L’avvento del nuovo Governo
(il racconto, per non dimenticare)

- L’inizio della Nuova Era -

 

Nella notte tra il 13° ed il 14° giorno, il Nuovo Governo insieme al Conte Thorm si insediò a Corte per cominciare quella che dai sostenitori dell’Augusto venne più volte appellata come "la nuova era".

Quanto riportato dalle cronache traccia con esauriente lucidità quanto successe quella notte.

L’Armata Ducale, l’avanguardia formata dagli Scorpioni, dalla cavalleria dell’Ordine Sconsacrato e dai Dragoni, raggiunse le porte della cittadella dove la difesa dei Leoni resisteva tenace.

Ma l’offensiva delle Guardie del Generale BU ebbe la meglio ed il cammino proseguì alla volta della Corte dove il Conte, in nome della sovranità che a lui spettava "di diritto" occupò il suolo.

Il luogo venne fortificato secondo le disposizioni dello Stratigoto DeFronsac, per renderlo sicuro alle offensive.

Nella stessa notte in cui la Corte veniva conquistata dai seguaci del Dio Oscuro, il Reggimento Phoenix, unitamente ai Chierici, ai Maghi Bianchi e ad una nutrita schiera di cittadini fedeli a Themis, prese possesso a nome del Triumvirato della Vecchia Torre e del Tempio Oscuro.
Il Governatore Glaudius decretò quanto segue:


«In nome del Triumvirato io, Glaudius, Giusto Governatore, decreto che nei territori conquistati denominati Vecchia Torre, Mole del Tempio e Tempio Oscuro viga la Giurisdizione dello stesso, assicurata dal VI Reggimento Phoenix».
«Inoltre l’accesso al Tempio Oscuro verrà concesso solo agli appartenenti delle seguenti Gilde: Vestali del Tempio, Chierici di Lot, Sacro Ordine del Leone, Paladini dell’Antico Codice, Cavalieri della Dea Themis. In aiuto al Phoenix ci saranno la Congrega delle Streghe, i Mezzelfi Membri del Clan Elhalyn, gli Umani Membri del Clan Braveheart».

Presso la Mole, poco fuori dalla Fortificazione venne innalzata una grande tenda, denominata "Ritrovo Esuli".

Ancora, quindi, due passi contemporanei, ancora affermazione e replica a dimostrazione di un tentativo di equilibrare le sorti, ognuno inteso a non far prevalere la supremazia di una delle due schiere, la Nera fazione o gli adepti di Themis.

La presa della Corte da parte della Nera Fazione, ma forse si potrebbe confessare il "ritorno" del Conte, costrinse il Primo Dignitario di Corte ed i Dipendenti tutti a lasciare il Palazzo Ducale.

Evacuata dai Dipendenti, che avevano fatto del Palazzo luogo tanto appariscente, quanto efficiente, la Corte venne assoggettata all’amministrazione dei nuovi ministri del Conte, e divenne teatro delle macchinazioni strategiche e politiche per l’affermazione del Governo neonato.

In risposta, un gesto altamente pratico e, nel contempo, degnamente simbolico quello che vide protagonista il Reggimento Thunder, capeggiato dall’eretico Greenwarrior, nella sera del 15° giorno, del II mese.

L’abbassamento della guardia dell’Armata Ducale permise al Reggimento di impossessarsi del Presidio Militare, altro punto a favore degli adepti di Themis.

Quella sera alla Torretta THORM venne modificato il nome in Torretta THEMIS.

L’azione fu di sostanziale importanza per coloro che sostenevano la causa della fedeltà a Themis. Un chiaro cenno di sdegno nei confronti dell’Augusto, un’eloquente diffamazione del Nuovo Animo di Thorm, indegno, a giudizio insindacabile dei membri appartenenti al Thunder, di possedere ormai riconoscenza entro le mura della Cittadella.

Il 12° giorno del II mese, una lettera aperta del nuovo Governatore, Lord Cratere, apparve nelle pubbliche Bacheche.

Era indirizzata alla madre, la Baronessa Astarte.

In essa, traspariva il desiderio del figlio di essere accolto, unitamente al fratellastro, Lord Magno, con le proprie convinzioni e idee ed il desiderio che la madre stessa abbracciasse le idee del Nuovo Governo.

La riposta della Baronessa non fu immediata.
È probabile che l’accettare un cambiamento così repentino nell’universo che l’aveva sempre circondata divenisse monito di riflessioni accurate e profonde.

