Lot, addì XXV ~ VI
~ VII
«Termino questo racconto sorridendo mestamente al suo epilogo.
Che la luce soffusa delle stelle protegga sempre il nostro Gran Ducato dall’avidità
degli esseri.
Veritas et Sapientia Sempre»
Jigoro
Giorno XVII- Mese VIII- Anno VI - primo giorno
La compagnia si riunì
per la partenza presso la Rocca dei Venti oramai a tarda sera.
Erano presenti il vecchio Karman, i Druidi Accoliti Pulsatilla, Lotiel, Emaleth,
il Mago Bianco Bakarat (nonché Principe del clan Sidhe), la Detentrice
Precettrice dell’Infante Sixie, il Difensore dell’Arcana Saggezza
Krovax, il Cartografo e Detentore dell’Arcana Saggezza jigoro, il Discepolo
Rosso degli Scorpioni Alexus, il Console blackice, il Capitano dell’Armata
Ducale Riveda, il Chierico della Sacra Luce Maif, il Mastro Carpentiere della
Masseria Lady Auriendel ed altri componenti del Clan elfico dei Sidhe.
L’Arcimango Bianco everett, con un incantesimo aprì al cospetto
della compagnia, un magico portale per giungere più velocemente alla
lingua di terra che collegava il continente occidentale con la Terra delle Razze
ad Oriente.
Il portale
La compagnia si ritrovò
così, esterrefatta ma tutta intera, agli estremi limiti della lingua
di terra.
Subito il Console impartì disposizioni per il viaggio, coloro che avevano
armi da tiro si disposero ai lati ed avanti al gruppo, marciando in groppa ai
rispettivi cavalli, coloro che erano sprovvisti di cavalcatura al centro insieme
al vecchio Karman, che prese a camminare di buona lena, nonostante l’età
e gli acciacchi.
L’alba si palesò agli occhi dei viaggiatori poiché si erano
spinti verso est.
Il cammino proseguì senza grandi difficoltà e dopo qualche miglio
apparve, come per incanto verso sud-est tra le foschie marine, l’isola
di Cuivenien riconosciuta grazie all’ausilio della mappa redatta dal cartografo
jigoro; dopo alcune centinaia di Braccia lottiane, una fitta foresta sbarrava
il passo.
La druida Pulsatilla, dopo aver trovato la concentrazione necessaria, invocò
l’aiuto di Madre Natura per far piegare i rami e gli alberi agevolando
cosi il passaggio attraverso la fitta foresta.
Dalla preziosa mappa si capì che erano giunti nella Valle delle Due Correnti,
decisero così di proseguire fino ad un corso d’acqua e si accamparono
per la notte sulla sponda ovest.
Questo fiume fu nomato in seguito “Fiume di Karman” in onore del
vecchio.
Giorno XVIII Mese VIII Anno VI-secondo giorno
Il luogo di pernottamento
La compagnia si destò
di buon ora.
Il torrente scorreva impetuoso ed il cielo si mostrava nuvoloso minacciando
pioggia.
Il cartografo jigoro si diresse con la sua cavalla Epona a nord, per esplorazioni,
ripromettendosi di raggiungere i compagni di viaggio più ad est nella
tarda serata.
Con la stessa formazione strategica del giorno precedente, i viaggiatori, seguendo
le indicazioni della mappa, attraversarono un sentiero all’interno del
boschetto verso la sorgente del torrentizio fiume e arrivarono così in
prossimità della sorgente dove il fiume offriva un guado naturale seppur
impervio.
Il Console, dopo qualche momento di riflessione, attraversò per primo
le acque in sella al suo destriero, portando con se una corda, tenuta per l’altra
estremità dal Capitano Riveda, la fisso sull’altra sponda affinché,
ben tesa, fungesse da corrimano durante il guado.
Guadato il fiume s’incamminarono, con il sole ormai allo zenit, ancora
per qualche miglio giungendo in prossimità di una piccola casa apparentemente
disabitata. Ma come richiamata dal vociare del gruppo una figura femminile si
affacciò alle finestre dell’abitazione.
