(il racconto, per non dimenticare)

- Il Crollo e la Ricostruzione: Il Corpo Veritas -

“Giorni tristi per questa cittadella; le voci giungono fino ai confini naturali del Gran Ducato nei villaggi più sperduti. Voci di un esodo verso altre terre di gran parte della popolazione, voci di distruzione e macerie, d’edifici storici di Lot crollati, voci di una pazzia immotivata ed incontrollata a cui si stenta a dar una giustificazione. Intere corporazioni smembrate, autorevoli personaggi che hanno fatto la storia di Lot, decisi ad abbandonarla, lasciando terra bruciata alle spalle.”

Cosi l’ottavo giorno, mese nono dell’anno VIII dalla fondazione, il Depositario dei Segreti della Storia Jigoro tracciava il contorno, e la superficie, di ciò che era diventato il fiorente Granducato d’Extremelot.

Reduci dalla difficile esperienza dell’aver contrastato l’avanzata del Nulla, il popolo si trovava ancora davanti il Nemico di sempre che, forse approfittando di questo momento di recupero delle forze, aveva nuovamente fatto sentire la sua voce.
Risuonavano i tamburi degli Orchi e dei Goblin dalle cale dei Monti delle Nebbie, rimbombando nei ricordi di chi già aveva visto, di chi già era a conoscenza da quale forza avremmo dovuto correre ai ripari.
I presagi si sovrapponevano alle parole della popolazione in arme che, fregiata d’innumerevoli e diverse effigi, si apprestava ad accogliere la nuova avanzata di Honorius che pareva molto vicina…troppo vicina.
Talmente vicina che non tutti riuscirono in tempo a correre ai ripari…così cadeva la Masseria, usci e cancellate divelte, scorte di materie prime ed armi rubate dai seguaci dello Stregone Rinnegato, volatili ed animali liberati dalle loro gabbie per chissà quale tremenda fine…terribile il colpo accusato dalla Corporazione da sempre centro del commercio della Cittadella, un colpo che inevitabilmente si ripercosse sulle attività d’ogni corporazione e d’ogni singolo.

Paura…questo il sentimento che traspariva, fra le righe dei pubblici scritti lasciati da chi annunciava di esser in procinto di sellar cavalli e riempire i carri con le provviste, volgendo il giogo di questi nella direzione delle terre ad est, ove costoro confidavano di trovar nuova prosperità e pace.

E nel compimento della fuga…terra bruciata.

Così i primi a raccogliere le forze e soprattutto le iniziative, furono i Detentori dell’Arcana Saggezza, organizzando una Pubblica Raccolta fondi presso il Belvedere, ove fu allestito il loro Tendone e per due giorni consecutivi esponenti d’ogni ceto e razza, poterono lasciare il proprio libero contributo che sarebbe servito come base per un futuro che pareva incerto più d’ogni altra volta, non solo monete, ma vestiario, provviste, attrezzi…
Altre raccolte seguirono, da parte dei Dipendenti di Corte e dei Cavalieri dell’Ordine del Leone, tutte con il medesimo scopo…mai tale presagio si era rivelato sì foriero di verità poiché ben presto le mille sfaccettature di questa paura vennero alla luce.

Furono Fiamme…avvamparono al Lazzaretto intridendo l’aria dell’odore dei medicinali bruciati e così inevitabilmente perduti; le pareti annerite ed insalubri divenivano impossibilitate a contenere i bisognosi di cure che, momentaneamente, venivan rese nei luoghi più disparati del Ducato all’occorrenza, poiché sui Cerusici stessi gravava ora il timore di tener salve le proprie vite oltre a quelle del prossimo, così com’era sempre stato.

Furono Draghi…sei possenti Draghi di Fuoco combatterono sotto gli occhi atterriti dei presenti che hanno potuto raccontarci incolumi, di come fu ridotta inevitabilmente la Piazza del Mercato sotto le imponenti azioni dei semidivini. Il bilancio fu di distruzione: Mattatoio, Circolo del Gambero, Emporio degli Agrari, Bottega del Turbante, Bazar, Bottega Erboristica ed anche la Fontana…tutto ammontava ad un cumulo di macerie, devastate ed inagibili le strutture con tutte le conseguenze per i cittadini che ne usufruivano, se presto qualche iniziativa non fosse stata presa.

Innumerevoli i biglietti che nelle pubbliche teche rendevano le motivazioni d’edifici volutamente ridotti in macerie da alcune corporazioni, lasciando nello sconforto totale coloro che avevano invece scelto di restare nella terra che da sempre li aveva nutriti, non senza avversità, ma che ora non si sentivano di abbandonare.
La Fabbrica Alchemica frantumata sotto la stessa Ars che aveva preso il sopravvento sulla Ragione dei suoi seguaci, addirittura il Tribunale perse ogni forma, confinando l’antico splendore in una nuvola di polveri e sassosi residui.

Poche ma pur presenti erano le scorte accumulate dai volenterosi che adoperandosi avevano racimolato il minimo indispensabile per affrontare un inverno che rigidamente bussava alle porte, ma queste da sole non bastavano, un nuovo stimolo era necessario affinché i bisogni e le necessità trovassero reale soluzione.

