La
Voce della Custode dell’Etere
Di un piccolo gruppo d’Alchimisti oggi si racconta una storia.
Presso la Foresta del Piccolo Popolo, l’aire fresca e minacciosa faceva da cornice ad un’insolita lezione sulle possibili caratteristiche velenifere di un’esile foglia.
L’Alchimista Custode dell’Etere Rigel, in compagnia dei confratelli Alchimisti Darkgilead, Alvin e Paracelso, e degli Apprendisti Menelluin, Liegh, Kiushapo, Quetzacoatl e Girogirotondo, spiegava i mortali principi racchiusi nella linfa della Dulcamara.
Mentre una piccola goccia del velenoso nettare sortiva dalla recisione sagacemente portata dalla Custode alla base della foglia, i Druidi presenti con l’Erudito Art e l’Apprendista Kemya aggiungevano importanti informazioni sulle caratteristiche mortali del venefico liquido, rendendo la lezione oltremodo istruttiva.
Solo un potente temporale sembrava distogliere, di tanto in tanto, l’attenzione del manipolo di Druidi ed Alchimisti, tanto che le tenere voci delle Fate Rigel e Kemya per qualcun altro non erano che flebili sussurri.
Chi si preoccupava di cercare riparo e chi, invece, ne offriva sotto il proprio mantello … questa era la scena che si palesava agli occhi di uno spettatore esterno. Art il Druido preoccupato che qualche goccia di fiele potesse spargersi allertava Kemya di prestare molta attenzione e, mentre proferiva il suo verbo, un mulinello a poche braccia si formava impetuoso, squarciando ancora di più di quanto non lo fosse già il cielo e l’ambiente circostante.
Trovato
il proprio culmine, un tuono di violenza inaudita scosse la Foresta; mentre
questo spegneva in cielo la propria eco gli elementi parvero ritrovare una
quiete sommaria, il vortice si dissolse lasciando ricadere inermi al suolo i
frammenti di legno e foglie sollevati, frammenti che par quasi ricercassero un
loro ordine, trovando posa a breve distanza da Kemya.
Al
suolo si delineava ora la traccia di una sorta di mappatura della zona,
riconoscibile dai marcati sentieri che solitamente vengono battuti durante
l'attraversamento della parte di Foresta abitualmente frequentata.
Ovvio
lo sgomento e altrettanto ovvia l’incredulità sul viso degli astanti … il
disegno chiaramente espletato da foglie e rami indicava una radura, sconosciuta
e probabilmente mai visitata prima, con al culmine ciò che poteva sembrare un
torrente ed in cima una cascata.
Nella
compagnia prevalse il sentimento di curiosità e ben presto i Druidi e gli
Alchimisti si ritrovano a seguire il passo indicato dalla naturale mappa. Grazie
all’invocazione del Druido Art, il terreno ricco di vegetazione che rallentava
il cammino del manipolo cominciava a non essere più ostacolo ... Gaia ancora
una volta aveva concesso ai suoi figli il suo favore e rami, arbusti e rovi
comandati da volontà superiore cominciarono a ritirarsi rendendo agevole il
proseguio.
Un
torrente di medie dimensioni sbarrava ora l’incedere della comitiva; rigonfio
a causa della pioggia che da ore lo alimentava, stentava a mantenere la propria
abituale sede, mentre vorticose le acque turbinavano lambendo le basse rive.
Chiaro
era nella mente di tutti l’obiettivo della passeggiata: una cascata.
Ed
ecco che verso Nord una parete di roccia, offrendo alle acque possibilità di
compiere un breve balzo, originava una piccola cascata, mentre verso Sud le
acque si perdevano nel loro sinuoso procedere, nel fitto della Foresta.
Si
sa che il Destino o le divinità nulla lasciano al caso, così, grazie
all’accortezza di Darkgilead, ben presto da sotto la cascata compariva alla
vista dei valorosi una grotta, celata dallo scroscio delle acque fresche e
roboanti. In quella grotta nessuno dei presenti aveva posato piede prima di
allora.
All’apparenza
costruita, dunque non naturale, la cavità presentava pareti lisce; il
suolo reso umido dalla costante presenza dell'acqua era viscido ed insidioso al
passo … all'interno della grotta il rumore dell'acqua, trovando
amplificazione, diveniva quasi fastidioso per coloro che ormai avevano passato
la liquida porta.