La Druida Pulsatilla e la Detentrice Sixie si presentarono alla donna, all’apparenza
una mezzelfa, spiegandole le pacifiche intenzioni. La donna rimase però
interdetta e alcune lacrime le solcarono il viso avendo riconosciuto in Pulsatilla
e Sixie due Fate.
Con grande interesse la compagnia ascoltò dalla bocca della donna la
storia di suo figlio che, a causa di un incantamento, aveva perso la felicità.
Toccati nel cuore decisero di aiutare la donna e la Detentrice Sixie, dopo aver
assunto le sembianze umane, prese in mano un pesante libro che portava seco,
per raccontare una favola al bambino, ritenendo che quello fosse l’unico
modo per rompere il sortilegio.
Il piccolo
Non appena la fata si sedette
di fronte al piccolo, una sfera trasparente li avvolse entrambi isolandoli dal
resto dei presenti e con loro grande stupore.
Il cielo mutò improvvisamente scurendosi ed un grosso animale usci dalla
foresta puntando dritto con le sue enormi zanne verso il Console blackice e
disarcionandolo dalla sua cavalcatura. Un albero intanto, animandosi, afferrava
improvvisamente con le sue fronde i Druidi presenti immobilizzandoli e, nel
cielo tetro, un grande uccello nero, che puntava diritto sull’Angelo e
la Chierica Maif fece la sua comparsa.
La bestia
Il mago Bakarat, ripresosi
dalla sorpresa castò un incantesimo materializzando una ragnatela allo
scopo di avvolgere e bloccare il grande animale che era riuscito a ferire ad
un fianco il Console. Intanto la Detentrice Sixie continuava a raccontare la
sua storia, ignara ed estranea di ciò che la circondava, fino a giungere
a pronunciare una parola letta sul tomo: Avalon.
Tutti i presenti udirono un grido straziante e, come per incanto, tutto ritornò
alla normalità. L’incantesimo sul bimbo aveva di colpo perso la
sua efficacia e questi concesse un sorriso a tutti con gran gioia della madre
che, per sdebitarsi, acconsentì che il figlio accompagnasse tutta la
compagnia al cospetto della Dama del lago, strano personaggio che viveva presso
un lago a poche miglia dall’abitazione della mezzelfa.
Al Lago, la Dama comparve davanti agli occhi di tutti, in tutta la sua eleganza
e bellezza; li scrutò a fondo e, dopo aver ascoltato il motivo del viaggio,
offrì loro il proprio aiuto. Donò infatti a Bakarat un’ampolla
da utilizzare solo in caso di pericolo e concesse al gruppo di far riposare
le membra stanche nei pressi dello strano specchio d’acqua sotto la sua
protezione.
Giorno XIX ° Mese VIII ° Anno VI- terzo giorno
La notte trascorse in tranquillità
nei pressi del lago ed alle prime luci dell’alba ripartirono giungendo
finalmente, dopo alcune ore di cammino, nella terra degli Elfi.
Nel frattempo, jigoro era tornato ad unirsi a loro dopo una giornata ed una
nottata di esplorazioni .
Attraversata l’ennesima foresta,ricca di vegetazione e di maestosi alberi,
giunsero nei pressi di un ponticello sconnesso e pericolante al di sotto del
quale scorreva impetuoso un torrente.
Durante il suo attraversamento la compagnia incontrò i primi seri problemi.
Decisero di lasciare i cavalli accanto alla riva e proseguire quindi tutti a
piedi, Pulsatilla volando portò il capo di una corda di canapa sull’altra
sponda, giacché il ponte era pericolante, l’assicurò al
tronco di un albero sulla riva opposta.
L’altra estremità fu tenuta dal Console ed il primo a passare fu
il Difensore Krovax.
Poi fu la volta del vecchio Karman e del Mago Bakarat, ma a volte il destino
è avverso e le tavole di legno marcite cedettero sotto il peso del vecchio
Karman e del suo bastone nodoso, che davanti agli occhi impotenti di tutti cadde
nel torrente in piena.