E presto questa giunse. Prendendo pubblica posizione riguardo agli avvenimenti, il Guardiano Major dell’Arcana Saggezza, NotDeadAngel, in nome dell’Ordine tutto, invitò i cittadini, privi d’effigi o meno, a mobilitarsi, onde avviare una ricostruzione che avrebbe dalle ceneri riportato la nostra “fenice” alla Gloria ma soprattutto alla funzionalità che i cittadini stessi meritavano d’ottenere.

Diverso nelle razze, negli usi e costumi degli affiliati ma spontaneo e totalmente volontario nella formazione, prendeva vita il “Corpo Veritas”, interamente supervisionato dal Guardiano Major, organizzazione cui il Conte Petrus in persona aveva fornito il benestare, corporazione priva d’effigi o riconoscimenti, tranne che una spilla forgiata da uno dei suoi stessi appartenenti, ma che ora donava un significato alle giornate che, susseguendosi, addensavano le speranze che in questa ritrovata sinergia un futuro fosse possibile.
Il “Corpo” era suddiviso in tre rami principali, uno che avrebbe garantito la sicurezza durante i lavori, coordinato dall’elfo nighteagle, un secondo, sotto la supervisione dell’elfa Ariel, che avrebbe provveduto al reperimento dei materiali ed infine il ramo che più degli altri avrebbe pensato alla ricostruzione vera e propria, cui referente fu l’elfa Lamantine.
Impossibile il nomar tutti i partecipanti singoli e le Corporazioni riconosciute che volontariamente s’inclusero nelle fila dell’organizzazione, poiché ogni giorno di nuovi se n’aggiungevano, volenterosi abitanti provenienti da ogni ceto e specie, pronti a rimboccar le maniche con la sola remunerazione di un caldo pasto, primo piccolo premio nell’attesa della soddisfazione che ognuno bramava di raggiungere, infondendo ogni giorno importanti contributi all’opera. Artigiani, combattenti, mercanti, maghi e funzionari uniti assieme ad interi Clan Raziali, si trovarono per settimane uniti sotto uno spirito comune, caratteristica che solo ora ci si rammentava aver sempre dimorato fra queste mura, la pacifica convivenza del calderone degli usi che così si riscopriva nel GranDucato d’Extremelot.

Com’era d’auspicio, il Lazzaretto fu la prima sede ove presero corpo i lavori e dove la ritrovata Cavalleria Errante, poté confermare il proprio essere, riemergendo finalmente al ruolo che ad essa competeva.
Ripulita e tinteggiata, ben presto la struttura riprese le attività, supportata dai pochi medicinali racimolati, utilizzati dagli altrettanto scarsi Cerusici che non avevano abbandonato questa terra.

Inevitabilmente, la seconda Corporazione che richiedeva la più rapida messa in opera, era quindi quella degli Erboristi, che altrimenti non avrebbero potuto produrre le loro essenze con particolare apprensione per i medicamenti necessari alle cure dei Cerusici.
Sia alla Grangia, che alla Bottega della Piazza del Mercato, per numerosi giorni si alternarono i carri allo spalar macerie facendo sì che dalla polvere le strutture risorgessero in tempi brevi, specialmente grazie all’ausilio del Corpo Genieri dell’Armata Ducale, e potessero così riprendere le attività degli Erboristi che con solerzia a loro volta si misero a disposizione del Ducato tutto per aiutare ove vi fosse la necessità.

Degna di nota la costruzione nella stessa piazza della “gogna”, approfittando dell’ormai stabile cantiere, su richiesta della Corte di Giustizia, manufatto abilmente confezionato da un artigiano, consono a trattenere delinquenti di ogni razza, per le diverse dimensioni in cui era stata realizzata.

Si spostarono poi i cantieri, al Covo delle Guide ed alle strutture della Masseria che vennero pian piano anch’esse rimesse in completa opera, ripristinando due delle più importanti Corporazioni che avrebbero potuto partecipare a loro volta alla ricrescita, così come, a breve, anche il Teatro del Giglio conobbe l’opera dei lavoratori che alacremente tirarono a nuovo la struttura, permettendo che nuove allegre commedie tornassero ad allietar gli animi, oltremodo bisognosi d’esserlo.

Inesorabile il passo procedeva finché possenti argani furono montati presso lo spiazzo ove risiedeva il Tribunale e quivi l’ultima opera fu compiuta con la riedificazione del maestoso edificio. Gli asini muovevano le macchine che depositavano le imponenti pietre a ricreare il perimetro della sala Lonestar, una affianco all’altra mentre man mano la struttura riprendeva forma, nel suo nuovo splendore e con una Corte di Giustizia rinnovata in toto; proprio quest’elegante sala fece da sfondo ai festeggiamenti che, bramati nell’incessante impeto delle opere, finalmente giunsero nel tripudio della folla accorsa per l’occasione, alla data che molti avrebbero ricordato come un nuovo inizio.

E lentamente ogni cosa riprendeva forma, ogni anfratto tornava alle proprie sembianze, contornato ora ogni manufatto dalla luce che i Lottiani per Lot avevano impresso con il proprio sudore, con la propria volontà a rimostranza che il credere nella vita della Cittadella avrebbe potuto unire ancora la popolazione, e, nel bisogno, questa pagina di Storia, possa sempre rammentarlo.

SirAnthony di Wendelbert
Guardiano Precettore dell’Arcana Saggezza