tutto, allora attuale, sede del governo.

Schiere di adepti dell’Unica, ribelli che in nome della Dea s’erano fatti convinti combattenti, spade e lame a supporto dei Governatori contrari a Thorm, Gilde e Mestieri tra le cui fila spingevano i cuori degli Eretici.
A passo unito, a voce solida "PER LOT, PER LA LIBERTA!", spalla a spalla, l’orda si mosse tra i Giardini Elisi alla volta del Palazzo Ducale.

In testa, i Governatori NICOLAO e Glaudius, e la Baronessa Astarte, decisa a riprendere il vecchio asilo tra mura a lei spettanti. A seguito la Anime di Themis.

Il grande portone delle sale cortigiane venne sradicato con l’ausilio di polvere pirica e l’incanto dei Maghi d’Alba, tra gli altri, sferzò l’aria dipinta dalla notte, soffocando l’arcigna difesa delle barricate del Dio Oscuro.

Poche le gocce di sangue che toccarono le piastre della Corte, malgrado attacco e difesa fossero tenaci.
Poca l’onta sparsa sui protettori della Corte, colpiti in tenera misura da perdite che avrebbero potuto essere ben più numerose.

L’esito della battaglia ottenne, come consuetudine, giudizi disparati ed avversi, tanto quanto lo erano le fazioni e gli spiriti in foga.

L’acclamata vittoria fu di ottimo auspicio per coloro che confidavano nel ritorno al passato splendore.

Fu, al contrario, un’azione degna di sprezzante senso dell’onore, per quanti agognavano l’Ombra del Caos.

Il fatto che espugnare la Corte fosse stato un risultato rapido ed indolore spronò l’ira dei seguaci dell’Empio:

«Alla prima ora del giorno, in piena notte il governo tutto era nei propri alloggi, errore che non si ripeterà nuovamente. Avete strappato la Corte senza strappare alcuna vita, noi lo faremo quando essa pullulerà di soldati. L’onore si dimostra così. Tre reggimenti governativi per una corte popolata appena da una decina di maghi e un manipolo di soldati. Affronti disonorevoli che verranno lavati col sangue...»


ebbe a dire il Necromante Precettore dell’Infante, Sir Azhoral.

«Il gioco è vecchio come il mondo: disconoscere ed infangare le azioni degli avversari per nascondere i propri errori. La Corte è stata liberata e la Baronessa Astarte è tornata a casa. Questo è il dato incontrovertibile che appare sotto gli occhi di tutti. Coloro che dovevano difendere una delle roccheforti del Granducato si sono lasciati sorprendere con le difese abbassate...»


fu la pronta replica del Precettore degli Erranti, Adso.

Lo stesso Augusto ebbe parole pregne di disprezzo e macchiate da un insostenibile furore:


«Quando non c’è sangue da spargere è facile vincere. Quando l’obiettivo non interessa a nessuno è facile conquista. Belle vittorie il variegato fronte avverso... Se volete potete conquistare anche l’edificio accanto alla banca, o la mulattiera, o il vecchio capanno di caccia... e le fogne? quelle sono Vostre, se vorrete. Vittorie fantasma da parte di fantasmi!».

Parole che evocarono altrettanta ira nei responsi dei fedeli a Themis, ma che crebbero, nel contempo, l’accorata fiducia nel trionfo finale.

«È solo l’inizio. Per Themis e per Lot!»


sottolineò con flemma esemplare il Primo Cavaliere dell’Unica, Lord Haggar.
C’è, infine, chi scosse il capo, contrario a qualunque genere di scontro, o chi sollevò le spalle, semplicemente indifferente a quanto scuoteva strade e rocce.

Al tramonto del 9° giorno, nel III mese, il cielo sopra la Vecchia Torre, da giorni oramai salda base per i Sostenitori di Themis, s’oscurò delle Nere ali dei Draghi delle Tenebre.

Le incisioni che, in quel tempo, vennero affisse nelle pubbliche Bacheche assolsero al compito di informare quanti ebbero la fortuna di non essere testimoni dell’evento e diedero conferma di quanto la reazione al volo bianco dei Draghi di Luce sulla Corte, qualche settimana prima, fosse in procinto di scoppiare.

Ad onor del vero, nella vicenda cronologica che portò opera e menzione dei Draghi Oscuri, un tetro presagio, di sole poche ore precedente all’attacco, aveva catturato la mente del Druido Precettore CesareI McMay, e della sua compagna Pulsatilla.

Nel breve incontro che i Druidi ebbero nei territori della Vecchia Torre con un ristretto numero di Paladini, una sinistra nebbia, unitamente a violente raffiche di vento, s’alzò rapida ed improvvisa, avviluppando e spaventando le cavalcature di coloro che ne erano in possesso.

Dubbi ed incertezze dei Paladini, al marcarsi della foschia, ebbero pronto responso da parte dei Precettori: «Madre Natura ha strani disegni», affermarono essi, consigliando ai presidianti di tenere gli occhi bene aperti.