Coraggiosamente jigoro rischiò la propria vita per salvare il vecchio,
gettandosi nel torrente.
Allo stesso modo la fata Pulsatilla mise in pericolo la sua.
Tutti alla fine furono tratti in salvo, tranne il vecchio Karman che scomparve
tra i flutti agitati del torrente.
La perdita del vecchio, intristì la compagnia, che decise però
di proseguire ugualmente verso l’agognata meta alla ricerca della pianta
della vita.
Ultimo loco del loro peregrinare fu una fitta foresta, tanto fitta e buia che,
osservandola meglio, sembrava un’umida caverna.
I Druidi, accendendo delle torce, furono i primi ad esplorare lo strano loco
che alla fine del percorso tortuoso ed umido mostrò loro e a tutti i
membri tre statue che si ergevano maestose. Dietro una delle statue una strana
pianta rampicante e florida era alimentata dall’acqua che filtrava nel
luogo.
Pulsatilla e Lotiel si resero conto che la pianta ivi trovata corrispondeva
a quella descritta nella pergamena di Karman erano infine giunti alla meta.
Molte discussioni nacquero sul da farsi mentre l’atmosfera intorno si
faceva immobile e rarefatta.
Le Druide erano restie a recidere con il falcetto la pianta, molti dubbi infatti
si andavano insinuando nel loro animo riguardo l’elisir di lunga vita.
Secondo quanto loro stesse avevano studiato la Natura concede un tempo ben definito
per vivere la vita e allungarlo artificialmente avrebbe significato alterare
un “Equilibrio Perfetto ed Eterno”.
Alla fine però si giunse ad un compromesso. Decisero di recidere una
sola foglia dopo aver percepito la volontà della pianta e stabilirono
di consegnare il campione alla Grande Sacerdotessa.
Maif, sfiorò con delicatezza le foglie e le Druide si riunirono cerchio
per innalzare una preghiera alla Natura. Ma prima che il rito fosse compiuto
il Chierico tagliò inavvertitamente con il falcetto una foglia ed all’improvviso
dalle tre statue fuoriuscirono tre figure diaboliche che, senza attendere e
con velocità impressionante, uccisero barbaramente uno dopo l’altro
tutti i membri della spedizione.
Uno degli esseri infernali
Vani furono i tentativi di
difesa, le invocazioni, gli incantesimi, le preghiere e i colpi degli abili
cavalieri della compagnia e il lancio dell’ampolla, offerta dalla Dama
del Lago da parte di Bakarat verso una parete della caverna, dove tutti erano
intrappolati.
Esanimi i corpi dei membri della spedizione caddero al suolo, uno dopo l’altro,
sotto i feroci colpi degli esseri infernali.
Solo Lotiel rimase in vita ricorrendo allo stratagemma della morte apparente.
I tre demoni compiuta la carneficina si dissolsero e la fitta nebbia, che fino
a quel momento aveva avvolto il luogo, si diradò grazie alla reazione
del contenuto dell’ampolla.
Ma era stato un tremendo incubo, solo un tremendo incubo e piano piano tutti si alzarono terrorizzati, storditi e meravigliati in un parossismo di emozioni.
La pianta seccata si polverizzo
e sulla statua più grande comparve una scritta che rimarrà nella
mente di tutti per sempre:
«sia stata quest’erba d’insegnamento a voi, perché
la troppa e tanta curiosità può accorciare la vita anche di cento
anni».
Pochi istanti e tutto scomparve, lasciando il posto al boschetto poco dopo l’ultimo ponticello.
Ancora sbigottiti dall’avventura s’incamminarono, senza proferir parola alcuna verso la riva opposta del torrente dove, ad attenderli vicino ai cavalli c’era un elfo di quelle terre, che li osservava sornione
Mago Kalef disse di chiamarsi e dopo brevi saluti di convenienza, conoscendo l’ubicazione della cittadella, decise di aiutare gli sconvolti membri della compagnia a tornare nel GranDucato grazie ad un portale da lui evocato.
L’avventura era conclusa ed un insegnamento indelebile fu riportato a Lot.
Jigoro
Curatore della storia et cartografo