Nel responso epistolare, pubblicato anch’esso in Bacheca, il 23° giorno del II mese, ella manifestò il disagio nel dover condividere il nuovo potere con l’animo del Conte che più non riconosceva.

Confessava la discrezione nell’aver sempre mantenuto adeguato rispetto per le scelte dei figli ma, nelle situazioni che si erano venute a creare, stabilì che avrebbe intrapreso quanto necessario per poter riavere al proprio fianco l’antico animo dell’Augusto.

«Se si perde quell’equilibrio che io e lui abbiamo sempre stabilito, l’unione e la ricchezza di questo GranDucato andrebbe a finire e questo non lo permetterò mai! Chiedo ai miei confratelli Neri di dirmi la loro decisione ...chiedo a coloro che hanno intenzione di schierarsi con me di dichiararlo apertamente.»

Queste le righe tracciate dalla nobile mano. Queste le sue decisioni.

È indiscutibile che la volontà della Baronessa influenzasse le scelte della Corte dei Grifoni sulla posizione da mantenere al cospetto del Nuovo Governo. Sebbene il metro di giudizio di Lady Astarte, sempre compassato e discreto, coerente ed affidabile, evitasse degli ordini precisi a coloro che erano a lei votati, lasciando loro libera scelta nell’agire, proprio la lealtà dimostrata in tanti anni di degno governo marcò fortemente la decisione dei Grifoni.

La rimanente parte del rapporto che legò Astarte ai suoi due figli, fu dettata da un vincolo materno che è lungi dalle capacità di chi non ne è diretto interessato poter discutere.

Ma lo scontro non accennò requie.

L’apice del sole nel 25° giorno marcò l’insoddisfazione dei Draghi di Luce, in rivolta contro la Nuova Era.

Spasmodica la carica di Melusine du Lac, L’Eletta del Drago d’Oro e dell’Araldo Darkover, e dei loro compagni Zularoth Dragone di Fuoco e Mistral il Maestoso che, in un arcuato e veloce volo, sputarono fiamme e sentenze sui Cavalli di Frisia, l’estrema barriera a protezione della Corte ove si era insediato il Nuovo Governo.

La difesa dei Cavalieri Sconsacrati fu arcigna e tenace quanto l’attacco.
Il Maresciallo Precettore DarkNightEagle ebbe cura di amministrare la difesa, riportando gravi ferite agli occhi, temporaneamente accecato dal fuoco dei Draghi, ma i dardi dei difensori, tra i quali le cartapecore di allora riconducono a memoria il Fante Raiah, limitarono i danni.

Ebbe quindi ancora solerte risposta il boato echeggiante del Potere di Simeht, recando immediate rappresaglie e repentine prese di posizione.

Non fu un caso, lo stesso giorno, la "Dichiarazione di Guerra" da parte del Pendrawen Lizio che pubblicamente espose l’indignazione per la devastazione incombente:


«La Cavalleria Errante dichiara formalmente guerra allo spirito che alberga nel corpo del Conte Thorm.
La Cavalleria Errante dichiara formalmente guerra al Governo Oscuro da esso insediato.
La Cavalleria Errante dichiara formalmente guerra a chiunque sostenga detti usurpatori.»


Queste le linee tracciate dal Pendrawen dei Cavalieri Erranti, causa il mancato rispetto da parte della Corte dell’Augusto delle condizioni imposte dallo stesso Cavaliere sette giorni avanti.

Ma nel giro delle alleanze e degli scontri non ci fu una linea unica.

Alle decisioni dei Cavalieri Erranti, fecero seguito le scelte dell’Ordine dell’Unicorno:

«Per volontà della Despota Signora Velena Obnublo de Suvlani, l’Ordine dell’Unicorno esprime pubblicamente la Sua Rinnovata Promessa di Fedeltà alla Illustre ed Eccellentissima Persona del Conte Reginald Percival Augustus THORM.»

Altre due schieramenti, quindi. Altri due potenziali avversari.

Le scelte della Baronessa, se da una parte furono, come detto, la leva che spronò le scelte di tanti, dall’altra non influenzarono minimamente l’opera delle schiere di Simeht.

Il Nuovo Governo aveva deciso che il Granducato avrebbe comunque raggiunto la consacrazione al Dio Oscuro, qualunque fossero state le convinzioni di coloro che in passato avevano ricoperto ranghi elevati.

Ma l’appoggio al Potere instauratosi fu più cospicuo di quanto ci si aspettasse.