Non solo ferro e scintille a rifulgere nelle tenebre dell’infinito conflitto, quindi.
Gaia stessa diede, come in altre occasioni accadde, monito di quale immane guerra stesse seppellendo tra le mura della cittadella spiriti fraterni e dogmi granitici. Gaia stessa parve levare il proprio lamento tra gli anfratti più profondi ed i vicoli più sperduti che un tempo avevano conciliato forza e natura al cospetto di un unico, antico Avversario.

A dimostrazione della corretta lettura dei segni di Gaia, lo scontro di poco tempo dopo, per l’appunto!

Il pensiero, ricondotto a memoria dalle incisioni, tra le altre, di Ethiel Ariwan Aenelien Liadon delle Acque, Cavaliere dei Signori dei Draghi della Luce e del Druido Erudito Krhistal Hamwich of Buckleberry Fern, annotò l’esistenza, tra le schiere dei Draghi delle Tenebre, di Lady ArwenUndomir, la cui ingannevole veste da Cavaliere recante le Insegne di Wein della Luce aveva facilitato l’avvicinamento ai Cancelli del Campo.

Il Drago Nero, il Maturo d’Ombra Agarthi, infiammò il soffio, danneggiando Anime e tendaggi all’accampamento, mentre l’opera magica dei Druido Krhistal e del Chierico Dino e la difesa dei Draghi di Luce accorsi leniva l’attacco, smembrando la foga dei Neri e spingendoli ben presto alla fuga.

Se l’equilibrio e l’incanto non fossero sopraggiunti con adeguata prontezza, l’azione dell’oscura macchia avrebbe di certo raso al suolo la barriera dei sostenitori dell’Unica, colti all’improvviso ed ingannati dalle figure dei portatori del Caos, privi di scrupoli nell’adottare la veste rinnegata a soddisfazione nello scontro.

Tuttavia, la travolgente scossa della guerra non avrebbe potuto dirsi tale se non avesse tessuto trame di facile onore e conveniente sorriso.
Inganno, certo, a demerito di un’azione belligerante.
Ma giusto mezzo, è probabile, nella percorrenza ad un fine accettabile.

Il disagio provocato dai continui scontri, la distruzione e la presa di postazioni strategiche, costrinse le fila della Bianca Alleanza a trovare un’alternativa alle consuete locazioni.

L’animo di quanti, fedeli alla Dea, osservarono la visione devastante di cui la Mano Scura s’era fatta fautrice, sentì il bisogno di organizzare le forze per ovviare alla situazione.

Il 17° giorno del III mese, una schiera costituita, tra gli altri, da Paladini dell’Antico Codice, Cavalieri Erranti, Cavalieri della Dea Themis, Detentori dell’Arcana Saggezza, Sacro Ordine del Leone, Clan Mezzelfici, Clan Elfici, Clan Umani, Hobbit della Collina, ed in generale, da coloro che avevano riposto nella fede in Themis la forza per condurre il passo, trovarono concilio al di fuori delle mura della Cittadella.

Provvisti dell’immancabile senso d’Onore, di Giustizia, di Libertà, diedero origine alla "ROCCIA", un baluardo difensivo su cui ogni ostile al Governo Simehtiano avrebbe potuto riporre speranza.

Superfluo affermare che per i fedeli a Themis la "ROCCIA" rappresentasse qualcosa di più di un semplice rifugio.
Essa era un Nome, un Motivo, un "Condottiero", come definì il Difensore dell’Arcana Saggezza, AlmostAnAngel. Una tra i tanti monoliti contro la tirannia e l’oppressione dei fedeli del dio Oscuro.

Comunemente al pensiero dell’Alleanza Bianca, le idee sul concetto di giustizia e libertà trovarono conforto, a voce univoca tra i fedeli a Themis, considerando la Dea come seno cui appigliarsi nei momenti di sconforto.

Ma, sul fronte opposto, abbattere le convinzioni di tali credenze, era consuetudine.

La creazione della ROCCIA, se da una parte diede lustro alla riscossa delle schiere avverse al Governo, dall’altra suscitò non poche perplessità sulla reale consistenza di tale Monumento.

Agli occhi dei Simehtiani, il pensiero che l’ennesima unione della Bianca Alleanza potesse rappresentare solo un’ennesima dimostrazione dell’insufficiente forza bellica avversaria, fu forte. Scontata, forse, la volontà di credere che nessun presunto Talismano, per quanto grande ed accurato, potesse rappresentare una reale minaccia per i servitori del dio.

"La libertà non c’è mai stata, nel Regno, o, se vi è stata, non è dissimile da quella che il Governo attuale propaga..."
Questa l’opinione dei seguaci del Conte.

Questo il vantaggio che gli Adepti di Simeht mantenevano a replica su ogni possibile accusa dei fedeli della Dea.

Ma la ROCCIA avrebbe potuto rappresentare l’abbattimento di tale vantaggio o non fu che un nuovo, per quanto accoratamente sostenuto, lazzaretto?

Sta di fatto che l’unione sempre più emblematica delle forze contrarie al Conte in un certo qual modo alimentò i dubbi di quanti, apparentemente incerti su una decisa presa di posizione, limitavano le effettive energie sul campo a vantaggio di un prolungato e sintomatico "imbarazzo".

Dubbi crescenti, perplessità snervanti che, alla fine, sembrarono dar ragione alla causa degli "eretici".


Glenyller
Detentore delle Antiche Tradizioni