Una
volta giunti all’interno, Darkgilead
nel proprio muoversi, seppur cauto, trovava, celato da uno strato di muschio,
invisibile, una sorta di trappola che immobilizzava il suo piede destro.
Un’innaturale
torsione dell'arto produceva vivo dolore all'Elfo che, in pochi istanti, si
ritrovava il piede incastrato in quella che pareva una fenditura del suolo: una
piccola nicchia creata da una pietra.
La
preoccupazione tra tutti i membri della spedizione per il piede di Darkgilead
era seconda solo al rumore dei lamenti dell’Elfo; ben presto, però, grazie
alla forza dell’Umano Liegh, la roccia che bloccava l’arto dell’Alchimista
cedette, liberando il malcapitato e rivelando ai presenti curiose incisioni sul
suo profilo: Acqua … Terra … Fuoco … Aria … simboli che tracciano il
cammino dell’Ars Regia.
Immenso
stupore e forte emozione questa scoperta provocava nei Druidi e negli Alchimisti
tutti.
Ben
presto, anche a causa dell’aumentare del livello delle acque, ciò che le
forze della natura avevano voluto rivelare veniva riposto e conservato in una
sacca asciutta. Lentamente, anche a causa della difficoltà motoria di
Darkgilead, il gruppo riguadagnava l'esterno.
Dopo
aver ricopiato su di una pergamena l’ubicazione della grotta e riguadagnato,
semplicemente stavolta, il sentiero per la zona di partenza, il gruppo si
scioglieva con in cuore grande curiosità e voglia di scoprire tutti i segreti
che la roccia serbava.
L’appuntamento
con la conoscenza veniva fissato per qualche luna dopo.
Custodita
dai Druidi essa era a disposizione di Alchimisti, Detentori dell’Arcana
Saggezza, Maghi dell’Alba, Maghi del Crepuscolo e Maghi della Notte, per
analizzarne le incisioni, mentre il compito di recuperarne eventuali altri pezzi
veniva prontamente assegnato ai Paladini dell’Antico Codice ed ai Cavalieri
Erranti.
Al
Laboratorio Alchemico, loco in cui si decise la stele venisse analizzata, si recò
la Precettrice dell’Infante Verde che, ad un attento controllo, riconosceva
grazie alla sua immensa esperienza il simbolo della Vecchia Lot, così come solo
gli antichi lottiani lo disegnavano e che lei aveva visto in alcuni scritti
lasciati in eredità alla Gilda dell’Arcana Saggezza dal Saggio Foggy.
Accanto
al simbolo la frase in antico idioma: “Se l’opera sanatrice vuoi compiere,
ecco, segui ogni passo studiato dai Saggi. Non ne sbagliare né mancare nemmeno
uno o la sanità diverrà caos!”. Invero uno strano monito.
Il
vecchio simbolo dei Leoni veniva riconosciuto dal Sergente dell’Ordine del
Leone Tohar, mentre quello dei Paladini veniva riscontrato dal Paladino Narcissa.
Nonostante
l’incanto ** Comprensione dell’Arcano ** castato dal Mago Nero Rune non
rivelasse natura magica nella roccia, alcuni simboli ai Maghi noti lasciavano
chiaramente capire come infondere il potere della trama in una pozione, segno
che la magia anche in questo caso faceva parte del tutto; ma più di tutti ad
essere sorpresi dalle proprie scoperte forse furono proprio i Druidi: Kemya,
coadiuvata dalla consorella Pulsatilla, vide tre rune ... la prima descriveva il
caos interiore, la seconda un drastico mutamento, la terza l’equilibrio di
mente, corpo ed anima, poste appena sopra il monito letto dalla Precettrice
Verde.
Ultimi
a tessere le loro conclusioni furono gli Alchimisti che con chiarezza nella
stele leggevano un elenco di operazioni da eseguire per creare con gli elementi
da loro amati una pozione: sette chiari passaggi che prevedevano di utilizzare,
secondo diverse metodologie, Acqua, Terra, Fuoco ed Aria.
Purtroppo
l’ultimo passaggio, quello considerato cruciale, giaceva sull’angolo di
roccia mancante, rendendo superfluo ogni tentativo di comprensione.
Il
mistero restava dunque ancora aperto e solo il tempo avrebbe potuto rivelare il
significato della roccia trovata da quel piccolo gruppo d’Alchimisti.
Juza
Custode
degli Annali della Storia