L’ufficiosità della nomina a Governatori Neri di Lord Loki e Lord Marduk (nomina resa poi ufficiale con decreto del 4° giorno del III mese) sancì una Nera Alleanza che permise l’assedio al Tempio di Themis, già riconquistato qualche giorni prima dai fedeli alla Dea.

Lo scontro, nella sera del 26° giorno del II mese, ebbe una risonanza sconvolgente.

Fiamme e sangue vennero innalzati al cospetto di un monumento da sempre simbolo di Pace.

Lord Cratere, con l’ausilio dei due nuovi Governatori Neri, allentò la difesa dei Themisiani e, con un atto di forza, portò il Tempio nelle mani del Conte.

Nello scontro perse la vita il Gran Maestro Shade, spinta a morte dalla lama di Cratere, la stessa che aveva ridotto all’oblio l’Antico Conte.
E, quasi la bilancia dovesse trovare un arcaico peso per riequilibrarsi, cadde negli inferi Lady Tessajga, il Cavaliere dell'Ultima Redenzione, artefice di compatte opere e convinte prese di posizioni, protagonista attiva nell'acclamare il dogma di Simeht.

Venne appiccato l’incendio che distrusse il Tempio e la voce di Cratere s’alzò imperiosa alla visione delle fiamme copiose e devastatrici:

«Un tempio verrà eretto per la Nera Madre, perché i suoi figli tanto hanno contribuito alla Vittoria.
Onore a chi ha combattuto sotto le nostre insegne, onore al nuovo Governo.
Che il fuoco purifichi.»

Ennesima vittoria per le Nere schiere, che oltre a spezzare moralmente le difese dei Themisiani, propagò il male su quanti avevano creduto fino ad allora nella riscossa della Dea.

La morte di Shade, malgrado fosse palesemente avvalorata dall’onorificenza dello stesso Cratere, irruppe nello spirito dei fedeli all’Unica quanto lo schianto di un macigno.

La convinzione che il Cavaliere Shade sarebbe presto ritornata a difendere le mura di Themis travolse anime e spiriti, ma sul momento, quale fu il reale pensiero dei seguaci della Luce?
Quale quello dei condottieri del caos?

Un’attenta analisi dei volti e dei sussurri di quanti vissero quei cruenti istanti potrebbe rendere giustizia al dubbio.

Contemporaneamente, cadeva nelle mani degli alleati di Simeht anche il Palatium, sede solida e compatta dei Paladini, accorato simbolo di integrità ed onestà.
Proficuo premio per i discepoli di Simeht.

L‘eco delle imprese dei Seguaci di Simeht non poté non giungere alle orecchie di coloro che da sempre amministravano la Giustizia nel Regno.

I Giudici ELIUSA, Lew e xionne, a differenza di altri togati, manifestarono subito il disagio nei confronti del potere del Conte soggiogato a Simeht, condannando la sua iniquità e professando la libertà del credo.

Il sinistro gioco delle parti aveva condotto il giudice xionne nelle prigioni del Governo e l’inquisitore WilliamJ tra le mura del Tribunale, ancora sotto il possesso dei Giudici contrari a Thorm.

L’arcuata vicenda che vide poi l’abbandono da parte dei Giudici ribelli, Lew ed ELIUSA, fu la conseguenza di un profondo ragionamento dello stesso Lew.

Dopo l’inganno nello scambio dei due prigionieri, xionne e WilliamJ, sfociato nel ritorno al Tribunale del primo e della sempre trattenuta permanenza dell’Inquisitore tra le mura dell’edificio, il senso di giustizia del giudice Lew ebbe la supremazia sullo sconfortante procedere delle cose.

Facendo appello alla propria correttezza, egli diede libertà all’Inquisitore.
Sebbene convinto che l’opera malvagia del Governo avrebbe comunque sciolto WilliamJ dalla prigionia, e che la permanenza all’interno delle sale del Tribunale avrebbe oltremodo spinto la Nera Fazione a muovere ripetute offensive contro la vita di coloro che difendevano i Giudici, decise di abbandonare il luogo, lasciandole peraltro a presidio del IV Reggimento Atlantis e dei suoi Comandanti, che avrebbero deciso autonomamente la loro azione.
La destinazione dell’esilio scelto dai giudici rimase ignota, in quel momento, e nulla avrebbe dato segno di tale rivelazione.


Glenyller
Detentore delle Antiche Tradizioni